Ordinanza di Cassazione Civile Sez. L Num. 12978 Anno 2024
Civile Ord. Sez. L Num. 12978 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 13/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso 23506-2019 proposto da:
COGNOME NOME IMMACOLATA, domiciliata in ROMA, INDIRIZZO, presso la CANCELLERIA DELLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE, rappresentata e difesa dall’avvocato NOME COGNOME ITALIANO;
– ricorrente –
contro
RAGIONE_RAGIONE_SOCIALE, in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, INDIRIZZO, presso l’Avvocatura Centrale dell’RAGIONE_RAGIONE_SOCIALE, rappresentato e difeso dagli avvocati NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME, NOME COGNOME;
– controricorrente –
avverso la sentenza n. 19/2019 della CORTE D’APPELLO di REGGIO CALABRIA, depositata il 29/01/2019 R.G.N. 199/2017; udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 28/02/2024 dal AVV_NOTAIO.
Oggetto
Lavoro agricolo
R.G.N. 23506/2019
COGNOME.
Rep.
Ud. 28/02/2024
CC
RITENUTO CHE:
La Corte d’appello di Reggio Calabria confermava la pronuncia di primo grado che aveva respinto la domanda di COGNOME NOME volta ad ottenere l’indennità di disoccupazione agricola relativamente agli anni 2008, 2009, 2010.
Riteneva la Corte, per quanto qui rileva, che l’appellante fosse decaduta dall’azione di impugnazione avverso il provvedimento dell’RAGIONE_RAGIONE_SOCIALE che l’aveva cancellata dagli elenchi dei lavoratori agricoli e che, stante tale decadenza, aveva perso il diritto alla prestazione.
Avverso la sentenza ricorre COGNOME NOME per due motivi.
L’RAGIONE_RAGIONE_SOCIALE resiste con controricorso.
All’adunanza il collegio si riservava il termine di 60 giorni per il deposito dell’ordinanza.
CONSIDERATO CHE:
Con il primo motivo di ricorso, COGNOME NOME deduce violazione e falsa applicazione degli artt.32 l. n.264/49, 12 R.D. n.1249/40, della l. n.2248/1865 all. E, e dell’art.2697 c.c. per non avere la Corte considerato che l’iscrizione negli elenchi non ha funzione costitutiva del rapporto assicurativo, ma solo di agevolazione probatoria. L’intervenuta decadenza non impediva l’accertamento in sede giudiziale del rapporto di lavoro agricolo a tempo determinato e il conseguente diritto all’indennità di disoccupazione agricola.
Con il secondo motivo di ricorso, si deduce violazione e falsa applicazione dell’art.91 c.p.c. Essendo da accogliere l’appello, la
Corte avrebbe dovuto condannare l’RAGIONE_SOCIALE al pagamento delle spese in favore dell’odierna ricorrente.
Il primo motivo è infondato.
Questa Corte si è occupata in varie pronunce della questione posta dal motivo, pervenendo al principio, cui va data continuità in questa sede, secondo cui l’iscrizione negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli costituisce presupposto per l’attribuzione della prestazione previdenziale, che, pertanto, non può essere riconosciuta in difetto di impugnazione del provvedimento amministrativo di esclusione da tali elenchi nel termine decadenziale di cui all’art.22 d.l. n.7/70, conv. con modif. in l. n.83/70 (Cass.6229/19, Cass.30858/21, Cass.4523/24).
In particolare, si è sottolineato che la funzione di agevolazione probatoria correlata all’iscrizione negli elenchi di cui al R.D. n.1249/40 non esime l’RAGIONE_RAGIONE_SOCIALE dal disconoscere il rapporto assicurativo pur in presenza di iscrizione e, all’opposto, in assenza di iscrizione, non preclude al lavoratore di agire in giudizio per chiedere l’iscrizione e la corrispondente prestazione. Non di meno, l’iscrizione continua a essere un presupposto per le prestazioni previdenziali, sì che ove tale iscrizione sia esclusa dall’RAGIONE_RAGIONE_SOCIALE con provvedimento non impugnato nei termini di decadenza dell’art.22 d.l. n.7/70, tale decadenza, che ha natura sostanziale, preclude in modo definitivo l’azionabilità in giudizio del diritto alla prestazione.
La sentenza si è conformata al suddetto orientamento e deve perciò essere confermata.
Il secondo motivo resta assorbito dal rigetto del primo.
Nulla sulle spese attesa la dichiarazione ex art.152 c.p.c. già vagliata positivamente dalla Corte d’appello e non essendovi
evidenza di una modificazione della situazione reddituale in capo alla ricorrente.