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Diritto Immobiliare

Indennità di esproprio: la decisione della Cassazione
Alcuni eredi contestavano l'importo dell'indennità di esproprio per un'area espropriata da un Comune. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello. Ha chiarito che l'indennità di esproprio è un debito di valuta, quindi non soggetto a rivalutazione monetaria automatica, e ha ribadito i limiti del sindacato sulla motivazione della sentenza di merito che si basa su una consulenza tecnica.
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Servitù di passaggio: quando il ricorso è inammissibile
La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per la costituzione di una servitù di passaggio. La Corte ha rilevato che i ricorrenti non avevano contestato una ragione autonoma della sentenza di appello, la quale indicava una soluzione alternativa per l'accesso al fondo, rendendo l'impugnazione inefficace.
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Rigetto ricorso cassazione: analisi di un caso
In una controversia tra due sorelle per l'usucapione di alcuni terreni e la divisione di un'eredità, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello. La Corte ha decretato il rigetto del ricorso per cassazione, giudicandolo inammissibile e manifestamente infondato, condannando la ricorrente al pagamento delle spese e a sanzioni per lite temeraria.
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Giudicato e rivendica: limiti e specificità del ricorso
Una disputa familiare su un lastrico solare giunge in Cassazione, affrontando il tema del giudicato in relazione a una nuova azione di rivendica. La Corte Suprema ha rigettato il ricorso, non per il merito della questione, ma perché l'appellante non ha rispettato il principio di specificità, omettendo di trascrivere integralmente le sentenze precedenti su cui basava la sua eccezione di giudicato. La decisione sottolinea l'importanza cruciale della corretta redazione degli atti processuali.
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Clausola di stile: non basta per la servitù
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32619/2024, ha rigettato il ricorso di due proprietari che rivendicavano una servitù di passaggio basata su una vecchia previsione contrattuale. La Corte ha stabilito che una mera 'clausola di stile', ovvero una formulazione generica e non specifica, non è sufficiente per costituire un diritto reale come la servitù. È indispensabile una chiara manifestazione di volontà e l'esatta individuazione dei fondi dominante e servente, elementi mancanti nel caso di specie. La decisione conferma che per la costituzione di servitù sono richiesti requisiti formali rigorosi.
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Servitù di passaggio: quando nasce da un contratto?
Una proprietaria contestava una servitù di passaggio basata su un contratto del 1964 per una strada mai costruita. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il contratto aveva costituito direttamente la servitù, indipendentemente dalla successiva mancata realizzazione della strada. La Corte ha ribadito che proporre una mera interpretazione alternativa del contratto non è un motivo valido per il ricorso in Cassazione.
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Sublocazione e ospitalità: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32586/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni locatori che accusavano il loro inquilino di sublocazione illegittima. Il caso verteva sulla distinzione tra sublocazione e ospitalità, poiché l'inquilino ospitava un parente in modo continuativo. La Corte ha ribadito che la presenza, anche protratta nel tempo, di un ospite non costituisce di per sé prova di sublocazione. Inoltre, ha sottolineato che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per richiedere un nuovo esame dei fatti, ma solo per contestare errori di diritto, confermando la decisione della Corte d'Appello favorevole all'inquilino.
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Onere della prova notificazione: guida alla Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32575/2024, ha chiarito l'onere della prova notificazione. Un conduttore contestava la validità di un atto ricevuto dal figlio in un luogo diverso dalla sua residenza. La Corte ha stabilito che la dichiarazione di convivenza resa dal familiare all'ufficiale giudiziario crea una presunzione legale. Spetta quindi al destinatario dell'atto dimostrare che la convivenza era inesistente e la presenza del familiare solo occasionale, invertendo di fatto l'onere della prova.
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Contratto di locazione nullo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un contratto di locazione nullo perché stipulato verbalmente, a cui è seguito un secondo contratto scritto e regolarmente registrato. La conduttrice, citata per morosità, sosteneva la nullità anche del secondo accordo. La Corte ha stabilito che la stipula del nuovo contratto scritto e registrato costituisce una "rinnovazione" che sana la situazione, sostituendo completamente il precedente accordo verbale nullo. Di conseguenza, il rapporto è regolato unicamente dal secondo contratto, rendendo legittima la richiesta di pagamento dei canoni e infondate le pretese della conduttrice.
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Legittimazione edilizia comproprietario: la Cassazione
Una società contesta la comunicazione di inizio lavori presentata da un comproprietario per opere su aree comuni. Il nodo centrale è la legittimazione edilizia del comproprietario e il riparto di giurisdizione. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che il giudice amministrativo può valutare in via incidentale la titolarità a richiedere il permesso, senza invadere la giurisdizione del giudice ordinario, unico competente a decidere nel merito dei diritti di proprietà.
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Servitù di passaggio: la prova delle opere apparenti
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un proprietario che rivendicava una servitù di passaggio sul fondo del vicino. La Corte ha stabilito che, per il riconoscimento di tale diritto per usucapione o destinazione del padre di famiglia, non è sufficiente la presenza di un percorso, ma è necessaria la prova di opere visibili, permanenti e inequivocabilmente destinate all'esercizio della servitù, un 'quid pluris' che nel caso di specie non è stato dimostrato.
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Ricorso assemblato: quando è inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per violazione del principio di sinteticità. L'atto, definito come "ricorso assemblato", consisteva nella riproduzione integrale di documenti precedenti senza una chiara esposizione dei fatti essenziali, rendendo impossibile per la Corte comprendere le censure mosse. La decisione riafferma la necessità di redigere ricorsi chiari e autosufficienti, pena la loro inammissibilità.
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Sospensione termini Covid: accolta opposizione tardiva
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un debitore la cui opposizione a un'esecuzione immobiliare era stata dichiarata inammissibile per tardività. La Corte ha stabilito che la sospensione termini Covid, introdotta dalla legislazione emergenziale, doveva essere applicata, rendendo l'opposizione tempestiva. Il caso è stato rinviato al Tribunale per l'esame nel merito.
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Onere della prova nella rivendicazione: la Cassazione
Un proprietario ha agito in giudizio per ottenere la restituzione di un immobile occupato senza titolo. Gli eredi dell'occupante si sono difesi eccependo l'acquisto per usucapione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32530/2024, ha chiarito un punto cruciale sull'onere della prova. Se chi occupa il bene non contesta la titolarità originaria del proprietario al momento in cui assume di aver iniziato a possedere, l'onere probatorio a carico del proprietario che agisce in rivendicazione si attenua, non essendo più necessaria la cosiddetta 'probatio diabolica'.
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Usucapione terrazza: quando la buona fede è esclusa
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condomino che rivendicava la proprietà esclusiva di una terrazza tramite usucapione abbreviata. La Corte ha stabilito che non può esserci buona fede, requisito essenziale per l'usucapione terrazza abbreviata, se l'atto di acquisto stesso richiama il regolamento di condominio che definisce l'area come bene comune, seppur concesso in uso esclusivo. La decisione sottolinea l'importanza del contenuto dei regolamenti condominiali negli atti di compravendita immobiliare.
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Rinnovazione tacita e PA: no al contratto di fatto
La Corte di Cassazione ha stabilito che non può esserci rinnovazione tacita di un contratto di concessione di un immobile se, alla data di scadenza, il concedente era una Pubblica Amministrazione. Il caso riguardava un ex dipendente che, dopo la scadenza del contratto per un alloggio di servizio nel 1992, aveva continuato a occupare l'immobile per decenni. La Corte ha chiarito che la necessità della forma scritta per i contratti della P.A. impedisce la formazione di un nuovo rapporto per facta concludentia, anche se l'ente è stato successivamente privatizzato. L'occupazione, pertanto, è stata considerata senza titolo.
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Delibera condominiale annullabile: quando opporsi
Una società si opponeva al pagamento di oneri condominiali per lavori di consolidamento statico, ritenendo di esserne esclusa. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che tali spese, riguardando l'intero edificio, vanno ripartite tra tutti i condomini. Inoltre, ha stabilito che una delibera condominiale annullabile per errata ripartizione delle spese deve essere impugnata con apposita domanda riconvenzionale entro 30 giorni, non essendo sufficiente una semplice eccezione nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo.
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Prescrizione decennale: indennità di occupazione
Un ente proprietario ha agito contro un ex inquilino per somme non pagate dopo la convalida di uno sfratto. I tribunali di merito avevano applicato la prescrizione di cinque anni, ritenendo il credito estinto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che il debito per l'occupazione dell'immobile dopo la fine del contratto non è un canone di locazione, ma un'indennità per risarcimento del danno. Come tale, è soggetto alla prescrizione decennale ordinaria.
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Mediazione obbligatoria: termine non perentorio
In una causa di sfratto per morosità, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla mediazione obbligatoria. L'ordinanza chiarisce che il termine di 15 giorni assegnato dal giudice per avviare la procedura di mediazione non è perentorio. Se la mediazione viene iniziata in ritardo ma si conclude, seppur senza accordo, prima dell'udienza di rinvio, la domanda giudiziale è procedibile. La Corte ha privilegiato lo scopo della norma (la deflazione del contenzioso) rispetto al mero formalismo, annullando la decisione di merito che aveva dichiarato l'improcedibilità della domanda.
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Transazione novativa: come estingue il contratto
Un locatore ha trattenuto il deposito cauzionale dopo una disputa su una locazione commerciale, risolta con un accordo a tre parti. La Corte d'Appello ha confermato che tale accordo costituiva una transazione novativa, estinguendo il contratto di locazione originale. Di conseguenza, il locatore ha perso il diritto di trattenere il deposito basato sul vecchio contratto ed è stato condannato a restituirlo. La sentenza chiarisce che i diritti e le garanzie legati a un rapporto giuridico si estinguono se questo viene sostituito da un nuovo accordo incompatibile con il precedente.
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