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Diritto Societario

Affitto d'azienda senza consenso: revoca amministratori

Una sentenza della Corte d’Appello ha confermato la revoca per giusta causa di due socie amministratrici di una S.n.c. per aver concesso in affitto d’azienda l’unico complesso aziendale senza il consenso della terza socia. La Corte ha stabilito che tale operazione, modificando sostanzialmente l’oggetto sociale, richiede il consenso unanime di tutti i soci ai sensi dell’art. 2252 c.c., poiché trasforma la natura dell’attività da produttiva a finanziaria. Lo statuto societario, inoltre, non prevedeva una deroga a tale principio per l’affitto d’azienda.

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Sgravi contributivi: no a gruppi di comodo

La Corte di Cassazione ha negato a un’impresa edile il diritto agli sgravi contributivi, confermando la tesi dell’INPS. È stato accertato che l’azienda faceva parte di un gruppo di società riconducibili a un unico centro decisionale familiare. L’aumento occupazionale dichiarato era fittizio, risultando da meri trasferimenti di personale tra le società collegate e non da un reale incremento netto della forza lavoro. La sentenza sottolinea che, per ottenere gli sgravi contributivi, l’incremento deve essere effettivo e calcolato sull’intero gruppo societario, ribadendo la prevalenza della sostanza sulla forma per prevenire abusi.

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Rappresentanza processuale s.n.c.: la notifica

Un lavoratore ha fatto causa al titolare di un’azienda agricola. La Corte d’Appello ha dichiarato inammissibile il suo gravame perché notificato alla società (S.n.c.) e non all’imprenditore individuale citato in primo grado. La Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che in tema di rappresentanza processuale s.n.c. irregolare, ciascun socio ha il potere di rappresentare la società. Di conseguenza, la notifica alla società era valida poiché sostanzialmente diretta alla stessa parte, anche se in una diversa qualità. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Composizione negoziata crisi: le misure protettive

Il Tribunale di Firenze analizza un caso di composizione negoziata della crisi per un gruppo societario. Nonostante la grave situazione finanziaria, il giudice conferma le misure protettive e concede misure cautelari per salvaguardare la continuità aziendale e favorire le trattative con i creditori. La decisione si fonda sulla sussistenza di una ragionevole prospettiva di risanamento (fumus boni iuris) e sul rischio che azioni esecutive individuali possano compromettere l’esito della procedura (periculum in mora).

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Patto fiduciario quote: prova e onere del fiduciante

Un marito cita in giudizio la moglie per essere dichiarato proprietario effettivo delle quote di una società intestate a lei, sostenendo l’esistenza di un patto fiduciario. La moglie si oppone, dimostrando di aver costituito e finanziato la società con capitali propri. Il Tribunale di Milano ha respinto la domanda dell’uomo per insufficienza di prove, sottolineando che gli indizi a sostegno di un patto fiduciario devono essere gravi, precisi e concordanti, onere non soddisfatto in questo caso.

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Pirateria software: condanna e risarcimento del danno

Una società produttrice di software ha citato in giudizio un’azienda e il suo legale rappresentante per l’utilizzo di un programma CAD senza licenza. Il Tribunale di Milano ha accertato la violazione del diritto d’autore, basandosi anche su prove raccolte dalla Guardia di Finanza in un precedente procedimento penale. Ha condannato i convenuti in solido al risarcimento del danno patrimoniale, quantificato nel costo di mercato delle licenze, e del danno non patrimoniale, oltre alla rimozione del software illecito. La sentenza ha confermato la responsabilità personale dell’amministratore, sottolineando il suo dovere di vigilanza contro la pirateria software.

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Trapasso di azienda: indennità per cambio di quote

Un dirigente di una società editoriale si dimette a seguito della vendita dell’intero pacchetto azionario della società controllante a un nuovo soggetto. La Corte di Cassazione stabilisce che questa operazione configura un “trapasso di azienda” ai sensi del CCNL Poligrafici, dando diritto all’indennità di fine rapporto. La Suprema Corte chiarisce che il semplice passaggio di proprietà della maggioranza del capitale è sufficiente, anche se avviene internamente alla struttura societaria esistente, in quanto può alterare il rapporto fiduciario con il dirigente.

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Estinzione del giudizio: la guida completa

In un caso di appello riguardante una cessione di quote societarie, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. Di conseguenza, la parte appellante ha rinunciato agli atti prima della costituzione in giudizio della controparte. La Corte d’Appello ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, senza pronunciarsi sulle spese legali e chiarendo che non è dovuto il raddoppio del contributo unificato. La parola chiave del caso è estinzione del giudizio.

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Sospensione decreto ingiuntivo per gravi motivi

Un’ordinanza giudiziaria ha concesso la sospensione di un decreto ingiuntivo, ritenendo fondata l’opposizione per gravi motivi. L’opponente ha eccepito con successo la natura condizionata del credito, legato al perfezionamento di una cessione di quote societarie, il beneficio di preventiva escussione della società, e la possibilità di compensare il debito con propri crediti. Il giudice ha sospeso la provvisoria esecuzione in attesa della definizione del merito della causa.

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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?

Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per una società debitrice su ricorso di un creditore. Nonostante la società resistente avesse tentato di difendersi allegando piani di rientro parzialmente onorati e un presunto credito fiscale, il Tribunale ha accertato uno stato di insolvenza conclamato. La decisione si fonda sull’elevato indebitamento verso il ricorrente e l’erario, sull’esistenza di altre procedure monitorie e sulla mancanza di mezzi liquidi per far fronte alle obbligazioni. È stata inoltre rigettata la richiesta della società di un termine per presentare un piano alternativo, giudicata troppo generica e priva di supporto documentale.

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Precetto nullo: la girata post-cancellazione societaria

Il Tribunale di Bergamo ha confermato la sospensione di una procedura esecutiva, ritenendo nullo il precetto basato su cambiali con girate irregolari. La decisione si fonda sull’invalidità di una girata apposta dal legale rappresentante di una società dopo che questa era già stata cancellata dal registro delle imprese. Tale vizio interrompe la catena di titolarità del credito, rendendo il precetto nullo per l’impossibilità del debitore di verificare la legittimazione del creditore.

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Revoca sequestro giudiziario: l'accordo tra le parti

Con l’ordinanza N.R.G. 4812/2024 del 01/07/2025, il Tribunale di Ancona, Sezione Specializzata in Materia di Impresa, ha disposto la revoca del sequestro giudiziario su una quota del 40% del capitale di una società. La decisione scaturisce da un accordo transattivo raggiunto tra le parti e dalla conseguente richiesta congiunta di revoca della misura cautelare, ritenendo superflua la fissazione di un’udienza.

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Elusione fiscale e operazioni societarie: la Cassazione

Con la sentenza n. 34750 del 31/12/2019, la Cassazione Civile, Sez. V, ha chiarito importanti principi in materia di elusione fiscale. Il caso riguardava una complessa operazione societaria (fusione e conferimento d’azienda) che, secondo l’Agenzia delle Entrate, era priva di valide ragioni economiche e finalizzata a ottenere vantaggi fiscali indebiti. La Corte ha confermato la natura elusiva dell’operazione, negando la deducibilità di ammortamenti derivanti dalla rivalutazione di un marchio e chiarendo che, in caso di conferimento, solo la società ricevente può dedurre gli ammortamenti per l’intero anno.

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Deducibilità costi transazione: analisi della Cassazione

Con la sentenza n. 34618 del 30/12/2019, la Cass. Civ., Sez. 5, ha stabilito un principio cruciale sulla deducibilità dei costi da transazione. Il caso riguardava una società che, a seguito di un accordo transattivo con un ex socio, aveva dedotto diverse componenti negative, tra cui la perdita di un credito e il pagamento di una somma. L’Agenzia delle Entrate aveva disconosciuto parte di queste deduzioni. La Cassazione ha accolto il ricorso della società, affermando che il giudice di merito ha l’obbligo di esaminare analiticamente ogni singola componente di costo derivante dalla transazione, senza raggrupparle in un’unica categoria. La Corte ha rinviato il caso per una nuova valutazione sulla specifica rilevanza fiscale di ciascun elemento, in particolare della perdita su crediti.

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Motivazione per relationem: quando la sentenza è nulla

Con la sentenza n. 34615/2019, la Cassazione Civile, Sez. 5, ha annullato una decisione di merito perché basata su una motivazione per relationem illegittima. Il caso riguardava l’impugnazione di un avviso di accertamento da parte di una socia di una S.r.l. La Corte ha stabilito che una sentenza non può limitarsi a richiamare un altro provvedimento, ma deve riprodurne il contenuto e sottoporlo a una valutazione critica autonoma, pena la nullità per vizio di motivazione.

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Imposta sostitutiva rivalutazione: no interessi rateali

Con la sentenza n. 34616 del 30/12/2019, la Corte di Cassazione, Sez. V Civile, ha stabilito un principio fondamentale in materia di imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni. Il caso riguardava una società che, avvalendosi della L. 350/2003, aveva pagato l’imposta in tre rate annuali senza interessi. L’Agenzia delle Entrate pretendeva gli interessi sulle rate successive alla prima. La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, chiarendo che se la legge fissa un preciso piano di rateizzazione senza menzionare gli interessi, questi non sono dovuti. Il pagamento entro le scadenze legali è considerato tempestivo e non può generare oneri accessori.

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Opposizione sanzioni Banca d'Italia: il rito speciale

La Cass. Civ., Sez. II, n. 7663 del 19/03/2019 chiarisce la procedura per l’opposizione sanzioni Banca d’Italia. Un amministratore sanzionato ha impugnato il provvedimento depositando il ricorso prima di notificarlo, seguendo il rito generale. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la specialità del rito previsto dall’art. 195 T.U.F., che impone la notifica all’Autorità prima del deposito in cancelleria, pena l’inammissibilità.

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Rappresentante fiscale: giurisdizione e contratto

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. U, n. 7620 del 18/03/2019, la Corte di Cassazione ha stabilito che la controversia tra una società estera e il suo rappresentante fiscale italiano, relativa a un rimborso per sanzioni fiscali pagate, rientra nella giurisdizione italiana. La Corte ha chiarito che, sebbene l’obbligazione tributaria verso lo Stato sia di natura legale, il rapporto tra la società e il suo rappresentante fiscale è di natura contrattuale (mandato). Pertanto, si applica il foro speciale previsto dall’art. 5 della Convenzione di Lugano per le obbligazioni contrattuali, radicando la competenza nel luogo di esecuzione della prestazione, cioè l’Italia.

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Supersocietà di fatto: fallimento e requisiti

La Corte d’Appello di Venezia, con la sentenza del 13.02.2025 relativa ai procedimenti n. 2083/2024 e 2094/24, conferma il fallimento di una ‘supersocietà di fatto’ e dei suoi soci per ripercussione. Il caso riguarda un complesso schema di evasione IVA nel settore petrolifero, dove più società e persone fisiche hanno agito con un unico scopo illecito, mettendo in comune beni e attività. La Corte ha stabilito che l’esistenza di un’impresa collettiva con un distinto scopo illecito, la commistione patrimoniale e la sistematica distribuzione di profitti sono elementi sufficienti per identificare una supersocietà di fatto, giustificandone il fallimento esteso ai soci illimitatamente responsabili.

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Sospensione lodo arbitrale: quando è infondata

Una società ha impugnato un lodo arbitrale e richiesto la sospensione dei suoi effetti, adducendo gravi danni alla propria operatività. La Corte d’Appello ha respinto l’istanza di sospensione lodo arbitrale, non ravvisando né la manifesta fondatezza dell’impugnazione né la sussistenza di gravi motivi. La Corte ha chiarito che eventuali difficoltà gestionali della società derivano dalla sua situazione statutaria interna e non dall’esecutività del lodo. Di conseguenza, ha sanzionato la società per aver presentato un’istanza palesemente infondata.

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