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Distrazione delle spese: la correzione della Corte

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha corretto un proprio precedente provvedimento a causa di un errore materiale. La decisione chiarisce che, in presenza di una richiesta di distrazione delle spese da parte del legale, le somme liquidate per i costi del giudizio devono essere pagate direttamente all’avvocato e non alla parte assistita. Questo intervento riafferma la corretta applicazione dell’istituto e l’importanza della precisione nei dispositivi giudiziari.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore Materiale e Distrazione delle Spese: La Cassazione Fa Chiarezza

Nel complesso mondo del diritto processuale, la precisione è fondamentale. Un recente intervento della Corte di Cassazione lo dimostra, mettendo in luce l’importanza della corretta applicazione dell’istituto della distrazione delle spese legali. Con un’ordinanza di correzione di errore materiale, i giudici hanno ribadito un principio cruciale: quando un avvocato chiede la distrazione, le spese di lite liquidate devono essere pagate direttamente a lui, non al suo assistito. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

Il Contesto del Caso: Un Errore da Correggere

La vicenda trae origine da un’ordinanza della Corte di Cassazione che, nel decidere un caso, aveva condannato una parte al pagamento delle spese processuali. Tuttavia, nel dispositivo della decisione era contenuto un errore: le spese erano state liquidate genericamente “in favore della parte controricorrente” e non, come richiesto, in favore del suo avvocato difensore che aveva dichiarato di aver anticipato i costi e di non aver ricevuto il compenso dal cliente.

Questo tipo di errore, definito “materiale”, non riguarda il merito della decisione (cioè chi ha torto o ragione), ma la sua formulazione pratica. L’avvocato della parte vittoriosa, vedendosi privato del diritto di ricevere direttamente le somme, ha attivato la procedura per la correzione dell’errore.

La Correzione e il Principio della Distrazione delle Spese

La Corte di Cassazione, riconosciuto l’evidente errore, ha emesso una nuova ordinanza per correggere la precedente. Il cuore della questione risiede nell’articolo 93 del Codice di Procedura Civile, che disciplina appunto la distrazione delle spese.

Questo istituto permette all’avvocato (definito “antistatario”) di chiedere che il giudice, nella sentenza di condanna, disponga che la parte soccombente paghi le spese legali direttamente a lui. Per farlo, l’avvocato deve dichiarare di aver anticipato le spese e di non aver ancora riscosso gli onorari.

La Corte ha quindi modificato il dispositivo della precedente ordinanza, specificando che la condanna al pagamento delle spese doveva intendersi “in favore dell’Avv. […] ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 93 c.p.c.”.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni alla base della correzione sono semplici ma fondamentali. La richiesta di distrazione delle spese, una volta formulata correttamente dall’avvocato, crea un diritto autonomo del difensore a percepire le somme liquidate. Ignorare tale richiesta e liquidare le spese in favore della parte costituisce un errore che può e deve essere corretto.

Il provvedimento della Corte non entra nel merito della causa originaria, ma si limita a ripristinare la corretta applicazione di una norma procedurale. La finalità è quella di tutelare il professionista che ha anticipato i costi del giudizio, garantendogli un recupero diretto e certo del proprio credito nei confronti della parte soccombente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Correzione

La decisione, pur essendo una semplice correzione, rafforza un principio cardine per la professione forense. Essa sottolinea che la richiesta di distrazione delle spese non è una mera formalità, ma un atto processuale con effetti sostanziali ben precisi. Per gli avvocati, è un monito a formulare sempre in modo esplicito tale richiesta. Per le parti soccombenti, è la chiara indicazione che il pagamento delle spese legali, in questi casi, deve essere effettuato al difensore della controparte e non alla parte stessa, per evitare di dover pagare due volte. Infine, per i giudici, rappresenta un richiamo all’attenzione nella stesura dei dispositivi, per evitare errori che, seppur materiali, possono creare inutili complicazioni nell’esecuzione delle sentenze.

Cosa significa ‘distrazione delle spese’ ai sensi dell’art. 93 c.p.c.?
Significa che l’avvocato, dichiarando di aver anticipato le spese legali e di non aver ricevuto il compenso, può chiedere al giudice che la parte soccombente nel processo paghi tali spese direttamente a lui anziché al suo cliente.

Cosa accade se un giudice commette un errore materiale e liquida le spese alla parte invece che all’avvocato che ne ha chiesto la distrazione?
L’errore può essere corretto attraverso un’apposita procedura di correzione di errore materiale. La Corte, come nel caso di specie, emette un nuovo provvedimento (ordinanza) che modifica la parte errata della decisione precedente, senza alterarne il contenuto sostanziale.

A chi devono essere pagate le spese legali quando l’avvocato ne ha chiesto la distrazione?
Le spese devono essere pagate esclusivamente e direttamente all’avvocato che ha formulato la richiesta. Un pagamento effettuato alla parte assistita non sarebbe liberatorio per la parte soccombente, che potrebbe essere chiamata a pagare una seconda volta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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