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Diritto Societario

Informazione privilegiata: la prova per presunzioni
La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione per abuso di informazione privilegiata, stabilendo che la prova dell'illecito può essere raggiunta anche attraverso un solido quadro di presunzioni. Nel caso di specie, un investitore aveva acquistato azioni di una società target poco prima dell'annuncio pubblico di un'acquisizione, dopo aver avuto contatti con una figura chiave dell'operazione. La Corte ha ritenuto che la coincidenza temporale, la natura dell'investimento e i rapporti tra le parti costituissero elementi indiziari gravi, precisi e concordanti, sufficienti a fondare la condanna, respingendo il ricorso dell'investitore.
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Responsabilità amministratori: appello inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un creditore sociale contro la sentenza d'appello che aveva negato la responsabilità degli amministratori di una S.r.l. La decisione si fonda su un vizio procedurale: il ricorrente non ha impugnato una delle due autonome ragioni giuridiche (rationes decidendi) su cui si basava la decisione di secondo grado, ovvero l'insussistenza della prova dell'insufficienza patrimoniale della società. Poiché anche una sola ratio non contestata è sufficiente a sorreggere la sentenza, l'intero ricorso è stato respinto.
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Cancellazione società: illegittimo l’avviso fiscale
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 993/2024, ha annullato senza rinvio un avviso di accertamento notificato a una società già estinta. Il caso verteva sulla legittimità di un atto impositivo emesso nei confronti di una S.r.l. dopo la sua cancellazione dal registro delle imprese, avvenuta prima dell'entrata in vigore della normativa che estende il potere impositivo per cinque anni. La Corte ha ribadito che la cancellazione società ha un effetto estintivo immediato e che la nuova legge non è retroattiva. Pertanto, la notifica a un soggetto giuridicamente inesistente è radicalmente nulla.
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Società in house: la Cassazione valuta i requisiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza interlocutoria n. 984/2024, ha disposto la trattazione in pubblica udienza di un ricorso che solleva questioni sulla qualificazione e liceità delle attività di analisi e certificazione delle acque condotte da una società in house. A causa della rilevanza della materia e dell'assenza di precedenti specifici, la Corte ha ritenuto opportuno un approfondimento in sede pubblica.
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Opposizione a fusione: Cassazione rinvia a pubblica udienza
Una società creditrice ha presentato opposizione a una fusione, ma le corti di merito l'hanno ritenuta improcedibile poiché la fusione era già stata iscritta nel Registro delle Imprese. La Corte di Cassazione, rilevando la delicatezza e l'assenza di un orientamento consolidato sulla prevalenza tra l'irreversibilità della fusione e il diritto del creditore, ha emesso un'ordinanza interlocutoria rinviando la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita.
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Responsabilità socio società cancellata: la Cassazione
Con l'ordinanza n. 775/2024, la Corte di Cassazione ha stabilito che, a seguito della cancellazione di una società dal registro delle imprese, i debiti fiscali di quest'ultima non si estinguono ma si trasferiscono ai soci in un fenomeno successorio. Di conseguenza, l'avviso di accertamento può essere validamente notificato all'ex socio, la cui responsabilità non è sussidiaria ma deriva da una successione nel debito, sebbene limitata a quanto riscosso in sede di liquidazione. La Corte ha cassato la decisione di merito che imponeva all'Agenzia delle Entrate di provare preventivamente i presupposti di tale responsabilità.
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Scissione societaria: responsabilità fiscale illimitata
Una società holding, nata da una fusione con società beneficiarie di una scissione, è stata ritenuta responsabile per i debiti fiscali pregressi della società scissa. La Corte di Cassazione ha confermato che in caso di scissione societaria, la normativa fiscale speciale, che prevede una responsabilità solidale e illimitata, prevale sulle norme del codice civile che limiterebbero tale responsabilità. Tuttavia, il caso è stato rinviato al giudice di merito per non aver esaminato l'eccezione di prescrizione del credito tributario.
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Azione revocatoria: inammissibile l’appello generico
Un creditore ha ottenuto un'azione revocatoria contro la vendita di beni dal suo debitore a un terzo. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l'appello del terzo acquirente perché generico e non conforme al principio di autosufficienza. La Corte ha confermato che la conoscenza del pregiudizio da parte dell'acquirente può essere provata tramite presunzioni, come i preesistenti rapporti tra le parti.
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Prescrizione crediti socio lavoratore: la nuova regola
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio cruciale in materia di prescrizione dei crediti del socio lavoratore. Confermando un orientamento recente, ha chiarito che il termine di prescrizione per i crediti retributivi non decorre in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione. La decisione si fonda sulla constatazione che anche il socio lavoratore, a causa dell'incertezza sulla stabilità del suo posto e sulla tutela applicabile in caso di licenziamento, vive in una condizione di 'metus' (timore) che gli impedisce di far valere i propri diritti. Di conseguenza, la regola valida per i lavoratori subordinati privi di stabilità reale viene estesa anche a questa categoria, annullando la sentenza di merito che aveva dichiarato prescritti i crediti.
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Società in house: quando sussiste il controllo analogo
La Corte di Cassazione ha confermato la giurisdizione della Corte dei Conti sull'amministratore di una società interamente partecipata da un'Azienda Sanitaria. La decisione si fonda sulla qualificazione della società come 'società in house', affermando che il requisito del 'controllo analogo' da parte dell'ente pubblico sussisteva già nello statuto originario, ben prima di modifiche successive che lo hanno solo specificato. Di conseguenza, l'amministratore risponde del danno erariale davanti al giudice contabile.
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Ultrattività del mandato: società estinta in appello
Una società committente citava in giudizio un'impresa di ristrutturazioni per lavori non eseguiti a regola d'arte. Durante il processo, l'impresa veniva cancellata dal registro delle imprese, ma il suo avvocato proponeva comunque appello. La Corte di Cassazione, applicando il principio dell'ultrattività del mandato, ha ritenuto valido l'appello poiché l'estinzione della società non era stata dichiarata in giudizio, stabilizzando così la posizione processuale della parte. Il ricorso della committente è stato quindi rigettato.
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Estinzione società: che fine fanno i crediti incerti?
Una società cosmetica citava in giudizio una società fornitrice per inadempimento contrattuale. Nel corso della causa, la società fornitrice veniva cancellata dal registro delle imprese. Gli ex soci proseguivano il giudizio, ma la Corte di Cassazione ha stabilito che, con l'estinzione della società, le pretese creditorie incerte e illiquide, come quelle derivanti da una causa in corso, si considerano rinunciate. Di conseguenza, gli ex soci non avevano la legittimazione a proseguire l'azione legale, poiché tali pretese non si trasferiscono loro per successione.
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Revoca amministratore: quando è legittima?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la revoca di un amministratore di società non può basarsi su cause esterne alla sua condotta, come un mutamento legislativo. La decisione chiarisce che la "giusta causa" deve riguardare fatti che minano il rapporto di fiducia (pactum fiduciae) e non mere esigenze di riorganizzazione societaria. Il caso riguardava un amministratore di una società di servizi pubblici, revocato dopo una legge che trasferiva le competenze della società ad un altro ente. La Corte ha ritenuto illegittima la revoca, annullando la sentenza precedente e rinviando il caso alla Corte d'Appello.
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Clausola penale: riduzione e poteri del giudice
In una controversia tra ex coniugi soci, la Corte di Cassazione conferma la drastica riduzione di una clausola penale prevista in un patto parasociale. La Suprema Corte stabilisce che il giudice, nel ridurre la penale, può valutare il comportamento complessivo del creditore, come il suo 'disimpegno' verso la società, che dimostra un mutato e ridotto interesse all'adempimento, giustificando così la diminuzione dell'importo originariamente pattuito.
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Responsabilità soci amministratori: non è automatica
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 325/2024, ha stabilito un principio fondamentale in tema di responsabilità soci amministratori per illeciti amministrativi. A seguito di una sanzione per inquinamento acustico emessa da un Comune contro una società e, individualmente, contro tutti i suoi amministratori, la Suprema Corte ha chiarito che la responsabilità non è automatica. Non è sufficiente rivestire la carica di amministratore per essere ritenuti responsabili; l'ente sanzionatore deve provare la specifica condotta, commissiva o omissiva, di ciascun socio che ha contribuito all'illecito. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per non aver effettuato tale accertamento.
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Associazione in partecipazione: nullità della clausola
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 308/2024, ha confermato la nullità di una clausola in un contratto di associazione in partecipazione che riconosceva all'associato una quota del valore patrimoniale dell'azienda. Tale previsione, secondo la Corte, snatura la causa tipica del contratto, assimilandolo a un rapporto societario che, nel caso specifico di una farmacia, era vietato dalla legge all'epoca dei fatti. La decisione ribadisce i limiti dell'autonomia contrattuale e la distinzione netta tra associazione in partecipazione e società.
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Azione revocatoria: vendita tra società dello stesso gruppo
La Corte di Cassazione conferma la revoca di una vendita immobiliare tra due società appartenenti allo stesso gruppo. L'ordinanza chiarisce che per esperire l'azione revocatoria è sufficiente un credito anche solo litigioso, non ancora accertato giudizialmente. Inoltre, la consapevolezza del pregiudizio (scientia damni) si può presumere dal legame tra le società, rendendo l'atto di disposizione inefficace nei confronti del creditore danneggiato.
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Contributi editoria: certificazione bilanci cruciale
Una società cooperativa di giornalisti si è vista negare i contributi editoria per diverse annualità a causa della mancata certificazione dei bilanci societari, come richiesto dalla legge. La Corte di Cassazione, in attesa di una decisione sul merito, ha concesso un rinvio della causa per permettere alle parti di concludere delle trattative di componimento bonario della lite.
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Super-società di fatto: fallimento e requisiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 204/2024, ha annullato la decisione di una Corte d'Appello che negava l'esistenza di una super-società di fatto tra un imprenditore individuale e le società di capitali da lui controllate. La Corte ha stabilito che l'abuso della personalità giuridica e l'ingerenza gestionale non escludono la configurabilità di un rapporto societario occulto, ma vanno analizzati come possibili modalità operative dello stesso. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame che valuti correttamente gli elementi costitutivi della società di fatto, come il fondo comune e la condivisione dei risultati economici, anche in presenza di assetti formali simulati.
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Cambio denominazione sociale: effetti sulla garanzia
Una banca si è vista negare l'ammissione al passivo fallimentare di un credito garantito, poiché il giudice riteneva che la società garante fosse un soggetto diverso da quello fallito. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che il tribunale aveva commesso un errore cruciale ignorando la prova documentale del semplice cambio denominazione sociale della società garante. La Corte ha ribadito che la variazione del nome non altera l'identità giuridica della società, che rimane quindi vincolata agli obblighi precedentemente assunti.
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