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Diritto Immobiliare

Incameramento rate in vendita fallimentare: la guida
Una società si aggiudica un bene in un'asta fallimentare, versa la prima rata ma non salda il prezzo. La Corte di Cassazione conferma la legittimità della decisione di trattenere non solo la cauzione ma anche la rata già pagata. L'ordinanza stabilisce che l'incameramento rate è previsto dall'art. 587 c.p.c., applicabile anche alle vendite fallimentari, e che il provvedimento del giudice che lo dispone può integrare una precedente decisione che aveva omesso di pronunciarsi sul punto.
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Canone Occupazione Suolo Pubblico: Quando è dovuto?
Una società editoriale si opponeva alla richiesta di pagamento del Canone Occupazione Suolo Pubblico (COSAP) avanzata da un Comune per un box e un traliccio. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo un principio fondamentale: per la debenza del canone, non è sufficiente che l'area sia di proprietà pubblica. Il Comune deve dimostrare che il suolo appartiene al demanio o al patrimonio indisponibile, ovvero a beni destinati a una funzione pubblica. La mera proprietà comunale, se rientrante nel patrimonio disponibile, è equiparata a quella privata e non giustifica l'imposizione del COSAP.
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Probatio Diabolica: onere della prova attenuato
Una vedova agisce per il rilascio di un immobile occupato dal presunto figlio naturale del marito. La Cassazione chiarisce che la probatio diabolica si attenua quando le parti derivano i loro diritti da un dante causa comune, confermando la legittimità della riqualificazione dell'azione da personale a reale (rivendica) da parte del giudice d'appello.
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Vizi dell’immobile locato: oneri del conduttore
Una società di ristorazione cita in giudizio il proprietario di un immobile per la risoluzione del contratto di locazione, lamentando vizi dell'immobile locato, in particolare la mancanza di destinazione d'uso commerciale per il piano interrato. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha stabilito che il conduttore, avendo dichiarato nel contratto di aver trovato l'immobile idoneo all'uso e assumendosi l'onere di ottenere tutte le autorizzazioni, si era accollato il rischio economico relativo all'eventuale impossibilità di utilizzo, escludendo la responsabilità del locatore.
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Danno da occupazione abusiva: la prova è essenziale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 33365/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due proprietari che chiedevano il risarcimento per un danno da occupazione abusiva. La Corte ha confermato l'orientamento secondo cui il danno non è presunto (in re ipsa), ma deve essere specificamente provato dal danneggiato. I ricorrenti non sono riusciti a dimostrare né le concrete occasioni di profitto perse, né lo stato dell'immobile al momento dell'acquisto, rendendo impossibile quantificare un eventuale danno e portando al rigetto della loro richiesta.
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Responsabilità del notaio: i limiti delle visure
La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità del notaio per i danni subiti da un'acquirente a seguito del fallimento, non trascritto nei registri immobiliari, del socio della società venditrice. La Corte ha stabilito che il notaio aveva adempiuto al suo obbligo di diligenza effettuando le visure standard, dalle quali non era emersa alcuna anomalia. La decisione chiarisce che l'obbligo del professionista non si estende a ricerche complesse e in altre giurisdizioni, a meno che non vi sia un mandato specifico da parte del cliente.
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Responsabilità notaio e colpa del cliente: il caso
La Corte di Cassazione ha confermato la riduzione del 50% del risarcimento dovuto da un notaio al proprio cliente. Sebbene sia stata accertata la responsabilità del notaio per non aver rilevato una clausola risolutiva, il danno è stato ritenuto in parte causato dalla condotta imprudente del cliente, che aveva versato una caparra pari al 90% del prezzo di vendita. La sentenza chiarisce che l'inadempimento del professionista e il concorso di colpa del cliente sono due elementi distinti nella valutazione del danno.
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Ricorso inammissibile: i requisiti di specificità
Un debitore ha presentato ricorso contro la decisione della Corte d'Appello che negava la restituzione di somme ritenute pagate in eccesso a un creditore in un'esecuzione forzata. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per molteplici difetti formali, tra cui la mancanza di specificità, l'omessa trascrizione di atti cruciali e il tentativo di ottenere un riesame del merito della prova, compito che esula dalle funzioni della Corte di legittimità.
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Rinuncia al ricorso: come estingue il processo
Una complessa vicenda legale riguardante un risarcimento danni, cessioni di credito e un fallimento societario si conclude inaspettatamente davanti alla Corte di Cassazione. Le parti raggiungono un accordo stragiudiziale, portando alla rinuncia al ricorso da parte della società ricorrente. La Corte, prendendo atto della rinuncia formalmente perfetta, dichiara l'estinzione del processo, chiudendo definitivamente la controversia senza una pronuncia nel merito e compensando le spese.
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Prescrizione danno ambientale: quando inizia a decorrere
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 33288/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di prescrizione per danno ambientale. Il caso riguardava la richiesta di risarcimento avanzata dai proprietari di un terreno contro una società di raffinazione, ex locataria, per inquinamento. La Corte ha stabilito che il termine di prescrizione non decorre dalla data della perizia tecnica che accerta il danno, ma dal momento precedente in cui i proprietari hanno ricevuto una comunicazione ufficiale dal Comune che li informava della presenza di inquinanti e della necessità di ulteriori verifiche. Questa comunicazione è stata ritenuta sufficiente a generare una consapevolezza del pregiudizio, dando il via al decorso della prescrizione. La Suprema Corte ha inoltre confermato la validità dell'appello incidentale con cui la società aveva riproposto l'eccezione di prescrizione, precedentemente respinta in primo grado.
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Acquisizione sanante: come si calcola l’indennizzo?
In un caso di occupazione illegittima di un terreno da parte di un Comune, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sull'acquisizione sanante. Se il valore del bene è diminuito nel tempo, il risarcimento per il periodo di occupazione abusiva deve essere calcolato sul valore che l'immobile aveva in quel periodo (quando era più alto), e non sul valore inferiore al momento del decreto finale. Questa decisione garantisce un'equa compensazione al proprietario, impedendo all'ente pubblico di beneficiare del proprio ritardo.
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Cessazione materia del contendere: effetti pratici
Una controversia immobiliare per violazione delle distanze legali giunge in Cassazione. Le parti raggiungono un accordo, portando la Corte a dichiarare la cessazione materia del contendere. Questa decisione rende il ricorso inammissibile e provoca la caducazione delle sentenze di primo e secondo grado, dimostrando come un accordo possa annullare l'intero percorso giudiziario.
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Riduzione della penale: quando il giudice non interviene
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società sanitaria che chiedeva la riduzione della penale per il ritardo nella riconsegna di un immobile. La Corte ha stabilito che, sebbene il potere di riduzione sia esercitabile d'ufficio, la richiesta deve essere supportata da argomentazioni specifiche e pertinenti, non essendo sufficiente la mera allegazione dell'assenza di danno per la controparte o il fatto che quest'ultima svolgesse la propria attività altrove.
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Compensazione spese di lite: quando è immotivata?
Una società, vittoriosa in appello contro un condominio, si vede parzialmente compensate le spese legali. La Corte di Cassazione interviene, annullando la decisione per motivazione inesistente. La sentenza ribadisce che la compensazione spese di lite deve basarsi su ragioni specifiche previste dalla legge, come la soccombenza reciproca o la novità assoluta della questione, e non su generiche 'modalità di sviluppo processuale'. Viene affermato il principio secondo cui la parte che vince ha diritto al rimborso integrale delle spese, salvo eccezioni rigorosamente motivate.
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Autosufficienza ricorso: oneri per l’appellante
Un conduttore si oppone a una finita locazione. La Corte d'Appello rigetta il suo gravame per genericità dei motivi. La Cassazione, con la presente ordinanza, dichiara inammissibile il successivo ricorso, ribadendo il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione: chi contesta una dichiarazione di genericità deve riportare testualmente nel ricorso i motivi d'appello ritenuti erroneamente generici, per consentire alla Corte di valutarne la specificità senza esaminare altri atti.
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Riserva di appello: quando diventa inefficace?
Un ente locale ha impugnato una sentenza di condanna al risarcimento danni per occupazione illegittima di un terreno. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso improcedibile per un vizio formale e, nel merito, inammissibile. Punto cruciale è l'inefficacia della riserva di appello formulata dall'ente: poiché la controparte aveva impugnato immediatamente la sentenza non definitiva, l'ente avrebbe dovuto proporre appello incidentale, pena la formazione del giudicato sulla questione (in questo caso, la titolarità del diritto di proprietà).
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Abuso di godimento: quando i lavori dell’inquilino?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una locatrice che chiedeva la risoluzione del contratto per abuso di godimento da parte della società conduttrice. Quest'ultima aveva eseguito lavori non autorizzati, ritenuti però dai giudici non gravi e necessari per le pessime condizioni dell'immobile. La Corte ha confermato la decisione dei gradi precedenti, sottolineando che non ogni modifica integra un grave inadempimento e che la valutazione dei fatti e delle prove spetta ai giudici di merito. È stata inoltre confermata la condanna della locatrice al risarcimento del danno morale per minacce rivolte alla conduttrice.
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Occupazione senza titolo: risarcimento e rivalutazione
La Corte di Cassazione conferma la condanna di una pubblica amministrazione per l'occupazione senza titolo di un immobile adibito a scuola. Il risarcimento del danno per il proprietario deve includere la rivalutazione monetaria, in quanto si tratta di un debito di valore derivante da un illecito, e non può essere ridotto unilateralmente dall'ente per coprire lavori non autorizzati.
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Condizione sospensiva: quando il mediatore non ha diritto
La Corte di Cassazione ha stabilito che se un contratto preliminare di vendita è soggetto a una condizione sospensiva (come la verifica positiva di visure ipotecarie) e questa non si realizza, il contratto è inefficace sin dall'inizio. Di conseguenza, l'affare non può considerarsi concluso e l'agente immobiliare non ha diritto a percepire la provvigione, anche se l'acquirente aveva inizialmente autorizzato il versamento della caparra.
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Provvigione mediatore: spetta anche al collaboratore?
Un acquirente si opponeva al pagamento della provvigione a un'agenzia immobiliare, sostenendo che il collaboratore che gli aveva mostrato l'immobile non era iscritto all'albo. La Corte di Cassazione ha stabilito che la provvigione mediatore è dovuta, poiché è sufficiente l'iscrizione dell'agenzia. L'attività del collaboratore, se meramente materiale e accessoria, non necessita di iscrizione personale e non invalida il diritto alla provvigione dell'impresa mandante.
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