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Discrezionalità PA: Limiti del sindacato su V.I.A.

Una società si vede negare la Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) per un impianto idroelettrico. La Corte di Cassazione respinge il suo ricorso, ribadendo un principio fondamentale: la valutazione tecnica della Pubblica Amministrazione, espressione della sua ampia discrezionalità PA, non è sindacabile nel merito dal giudice. Il controllo giudiziario è ammesso solo in casi di palese illogicità, travisamento dei fatti o gravi vizi procedurali. La decisione impugnata, basata su pareri tecnici concordi e negativi, è stata ritenuta sufficientemente motivata.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Discrezionalità PA e V.I.A.: la Cassazione fissa i paletti del controllo giudiziario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20112/2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto amministrativo: i limiti del sindacato del giudice sulle valutazioni tecniche della Pubblica Amministrazione. Il caso, nato dal diniego di una Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) per un impianto idroelettrico, offre lo spunto per ribadire come la discrezionalità PA in materie complesse goda di una tutela rafforzata, che arresta il controllo del giudice sulla soglia del merito.

I Fatti del Caso: Un Progetto Idroelettrico Controverso

Una società operante nel settore delle energie rinnovabili aveva presentato un progetto per la realizzazione di un impianto idroelettrico di derivazione d’acqua da un torrente. L’iter autorizzativo subiva una battuta d’arresto quando la Regione, con un apposito decreto, negava la Valutazione di Impatto Ambientale.

Questa decisione non era isolata, ma si fondava su una serie di pareri negativi convergenti: quello del Comitato tecnico regionale, quello della Soprintendenza locale, che evidenziava il pregiudizio a un paesaggio di eccezionale valore, e quello dell’Autorità di bacino. Secondo le amministrazioni coinvolte, il progetto non teneva conto dei nuovi, più stringenti, criteri ambientali introdotti da una direttiva regionale e presentava un rischio “alto” per l’ecosistema.

La società impugnava questi atti dinanzi al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (T.S.A.P.), che però respingeva il ricorso, ritenendo le valutazioni delle autorità immuni da censure.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’azienda si rivolgeva quindi alla Corte di Cassazione, lamentando la nullità della sentenza del T.S.A.P. per diversi motivi, tutti riconducibili a una violazione delle norme processuali e costituzionali. In sintesi, la ricorrente sosteneva che il T.S.A.P. avesse:
1. Adottato una motivazione meramente apparente, limitandosi a richiamare i pareri negativi senza analizzare le specifiche critiche di contraddittorietà e carenza istruttoria sollevate dalla società.
2. Omesso di valutare motivi cruciali del ricorso, come l’errata valutazione dello stato di qualità delle acque e la mancata considerazione dell’interesse prioritario alla diffusione delle fonti rinnovabili.
3. Ignorato la denunciata disparità di trattamento rispetto ad altri progetti simili che avevano invece ricevuto parere favorevole.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La Discrezionalità PA non si tocca

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso in ogni suo punto, offrendo importanti chiarimenti sulla portata del sindacato giurisdizionale in materia di V.I.A.

Inammissibilità per Omessa Pronunzia

In via preliminare, la Corte ha dichiarato inammissibili i motivi relativi all’omessa valutazione di specifiche censure. Ha ricordato che, nel particolare procedimento davanti al T.S.A.P., il rimedio contro l’omessa pronunzia non è il ricorso per cassazione, bensì l’istanza di rettificazione da presentare allo stesso Tribunale Superiore. Si tratta di una specificità processuale che impedisce di devolvere direttamente alla Cassazione questioni non esaminate nel grado precedente.

I Limiti del Sindacato sulla Discrezionalità Tecnica della PA

Nel cuore della decisione, la Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento: il procedimento di V.I.A. è espressione di un’amplissima discrezionalità PA, che non si esaurisce in una mera valutazione tecnica, ma comporta una complessa ponderazione di interessi pubblici e privati, assumendo quasi una funzione di “indirizzo politico nell’uso del territorio”.

Di conseguenza, il controllo del giudice amministrativo (e, di riflesso, quello di legittimità della Cassazione) non può spingersi a sostituire la propria valutazione a quella dell’amministrazione. Il sindacato è consentito solo in presenza di vizi “sintomatici” dell’eccesso di potere, quali:
* La manifesta illogicità o irrazionalità;
* Il travisamento dei fatti;
* Un macroscopico difetto di istruttoria.

Al di fuori di queste ipotesi, la scelta dell’amministrazione, anche se opinabile, resta insindacabile nel merito. Il giudice non può entrare nel merito della sufficienza o razionalità della motivazione, né può imporre soluzioni progettuali alternative.

La Motivazione non era “Apparente”

Applicando questi principi al caso di specie, la Corte ha escluso che la motivazione della sentenza del T.S.A.P. fosse meramente apparente. Al contrario, la decisione si fondava su un presupposto chiaro e logico: la concordanza di molteplici pareri tecnici negativi, emessi dalle autorità competenti e ritenuti frutto di corrette indagini. Questo iter argomentativo, seppur sintetico, è stato giudicato sufficiente a palesare le ragioni del rigetto del ricorso originario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in commento consolida un baluardo a protezione della discrezionalità PA nelle valutazioni tecnico-ambientali. Per gli operatori economici, ciò significa che contestare un diniego di V.I.A. richiede la dimostrazione di vizi gravi e palesi, non essendo sufficiente prospettare una diversa e, a proprio avviso, migliore valutazione tecnica. La strategia processuale deve concentrarsi sulla prova di un’evidente illogicità o di un’istruttoria palesemente carente, unici varchi attraverso i quali il controllo del giudice può penetrare nella sfera delle scelte amministrative.

Quando il giudice può annullare una valutazione tecnica della Pubblica Amministrazione, come un diniego di V.I.A.?
Il giudice può annullare una valutazione tecnica della P.A. solo in presenza di vizi gravi come la manifesta illogicità, il travisamento dei fatti o un macroscopico difetto di istruttoria. Non può entrare nel merito della valutazione per sostituire il proprio giudizio a quello dell’amministrazione.

Cosa si intende per “motivazione apparente” in una sentenza?
Per motivazione apparente si intende una motivazione che, pur essendo presente nel testo della sentenza, è talmente generica, tautologica o stereotipata da non permettere di comprendere il percorso logico-giuridico che ha portato alla decisione. È equiparata dalla giurisprudenza alla motivazione totalmente assente.

Se il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche non si pronuncia su un motivo di ricorso, qual è il rimedio corretto?
Secondo la Cassazione, in caso di omessa pronunzia da parte del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, il rimedio corretto non è il ricorso per cassazione, ma la richiesta di rettificazione da presentare allo stesso Tribunale, come previsto dall’art. 204 del R.D. 1775/1933.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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