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Diritto Immobiliare

Vizi dell’immobile: prescrizione e obblighi del venditore
Una società immobiliare ha citato in giudizio il venditore di un terreno a causa di una contaminazione scoperta dopo l'acquisto. Sebbene il contratto di vendita prevedesse l'obbligo del venditore di rimuovere delle cisterne, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale clausola non crea una nuova obbligazione con prescrizione decennale. L'azione per i vizi dell'immobile rientra nella garanzia contrattuale e si prescrive nel termine breve di un anno dalla scoperta. La domanda di risarcimento danni è stata quindi respinta perché prescritta.
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Nesso causale mediazione: quando spetta la provvigione
Un professionista immobiliare ha richiesto una provvigione per una vendita conclusa dopo la revoca del suo incarico. La Corte di Cassazione ha rigettato la sua domanda, confermando la decisione della Corte d'Appello. La sentenza ha sottolineato l'assenza di un adeguato nesso causale mediazione tra l'attività iniziale del professionista e la transazione finale, poiché non aveva mai messo in contatto diretto il venditore con l'acquirente finale, né aveva informato il venditore dell'interesse di quest'ultimo. Il tempo trascorso e le diverse condizioni di vendita hanno ulteriormente indebolito il legame causale.
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Simulazione soggettiva: prova dell’accordo trilaterale
Un marito ha agito in giudizio sostenendo che diverse proprietà fossero state fittiziamente intestate alla moglie per sottrarle ai suoi creditori. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, ribadendo che in un caso di simulazione soggettiva (o interposizione fittizia di persona), è indispensabile fornire la prova di un accordo trilaterale. Tale accordo deve coinvolgere non solo i coniugi (reale acquirente e intestatario fittizio) ma anche i terzi venditori. In assenza di questa prova fondamentale, la domanda di accertamento della simulazione non può essere accolta.
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Simulazione assoluta: vendita tra società collegate
La Corte di Cassazione conferma la nullità di una compravendita immobiliare tra due società collegate, ritenendola una simulazione assoluta finalizzata a sottrarre beni alla garanzia di un creditore. La decisione si basa su una serie di presunzioni, come i legami societari e la mancanza di prova del pagamento del prezzo, ritenute sufficienti a dimostrare l'intento simulatorio. L'ordinanza chiarisce i requisiti per l'azione del creditore e la specificità necessaria per un atto di appello.
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Recesso per inadempimento: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un recesso per inadempimento da un contratto preliminare di compravendita immobiliare. I promissari acquirenti lamentavano difformità tra l'immobile e quanto promesso in fase di trattativa, come l'assenza di una camera matrimoniale. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che le pattuizioni definitive sono quelle contenute nel contratto scritto e nei suoi allegati (come la planimetria firmata), non le promesse fatte in brochure pubblicitarie. Un inadempimento di lieve entità non giustifica il recesso per inadempimento e la richiesta del doppio della caparra.
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Notificazione usi civici: quando è valida senza relata
La Corte di Cassazione conferma che l'assenza della relazione di notificazione sull'atto consegnato al destinatario costituisce una mera irregolarità e non una nullità, se la notifica ha raggiunto il suo scopo. In un caso di controversia su usi civici, il ricorso è stato respinto perché il reclamo era stato proposto tardivamente, essendo la notificazione usi civici del provvedimento di primo grado ritenuta valida nonostante la mancanza della relata.
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Nesso di causalità: quando non c’è risarcimento
Una società immobiliare ha citato in giudizio il proprietario di un edificio confinante, lamentando che i lavori da quest'ultimo eseguiti le avessero impedito di sopraelevare il proprio stabile e le avessero sottratto la disponibilità del piano terra. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. La Suprema Corte ha stabilito che manca il nesso di causalità tra le opere del vicino e l'impossibilità di sopraelevare, poiché quest'ultima era in realtà dovuta alla precaria condizione del terreno di sedime della società stessa, composto da materiali di riporto risalenti ai bombardamenti del 1943. Di conseguenza, nessun risarcimento per la mancata sopraelevazione è stato riconosciuto. È stato invece confermato un risarcimento limitato per la temporanea indisponibilità del piano terra.
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Segnalazione centrale rischi mutuo: quando è lecita?
Un cittadino ha impugnato una segnalazione negativa in un sistema di informazioni creditizie per ritardi nel pagamento del mutuo, sostenendo la mancanza di preavviso. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: l'obbligo di preavviso per la segnalazione centrale rischi vale per il credito al consumo, ma non si applica automaticamente ai mutui immobiliari. La Corte ha quindi ritenuto legittima la segnalazione effettuata dalla banca.
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Interversione del possesso: costruire è usucapione?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la costruzione di immobili su un terreno detenuto in locazione può costituire un atto di interversione del possesso, idoneo a far maturare l'usucapione. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva escluso tale possibilità a priori, senza verificare se le costruzioni fossero state realizzate con o senza il consenso del proprietario. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per un nuovo esame che tenga conto di questo principio fondamentale.
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Notifica PEC tardiva: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso a causa di una notifica PEC tardiva. Sebbene l'invio sia stato tentato pochi minuti prima della scadenza, la ricevuta di accettazione (RAC) è stata generata dopo la mezzanotte, rendendo la notifica tardiva. La Corte ha respinto l'istanza di rimessione in termini, sottolineando che il presunto malfunzionamento del sistema non era stato adeguatamente provato e che la parte aveva atteso troppo tempo prima di richiederla, violando il principio di immediatezza.
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Rinuncia al ricorso: cosa succede alle spese legali?
La Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia al ricorso. A seguito della rinuncia in un caso di diritto immobiliare, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese legali. Crucialmente, ha stabilito che la rinuncia al ricorso non comporta l'obbligo di versare l'ulteriore importo a titolo di contributo unificato, poiché tale sanzione si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità dell'impugnazione.
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Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?
Un caso di rivendicazione immobiliare giunge in Cassazione, ma l'appellante decide di abbandonare la causa. La Corte Suprema, con ordinanza, dichiara estinto il giudizio a seguito della rinuncia al ricorso e condanna la parte rinunciante al pagamento delle spese legali della controparte, anche in assenza di accettazione della rinuncia stessa, applicando il principio stabilito dal codice di procedura civile.
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Responsabilità del venditore: immobile con ipoteca
Una società acquista un immobile scoprendo solo in seguito l'esistenza di un'ipoteca e di una procedura esecutiva. Dopo aver transatto con il creditore, la società cita in giudizio i venditori e il notaio. La Corte di Cassazione conferma la responsabilità del venditore per le false dichiarazioni, ma chiarisce che il debito risarcitorio gravante sugli eredi dei venditori deve essere ripartito 'pro quota' e non in solido. La responsabilità del notaio viene limitata poiché il pagamento del prezzo era avvenuto prima del rogito.
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Servitù di parcheggio: è valida? La Cassazione chiarisce
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema della servitù di parcheggio. Inizialmente, i giudici di merito avevano negato la natura di diritto reale a un accordo di parcheggio, considerandolo un'obbligazione personale legata a un'attività commerciale. La Suprema Corte, tuttavia, ha ribaltato la decisione, affermando, sulla base di un precedente intervento delle Sezioni Unite, che la servitù di parcheggio è pienamente configurabile come diritto reale, a condizione che rispetti specifici requisiti di inerenza al fondo e non svuoti di contenuto il diritto di proprietà del fondo servente. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di questi principi.
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Servitù di elettrodotto: modifiche e oneri del fondo
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso riguardante una servitù di elettrodotto costituita nel 1961. Una proprietaria lamentava un aggravamento della servitù a causa di una modifica della linea elettrica. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la modifica, avvenuta su un fondo diverso da quello della ricorrente, non alterava in alcun modo il peso gravante sulla sua proprietà. La sentenza chiarisce che la servitù di elettrodotto originaria rimane valida e che gli accertamenti di fatto del giudice di merito sulla localizzazione delle opere non sono sindacabili in Cassazione.
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Responsabilità professionale notaio: il caso analizzato
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'acquirente che chiedeva il risarcimento dei danni a un notaio per non aver rilevato un'ipoteca iscritta sull'immobile il giorno prima del rogito. La decisione sottolinea che non sussiste responsabilità professionale del notaio se questi ha agito con diligenza, effettuando le visure ipotecarie a ridosso dell'atto, e che il ricorso in Cassazione non può limitarsi a richiedere una nuova valutazione dei fatti o a riproporre le stesse tesi dei gradi precedenti senza criticare specificamente la motivazione della sentenza d'appello.
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Distanza da autostrade: come definire il centro abitato?
Una società di gestione autostradale ha richiesto la demolizione di un immobile costruito, a suo dire, a una distanza inferiore a quella legale di 60 metri. I tribunali di merito hanno respinto la richiesta, applicando il limite di 25 metri previsto per i centri abitati, basandosi su una delibera comunale. La Corte di Cassazione, ritenendo complessa la questione su come definire legalmente un "centro abitato" ai fini della corretta distanza da autostrade, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per un esame più approfondito, senza emettere una decisione finale.
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Giurisdizione usi civici: il caso alle Sezioni Unite
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha affrontato un caso cruciale sulla giurisdizione usi civici. Alcuni cittadini avevano contestato la legittimità di vari atti amministrativi, come espropri e servitù, su terreni che ritenevano appartenere al demanio civico. La Corte d'Appello aveva precedentemente negato la competenza del commissario per gli usi civici. Riconoscendo la complessità e l'importanza della questione, la Cassazione ha scelto di non decidere direttamente, ma di rimettere la causa al Primo Presidente per una possibile assegnazione alle Sezioni Unite, l'organo supremo della Corte, per una decisione definitiva sul tema della giurisdizione.
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Indennizzo esproprio: esclusa l’opera pubblica
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 34399/2024, affronta il tema dell'indennizzo esproprio in caso di 'acquisizione sanante' (art. 42-bis). La Corte stabilisce che dal calcolo del valore venale del bene va escluso il valore dell'opera pubblica costruita sul fondo, per evitare un indebito arricchimento del proprietario e una duplicazione dei costi per la Pubblica Amministrazione. Viene inoltre chiarito che il periodo di occupazione illegittima da indennizzare si estende fino alla data del provvedimento di acquisizione. La sentenza accoglie parzialmente il ricorso dei proprietari, cassando la decisione precedente sulla durata dell'occupazione e rinviando alla Corte d'Appello per la rideterminazione.
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Arricchimento senza causa e migliorie su fondi
Una disputa tra fratelli su un fondo agricolo, originariamente assegnato al padre da un ente di riforma. Uno dei fratelli, dopo averne ottenuto la piena proprietà, si opponeva alla richiesta di indennizzo dell'altro per le migliorie apportate durante un'occupazione parziale del fondo. La Cassazione ha stabilito che, in assenza di altre azioni, è esperibile l'azione di arricchimento senza causa per ottenere un'indennità, anche se l'occupazione era illegittima. Ha inoltre qualificato l'assegnatario originario come detentore e non possessore, escludendo così l'applicazione dell'art. 1150 c.c.
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