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Diritto Immobiliare

Istanza di assegnazione: termine perentorio, Cassazione
Una creditrice presenta in ritardo l'istanza di assegnazione di un immobile pignorato. La Corte di Cassazione, cambiando il proprio precedente orientamento, stabilisce che il termine di dieci giorni prima della vendita è perentorio e non più ordinatorio. La decisione, basata sulle riforme del processo esecutivo, mira a garantire la celerità e la certezza delle procedure, proteggendo l'affidamento dei terzi offerenti. La tardività della richiesta comporta la decadenza dal diritto.
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Sospensione del giudizio: quando si applica l’art. 295
Una società creditrice avvia un'espropriazione immobiliare su un bene venduto dal debitore a terzi. Il debitore si oppone all'esecuzione mentre è pendente un'altra causa per l'annullamento della vendita. Il tribunale dispone la sospensione del giudizio di opposizione ai sensi dell'art. 295 c.p.c. La Corte di Cassazione annulla tale provvedimento, precisando che, esistendo una sentenza non definitiva nella causa pregiudicante, la norma applicabile è quella della sospensione facoltativa ex art. 337 c.p.c., non quella obbligatoria.
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Risoluzione contratto locazione: la conferma vale
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società conduttrice, stabilendo che la conferma dell'ordinanza provvisoria di rilascio nella sentenza di merito implica la risoluzione del contratto di locazione. La Corte ha chiarito che piccole discrepanze formali tra il dispositivo letto in udienza e quello scritto non invalidano la sentenza, e che le domande possono essere precisate nel corso del giudizio se la controparte accetta il contraddittorio.
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Inammissibilità ricorso per cassazione: guida pratica
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità di un ricorso presentato da una società costruttrice contro un condominio per il risarcimento danni da occupazione di posti auto. La decisione si fonda sulla violazione delle norme procedurali, in particolare sulla mancata e laconica esposizione dei fatti di causa, che ha reso impossibile per la Corte comprendere le censure mosse alla sentenza d'appello. Questo caso sottolinea l'importanza cruciale della chiarezza e completezza nella redazione degli atti giudiziari per evitare l'inammissibilità del ricorso per cassazione.
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Danno da ritardata restituzione: la Cassazione decide
Una società immobiliare ha citato in giudizio una Pubblica Amministrazione per il danno da ritardata restituzione di un immobile. I giudici di merito avevano respinto le richieste di interessi, rivalutazione ISTAT e maggior danno, ritenendo necessaria una preventiva costituzione in mora. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che tali somme sono dovute automaticamente e che la domanda giudiziale stessa è sufficiente a costituire in mora il debitore per il maggior danno.
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Procura speciale: ricorso in Cassazione nullo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante la cancellazione di un'ipoteca. La decisione non si basa sul merito della questione, ma su un vizio insanabile relativo alla procura speciale conferita al legale. Uno dei ricorrenti non l'aveva mai firmata, mentre per l'altro la procura non era stata allegata telematicamente all'atto di notifica del ricorso, ma depositata solo anni dopo. Questo errore procedurale ha comportato l'inammissibilità del ricorso e la condanna in solido di una delle parti e del suo avvocato al pagamento delle spese legali.
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Patto occulto canone locazione: la Cassazione decide
Una locatrice ha tentato di imporre un canone di locazione maggiorato basandosi su un secondo contratto, inizialmente non registrato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il patto occulto canone locazione è nullo e che la sua successiva registrazione non può sanare tale nullità, la quale è prevista a tutela del conduttore e per contrastare l'evasione fiscale. La Corte ha inoltre sanzionato la genericità del ricorso, incapace di confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza d'appello.
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Locazione a non domino: è valida? La Cassazione spiega
Un'associazione affittuaria ha smesso di pagare il canone sostenendo che la locazione fosse invalida perché i locatori non erano i proprietari (locazione a non domino). La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso improcedibile per un vizio formale, ma ha colto l'occasione per ribadire un principio fondamentale: il contratto di locazione a non domino è valido ed efficace tra le parti. L'inquilino, avendo goduto del bene, è tenuto a pagare il canone pattuito, poiché l'inefficacia del contratto riguarda solo il rapporto con il vero proprietario dell'immobile.
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Onere della prova locatore: danni e cauzione
Un locatore ha trattenuto il deposito cauzionale per presunti danni all'immobile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, sottolineando che l'onere della prova del locatore non si limita a dimostrare il danno, ma include la necessità di provare una corretta contestazione al momento della riconsegna dell'immobile, supportata da richieste istruttorie specifiche e pertinenti.
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Improcedibilità ricorso: sentenza non notificata
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso presentato da due debitori avverso una sentenza della Corte d'Appello. La decisione si fonda sul mancato deposito, da parte dei ricorrenti, della copia notificata della sentenza impugnata, un onere processuale inderogabile ai sensi dell'art. 369 c.p.c. quando si afferma che la notifica è avvenuta. Questo errore formale ha precluso l'esame nel merito dei motivi di ricorso, confermando la costante giurisprudenza sull'importanza degli adempimenti procedurali.
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Litisconsorzio necessario: appello inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso un pignoramento presso terzi. La decisione si fonda sulla violazione del principio del litisconsorzio necessario, in quanto i ricorrenti non hanno identificato né citato in giudizio il terzo pignorato, parte fondamentale del processo. L'ordinanza sottolinea anche l'improcedibilità del ricorso per la mancata produzione di una copia conforme della sentenza impugnata, ribadendo l'importanza del rigore formale negli atti processuali.
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Ricorso in Cassazione: copia notificata obbligatoria
Un ricorso per cassazione, originato da una richiesta di risarcimento per infiltrazioni d'acqua, è stato dichiarato improcedibile. La Suprema Corte ha ribadito che è onere del ricorrente depositare la copia notificata della sentenza impugnata, se afferma che la notifica è avvenuta. La mancata produzione di tale documento, essenziale per verificare la tempestività dell'impugnazione secondo il 'termine breve', costituisce un vizio insanabile che conduce all'inammissibilità del ricorso stesso.
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Esonero responsabilità: clausola valida nel contratto?
Un sub-lessee ha citato in giudizio un comune per danni da infiltrazioni d'acqua, invocando la responsabilità per cose in custodia. I tribunali hanno respinto la richiesta, dando validità a una clausola contrattuale di esonero responsabilità che trasferiva l'onere dell'impermeabilizzazione al sub-lessee. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso finale.
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Opposizione esecuzione: quando i motivi sono inammissibili
Gli eredi di un debitore si oppongono a una procedura di espropriazione immobiliare, lamentando vari vizi procedurali, tra cui la mancata notifica alla comproprietaria defunta. La Corte di Cassazione dichiara quasi tutti i motivi di ricorso inammissibili perché tardivi, generici o già coperti da una precedente sentenza definitiva (giudicato). L'unico punto accolto è l'annullamento della condanna per lite temeraria, poiché il coinvolgimento dell'acquirente dell'immobile nel giudizio è stato ritenuto una scelta prudente e non vessatoria. La sentenza ribadisce l'importanza della tempestività e specificità nell'opposizione all'esecuzione.
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Clausola risolutiva espressa: come si esercita?
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che aveva dichiarato risolto un contratto di affitto di ramo d'azienda. La Corte ha stabilito che il giudice non può basare la risoluzione per inadempimento su una violazione (mancato pagamento dei canoni) diversa da quella specificamente contestata dalla parte che si è avvalsa della clausola risolutiva espressa (mancato pagamento dei conguagli). Tale operato costituisce una violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato (extrapetizione).
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Inammissibilità ricorso cassazione: analisi ordinanza
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità di un ricorso avverso una sentenza della Corte d'Appello che aveva respinto un'opposizione all'esecuzione. L'inammissibilità del ricorso cassazione è stata motivata dalla esposizione incomprensibile dei fatti e dalla totale aspecificità dei motivi, che non si confrontavano criticamente con le ragioni della decisione impugnata, configurandosi come una sterile contrapposizione dialettica.
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Pignoramento e affitto: a chi pagare il canone?
La Corte di Cassazione chiarisce un complesso caso di pignoramento e affitto. Un inquilino, destinatario di un'ordinanza di assegnazione del canone a un creditore, si vede poi richiedere lo stesso pagamento dal custode giudiziario di un pignoramento immobiliare preesistente. La Corte stabilisce che l'opposizione dell'inquilino all'esecuzione del creditore è legittima non per la tardiva scoperta del pignoramento immobiliare, ma a causa di un successivo provvedimento del giudice dell'esecuzione immobiliare che, sebbene anomalo ma non impugnato, ha modificato l'obbligo di pagamento, legittimando i versamenti al custode.
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Domanda nuova art. 183 c.p.c.: quando è lecita?
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che, in una causa per negatoria servitutis, se il convenuto contesta la proprietà dell'attore, quest'ultimo può legittimamente presentare una domanda nuova ex art. 183 c.p.c. per l'accertamento della proprietà con efficacia di giudicato. Tale domanda è ammissibile non solo all'udienza di trattazione, ma anche con la prima memoria scritta, in quanto considerata una reazione difensiva connessa alla vicenda sostanziale originaria, in linea con i principi di economia processuale e ragionevole durata del processo.
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Spese processuali opposizione: la Cassazione chiarisce
Un debitore si oppone a un'ordinanza di vendita immobiliare. Il tribunale dichiara l'opposizione inammissibile ma regola le spese in modo diverso tra fase cautelare e di merito. La Corte di Cassazione, pur confermando l'inammissibilità del motivo principale per un vizio di forma, accoglie il ricorso sulle spese, stabilendo il principio che le spese processuali nell'opposizione esecutiva devono essere regolate in modo unitario e coerente per l'intero giudizio, considerando il suo esito finale.
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Sospensione termini COVID e opposizioni esecutive
Una società creditrice si oppone a un atto esecutivo, ma il Tribunale dichiara l'atto tardivo. La Cassazione interviene, affermando che la sospensione termini COVID si applica anche a queste procedure. Inoltre, chiarisce che per la tempestività conta la data di notifica dell'atto, non la successiva iscrizione a ruolo. L'ordinanza del Tribunale viene quindi annullata con rinvio.
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