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Diritto Societario

Nomina arbitri: inammissibile l’appello alla Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27136/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso per regolamento di competenza avverso il provvedimento di un Presidente di Tribunale che aveva negato la nomina arbitri per risolvere una controversia societaria. La Suprema Corte ha ribadito che tale provvedimento, essendo espressione di giurisdizione volontaria e privo di natura decisoria, non può essere impugnato in Cassazione, in quanto non incide con efficacia di giudicato su diritti soggettivi.
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Sanzioni Banca d’Italia: legittimità e natura confermate
La Corte di Cassazione conferma la legittimità delle sanzioni Banca d'Italia irrogate a ex amministratori di un istituto di credito per carenze gestionali. L'ordinanza chiarisce che tali sanzioni non hanno natura penale e non violano le garanzie del giusto processo (art. 6 CEDU). Viene inoltre ribadito che il principio di legalità non è violato se la legge delega all'autorità di vigilanza la specificazione tecnica delle norme. Infine, la Corte dichiara inammissibile il motivo di ricorso basato sulla disparità di trattamento rispetto ad altri soggetti non sanzionati, affermando che ogni posizione va valutata singolarmente.
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Impugnazione sentenza appello: il caso in Cassazione
Un socio di una società in nome collettivo ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione per l'impugnazione di una sentenza della Corte d'Appello. Il ricorso, basato su cinque distinti motivi, contesta la decisione di secondo grado emessa in una controversia con una società a responsabilità limitata. L'ordinanza della Suprema Corte introduce il giudizio di legittimità sulla base dei motivi addotti.
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Amministratore di fatto: quando si risponde dei reati
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta a carico di un'ex amministratrice unica di una società. Il ricorso, basato sulla presunta assenza di un ruolo gestionale dopo la cessazione della carica formale, è stato respinto. La Corte ha stabilito che continuare a operare con autonomia sui conti correnti societari costituisce una prova sufficiente per qualificare il soggetto come amministratore di fatto, rendendolo penalmente responsabile per i reati commessi in tale veste.
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Responsabilità collegio sindacale: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni irrogate dalla Banca d'Italia ai membri del collegio sindacale di un istituto di credito per omessa vigilanza. I ricorrenti sostenevano la natura penale delle sanzioni, richiedendo l'applicazione di garanzie processuali più ampie, come il principio della lex mitior. La Corte ha rigettato il ricorso, ribadendo la natura amministrativa di tali sanzioni e sottolineando che la responsabilità del collegio sindacale sorge anche da un comportamento inerte, essendo richiesto un dovere di controllo attivo e non meramente passivo.
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Responsabilità amministratore: Cassazione e ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'ex amministratrice contro la sentenza che ne affermava la responsabilità per mala gestio di una società fallita. L'ordinanza sottolinea che la carica formale comporta l'assunzione di responsabilità e che i motivi di ricorso devono essere specifici e non meramente ripetitivi delle difese dei gradi precedenti. La Corte ha respinto le eccezioni sulla prescrizione e sulla presunta estraneità ai fatti, confermando l'onere dell'amministratore di provare la correttezza del proprio operato.
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Responsabilità amministratori banca: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni pecuniarie emesse dall'Autorità di Vigilanza nei confronti degli amministratori e sindaci di un istituto di credito. L'ordinanza chiarisce la piena legittimità del procedimento sanzionatorio, anche in presenza di una gerarchia interna tra uffici inquirenti e decidenti, e ribadisce che la valutazione sulla responsabilità degli amministratori banca per le condotte del management rientra nel merito del giudizio e non può essere riesaminata in sede di legittimità.
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Regolamento preventivo di giurisdizione: l’inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un regolamento preventivo di giurisdizione in un complesso caso di arbitrato internazionale e contenzioso nazionale. I venditori di partecipazioni societarie, dopo aver citato in giudizio l'acquirente in Italia, si sono visti opporre una domanda riconvenzionale. Invece di contestare la giurisdizione del giudice italiano, hanno adito direttamente la Cassazione. La Corte ha stabilito che, non essendoci stata una contestazione della giurisdizione del giudice nazionale sulla domanda riconvenzionale, il ricorso è inammissibile in quanto mira impropriamente a ottenere una pronuncia sulla competenza del collegio arbitrale estero, esulando dai limiti dello strumento processuale.
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Sanzioni Banca d’Italia: limiti e poteri del giudice
Un ex sindaco di una società di intermediazione mobiliare, sanzionato dalla Banca d'Italia per carenze nella vigilanza, ha presentato ricorso in Cassazione. Il ricorrente sosteneva l'incostituzionalità della procedura e la sproporzione della sanzione, richiamando la sentenza Grande Stevens della CEDU. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che le sanzioni della Banca d'Italia per violazioni di vigilanza non hanno natura "sostanzialmente penale", a differenza di quelle oggetto del caso Grande Stevens. La Corte ha confermato che il giudice dell'opposizione ha piena giurisdizione per riesaminare i fatti e la sanzione, e che la responsabilità dei sindaci non è oggettiva ma deriva da un'omissione colpevole dei loro doveri di controllo. La sanzione è stata ritenuta adeguata alla gravità dei fatti, che avevano condotto alla liquidazione della società.
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Poteri rappresentativi: i limiti della delibera del CdA
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dei poteri rappresentativi di un direttore generale. Una delibera del CdA che autorizza la stipula di un finanziamento e la concessione di garanzie specifiche (ipoteca e pegno) non abilita implicitamente alla firma di una fideiussione personale, anche in presenza di clausole generiche. La Corte ha inoltre ribadito che l'accertamento dei crediti in sede di concordato preventivo non costituisce giudicato opponibile in un successivo giudizio ordinario.
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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto revocatorio. L'ordinanza chiarisce la distinzione fondamentale tra un errore di percezione materiale (l'unico che giustifica la revocazione) e un errore di valutazione o interpretazione degli atti processuali, che costituisce un non censurabile errore di giudizio. Il caso riguardava una precedente decisione in materia di responsabilità degli amministratori.
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Trasformazione societaria fideiussione: no liberazione
Un garante ha richiesto la liberazione da una fideiussione a seguito della trasformazione della società debitrice da s.n.c. a s.r.l. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la semplice trasformazione societaria e la fideiussione non sono sufficienti a liberare il garante. È onere di quest'ultimo dimostrare un effettivo e noto peggioramento delle condizioni patrimoniali del debitore al momento della concessione di nuovo credito, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Giudicato esterno: come una sentenza cambia il processo
La Corte di Cassazione ha esaminato una controversia tra due società di gestione del risparmio relativa al pagamento di commissioni. La questione centrale era l'interpretazione di una clausola contrattuale che posticipava tale pagamento. Decisivo è stato l'intervento di un giudicato esterno, ovvero una sentenza definitiva emessa in un'altra causa tra le stesse parti sulla medesima clausola. La Suprema Corte ha stabilito che tale giudicato, formatosi dopo la sentenza d'appello, crea una regola di diritto vincolante. Di conseguenza, ha cassato la decisione impugnata, che aveva interpretato la clausola in modo difforme, e ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce del principio stabilito dal giudicato esterno.
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Responsabilità amministratori banca: la Cassazione conferma
Un ex amministratore di un istituto di credito ha impugnato una sanzione pecuniaria irrogata dall'Autorità di Vigilanza per carenze gestionali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che le sanzioni amministrative bancarie non hanno natura penale e, pertanto, non è applicabile il principio della legge più favorevole (lex mitior). La sentenza ribadisce l'elevato standard di diligenza richiesto e la centrale importanza della responsabilità degli amministratori di banca nel dovere di agire informati.
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Debiti società cancellata: chi paga? La Cassazione
L'Agenzia delle Entrate ha notificato un avviso di accertamento al socio unico per i debiti di una società cancellata. La Cassazione ha stabilito che i creditori non devono provare che il socio abbia ricevuto beni dalla liquidazione. La responsabilità per i debiti della società cancellata si trasferisce al socio, che ha l'onere di provare di non aver ricevuto nulla per limitare la sua responsabilità. La sentenza di secondo grado è stata cassata con rinvio.
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Prelazione agraria: no al riscatto su quote sociali
Un coltivatore diretto ha agito in giudizio per esercitare il diritto di prelazione agraria su un fondo confinante, sostenendo che la cessione di quote della società proprietaria del terreno fosse un'operazione simulata per eludere i suoi diritti. Il Tribunale ha respinto la domanda per difetto di legittimazione passiva dei convenuti, in quanto l'azione doveva essere intentata contro la società proprietaria. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e ha ribadito che la cessione di quote sociali non equivale a una vendita del fondo.
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TFR socio lavoratore: la Cassazione conferma il diritto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26071/2024, ha stabilito che il diritto al TFR del socio lavoratore di cooperativa deriva direttamente dalla legge e non necessita di una specifica previsione contrattuale. Il caso riguardava un lavoratore che, pur essendo socio di una cooperativa, svolgeva un'attività lavorativa subordinata. La Corte ha rigettato il ricorso della società committente, confermando che la Legge 142/2001 ha esteso le tutele del lavoro subordinato, incluso il TFR, ai soci lavoratori, superando la precedente giurisprudenza che richiedeva un accordo esplicito o un comportamento concludente.
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Ripartizione utili ATI: chi non lavora non guadagna
Una società di costruzioni, membro al 50% di un'Associazione Temporanea di Imprese (ATI) per un appalto pubblico, ha citato in giudizio la partner per ottenere la sua quota di utili, pur non avendo eseguito alcun lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei gradi precedenti, respingendo la richiesta. Il principio chiave ribadito è che, in assenza di un diverso accordo, la ripartizione utili ATI deve essere proporzionale al lavoro effettivamente svolto da ciascun membro. Nessun lavoro, nessun profitto.
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Clausola change of control: interpretazione restrittiva
La Corte d'Appello di Trento ha confermato una sentenza di primo grado, stabilendo che una clausola statutaria sul 'change of control' si applica solo al trasferimento di una partecipazione di controllo preesistente, e non alla sua creazione ex novo tramite l'acquisto progressivo di quote di minoranza. La Corte ha privilegiato un'interpretazione letterale e restrittiva della clausola, ritenendo irrilevante un preesistente patto parasociale ai fini dell'applicazione della stessa, poiché il patto ha efficacia solo tra le parti e non definisce un controllo rilevante per lo statuto.
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Legittimazione socio: chi contesta l’accertamento?
L'ordinanza analizza il caso della legittimazione di un socio a impugnare un avviso di accertamento notificato alla società, dopo che le quote di quest'ultima sono state sottoposte a sequestro preventivo e affidate a un custode giudiziario. A causa della particolare rilevanza della questione, la Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una trattazione approfondita, senza ancora decidere nel merito. L'Amministrazione finanziaria contestava proprio la legittimazione del socio, ritenendo che solo il custode potesse agire.
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