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Doppio contributo unificato: no se c’è rinuncia

Una società di leasing, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro un decreto del Tribunale, ha successivamente rinunciato all’impugnazione. La Corte Suprema ha dichiarato estinto il giudizio, chiarendo che la rinuncia non comporta l’obbligo di pagare il doppio contributo unificato. Questa sanzione si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non potendo essere estesa per analogia.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso: Niente Doppio Contributo Unificato

La rinuncia al ricorso per Cassazione rappresenta una scelta processuale che può avere conseguenze significative non solo sull’esito della lite, ma anche sui costi a carico della parte. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: chi rinuncia all’impugnazione non è tenuto al versamento del doppio contributo unificato. Questa decisione consolida un principio importante, distinguendo nettamente la rinuncia dalle ipotesi di soccombenza piena come il rigetto o l’inammissibilità del ricorso.

Il Contesto Processuale

Il caso analizzato ha origine dal ricorso presentato da una società di leasing contro un decreto emesso dal Tribunale di Savona. La società aveva impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, in un momento successivo, la stessa società ricorrente ha deciso di fare un passo indietro, depositando un atto formale di rinuncia al ricorso. A seguito di tale atto, il procedimento si è naturalmente avviato verso la sua conclusione anticipata.

La Questione del Doppio Contributo Unificato

Il nodo centrale della questione non era l’esito del giudizio, ormai segnato dalla rinuncia, ma una sua conseguenza economica. Ci si chiedeva se la parte rinunciante dovesse essere condannata a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come previsto dall’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115/2002. Questa norma, introdotta per scoraggiare le impugnazioni pretestuose, impone al ricorrente che perde la causa (in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità) di pagare una somma pari a quella già versata al momento dell’iscrizione a ruolo del ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha ribadito con fermezza la sua posizione, già espressa in precedenti pronunce. I giudici hanno chiarito che l’obbligo di versare il doppio contributo unificato ha una natura eccezionale e, in senso lato, sanzionatoria. Come tale, la sua applicazione è limitata esclusivamente ai casi tassativamente previsti dalla legge.
Questi casi sono:
1. Il rigetto integrale dell’impugnazione.
2. La declaratoria di inammissibilità.
3. La declaratoria di improcedibilità.

La rinuncia al ricorso, che porta all’estinzione del giudizio, non rientra in questo elenco. I giudici hanno sottolineato che, trattandosi di una misura di carattere sanzionatorio, essa è di stretta interpretazione e non può essere applicata in via analogica o estensiva a situazioni non espressamente contemplate dal legislatore. La ratio della norma è quella di sanzionare chi insiste in un’impugnazione che si rivela infondata o inammissibile, non chi decide di porre fine anticipatamente alla controversia.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Corte ha importanti implicazioni pratiche per avvocati e parti processuali. Scegliere di rinunciare a un ricorso per Cassazione, magari a seguito di una rivalutazione delle possibilità di successo o di un accordo stragiudiziale, non espone al rischio di dover pagare il raddoppio del contributo unificato. Questa certezza giuridica permette una gestione più serena e strategica del contenzioso, incentivando la deflazione dei processi pendenti dinanzi alla Suprema Corte senza timore di subire oneri economici aggiuntivi. In definitiva, la rinuncia è vista dal sistema come un atto che favorisce l’economia processuale e non come un comportamento da sanzionare.

Se rinuncio al mio ricorso in Cassazione, devo pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia al ricorso, che comporta l’estinzione del giudizio, non fa scattare l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

In quali casi è previsto il pagamento del doppio contributo unificato?
Sulla base di quanto deciso, il pagamento è dovuto solo nei casi specifici di rigetto integrale dell’impugnazione, o qualora essa venga dichiarata inammissibile o improcedibile.

Perché la rinuncia al ricorso è trattata diversamente dal rigetto?
Perché il doppio contributo unificato è considerato una misura eccezionale con natura sanzionatoria, destinata a colpire le impugnazioni infondate. Essendo una norma di stretta interpretazione, non può essere estesa per analogia a casi non espressamente previsti, come la rinuncia, che di fatto pone fine alla lite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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