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Distrazione spese: correzione errore materiale, non appello

Un avvocato ha richiesto la correzione di un’ordinanza della Corte di Cassazione che, pur condannando la controparte al pagamento delle spese legali, aveva omesso di disporne la distrazione in suo favore come richiesto. La Corte ha accolto l’istanza, affermando che tale omissione costituisce un errore materiale. Il rimedio corretto, secondo la Suprema Corte, è il procedimento di correzione degli errori materiali (ex artt. 287 e 288 c.p.c.) e non un nuovo gravame, in quanto soluzione più rapida ed efficiente per tutelare il diritto del difensore.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione Spese: La Cassazione Sceglie la Correzione dell’Errore Materiale

Quando un avvocato vince una causa, può chiedere la cosiddetta distrazione spese, ovvero che il giudice ordini alla parte soccombente di pagare le competenze legali direttamente a lui anziché al suo assistito. Ma cosa accade se il giudice, pur accogliendo la richiesta di condanna alle spese, si dimentica di pronunciarsi sulla distrazione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che il rimedio non è un complesso appello, ma una più snella procedura di correzione di errore materiale.

Il Caso: Una Dimenticanza nell’Ordinanza

Al centro della vicenda vi è un avvocato che, nel difendere la propria parte in un giudizio di Cassazione, aveva regolarmente richiesto la distrazione delle spese a proprio favore nel controricorso. La Corte, nel decidere la causa, accoglieva le tesi del suo assistito e condannava la controparte al pagamento delle spese di lite. Tuttavia, nel dispositivo dell’ordinanza, ometteva qualsiasi riferimento alla richiesta di distrazione.

Di fronte a questa omissione, il difensore si è rivolto nuovamente alla Suprema Corte, non con un nuovo ricorso, ma con un’istanza per la correzione di errore materiale. L’obiettivo era semplice: integrare il provvedimento originale con la frase mancante relativa alla distrazione delle spese.

La Soluzione della Cassazione: perché la correzione è il rimedio corretto per la distrazione spese

La Corte di Cassazione ha accolto l’istanza, confermando un principio fondamentale per l’efficienza della giustizia. Ha stabilito che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese non è un errore di giudizio che richiede un’impugnazione, ma un mero errore materiale.

Il ragionamento della Corte si basa su diversi pilastri:

* Natura accessoria: La richiesta di distrazione è un accessorio rispetto alla domanda principale di condanna alle spese. Non incide sul merito della decisione, ma solo sulle modalità di pagamento.
* Efficienza processuale: Utilizzare la procedura di correzione (ex artt. 287 e 288 c.p.c.) è una scelta orientata all’economia processuale e alla ragionevole durata del processo. È un rimedio molto più rapido e semplice rispetto a un nuovo giudizio di impugnazione.
* Tutela del difensore: Questa soluzione consente al difensore di ottenere rapidamente un titolo esecutivo per il recupero del proprio credito, garantendo in modo più efficace la soddisfazione del suo interesse.

La Corte ha inoltre ribadito che questo principio, già affermato in passato, è pienamente applicabile anche alle proprie pronunce, come previsto dall’art. 391-bis del codice di procedura civile.

Le Motivazioni della Decisione

Nelle motivazioni, i giudici supremi hanno sottolineato come l’articolo 93 del codice di procedura civile, che disciplina la distrazione delle spese, facoltizzi l’avvocato a chiedere al giudice di essere indicato come destinatario diretto del pagamento. Questa indicazione è una mera modalità attuativa della condanna alle spese. L’omissione, quindi, non altera la sostanza della decisione, che rimane la condanna di una parte a rifondere le spese all’altra. Il procedimento di correzione, oltre a essere in armonia con la normativa, permette di conciliare il principio del contraddittorio con la necessità di una rapida definizione, garantendo al difensore distrattario la soddisfazione del suo diritto nel minor tempo possibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante indicazione pratica per tutti gli avvocati. In caso di mancata pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese, non è necessario intraprendere un lungo e costoso percorso di impugnazione. È sufficiente presentare un’istanza di correzione di errore materiale. Questa decisione non solo semplifica la vita dei professionisti legali, ma rafforza anche i principi di efficienza e celerità che devono guidare il sistema giudiziario, assicurando che un semplice lapsus non si trasformi in un ulteriore ostacolo all’ottenimento di quanto dovuto.

Cosa succede se il giudice si dimentica di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese?
L’omissione del giudice viene considerata un errore materiale. Di conseguenza, l’avvocato può presentare un’istanza per la correzione del provvedimento, senza dover avviare un nuovo procedimento di impugnazione.

Qual è il rimedio giuridico corretto per la mancata pronuncia sulla distrazione spese?
Il rimedio corretto, come confermato dalla Corte di Cassazione, è il procedimento di correzione degli errori materiali, disciplinato dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile.

Perché si preferisce la correzione dell’errore materiale ad altri rimedi?
Si preferisce questa procedura perché è più rapida ed efficiente, rispetta il principio della ragionevole durata del processo e consente all’avvocato di ottenere in tempi brevi un titolo esecutivo per soddisfare il proprio credito professionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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