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Distrazione spese: correzione errore materiale Cassazione

La Corte di Cassazione chiarisce che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese legali costituisce un errore materiale. L’ordinanza analizzata corregge una precedente decisione, specificando che il rimedio corretto non è l’impugnazione, ma la più rapida procedura di correzione, garantendo al legale di ottenere il pagamento diretto delle sue competenze dalla parte soccombente.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione delle spese: cosa fare se il Giudice dimentica di pronunciarsi?

Un avvocato vince una causa per il proprio cliente ma, al momento della liquidazione delle spese, il giudice omette di disporre il pagamento diretto in suo favore. Si tratta di un’ipotesi più comune di quanto si pensi, che può creare non poche difficoltà al professionista. Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza sul rimedio più corretto e rapido da esperire: non l’impugnazione, ma la procedura di correzione dell’errore materiale. Questo principio sulla distrazione delle spese è fondamentale per garantire la tutela del credito del difensore.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, una cittadina, assistita dal suo legale, aveva vinto una causa contro due Ministeri. L’avvocato aveva ritualmente presentato istanza per la distrazione delle spese, dichiarando di aver anticipato i costi e di non aver ricevuto il compenso. La Corte di Cassazione, nel decidere il caso, aveva correttamente condannato i Ministeri al pagamento delle spese di giudizio ma, per una svista, aveva omesso di specificare che tale pagamento dovesse avvenire direttamente in favore del difensore quale ‘procuratore antistatario’. Rilevata l’omissione, il legale ha prontamente segnalato l’errore, dando impulso a un procedimento d’ufficio per la correzione della precedente ordinanza.

Il corretto rimedio per l’omessa distrazione delle spese

La questione centrale affrontata dalla Suprema Corte è stata l’individuazione dello strumento processuale corretto per sanare questo tipo di omissione. L’ordinanza in esame stabilisce con fermezza che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese non costituisce un vizio che richiede un mezzo di impugnazione ordinario. La richiesta del difensore non è una domanda autonoma, ma una modalità di pagamento accessoria alla condanna principale. Di conseguenza, la sua omissione integra un palese errore materiale, sanabile attraverso il procedimento di correzione previsto dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile. Questo approccio è applicabile anche alle pronunce della stessa Corte di Cassazione, come previsto dall’art. 391-bis c.p.c.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la procedura di correzione dell’errore materiale offre numerosi vantaggi. In primo luogo, essa è in piena sintonia con il disposto dell’art. 93, comma 2, c.p.c., che regola proprio l’istituto della distrazione. In secondo luogo, tale rimedio rispetta il principio costituzionale della ragionevole durata del processo: è infatti una procedura molto più snella e rapida rispetto a un’impugnazione, che richiederebbe tempi e costi maggiori. La finalità è quella di garantire al difensore ‘antistatario’ di ottenere un titolo esecutivo in tempi brevi, tutelando così il suo diritto al compenso per l’attività professionale svolta. La Corte ha richiamato consolidata giurisprudenza, anche a Sezioni Unite, che conferma questo orientamento, consolidando un principio di certezza del diritto a favore dei legali.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia ha un’importante valenza pratica per tutti gli avvocati. Essa conferma che, in caso di mancata statuizione sulla richiesta di distrazione, il difensore non deve intraprendere un complesso iter di impugnazione. Al contrario, può attivare la semplice e veloce procedura di correzione dell’errore materiale. Questa decisione non solo semplifica l’iter per il recupero dei crediti professionali, ma promuove anche l’efficienza del sistema giudiziario, evitando di appesantire il contenzioso con gravami per questioni che possono essere risolte in modo più celere ed economico. La chiarezza di questo principio fornisce uno strumento efficace per la tutela dei diritti dei difensori.

Cosa succede se il giudice omette di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese?
Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di un errore materiale. L’omissione può essere sanata attraverso la procedura di correzione dell’errore materiale prevista dagli artt. 287 e 288 c.p.c., e non tramite un’impugnazione ordinaria.

Perché l’omessa pronuncia sulla distrazione delle spese è considerata un errore materiale?
Perché la richiesta di distrazione non è una domanda autonoma, ma una modalità accessoria di pagamento. La sua omissione non incide sul contenuto logico-giuridico della decisione, ma solo sulla sua formulazione, rendendola una svista correggibile con una procedura semplificata.

Questo principio si applica anche alle decisioni della Corte di Cassazione?
Sì. L’ordinanza conferma che, ai sensi dell’art. 391-bis c.p.c., il procedimento di correzione per errore materiale è applicabile anche alle pronunce emesse dalla stessa Corte di Cassazione, garantendo uniformità di tutela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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