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Errore di fatto revocatorio: quando non si applica

Un’azienda di comunicazione ha tentato di revocare un’ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto revocatorio. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che una diversa ricostruzione dei fatti non costituisce un errore ai sensi della legge, ma un motivo di gravame non proponibile in quella sede.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore di Fatto Revocatorio: i Limiti secondo la Cassazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui confini del ricorso per errore di fatto revocatorio, uno strumento processuale straordinario. La Suprema Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: una semplice rilettura o differente ricostruzione dei fatti di causa non integra i requisiti per la revocazione di una pronuncia, ma costituisce un motivo di gravame da far valere nelle sedi opportune. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio la distinzione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contenzioso tra una società di comunicazione e un ente comunale. La società aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro il Comune, il quale si era opposto. La controversia era giunta fino in Cassazione, che con una precedente ordinanza aveva rigettato le pretese del Comune.

Contro questa decisione, la società di comunicazione ha proposto un ricorso per revocazione, lamentando due specifici errori di fatto che, a suo dire, avrebbero viziato la pronuncia della Suprema Corte.

I Motivi del Ricorso e l’Errore di Fatto Revocatorio

La società ricorrente ha fondato il suo ricorso su due presunti vizi revocatori, entrambi riconducibili all’articolo 395, n. 4, del codice di procedura civile.

Primo Motivo: l’Affidamento Ingenerato in Fase di Trattativa

In primo luogo, la società sosteneva che la Corte avesse erroneamente ritenuto che l’affidamento sulla corresponsione di un contributo economico da parte di un ente provinciale fosse nato solo dalla promessa contenuta nel contratto con il Comune. Secondo la ricorrente, invece, i documenti di causa dimostravano ‘incontrastabilmente’ che tale affidamento era stato generato già durante la fase delle trattative, grazie a ripetute garanzie fornite dall’ente comunale. Questo, a suo avviso, costituiva un errore di fatto revocatorio cruciale.

Secondo Motivo: la Conoscenza del Patrocinio Gratuito

In secondo luogo, la società lamentava un ulteriore vizio. La Corte avrebbe ritenuto, senza un adeguato riscontro probatorio, che il Comune fosse a conoscenza della natura gratuita di un patrocinio. La ricorrente affermava che tale conoscenza emergesse in modo ‘non equivoco’ dai documenti processuali, sui quali però la Corte non si sarebbe pronunciata.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione netta e coerente per entrambi i motivi. I giudici hanno chiarito che le argomentazioni della società ricorrente non configuravano un errore di fatto revocatorio, bensì una ‘ricostruzione di dati fattuali’.

In pratica, la società non stava indicando un errore percettivo della Corte (ad esempio, leggere ‘A’ dove era scritto ‘B’), ma stava proponendo una diversa interpretazione e valutazione del materiale probatorio e dei fatti di causa. Questo tipo di doglianza, secondo la Corte, è tipico di un motivo di gravame ordinario (come un appello) e non può essere fatto valere attraverso lo strumento eccezionale della revocazione. La revocazione per errore di fatto è ammessa solo quando la decisione si fonda sulla supposizione di un fatto la cui verità è incontrastabilmente esclusa, oppure sulla supposizione dell’inesistenza di un fatto la cui verità è positivamente stabilita, e tali fatti non costituirono un punto controverso su cui la sentenza ebbe a pronunciare.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione è perentoria: il ricorso per revocazione non può essere utilizzato come un ‘terzo grado’ di giudizio per rimettere in discussione l’interpretazione dei fatti già valutati dal giudice. Il confine tra errore percettivo (che giustifica la revocazione) e errore di valutazione (che non la giustifica) è netto. La conseguenza per la società ricorrente non è stata solo la declaratoria di inammissibilità, ma anche l’accertamento dei presupposti per il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, una sanzione prevista per chi promuove ricorsi inammissibili.

Cos’è un errore di fatto revocatorio secondo la Cassazione?
È un errore di percezione su un fatto processuale decisivo, come l’aver creduto esistente un fatto palesemente inesistente dagli atti, o viceversa. Non consiste in una diversa interpretazione o valutazione delle prove e dei documenti.

Perché il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché le censure mosse non denunciavano un errore percettivo, ma proponevano una diversa ricostruzione e valutazione dei fatti di causa. Questa attività è propria dei mezzi di impugnazione ordinari e non del rimedio straordinario della revocazione.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso per revocazione inammissibile?
Oltre alla condanna alle eventuali spese legali (non avvenuta in questo caso per mancata difesa della controparte), la parte ricorrente può essere tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato per il ricorso, come previsto dall’art. 13 comma 1 quater del d.p.r. 115/2002.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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