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Diritto Societario

Responsabilità sindaci: non basta la mala gestio
Una società cooperativa ha citato in giudizio i propri ex amministratori e sindaci per mala gestio e omessa vigilanza. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha ribadito un principio fondamentale: la condanna degli amministratori non comporta automaticamente la responsabilità dei sindaci. Per affermare la responsabilità dei sindaci, è necessario dimostrare la loro specifica inerzia di fronte alle irregolarità gestionali e il nesso causale tra tale omissione e il danno subito dalla società, prova che nel caso di specie non è stata raggiunta.
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Insider trading secondario: la prova presuntiva
Un investitore viene sanzionato dall'Autorità di Vigilanza per insider trading secondario. La Corte d'Appello annulla la sanzione, ritenendo la prova basata su una catena di presunzioni inammissibile. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, cassa la sentenza d'appello, chiarendo che per l'illecito di insider trading secondario è sufficiente dimostrare il possesso dell'informazione, anche tramite presunzioni complesse, purché gravi, precise e concordanti. La Corte sottolinea che gli indizi vanno valutati nel loro insieme e non in modo isolato.
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Ricorso cassazione inammissibile: i requisiti
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso per cassazione inammissibile perché proposto congiuntamente contro la sentenza di primo grado e l'ordinanza di inammissibilità dell'appello, senza una trattazione separata delle censure. Il caso riguardava la richiesta di liquidazione di una quota societaria con valore negativo. La Corte ha ribadito la necessità di specificità dei motivi e di distinguere le critiche mosse a ciascun provvedimento, pena l'inidoneità del ricorso a raggiungere il suo scopo.
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Clausola simul stabunt: legittima nel dualistico?
Un consigliere di sorveglianza decade a seguito della revoca di altri membri in virtù della clausola simul stabunt simul cadent. La Cassazione respinge il suo ricorso per danni, confermando la piena legittimità della clausola anche nel sistema dualistico, distinguendone l'effetto dalla revoca senza giusta causa e ponendo come unico limite l'abuso del diritto.
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Danno diretto ex art. 2395 c.c.: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha rigettato il ricorso di due società di navigazione contro una società di revisione. Il caso verteva sulla richiesta di risarcimento per aver stipulato un contratto con una terza società, poi fallita, basandosi su bilanci certificati ma infedeli. La Corte ha confermato che il pregiudizio subito, pari al credito non riscosso, costituisce un "danno riflesso" e non un "danno diretto" ai sensi dell'art. 2395 c.c. Di conseguenza, l'azione non poteva essere intentata dal singolo creditore, ma solo dal curatore fallimentare a tutela dell'intero ceto creditorio.
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Responsabilità revisore: danno diretto e azione legale
Una società di navigazione ha citato in giudizio una società di revisione, sostenendo di essere stata indotta a stipulare un contratto con un'altra azienda, poi fallita, a causa di bilanci certificati in modo non veritiero. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della società creditrice. La decisione si fonda su un punto cruciale: la mancanza di legittimazione attiva del singolo creditore ad agire per la responsabilità del revisore contabile quando il danno lamentato è un mero riflesso del pregiudizio subito dal patrimonio sociale. In caso di fallimento, tale azione spetta unicamente al curatore. Il ricorso è stato inoltre respinto per un errore processuale nell'impugnazione della sentenza d'appello.
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Accettazione tacita eredità: costituirsi in giudizio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24006/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso degli eredi di un amministratore societario, confermando che la costituzione in giudizio per difendere nel merito l'operato del defunto integra un'ipotesi di accettazione tacita eredità. Il caso riguardava una richiesta di risarcimento danni per mala gestio avanzata dal fallimento della società amministrata dal defunto.
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Responsabilità solidale scissione: notifica efficace
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio cruciale in materia di responsabilità solidale scissione. Una società, cancellata dopo una scissione parziale, contestava un avviso di accertamento per un vizio di notifica e la conseguente decadenza del Fisco. La Corte ha chiarito che, data la responsabilità solidale tra la società scissa e le beneficiarie, la notifica tempestiva dell'atto impositivo a una sola delle società beneficiarie è sufficiente a interrompere la decadenza per tutte le società coobbligate, rendendo l'azione fiscale legittima anche nei confronti della società originaria, nonostante la notifica a quest'ultima fosse tardiva o viziata.
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Responsabilità sindaci: controllo non solo formale
La Corte di Cassazione conferma la responsabilità dei sindaci per omesso controllo su un'operazione di aumento di capitale societario risultata fittizia. La sentenza chiarisce che il dovere di vigilanza non è meramente formale, ma richiede una verifica sostanziale della regolarità delle operazioni gestionali, specialmente quelle di rilevante impatto economico. La Corte ha ritenuto che un controllo diligente avrebbe permesso di rilevare l'anomalia e di agire per prevenire il danno, configurando così il nesso causale tra l'omissione e la perdita subita dalla società.
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Mala gestio: la Cassazione e i limiti del ricorso
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un amministratore unico condannato per mala gestio. La decisione chiarisce che se l'appello contesta solo la quantificazione del danno e non la sussistenza delle condotte illecite, su quest'ultima si forma un giudicato inappellabile. La Corte ha confermato la condanna al risarcimento, basata sulla valutazione del danno differenziale effettuata dal CTU, ribadendo che l'apprezzamento delle prove documentali è di competenza del giudice di merito.
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Responsabilità amministratore srl: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex amministratore di una società a responsabilità limitata, condannato a risarcire i danni causati alla società poi fallita. La Corte ha confermato che la responsabilità dell'amministratore srl sorge per la violazione dei doveri generali di lealtà e diligenza, come nel caso di pagamenti ingiustificati a società terze, a prescindere dalla prova dello stato di insolvenza al momento dei fatti. È stato inoltre ribadito che spetta all'amministratore dimostrare di aver agito con la dovuta diligenza, e non al curatore fallimentare provare il contrario.
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Azione di responsabilità: l’appello deve essere specifico
La Cassazione ha respinto il ricorso di un ex amministratore contro una condanna per l'azione di responsabilità promossa dalla curatela fallimentare. L'appello era stato dichiarato inammissibile per genericità, e la Corte ha confermato la validità dell'azione del curatore anche senza il parere del comitato dei creditori, se non reclamato, e ha ribadito l'unitarietà dell'azione.
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Fondo di Garanzia INPS: Pagamento TFR Garantito
La Cassazione ha stabilito che il Fondo di Garanzia INPS deve intervenire per il TFR dei lavoratori di una società fallita, anche se esiste un'altra società co-obbligata e solvente a seguito di una scissione societaria. L'accesso al Fondo è diretto e non subordinato alla preventiva escussione di altri debitori.
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Errore materiale: quando la richiesta è inammissibile
La socia di una società ha richiesto alla Corte di Cassazione la correzione di un presunto errore materiale in una precedente ordinanza, lamentando la mancata enunciazione di un principio di diritto. La Corte ha dichiarato la richiesta inammissibile, specificando che la procedura per errore materiale serve a correggere sviste formali e non a contestare il contenuto sostanziale della decisione. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento di una somma a titolo di sanzione.
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Obbligo contributivo: reddito da più società
La Corte di Cassazione ha stabilito che un imprenditore iscritto alla Gestione Commercianti INPS deve versare i contributi sulla totalità dei redditi d'impresa percepiti, inclusi quelli derivanti da società di persone in cui non svolge attività lavorativa diretta. Una volta accertato l'obbligo contributivo per l'attività prevalente, la base imponibile si estende a tutti i redditi d'impresa per il principio di trasparenza fiscale delle società di persone, respingendo il ricorso dell'imprenditore.
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Compenso amministratore: quando è revocabile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex amministratore unico contro un'azione di revocatoria fallimentare per oltre 200.000 euro di compensi. I giudici hanno confermato che i pagamenti, privi di una valida base nello statuto societario e deliberati in stato di insolvenza, costituivano atti di straordinaria amministrazione dannosi per i creditori. Di conseguenza, il principio di non revocabilità del compenso amministratore non era applicabile.
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Competenza territoriale: sede legale vs sede effettiva
Una società ha contestato la decisione che fissava la competenza territoriale per la sua liquidazione giudiziale presso la sede operativa anziché quella legale. La Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il 'centro degli interessi principali' prevale sull'indirizzo formale, basandosi su prove concrete del luogo dove si svolge l'attività direttiva e amministrativa.
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Estinzione giudizio Cassazione: no doppio contributo
Un liquidatore ricorre in Cassazione in una causa di responsabilità. Le parti raggiungono un accordo e il ricorrente rinuncia all'impugnazione. La Suprema Corte dichiara l'estinzione del giudizio e stabilisce che, in caso di rinuncia accettata, non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.
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Responsabilità amministratore: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di responsabilità amministratore, annullando una sentenza di secondo grado che aveva rigettato la domanda di risarcimento danni avanzata da una curatela fallimentare. La Suprema Corte ha chiarito che la richiesta di danno, anche se genericamente legata alla mala gestio complessiva e quantificata secondo il criterio del deficit, è ammissibile se tra gli atti contestati vi è la prosecuzione non conservativa dell'attività dopo la perdita del capitale sociale, ristabilendo i principi sulla corrispondenza tra chiesto e pronunciato.
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Revocatoria scissione societaria: è ammissibile?
La Corte di Cassazione conferma un orientamento consolidato: l'azione revocatoria ordinaria è un rimedio ammissibile contro un atto di scissione societaria. Nel caso di specie, il fallimento di una società ha agito per rendere inefficace il trasferimento di un immobile a una società beneficiaria tramite scissione. La Corte ha rigettato il ricorso della beneficiaria, chiarendo che la revocatoria della scissione societaria non invalida l'operazione ma rende il bene trasferito aggredibile dai creditori della società scissa, integrandolo nella massa fallimentare. La richiesta di restituzione del bene è quindi finalizzata a questa funzione esecutiva.
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