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Distrazione delle spese: come correggere l’errore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20261/2024, ha chiarito che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese costituisce un errore materiale. In un caso in cui una precedente sentenza aveva dimenticato di attribuire le spese legali direttamente all’avvocato della parte vittoriosa, che ne aveva fatto richiesta, la Corte ha accolto l’istanza di correzione. È stato stabilito che il rimedio corretto non è l’impugnazione, ma la procedura di correzione dell’errore materiale, più rapida ed efficiente, in linea con il principio della ragionevole durata del processo.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione delle Spese: Cosa Fare se il Giudice la Omette? La Cassazione Spiega il Rimedio

L’istituto della distrazione delle spese rappresenta una tutela fondamentale per l’avvocato che ha anticipato i costi del giudizio per il proprio cliente. Ma cosa accade se il giudice, pur condannando la controparte al pagamento delle spese legali, dimentica di inserire in sentenza questa specifica clausola? L’ordinanza n. 20261 del 22 luglio 2024 della Corte di Cassazione offre una risposta chiara e pragmatica, confermando che la via da percorrere è quella, più snella, della correzione dell’errore materiale.

Il Caso: Una Dimenticanza nella Sentenza

La vicenda trae origine da una precedente sentenza della stessa Corte di Cassazione. In quella decisione, i giudici avevano rigettato il ricorso presentato da due soggetti, condannandoli a rimborsare le spese legali alla controparte vittoriosa. L’avvocato di quest’ultima, come prassi, aveva avanzato nel suo controricorso una formale richiesta di distrazione delle spese a proprio favore, dichiarando di averne anticipato i costi e di non aver ancora ricevuto il proprio compenso.

Tuttavia, nel dispositivo della sentenza, la Corte aveva omesso di pronunciarsi su tale richiesta, limitandosi a liquidare le spese in favore della parte assistita. Di fronte a questa omissione, l’avvocato e il suo cliente hanno adito nuovamente la Corte, non per impugnare la decisione, ma per chiederne la correzione, sostenendo si trattasse di un mero errore materiale.

La Procedura Corretta per la Distrazione delle Spese Dimenticata

La Corte Suprema ha accolto l’istanza, confermando un principio giurisprudenziale consolidato. I giudici hanno chiarito che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese non costituisce un vizio che richiede un mezzo di impugnazione ordinario, come un nuovo ricorso. Si tratta, invece, di un errore materiale emendabile tramite la specifica procedura di correzione prevista dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile.

Questo approccio si fonda sulla natura della richiesta di distrazione, che non è una domanda autonoma, ma un’istanza accessoria alla condanna principale sulle spese. La sua omissione non altera il contenuto sostanziale della decisione, ma rappresenta una svista nella redazione del provvedimento finale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando come il procedimento di correzione dell’errore materiale sia lo strumento più idoneo a tutelare l’interesse del difensore distrattario. Questa via, infatti, è più rapida ed efficiente rispetto a un’impugnazione e garantisce il rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo.

Secondo la giurisprudenza richiamata nell’ordinanza, consentire all’avvocato di ottenere rapidamente un titolo esecutivo corretto a proprio nome risponde a un’esigenza di effettività della tutela. La procedura di correzione è, dunque, non solo tecnicamente corretta ma anche la più coerente con i principi generali del nostro ordinamento processuale. La Corte ha quindi disposto che la sentenza originaria fosse integrata, sia in motivazione che nel dispositivo, con l’aggiunta della clausola: «, con distrazione, ai sensi dell'art. 93 c.p.c., in favore dell'avvocato [...]».

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in commento offre un’importante conferma per gli operatori del diritto. In caso di omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese, l’avvocato non deve intraprendere un complesso percorso di impugnazione. È sufficiente attivare il procedimento di correzione di errore materiale, che permette di rettificare la sentenza in tempi brevi e con un iter semplificato. Questa pronuncia ribadisce la centralità della tutela del credito professionale dell’avvocato e l’importanza di strumenti processuali agili per sanare le sviste meramente formali, senza appesantire ulteriormente il sistema giudiziario.

Cosa succede se un giudice omette di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese?
L’omissione viene considerata un errore materiale. La parte interessata, o il suo difensore, può chiedere la correzione della sentenza attraverso l’apposito procedimento previsto dagli artt. 287 e 288 c.p.c., senza dover proporre un nuovo mezzo di impugnazione.

Perché la mancata pronuncia sulla distrazione delle spese non richiede un’impugnazione?
Perché la richiesta di distrazione non è una domanda autonoma, ma una richiesta accessoria alla condanna alle spese. La sua omissione non incide sulla decisione di merito della causa, ma rappresenta una svista formale. La giurisprudenza ritiene che il rimedio della correzione sia più rapido ed efficiente, in linea con il principio della ragionevole durata del processo.

Qual è il presupposto fondamentale per poter chiedere la distrazione delle spese?
L’avvocato deve dichiarare espressamente negli atti di causa di aver anticipato le spese e di non aver ancora ricevuto il compenso dalla propria parte assistita. Questa dichiarazione è un requisito indispensabile affinché il giudice possa disporre la distrazione in suo favore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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