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Effetto estintivo stabilizzazione: i limiti del condono

Una società operante nel settore dei giochi ha stabilizzato tre lavoratori, ritenendo che tale procedura estinguesse ogni precedente illecito contributivo. Tuttavia, l’istituto assicurativo ha richiesto maggiori premi a causa di un’errata classificazione del rischio dell’attività svolta, non legata alla natura del rapporto di lavoro. La Corte di Cassazione ha dato ragione all’istituto, specificando che l’effetto estintivo della stabilizzazione non si estende a illeciti diversi dalla qualificazione del rapporto di lavoro, come l’errata tariffazione del rischio.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Effetto estintivo stabilizzazione: la Cassazione ne chiarisce i confini

La procedura di stabilizzazione dei lavoratori precari produce un effetto estintivo stabilizzazione sugli illeciti passati, ma fino a che punto si estende questo ‘colpo di spugna’? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 30435/2024, ha fornito un chiarimento fondamentale: il cosiddetto ‘effetto tombale’ riguarda esclusivamente gli illeciti connessi alla qualificazione del rapporto di lavoro e non si estende a irregolarità di altra natura, come l’errata classificazione del rischio assicurativo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso di una società del settore giochi contro una pretesa dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. La società aveva aderito a una procedura di stabilizzazione, trasformando i contratti di tre ex associati in partecipazione in contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Forte di questa regolarizzazione, l’azienda riteneva di aver sanato ogni pendenza contributiva pregressa relativa a quei lavoratori.

L’istituto assicurativo, tuttavia, ha emesso un certificato di variazione del rischio, richiedendo il pagamento di maggiori premi, sanzioni e interessi. La richiesta non era basata sulla natura del rapporto di lavoro (ormai stabilizzato), ma su una diversa e più onerosa classificazione del rischio legato alle mansioni effettivamente svolte dai lavoratori (gestione di punti gioco) rispetto a quella dichiarata dall’azienda (magazziniere).

Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla società, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo il gravame dell’ente previdenziale. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione e l’interpretazione dell’effetto estintivo della stabilizzazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il nodo centrale della controversia era l’interpretazione della portata dell’art. 7 bis del D.L. n. 76/2003, che disciplina appunto l’effetto estintivo stabilizzazione.

Secondo i giudici, l’estinzione degli illeciti contributivi, assicurativi e fiscali prevista dalla norma è strettamente ‘connessa’ ai rapporti di lavoro oggetto di stabilizzazione. Questo significa che la sanatoria copre le irregolarità derivanti dalla scorretta qualificazione del rapporto (ad esempio, l’aver mascherato un lavoro subordinato sotto forma di associazione in partecipazione), ma non può estendersi ad altre violazioni.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la pretesa dell’istituto assicurativo non riguardava l’inquadramento giuridico del rapporto di lavoro (questione ormai sanata dalla stabilizzazione), bensì il profilo delle mansioni svolte e la conseguente corretta classificazione del rischio infortunistico. Si tratta di due questioni distinte e separate.

L’accertamento dell’ente era finalizzato a verificare la corretta ‘tariffazione’ assicurativa in base all’effettiva attività svolta dai lavoratori. Poiché le mansioni di gestione di punti gioco comportavano un rischio maggiore rispetto a quelle di un magazziniere, era dovuta una tariffa più alta. Questa differenza contributiva, derivante da un’erronea classificazione del rischio, è un illecito estraneo all’oggetto della stabilizzazione. L’effetto estintivo stabilizzazione, quindi, non poteva coprire questa specifica irregolarità.

Le Conclusioni

La sentenza n. 30435/2024 offre un’importante lezione per i datori di lavoro: la stabilizzazione dei rapporti precari è uno strumento efficace per sanare le irregolarità legate alla qualificazione del contratto, ma non costituisce una sanatoria onnicomprensiva. Resta fermo l’obbligo per l’azienda di adempiere correttamente a tutti gli altri obblighi contributivi e assicurativi, inclusa la corretta classificazione del rischio delle mansioni svolte dai propri dipendenti. L’effetto ‘tombale’ della legge ha confini precisi e non può essere invocato per sanare violazioni di natura diversa da quella per cui è stato previsto.

Qual è la portata dell’effetto estintivo previsto dalla procedura di stabilizzazione dei lavoratori?
L’effetto estintivo riguarda gli illeciti e le pretese contributive, assicurative e fiscali strettamente connesse alla natura del rapporto di lavoro che viene stabilizzato (ad esempio, l’aver utilizzato un contratto di associazione in partecipazione invece di un contratto di lavoro subordinato).

La stabilizzazione di un lavoratore sana anche l’errata classificazione del rischio assicurativo legato alle sue mansioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’errata classificazione del rischio è una questione distinta e separata dalla qualificazione giuridica del rapporto di lavoro. Pertanto, l’effetto estintivo della stabilizzazione non si estende a questo tipo di irregolarità.

Perché la Corte di Cassazione ha condannato la società a pagare i maggiori premi richiesti dall’istituto assicurativo?
Perché la richiesta di maggiori premi non derivava dalla passata irregolarità del rapporto di lavoro (sanata con la stabilizzazione), ma da un’erronea applicazione della tariffa assicurativa dovuta alle mansioni effettivamente svolte dai lavoratori, una questione che rimane al di fuori del perimetro della sanatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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