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Errore di fatto: quando è inammissibile la revocazione

Un’impresa e il suo socio chiedono la revocazione di un’ordinanza della Cassazione per un presunto errore di fatto. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che l’errore di fatto revocatorio deve essere una svista percettiva e non un errore di valutazione o interpretazione degli atti processuali.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Revocazione per Errore di Fatto: Quando un Errore di Valutazione Non Basta

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 6656/2025, torna a delineare i confini di uno strumento processuale tanto delicato quanto eccezionale: la revocazione per errore di fatto. Questa pronuncia è fondamentale per comprendere la differenza tra un errore percettivo, che può giustificare la riapertura di un caso già deciso, e un errore di valutazione, che invece rientra nel normale esercizio dell’attività giurisdizionale e non può essere messo in discussione tramite questo rimedio straordinario.

Il caso in esame: dall’opposizione al precetto alla richiesta di revocazione

La vicenda trae origine da un’opposizione a un precetto notificato da un professionista a una società e al suo socio per il pagamento di compensi professionali. L’opposizione, respinta sia in primo che in secondo grado, approdava in Cassazione. Anche la Suprema Corte rigettava il ricorso con una prima ordinanza.

Non arrendendosi, la società e il socio decidevano di giocare l’ultima carta: il ricorso per revocazione della decisione della Cassazione, basato su due presunti errori di fatto ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c. In sintesi, i ricorrenti sostenevano che la Corte avesse:
1. Erroneamente qualificato la natura di un provvedimento cautelare, non cogliendone l’equivalenza con un provvedimento ante causam.
2. Erroneamente ritenuto che il ricorso originario non specificasse la pendenza di altri giudizi pregiudiziali, quando invece tale informazione era chiaramente presente negli atti.

L’errore di fatto revocatorio secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso per revocazione inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire con fermezza i requisiti dell’errore di fatto revocatorio. Questo tipo di errore, spiegano i giudici, deve possedere caratteristiche ben precise:

* Deve essere un errore percettivo: Si tratta di una svista, una “mera disattenzione” nella lettura degli atti processuali. Deve essere un errore che porta a supporre l’esistenza di un fatto la cui verità è incontestabilmente esclusa, o viceversa.
* Non deve riguardare l’attività valutativa: L’errore non può concernere l’interpretazione o la valutazione delle risultanze processuali. Se il giudice ha visto un fatto ma lo ha interpretato o valutato in un modo che la parte ritiene sbagliato, si tratta di un errore di giudizio, non di un errore di fatto.
* Deve essere evidente e decisivo: L’errore deve emergere con immediatezza dal semplice confronto tra la sentenza e gli atti di causa, e deve essere stato l’elemento determinante che ha condotto alla decisione errata.

Le motivazioni della Corte

Applicando questi principi al caso di specie, la Corte smonta entrambi i motivi di ricorso.

Sul primo punto, i giudici osservano che i ricorrenti non stanno denunciando una svista, ma stanno contestando l’interpretazione giuridica e la valutazione che la Corte aveva dato ai provvedimenti. Si tratta, quindi, di un tentativo di far valere un presunto errore di giudizio, estraneo all’ambito della revocazione. Inoltre, la Corte sottolinea che i ricorrenti non avevano impugnato una specifica ratio decidendi autonoma e sufficiente a sorreggere la precedente decisione, rendendo comunque il presunto errore non decisivo.

Anche il secondo motivo viene respinto con argomentazioni simili. La precedente valutazione della Cassazione sulla mancata chiarezza del ricorso originario in merito alla pendenza di altri giudizi non è una svista, ma un giudizio sulla conformità dell’atto al principio di autosufficienza. Contestare tale giudizio significa rimettere in discussione l’attività interpretativa del giudice, cosa non consentita tramite la revocazione per errore di fatto.

Conclusioni

La decisione in commento è un importante monito sulla corretta utilizzazione dei mezzi di impugnazione straordinari. La revocazione per errore di fatto non è una terza istanza di giudizio né un’occasione per ridiscutere il merito della valutazione del giudice. È un rimedio eccezionale, circoscritto a quelle rare ipotesi in cui la decisione sia fondata su una palese e incontestabile “svista” materiale nella percezione degli atti di causa. Qualsiasi doglianza che attenga all’interpretazione, alla qualificazione giuridica o alla valutazione delle prove, anche se ritenuta errata dalla parte, costituisce un errore di giudizio e, come tale, non può trovare rimedio attraverso l’istituto della revocazione.

Che cos’è un “errore di fatto” che può giustificare la revocazione di una sentenza della Cassazione?
È un errore puramente percettivo, una svista materiale nella lettura degli atti di causa che porta il giudice a supporre l’esistenza (o l’inesistenza) di un fatto in modo palesemente contrario a quanto documentato. Non deve essere un errore di valutazione o di interpretazione giuridica.

È possibile chiedere la revocazione se si ritiene che la Corte abbia interpretato male un documento o un motivo di ricorso?
No. Secondo la sentenza, l’attività di interpretazione e valutazione delle risultanze processuali, inclusi i motivi di ricorso, rientra nell’ambito dell’errore di giudizio. Tale errore non può essere corretto tramite la revocazione per errore di fatto, che è riservata alle sole sviste percettive.

Perché la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso per revocazione in questo caso?
La Corte lo ha dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non denunciavano un vero errore di fatto (una svista), ma contestavano l’attività di valutazione e interpretazione giuridica compiuta dalla Corte nella precedente ordinanza. Questo tentativo di rimettere in discussione un errore di giudizio è estraneo all’ambito della revocazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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