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Distrazione delle spese: come correggere l’omissione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5082/2024, ha stabilito che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese legali costituisce un errore materiale. Pertanto, il rimedio corretto non è l’impugnazione ordinaria, ma il più celere procedimento di correzione. Nel caso specifico, la Corte ha accolto il ricorso di due avvocati, correggendo una propria precedente ordinanza e disponendo che le spese liquidate fossero pagate direttamente a loro, come richiesto, e non ai loro assistiti.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione delle spese: La Cassazione chiarisce il rimedio per l’omessa pronuncia

Un avvocato vince una causa per il proprio cliente e, avendo anticipato le spese, chiede che la controparte paghi il dovuto direttamente a lui. Il giudice, però, pur condannando la parte soccombente, dimentica di pronunciarsi su questa richiesta. Cosa fare? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 5082/2024 offre una risposta chiara e pragmatica, delineando il percorso corretto per tutelare il diritto del difensore alla distrazione delle spese.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da una precedente ordinanza della stessa Corte di Cassazione. In quel giudizio, due parti, un Ente Pubblico e una cittadina, si erano difese con successo tramite i rispettivi avvocati. Entrambi i legali, nei loro atti difensivi, avevano dichiarato di essere ‘antistatari’, ovvero di aver anticipato le spese legali, e avevano chiesto la ‘distrazione’ di tali spese in loro favore, come previsto dall’articolo 93 del codice di procedura civile.

Tuttavia, nel dispositivo della decisione, la Corte, pur condannando i soccombenti al pagamento delle spese legali, aveva omesso di specificare che tali somme dovessero essere versate direttamente ai due avvocati. Le spese erano state liquidate ‘a favore’ dei loro clienti, ma non ‘distratte’ in favore dei difensori. Di fronte a questa omissione, i due legali hanno adito nuovamente la Corte, non con un ricorso ordinario, ma attraverso il procedimento di correzione di errore materiale.

La decisione della Corte sulla distrazione delle spese

La Suprema Corte ha accolto le istanze dei due avvocati, riconoscendo che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese costituisce un errore materiale sanabile con la procedura di correzione. La Corte ha quindi disposto la modifica del dispositivo della precedente ordinanza, inserendo la corretta dicitura.

Nello specifico, è stato ordinato di sostituire le espressioni ‘a favore di…’ (riferite ai clienti) con formule che specificano che le somme sono liquidate ‘per l’attività svolta in difesa di…’ e ‘distratte in favore dell’Avv. … ex art. 93 cod. proc. civ.’. In questo modo, il diritto dei difensori a ottenere un titolo esecutivo diretto nei confronti della parte soccombente è stato pienamente ripristinato.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nella qualificazione dell’omissione del giudice come ‘errore materiale’. La Corte ha chiarito che, quando un avvocato formula ritualmente la richiesta di distrazione, la mancata decisione su di essa non è un errore di giudizio che richiede un’impugnazione, ma una mera svista.

Le motivazioni principali sono le seguenti:
1. Natura del Rimedio: In assenza di una specifica indicazione legislativa, il rimedio più idoneo per l’omessa pronuncia sulla distrazione è il procedimento di correzione degli errori materiali (artt. 287, 288 e 391-bis c.p.c.). Questo perché la richiesta di distrazione non è una domanda autonoma, ma un’istanza accessoria alla condanna alle spese.
2. Efficienza Processuale: Utilizzare la procedura di correzione, più rapida e snella rispetto a un’impugnazione, rispetta il principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Permette al difensore di ottenere rapidamente il titolo esecutivo per recuperare le somme anticipate, senza dover avviare un nuovo e lungo procedimento.
3. Applicabilità in Cassazione: La Corte ha ribadito che questo principio è pienamente applicabile anche alle proprie pronunce, grazie all’art. 391-bis c.p.c.

Infine, la Corte ha precisato che non vi è distinzione tra parte sostanziale (il cliente) e parte processuale (l’avvocato) ai fini della legittimazione a presentare l’istanza di correzione, poiché il difensore agisce in forza della procura originaria ricevuta per il giudizio.

Conclusioni

L’ordinanza n. 5082/2024 consolida un importante principio di economia processuale e di tutela per la professione forense. Stabilisce in modo inequivocabile che una ‘dimenticanza’ del giudice sulla distrazione delle spese non obbliga l’avvocato a intraprendere la complessa via dell’impugnazione. Al contrario, è sufficiente attivare il procedimento di correzione di errore materiale. Questa soluzione non solo accelera i tempi per il recupero dei crediti professionali, ma garantisce anche una maggiore certezza del diritto, confermando che il difensore antistatario ha a disposizione uno strumento efficace e rapido per far valere le proprie legittime pretese.

Cosa succede se il giudice si dimentica di decidere sulla richiesta di distrazione delle spese?
Secondo la Corte di Cassazione, questa dimenticanza è qualificata come un errore materiale. Non è quindi necessario un nuovo processo o un’impugnazione, ma si può risolvere con la più semplice e rapida procedura di correzione dell’errore materiale.

Quale strumento giuridico si deve usare per correggere l’omessa pronuncia sulla distrazione delle spese?
Lo strumento corretto è il procedimento di correzione degli errori materiali, disciplinato dagli articoli 287, 288 e, per le pronunce della Cassazione, 391-bis del codice di procedura civile. Questo rimedio è più rapido ed efficiente di un’impugnazione ordinaria.

Chi può presentare l’istanza per correggere l’omissione: l’avvocato o il suo cliente?
L’istanza può essere presentata direttamente dall’avvocato. La Corte ha chiarito che, agendo in forza della procura ricevuta per il giudizio, non è necessario distinguere tra parte sostanziale (il cliente) e parte processuale (l’avvocato) per questo tipo di richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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