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Diritto Societario

Requisiti di fallibilità: prova e oneri per l’impresa
Una società dichiarata fallita su istanza dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione ha impugnato la decisione sostenendo di non possedere i requisiti di fallibilità. In particolare, affermava che il suo debito erariale, al netto di un controcredito IVA, sarebbe stato inferiore alla soglia di legge. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che per l'esonero dal fallimento è necessario il mancato superamento congiunto di tutte e tre le soglie dimensionali. Una volta accertato il superamento di una sola di esse (in questo caso, l'indebitamento superiore a 500.000 euro), l'esame delle altre diventa superfluo. La valutazione del controcredito è stata inoltre ritenuta un insindacabile accertamento di merito.
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Onere della prova: la Cassazione e i doveri legali
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello, chiarendo i principi sull'onere della prova nei procedimenti sanzionatori finanziari. L'Autorità di Vigilanza deve provare i fatti che costituiscono la violazione, mentre spetta all'incolpato, in virtù della presunzione di colpa, dimostrare di aver agito diligentemente. La Corte ha ritenuto errato imporre all'Autorità l'obbligo aggiuntivo di specificare quali sarebbero state le condotte corrette da adottare, ripristinando così il corretto equilibrio probatorio tra le parti.
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Responsabilità amministratori: quando è inammissibile
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità degli amministratori verso terzi. Il caso riguarda una richiesta di risarcimento avanzata dal nuovo socio di una società sportiva contro i precedenti amministratori e la società controllante, accusati di averne causato il dissesto finanziario. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando la necessità di contestare specificamente le motivazioni della sentenza d'appello e di fornire una prova rigorosa del danno diretto subito, distinto da quello riflesso patito dalla società.
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Rinuncia al ricorso: Cassazione dichiara inammissibilità
Una socia impugnava in Cassazione una sentenza d'appello sfavorevole. Tuttavia, a seguito di un accordo transattivo, presentava una rinuncia al ricorso. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, compensando le spese legali tra le parti.
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Revoca amministratori srl: la Cassazione fa chiarezza
La Cassazione esamina un caso di mala gestio e discute l'ammissibilità dell'azione di revoca amministratori srl al di fuori della fase cautelare. A causa di contrasti giurisprudenziali, l'ordinanza interlocutoria rinvia la causa a pubblica udienza per un approfondimento sul tema, cruciale per la tutela dei soci.
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Compenso sindaci: nullo l’accordo dell’amministratore
Un ex sindaco di società aveva stipulato un accordo transattivo con l'amministratore delegato per definire l'importo della sua retribuzione. La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di tale accordo, ribadendo che la determinazione del compenso dei sindaci è una competenza esclusiva e inderogabile dell'assemblea dei soci. Di conseguenza, un amministratore non ha il potere di modificare o transigere su tale materia, e qualsiasi accordo in tal senso è privo di validità giuridica.
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Termine lungo impugnazione: notifica tardiva e contumace
Un amministratore, condannato in contumacia per mala gestio, ha proposto appello dopo la scadenza del termine lungo di impugnazione. La Cassazione ha confermato l'inammissibilità del gravame, stabilendo che la scadenza del termine lungo rende la sentenza definitiva, e una notifica successiva non può riaprire i termini per l'impugnazione. La certezza del diritto prevale, consolidando la decisione di primo grado.
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Responsabilità da prospetto: la Cassazione decide
Una società di investimento ha citato in giudizio una compagnia assicurativa per i danni subiti a seguito della sottoscrizione di un aumento di capitale basato su un prospetto informativo rivelatosi falso e reticente. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha ribadito i principi fondamentali in materia di responsabilità da prospetto, specificando che esiste una presunzione di nesso causale tra le informazioni scorrette e il danno. L'onere di provare l'irrilevanza di tali informazioni per la scelta dell'investitore spetta esclusivamente all'emittente.
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Lettera di patronage: quando è un obbligo vincolante
Una società finanziata per un progetto immobiliare non rispetta il rapporto 'loan to value' (LTV) dopo la revoca dei permessi. Le società controllanti avevano emesso una lettera di patronage impegnandosi a garantire le risorse finanziarie necessarie. La Cassazione ha confermato la natura 'forte' di tale lettera di patronage, ritenendo le controllanti responsabili per i danni derivanti dall'inadempimento e rigettando la difesa basata sull'impossibilità sopravvenuta.
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Trasferimento sede all’estero: l’analisi della Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che il trasferimento della sede legale di una società in un altro Stato membro dell'UE non ne comporta l'estinzione. Di conseguenza, non sussistono i presupposti per applicare la responsabilità sussidiaria degli amministratori per i debiti fiscali della società, come previsto dall'art. 36 del D.P.R. 602/1973. L'Amministrazione Finanziaria aveva contestato la responsabilità di un amministratore di fatto di una S.r.l. cancellata dal Registro Imprese italiano dopo essersi trasferita nel Regno Unito. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la continuità giuridica della società impedisce di rivalersi sull'amministratore.
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Principio dell’apparenza e impugnazione: cosa fare?
Un ex amministratore ha impugnato un decreto di liquidazione compensi seguendo la procedura indicata nel decreto stesso. La Corte d'Appello ha ritenuto la procedura errata, dichiarando l'impugnazione inammissibile. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che, in base al principio dell'apparenza, la parte che si attiene alla qualificazione data dal giudice nell'atto da impugnare agisce correttamente. L'impugnazione è stata quindi ritenuta valida.
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Responsabilità collegio sindacale: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione irrogata dalla Consob al presidente del collegio sindacale di un intermediario finanziario. L'ordinanza sottolinea la piena responsabilità del collegio sindacale per omessa vigilanza sulla gestione degli ordini di vendita di azioni illiquide e sulla relazione con la clientela, respingendo i motivi di ricorso basati su presunti vizi procedurali e su una diversa ricostruzione dei fatti. La Corte ha ribadito che il sindacato giurisdizionale pieno sana eventuali irregolarità della fase amministrativa e che la valutazione del merito non è riesaminabile in sede di legittimità.
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Termine decadenziale Consob: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un esponente di una SGR sanzionato dall'Autorità di vigilanza finanziaria. Il caso verteva sul momento di decorrenza del termine decadenziale Consob per la contestazione degli illeciti. La Corte ha stabilito che, in presenza di indagini complesse e del coinvolgimento di altre autorità, il termine non decorre dalla prima acquisizione di informazioni, ma dal momento in cui l'Autorità acquisisce un quadro fattuale e giuridico completo, sufficiente a formulare una contestazione. È stata quindi ritenuta legittima l'attesa degli esiti degli accertamenti condotti da un'altra autorità prima di procedere.
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Ne bis in idem: assoluzione penale annulla sanzione
Un manager, sanzionato dall'Autorità di Vigilanza Finanziaria per presunta comunicazione di informazioni privilegiate, ha ottenuto l'annullamento della sanzione in Cassazione. La decisione si fonda sul principio del ne bis in idem, a seguito di una sentenza penale definitiva di assoluzione per gli stessi fatti con la formula 'perché il fatto non sussiste', che ha prevalso sul procedimento amministrativo.
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Scissione societaria: responsabilità fiscale illimitata
Una società, nata da una scissione parziale, ha contestato una cartella di pagamento per debiti fiscali sorti prima dell'operazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, riaffermando il principio della responsabilità solidale e illimitata della società beneficiaria. Secondo la Corte, in caso di scissione societaria, l'Amministrazione Finanziaria può agire direttamente contro la beneficiaria per i debiti pregressi della scissa, senza necessità di notificare nuovi atti o rispettare termini di decadenza autonomi, poiché la beneficiaria è considerata a conoscenza della situazione debitoria originaria.
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Responsabilità solidale scissione: debiti fiscali
Una società immobiliare, nata da una scissione parziale, ha impugnato una cartella di pagamento per debiti fiscali (Iva e Irap) della società originaria. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando il principio della responsabilità solidale scissione. Ha stabilito che la società beneficiaria risponde illimitatamente per i debiti tributari anteriori all'operazione, senza che sia necessaria la notifica di un nuovo avviso di accertamento, essendo sufficiente la notifica della cartella di pagamento.
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Scissione societaria: debiti fiscali senza preavviso
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 33619/2024, ha stabilito che in caso di scissione societaria, la società beneficiaria risponde solidalmente e illimitatamente dei debiti fiscali anteriori all'operazione. L'amministrazione finanziaria non è tenuta a notificare alla beneficiaria l'avviso di accertamento originariamente inviato alla società scissa prima di emettere la cartella di pagamento. Il diritto di difesa è garantito dalla possibilità di contestare la pretesa nel merito opponendosi alla cartella.
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Marchio di fatto: la notorietà locale non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 33614/2024, ha stabilito che un marchio di fatto, per poter invalidare la registrazione di un marchio successivo, deve possedere una notorietà che superi l'ambito puramente locale. Nel caso di specie, una società storica nel settore alimentare lamentava la registrazione di un marchio confondibile da parte di un'altra impresa. Tuttavia, la Corte ha rigettato il ricorso, poiché la notorietà del marchio di fatto della ricorrente era limitata a poche province, risultando insufficiente a dimostrare quella diffusione ultra-locale (almeno regionale) richiesta per privare di novità il marchio successivamente registrato.
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Responsabilità liquidatore: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso riguardante la responsabilità del liquidatore di una società cancellata per debiti fiscali. L'Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di accertamento direttamente nei confronti del liquidatore, ma le corti di merito lo avevano annullato, ritenendo che la responsabilità ricadesse sui soci. La Cassazione ha accolto il ricorso dell'Agenzia, chiarendo che la responsabilità del liquidatore, prevista dall'art. 36 del d.P.R. 602/1973, è una responsabilità personale e autonoma, che sorge per un fatto proprio (la cattiva gestione della liquidazione) e non richiede la preventiva azione contro la società o i soci.
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Clausola di garanzia: come interpretarla nel contratto
La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola di garanzia che copre le 'sopravvenienze passive' in un contratto di cessione di quote societarie si riferisce solo a passività impreviste e imprevedibili, non a quelle derivanti da rapporti commerciali preesistenti e noti, anche se non ancora pienamente quantificati. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della società acquirente, confermando che l'interpretazione del contratto spetta ai giudici di merito e che la loro decisione, se logicamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.
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