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Diritto Immobiliare

Divisione ereditaria e pertinenze: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione interviene su una complessa vicenda di divisione ereditaria riguardante i beni mobili contenuti in un palazzo storico. La controversia nasceva dalla difficoltà di stabilire le corrette quote di proprietà a seguito di diversi atti di disposizione (vendite parziali, testamenti) avvenuti nel tempo. La Corte ha chiarito che è fondamentale distinguere tra due diverse masse di beni: i mobili considerati 'pertinenze' dell'immobile, la cui proprietà segue le vicende del bene principale e dà luogo a una comunione ordinaria tra i proprietari; e gli altri beni mobili, che rientrano a pieno titolo nella comunione ereditaria e devono essere divisi secondo le norme successorie. La sentenza annulla la decisione precedente e rinvia il caso alla Corte d'Appello, sottolineando anche la necessità di considerare l'obbligo di collazione per le donazioni ricevute in vita da uno degli eredi.
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Stima peritale: vincolante per l’ente espropriante?
Una società petrolifera si oppone all'indennità di esproprio determinata da una concessionaria autostradale, poiché inferiore a quella stabilita in una precedente stima peritale. Il nodo cruciale della controversia è se la valutazione del collegio di periti, qualora non impugnata, diventi definitiva e vincolante anche per l'autorità espropriante. La Corte di Cassazione, riconoscendo la particolare rilevanza della questione e le sue ampie implicazioni, ha ritenuto necessario rinviare la causa a una pubblica udienza per una decisione approfondita, senza quindi risolvere immediatamente il merito della controversia.
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Produzione documenti appello: limiti e divieti
Un figlio ha contestato la vendita di una sua quota immobiliare, effettuata dal padre in qualità di suo rappresentante a favore della nuova moglie. L'attore sosteneva che la vendita fosse simulata. La Corte d'Appello ha respinto la domanda, ammettendo nuove prove documentali del pagamento del prezzo prodotte solo in secondo grado. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, ribadendo il rigoroso divieto di produzione documenti in appello, come stabilito dall'art. 345 c.p.c. dopo la riforma del 2012. I nuovi documenti sono ammissibili solo se la parte dimostra l'impossibilità di produrli prima per causa non imputabile. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Simulazione di compravendita: Cassazione respinge
Un creditore ha agito in giudizio sostenendo una simulazione di compravendita orchestrata da un suo debitore per sottrarre beni al patrimonio. Il debitore avrebbe fittiziamente intestato un'azienda agricola e altri immobili alla moglie e ai figli. Sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno respinto la domanda. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni precedenti, dichiarando il ricorso inammissibile per motivi prevalentemente procedurali, tra cui la regola della "doppia conforme" e l'incapacità del ricorrente di contestare efficacemente le valutazioni di fatto dei giudici di merito.
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Vizi Urbanistici: annullata la sentenza d’appello
Una società di costruzioni acquista un terreno con permesso di costruire, ma scopre vizi urbanistici nel progetto originario che impediscono di realizzare delle varianti. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d'appello che aveva dato torto alla società, rilevando una grave contraddizione nella motivazione del giudice. Il caso è stato rinviato per una nuova decisione che dovrà tenere conto della responsabilità delle venditrici per i difetti del progetto ceduto.
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Probatio diabolica: prova attenuata e dante causa
La Corte di Cassazione rigetta i ricorsi in una controversia immobiliare su un portico e aree comuni. La decisione chiarisce che la 'probatio diabolica' è attenuata quando le proprietà delle parti derivano da un unico originario proprietario. Il portico è stato ritenuto pertinenza comune in base agli atti di provenienza, respingendo le pretese di proprietà esclusiva e di usucapione. Anche il ricorso incidentale su una presunta servitù d'uso per un forno è stato respinto, qualificando il diritto come personale e non reale.
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Distanze legali: le norme antisismiche prevalgono
Un proprietario ha citato in giudizio il vicino per opere edilizie illegittime. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13201/2025, ha stabilito due principi fondamentali: primo, la denuncia della violazione delle distanze legali tra edifici include implicitamente anche le normative antisismiche, che non possono essere considerate tardive se sollevate in corso di causa. Secondo, la chiusura di un cavedio con una copertura in un centro storico ("Zona A") costituisce una nuova costruzione, vietata dalle norme urbanistiche. La Corte ha quindi annullato la decisione d'appello, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Distanze in condominio: le regole del Codice Civile
In una disputa tra comproprietari, la Corte di Cassazione ha stabilito che le norme sulle distanze tra costruzioni (art. 873 c.c.) non si applicano in modo automatico all'interno di un unico edificio. In questi casi, prevale la disciplina sull'uso delle parti comuni (art. 1102 c.c.). La Corte ha cassato la sentenza d'appello per 'motivazione apparente', non avendo chiarito i criteri di misurazione adottati né giustificato l'applicazione delle norme sulle distanze in condominio. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Ricorso inammissibile: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in una controversia edilizia, riaffermando principi chiave sulla procedura civile. L'ordinanza chiarisce i limiti del vizio di motivazione come motivo di ricorso, l'onere di eccepire tempestivamente le nullità relative e l'applicazione della regola della "doppia conforme", che impedisce un nuovo esame dei fatti se le sentenze di primo e secondo grado concordano. La decisione sottolinea il rigore formale necessario per adire la Suprema Corte.
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Proprietà condominiale: il ballatoio è parte comune?
Una condomina modifica un ballatoio, ritenendolo privato. I vicini si oppongono. La Cassazione conferma la decisione d'appello: il ballatoio è parte comune. Viene ribadito il principio della presunzione di proprietà condominiale ex art. 1117 c.c., respingendo il ricorso della condomina e confermando l'ordine di demolizione.
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Nuova costruzione e distanze: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due proprietari, confermando l'ordine di demolizione di un manufatto realizzato su un terrazzo. La Corte ha stabilito che la trasformazione di una tettoia in un corpo di fabbrica stabile costituisce una 'nuova costruzione', soggetta alle normative sulle distanze vigenti al momento della sua realizzazione e non a quelle precedenti. Di conseguenza, è stata esclusa la possibilità di invocare l'usucapione, poiché il termine ventennale non era decorso dalla data della nuova edificazione (2004).
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Muro di cinta e distanze: quando non si applica l’esenzione
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce la definizione di muro di cinta ai fini delle distanze tra costruzioni. Il caso riguardava un patio costruito a ridosso di un muro sul confine. La Corte ha stabilito che se il muro non è un manufatto isolato ma è strutturalmente e funzionalmente collegato al patio, l'intero complesso va considerato come un'unica costruzione. Di conseguenza, deve rispettare le distanze legali dal fondo del vicino, e il muro perde la qualifica privilegiata di semplice muro di cinta.
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Distanza legale piscina: la Cassazione chiarisce
Una recente ordinanza della Cassazione affronta due temi cruciali: la qualificazione delle spese per l'Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) e la disciplina della distanza legale piscina dal confine di proprietà. La Corte ha stabilito che i costi dell'ATP sono spese giudiziali da liquidare nel giudizio di merito, e non un danno risarcibile autonomamente. Inoltre, ha ribadito che per le piscine, a differenza di cisterne e pozzi, non opera una presunzione assoluta di pericolosità; spetta a chi lamenta la violazione della distanza dimostrare il pericolo concreto derivante dall'opera.
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Distanze vedute oblique: la nuova costruzione è lecita?
Una proprietaria denuncia la nuova opera del vicino, il cui tetto ricostruito è più alto e voluminoso. La Cassazione respinge il ricorso, stabilendo che per le distanze vedute oblique è sufficiente rispettare il limite di 75 cm. Il semplice innalzamento non costituisce violazione se non si prova un concreto e specifico pregiudizio al diritto di veduta.
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Usucapione immobile: la tolleranza esclude il possesso
Una donna ha rivendicato l'usucapione di un immobile costruito con il defunto marito, ma intestato ai figli di lui. La Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, rigettando la domanda. La sua permanenza nell'immobile è stata considerata detenzione per tolleranza, non possesso, poiché non ha dimostrato un'interversione del possesso, ovvero un atto che manifestasse la volontà di possedere come proprietaria. La sentenza sottolinea che la valutazione dei fatti, come le ristrutturazioni o i rapporti familiari, spetta ai giudici di merito e non può essere riesaminata in Cassazione se la motivazione è logica. Il punto chiave è la necessità di provare un cambiamento da semplice utilizzo a comportamento da proprietario per ottenere l'usucapione immobile.
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Distanze legali vedute: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante la violazione delle distanze legali vedute. Il caso verteva sulla creazione di nuove aperture e balconi a distanza non regolamentare. La Suprema Corte ha applicato il principio della 'doppia pronuncia conforme', poiché sia il Tribunale che la Corte d'Appello avevano confermato la violazione basandosi sulla medesima valutazione dei fatti, respingendo i motivi del ricorrente che lamentavano un omesso esame di nuove perizie tecniche.
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Usucapione suolo pubblico: no a diritto di superficie
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13129/2025, ha stabilito che non è possibile acquisire per usucapione il diritto di superficie su un suolo pubblico. Nel caso esaminato, una società aveva costruito su un terreno acquistato nel 1984, il cui atto di vendita era stato poi dichiarato inefficace. La Corte ha rigettato la richiesta della società, negando sia l'usucapione abbreviata, data la natura demaniale del bene, sia il diritto all'indennizzo per le opere realizzate, poiché la società non poteva essere considerata in buona fede, essendo a conoscenza della natura pubblica del terreno indicata nell'atto di acquisto.
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Revocazione sentenza Cassazione: quando è inammissibile
Una complessa vicenda familiare relativa alla proprietà di una villa porta a un'articolata battaglia legale. Dopo una condanna per ingiustificato arricchimento, la parte soccombente tenta la revocazione della sentenza della Cassazione che aveva confermato la decisione d'appello. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo i rigidi limiti di questo rimedio: la revocazione sentenza Cassazione non è ammessa per contrasto di giudicati né per presunti errori di valutazione, che costituiscono errori di giudizio e non errori di fatto percettivi.
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Usucapione beni pubblici: no se costruiti ex lege
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni cittadini che chiedevano l'usucapione di immobili pubblici occupati dal 1946. La Corte ha stabilito che tali beni, costruiti con fondi statali per finalità di edilizia pubblica post-bellica (d.lgs. n. 261/1947), appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato per destinazione di legge (ex lege). Questa natura impedisce l'acquisto della proprietà tramite usucapione, a prescindere dalla durata del possesso.
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Presunzione di condominialità: la scala è bene comune
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della proprietà delle scale in un condominio. Al centro della disputa, una scala a chiocciola che collega un ballatoio a un lastrico solare, entrambi aree comuni. I giudici hanno stabilito che, in assenza di un atto formale che ne attribuisca la proprietà esclusiva a un singolo condomino (il cosiddetto 'titolo contrario'), la scala deve considerarsi un bene comune. La Corte ha rigettato il ricorso dei condomini che ne rivendicavano la proprietà, confermando il principio della presunzione di condominialità per le strutture funzionalmente essenziali all'uso comune dell'edificio.
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