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Distrazione delle spese: come correggere l’omissione

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa pronuncia sull’istanza di distrazione delle spese legali, avanzata dal difensore, costituisce un errore materiale. Di conseguenza, il rimedio corretto non è l’impugnazione, ma la più rapida procedura di correzione. Nel caso specifico, un avvocato aveva richiesto la distrazione delle spese in suo favore, ma la Corte aveva omesso di disporla nella sentenza. La Suprema Corte ha accolto l’istanza di correzione, integrando la precedente ordinanza e confermando un principio di celerità ed economia processuale.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione delle Spese: Il Rimedio per l’Omissione è la Correzione, non l’Appello

Quando un avvocato vince una causa per il proprio cliente, può chiedere la cosiddetta distrazione delle spese: in pratica, che la parte soccombente paghi le spese legali direttamente a lui. Ma cosa succede se il giudice, pur condannando la controparte al pagamento, si dimentica di disporre questa distrazione? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 30210/2024, ha fornito una risposta chiara e pragmatica: la via da seguire è la correzione dell’errore materiale, un rimedio molto più snello e rapido rispetto a un’impugnazione.

I Fatti del Caso: Una Dimenticanza Procedurale

La vicenda trae origine da una precedente decisione della stessa Corte di Cassazione. Una società cooperativa, difesa dal suo legale, aveva ottenuto una vittoria in un giudizio, con conseguente condanna della controparte alla refusione delle spese legali. L’avvocato della cooperativa, nel suo controricorso, aveva formulato un’esplicita richiesta di distrazione delle spese in proprio favore, dichiarandosi antistatario, ovvero di aver anticipato i costi per il suo cliente.

Tuttavia, nell’ordinanza finale, la Corte, pur liquidando le spese a favore della società, aveva omesso qualsiasi pronuncia sulla richiesta di distrazione. Di fronte a questa omissione, il difensore ha agito per ottenere ciò che gli spettava, ma scegliendo una via procedurale specifica.

La Procedura Corretta per la distrazione delle spese

Invece di intraprendere un complesso e lungo percorso di impugnazione, l’avvocato ha presentato un’istanza per la correzione dell’errore materiale ai sensi degli artt. 287 e seguenti del codice di procedura civile. La tesi sostenuta era semplice: la mancata pronuncia sulla distrazione non era un errore di giudizio, ma una mera omissione, un errore materiale che poteva essere corretto con una procedura semplificata.

Questa scelta si è rivelata vincente. La Corte di Cassazione ha accolto l’istanza, confermando che questo è il rimedio corretto e più appropriato per sanare tale tipo di dimenticanza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati di economia processuale e ragionevole durata del processo. Le motivazioni principali possono essere così riassunte:

1. Natura dell’Omissione: L’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione non è un errore che incide sul merito della controversia, ma un’omissione su una richiesta accessoria del difensore. Non si tratta di una domanda autonoma, ma di una modalità di pagamento delle spese già liquidate. Pertanto, si qualifica come errore materiale.

2. Efficienza e Rapidità: Il procedimento di correzione è molto più rapido ed efficiente di un’impugnazione. Ricorrere a un mezzo di impugnazione ordinario sarebbe sproporzionato e contrario al principio costituzionale della ragionevole durata del processo. La correzione permette al difensore di ottenere rapidamente un titolo esecutivo valido.

3. Conformità alla Legge: La procedura di correzione, ai sensi dell’art. 391-bis c.p.c., è applicabile anche alle pronunce della Corte di Cassazione. La Corte ha richiamato numerosi precedenti, incluse pronunce a Sezioni Unite, che consolidano questo orientamento, specificando che tale rimedio garantisce il miglior rispetto dei principi processuali.

La Corte ha quindi disposto che il dispositivo dell’ordinanza precedente venisse integrato con la frase: «con distrazione in favore dell’Avv. […], procuratore antistatario della controricorrente, che ne ha fatto richiesta».

Conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per tutti gli avvocati. Essa stabilisce un percorso chiaro e certo: se un giudice omette di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese, non è necessario avviare un nuovo e complesso giudizio di impugnazione. È sufficiente e corretto presentare un’istanza per la correzione dell’errore materiale. Questo principio non solo semplifica la vita dei professionisti legali, garantendo loro una tutela più rapida, ma rafforza anche l’efficienza complessiva del sistema giudiziario, evitando di appesantire i tribunali con questioni che possono essere risolte in modo molto più snello.

Cosa significa “distrazione delle spese”?
Significa che il giudice ordina alla parte che ha perso la causa di pagare le spese legali direttamente all’avvocato della parte vincitrice, anziché a quest’ultima. Ciò avviene quando l’avvocato dichiara di aver anticipato i costi e di non essere stato ancora pagato dal proprio cliente.

Se un giudice dimentica di pronunciarsi sulla distrazione delle spese, quale rimedio legale si deve utilizzare?
Secondo la Corte di Cassazione, il rimedio corretto è la procedura di correzione dell’errore materiale, prevista dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile. Non è necessario proporre un’impugnazione.

Perché si usa la correzione dell’errore materiale invece di un normale appello in questo caso?
Si utilizza la procedura di correzione perché l’omissione sulla richiesta di distrazione è considerata un errore materiale e non un errore di giudizio sul merito della causa. Questo rimedio è molto più rapido ed efficiente, in linea con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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