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Distrazione delle spese: come correggere l’omissione

La Corte di Cassazione interviene per correggere un proprio precedente provvedimento, in cui era stata omessa la pronuncia sulla distrazione delle spese legali in favore dell’avvocato della parte vittoriosa. L’ordinanza chiarisce che tale dimenticanza costituisce un errore materiale, sanabile con l’apposita e celere procedura di correzione, e non necessita di un nuovo giudizio di impugnazione. La Corte ha quindi accolto l’istanza del legale, disponendo che la condanna al pagamento delle spese fosse emessa direttamente in suo favore.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione delle spese: come correggere l’omissione del giudice

Un’ordinanza della Corte di Cassazione ha recentemente chiarito quale sia il rimedio corretto nel caso in cui un giudice, pur condannando la parte soccombente al pagamento delle spese legali, ometta di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese avanzata dall’avvocato. Questo meccanismo, previsto dall’art. 93 del codice di procedura civile, è fondamentale per il legale che ha anticipato i costi del giudizio. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata pratica.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un giudizio in cui la Corte di Cassazione aveva rigettato i ricorsi proposti da due istituti finanziari contro una società immobiliare. Di conseguenza, i ricorrenti erano stati condannati a rimborsare le spese legali alla società, risultata vittoriosa.

Tuttavia, nella stesura del provvedimento, la Corte aveva commesso una svista: aveva omesso di inserire la clausola di distrazione delle spese in favore del difensore della società. Quest’ultimo, come da prassi, aveva dichiarato di aver anticipato le spese e di non aver ancora ricevuto il compenso dal proprio cliente, chiedendo quindi che il pagamento venisse effettuato direttamente a suo favore dalla controparte.

Di fronte a questa omissione, il legale ha presentato un’istanza alla stessa Corte per ottenere la correzione dell’errore materiale contenuto nella precedente ordinanza.

Il Rimedio Corretto: Non l’Appello ma la Correzione dell’Errore

Il punto centrale della decisione della Cassazione riguarda la natura del rimedio esperibile. La Corte ha stabilito, in linea con il suo consolidato orientamento, che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese non è un errore di giudizio che richiede un’impugnazione, ma un mero errore materiale.

Questo significa che per sanare la dimenticanza non è necessario intraprendere un complesso e lungo procedimento di appello o ricorso. È sufficiente, invece, avvalersi della più agile e rapida procedura di correzione degli errori materiali, disciplinata dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile. La richiesta di distrazione, infatti, non è una domanda autonoma, ma un’istanza accessoria alla condanna principale sulle spese.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la procedura di correzione risponde a un’esigenza di economia processuale e di rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Permettere al difensore di ottenere rapidamente un titolo esecutivo a proprio nome, senza dover attendere i tempi di un nuovo giudizio, garantisce una tutela più efficace dei suoi diritti.

La giurisprudenza citata nell’ordinanza è univoca nel considerare la procedura di correzione come il rimedio più appropriato in questi casi. Essa consente di rimediare all’errore in modo efficiente, assicurando al difensore-distrattario di soddisfare il proprio credito per onorari e spese anticipate. Pertanto, la Corte ha accolto l’istanza e ha ordinato di integrare il dispositivo della precedente ordinanza, aggiungendo la frase: «con distrazione, ai sensi dell’art. 93 c.p.c., in favore dell’avvocato». Inoltre, la Corte ha specificato che, data la natura amministrativa del procedimento di correzione, non vi è luogo a una nuova pronuncia sulle spese, poiché non si configura una situazione di soccombenza tra le parti.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale per la tutela dei professionisti legali. L’omissione della distrazione delle spese è un errore emendabile con uno strumento processuale snello e veloce. La decisione evidenzia l’importanza per gli avvocati di formulare correttamente la richiesta di distrazione e, in caso di omissione da parte del giudice, di conoscere il corretto percorso procedurale da seguire. La scelta della procedura di correzione, invece di un’impugnazione, non solo fa risparmiare tempo e risorse, ma si allinea perfettamente ai principi di efficienza e celerità che devono governare il processo civile.

Cosa succede se un giudice omette di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese legali?
L’omissione costituisce un errore materiale. La parte interessata, ovvero l’avvocato, può chiederne la rettifica attraverso la procedura di correzione dell’errore materiale, senza dover proporre un’impugnazione.

Perché si utilizza la procedura di correzione dell’errore materiale in questi casi e non un’impugnazione?
Si utilizza questa procedura perché la richiesta di distrazione delle spese non è considerata una domanda autonoma, ma accessoria alla condanna principale. La procedura di correzione è più rapida ed efficiente, in linea con il principio della ragionevole durata del processo, e permette al difensore di ottenere più velocemente un titolo esecutivo per il recupero dei propri crediti professionali.

Nel procedimento di correzione dell’errore materiale, la parte che si era opposta può essere condannata a pagare ulteriori spese?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il procedimento di correzione ha natura sostanzialmente amministrativa e non dà luogo a una situazione di soccombenza. Pertanto, non è prevista una nuova liquidazione delle spese legali per questa specifica fase processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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