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Distrazione delle spese: la correzione per errore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23153/2025, ha chiarito che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese legali in favore dell’avvocato antistatario costituisce un errore materiale. Pertanto, il rimedio corretto non è l’impugnazione, ma la più celere procedura di correzione. La Corte ha accolto il ricorso dei legali, disponendo la modifica del precedente decreto per includere la clausola di distrazione, garantendo così una tutela più rapida del credito professionale.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione delle spese: quando la dimenticanza si corregge

Nel complesso mondo della procedura civile, la tutela dei diritti dei professionisti legali è un aspetto fondamentale. Uno strumento chiave è la distrazione delle spese, che permette all’avvocato di recuperare direttamente dalla parte soccombente i propri onorari e le spese anticipate. Ma cosa succede se il giudice, pur condannando la controparte, dimentica di inserire questa clausola nel provvedimento? L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre una risposta chiara e pragmatica, privilegiando l’efficienza e la rapidità.

I Fatti del Caso: Una Dimenticanza Cruciale

Il caso nasce da un precedente giudizio di legittimità in cui una società, assistita dai propri legali, otteneva una vittoria. I suoi avvocati avevano regolarmente richiesto la distrazione delle spese, dichiarandosi ‘antistatari’, ovvero di aver anticipato i costi per il loro cliente. Tuttavia, nel decreto finale che condannava la controparte a rifondere le spese legali, la Corte aveva omesso di specificare che tale pagamento dovesse essere eseguito direttamente in favore dei difensori.

Di fronte a questa omissione, gli avvocati hanno adito nuovamente la Corte, non per impugnare la decisione, ma per chiederne la correzione, sostenendo si trattasse di un mero errore materiale.

La Decisione della Corte: Correzione e non Impugnazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la richiesta dei legali. Ha disposto la correzione del precedente decreto, ordinando l’aggiunta della formula “da distrarsi in favore degli avv. […] ex art. 93 c.p.c.” dopo la statuizione sulle spese. La Corte ha inoltre chiarito che, data la natura non contenziosa del procedimento di correzione, non vi era luogo a provvedere sulle spese di questa ulteriore fase.

Le Motivazioni: La distrazione delle spese e la Procedura Corretta

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni giuridiche, che consolidano un importante principio di procedura civile.

Il Rimedio dell’Errore Materiale

La Cassazione, richiamando anche una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 22400/2018), ha ribadito che l’omessa pronuncia sull’istanza di distrazione delle spese non costituisce un vizio che richiede un’impugnazione. La richiesta di distrazione, infatti, non è una domanda autonoma, ma una modalità di pagamento accessoria alla condanna principale. Pertanto, la sua omissione è qualificabile come un errore materiale, sanabile attraverso il più snello e rapido procedimento di correzione previsto dagli artt. 287 e 288 del codice di procedura civile.

L’Applicabilità ai Decreti Semplificati

Un altro punto rilevante è l’estensione di questo principio anche ai decreti emessi a seguito di un procedimento semplificato (ex art. 380-bis c.p.c.). L’art. 391-bis c.p.c. equipara espressamente tali decreti alle sentenze e alle ordinanze ai fini della disciplina della correzione degli errori materiali. Di conseguenza, il rimedio della correzione è pienamente applicabile, garantendo uniformità di tutela.

Principio di Ragionevole Durata del Processo

Scegliere la via della correzione anziché quella dell’impugnazione risponde al principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Questo percorso consente al difensore distrattario di ottenere un titolo esecutivo in tempi molto più brevi, garantendo con maggiore rapidità il soddisfacimento del proprio credito professionale. La procedura, infatti, si è risolta con una semplice comunicazione di cancelleria alle parti, senza la necessità di notificare un nuovo ricorso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Avvocati

Questa ordinanza offre preziose indicazioni pratiche per gli avvocati. In primo luogo, conferma che in caso di omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese, la strada maestra è quella della correzione dell’errore materiale, evitando i tempi e i costi di un’impugnazione. In secondo luogo, rafforza la tutela del credito professionale, fornendo uno strumento agile ed efficace per rimediare a una comune svista giudiziaria. La decisione sottolinea come l’ordinamento privilegi soluzioni procedurali che coniugano la correttezza formale con l’efficienza e la celerità della giustizia.

Qual è il rimedio corretto se un giudice omette di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese?
Il rimedio esperibile è il procedimento di correzione degli errori materiali previsto dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile, e non gli ordinari mezzi di impugnazione, poiché la richiesta di distrazione non è una domanda autonoma.

La procedura di correzione per errore materiale si applica anche ai decreti emessi con rito semplificato (art. 380-bis c.p.c.)?
Sì, l’articolo 391-bis del codice di procedura civile equipara espressamente il decreto emesso secondo il rito semplificato alla sentenza e all’ordinanza ai fini della disciplina del procedimento per la correzione degli errori materiali.

Perché si preferisce la correzione dell’errore materiale all’impugnazione in caso di omessa distrazione delle spese?
Perché la procedura di correzione è in linea con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Garantisce con maggiore rapidità al difensore distrattario di ottenere un titolo esecutivo per il recupero del proprio credito, evitando i tempi e le complessità di un’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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