LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Divieto di reingresso: il limite massimo di 5 anni

La Corte di Cassazione ha chiarito che il divieto di reingresso per uno straniero espulso non può superare il termine massimo di cinque anni, come previsto dalla normativa sull’immigrazione. La Corte ha accolto il ricorso di un cittadino straniero, annullando la decisione del Giudice di Pace e specificando che, una volta scaduto il quinquennio, non è necessaria alcuna autorizzazione speciale per rientrare in Italia. Il caso è stato rinviato al giudice di merito per una nuova decisione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Il Divieto di Reingresso per Stranieri: Limiti e Chiarimenti dalla Cassazione

Il tema del divieto di reingresso rappresenta un aspetto cruciale del diritto dell’immigrazione, con importanti implicazioni per i diritti fondamentali delle persone. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla durata massima di tale divieto, stabilendo un principio di certezza del diritto a tutela dello straniero destinatario di un provvedimento di espulsione. Analizziamo insieme la decisione e le sue conseguenze pratiche.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero si è rivolto alla Suprema Corte per contestare un’ordinanza emessa dal Giudice di Pace di Lecce. Il provvedimento impugnato riguardava la disciplina applicabile al suo status in Italia, in relazione a un precedente decreto di espulsione e al conseguente divieto di fare ritorno nel territorio nazionale. La questione centrale sollevata dal ricorrente verteva sulla legittimità della durata del divieto che gli era stato imposto.

La Questione Giuridica sul Divieto di Reingresso

Il cuore della controversia era l’interpretazione della normativa sull’immigrazione, in particolare riguardo alla durata massima del divieto di reingresso. La legge stabilisce dei limiti temporali precisi per questa misura, al fine di bilanciare le esigenze di controllo dei flussi migratori con il rispetto dei diritti della persona. Il ricorrente sosteneva che il provvedimento a suo carico non rispettasse tali limiti, chiedendo alla Cassazione di pronunciarsi sulla corretta applicazione della legge.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha ribadito con fermezza un principio consolidato in materia di immigrazione. I giudici hanno affermato che il divieto di reingresso in Italia per lo straniero destinatario di un provvedimento di espulsione non può, in alcun caso, superare il termine massimo di cinque anni.

Questo limite è previsto dall’art. 13, comma 14, del d.lgs. n. 286 del 1998 (Testo Unico sull’Immigrazione), come modificato in attuazione della direttiva europea 115/2008/CE. La Corte ha inoltre precisato un aspetto di notevole importanza pratica: la speciale autorizzazione del Ministero dell’Interno, prevista dal comma 13 dello stesso articolo, è necessaria solo qualora lo straniero intenda rientrare in Italia prima della scadenza del divieto per particolari ragioni. Di conseguenza, una volta trascorso il periodo massimo di cinque anni, il divieto cessa automaticamente di produrre i suoi effetti e lo straniero non necessita di alcuna autorizzazione per poter rientrare legalmente nel territorio dello Stato.

Le Conclusioni e l’Impatto Pratico

In conclusione, la Corte ha cassato il provvedimento del Giudice di Pace, annullandolo e rinviando la causa allo stesso ufficio giudiziario, ma in persona di un diverso magistrato. Quest’ultimo dovrà riesaminare il caso attenendosi scrupolosamente al principio di diritto enunciato dalla Cassazione, provvedendo anche alla regolamentazione delle spese legali.

Questa ordinanza rafforza la certezza del diritto, confermando che il divieto di reingresso non può essere una misura a tempo indeterminato o superiore ai limiti fissati dal legislatore europeo e nazionale. Si tratta di una garanzia fondamentale per gli stranieri, che possono così sapere con esattezza quando il loro legame con il territorio italiano potrà essere ripristinato, senza essere soggetti a vincoli amministrativi non previsti dalla legge.

Qual è la durata massima del divieto di reingresso in Italia per uno straniero espulso?
La durata massima del divieto di reingresso non può superare i cinque anni, secondo quanto stabilito dall’art. 13, comma 14, del d.lgs. n. 286 del 1998.

È necessaria un’autorizzazione speciale per rientrare in Italia dopo la scadenza del divieto di reingresso?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, una volta scaduto il termine del divieto (massimo cinque anni), non è necessaria alcuna autorizzazione speciale per rientrare nel territorio dello Stato. L’autorizzazione è richiesta solo se si intende rientrare prima della scadenza del divieto.

Cosa succede se un giudice emette un provvedimento che non rispetta i limiti di durata del divieto di reingresso?
Il provvedimento è illegittimo e può essere impugnato. Come nel caso di specie, la Corte di Cassazione può annullare (cassare) la decisione e rinviare il caso al giudice di merito affinché decida nuovamente applicando correttamente la legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati