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Diritto Immobiliare

Distanze legali: chi costruisce per primo decide
Una controversia sulle distanze legali tra due proprietà confinanti. La Corte d'Appello aveva stabilito che, in base al principio di prevenzione, chi costruisce per secondo deve arretrare la propria costruzione per rispettare la distanza di 10 metri, specialmente in presenza di finestre fronteggianti. Il giudizio in Cassazione si è estinto per rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti, consolidando di fatto la decisione di merito.
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Termine essenziale preliminare: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione conferma la risoluzione di un contratto preliminare immobiliare per violazione del termine essenziale. Una società immobiliare, inadempiente per non aver liberato l'immobile da un'ipoteca, è stata condannata a restituire la caparra. La Corte ha ribadito che la valutazione del termine essenziale è riservata al giudice di merito, basandosi non solo sulle parole usate ma anche sulla natura professionale delle parti e sull'oggetto del contratto.
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Vizi dell’opera: l’accettazione parziale e i suoi effetti
Un committente contesta i vizi dell'opera di ristrutturazione, in particolare delle persiane. La Corte d'Appello gli dà torto, ritenendo l'opera accettata. La Cassazione annulla la decisione, sottolineando che il verbale di collaudo escludeva esplicitamente le persiane dall'accettazione. Questo fatto, ignorato in appello, è decisivo per la validità della garanzia sui vizi dell'opera e impone un nuovo esame del caso.
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Inadempimento contratto preliminare: le conseguenze
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di inadempimento contratto preliminare, confermando la decisione dei giudici di merito. Una promittente venditrice non aveva trasferito l'immobile libero da pesi e ipoteche entro il termine essenziale pattuito. Di conseguenza, il recesso del promissario acquirente e la sua richiesta di restituzione del doppio della caparra sono stati ritenuti legittimi. Il ricorso della venditrice è stato dichiarato inammissibile, in quanto mirava a un riesame dei fatti non consentito in sede di legittimità.
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Sospensione sentenza primo grado: la Corte decide
La Corte d'Appello di Firenze concede una parziale sospensione della sentenza di primo grado. La decisione si basa sul principio che un singolo condomino può richiedere solo la propria quota di risarcimento per danni alle parti comuni, non l'intero importo. La sospensione è stata concessa per la somma eccedente la quota del condomino e un'altra posta debitoria.
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Compensazione spese legali: il potere del giudice
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un giudice di merito di disporre la compensazione spese legali in un caso in cui la parte, sebbene vittoriosa, aveva contribuito con la propria negligenza a generare il contenzioso. L'ordinanza ribadisce l'ampio potere discrezionale del giudice nel regolare le spese processuali, sindacabile in Cassazione solo per violazione del principio di soccombenza.
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Usucapione cantina: la Cassazione chiarisce i limiti
Il caso riguarda una controversia sulla proprietà di alcune cantine. A seguito di una divisione immobiliare in cui le cantine non erano state identificate catastalmente, i condividenti avevano di fatto utilizzato vani diversi da quelli loro assegnati. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso degli eredi di una delle parti, confermando la decisione di merito che aveva riconosciuto l'avvenuta usucapione cantina a favore dei resistenti. La Corte ha ribadito che la valutazione del possesso ultraventennale è una questione di fatto non riesaminabile in sede di legittimità e che l'assenza di un preciso identificativo catastale nell'atto di acquisto non osta all'accessione del possesso.
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Proprietà lastrico solare: prova per la Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30791/2024, chiarisce i criteri per determinare la proprietà del lastrico solare. Un proprietario aveva citato in giudizio il condominio e il titolare dell'appartamento sovrastante per danni da infiltrazioni. La Corte d'Appello aveva escluso la responsabilità del condominio basandosi su una clausola del regolamento che addebitava le spese di manutenzione al singolo condomino. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che per vincere la presunzione di proprietà comune del lastrico solare non basta una norma regolamentare sulla ripartizione delle spese. È necessario un titolo contrario, ovvero l'atto costitutivo del condominio, che in modo chiaro ed inequivocabile ne attesti la proprietà esclusiva. La Corte ha inoltre specificato che il danno da mancato godimento dell'immobile può essere provato anche tramite presunzioni.
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Interesse ad agire: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in una complessa vicenda di occupazione illegittima di un fondo durata decenni. La decisione si fonda sulla carenza di interesse ad agire dei ricorrenti, i quali avevano già ottenuto una sentenza che garantiva loro il risarcimento fino all'effettivo rilascio dell'immobile. La Corte sottolinea inoltre altri vizi procedurali, come la proposizione di questioni nuove in sede di legittimità e la mancata impugnazione di tutte le 'rationes decidendi' della sentenza precedente.
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Indennizzo occupazione acquisitiva: la decisione
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito sull'indennizzo per occupazione acquisitiva, rigettando il ricorso degli eredi di un fondo trasformato in campo sportivo. La sentenza chiarisce che la valutazione del terreno è un giudizio di fatto insindacabile in sede di legittimità se non adeguatamente contestata, e che gli interessi compensativi non sono automatici ma richiedono la prova di un danno specifico subito dal creditore a causa del ritardo nel pagamento.
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Valore suolo espropriato: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d'Appello sul risarcimento per l'esproprio di un terreno, stabilendo che il giudice può discostarsi dalla perizia del consulente tecnico (CTU) se fornisce una motivazione adeguata. Il caso riguarda il calcolo del valore suolo espropriato, dove la Corte ha ritenuto più equa una riduzione del 25% sui guadagni potenziali, anziché il 50% suggerito dal perito, riconoscendo il potenziale uso sportivo del terreno.
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Valore della causa: come si calcola per le spese legali
La Corte di Cassazione chiarisce come determinare il valore della causa in una controversia di affitto agrario. In caso di domanda di risoluzione del contratto e di pagamento canoni, il valore si calcola sommando il valore della domanda di risoluzione (pari ai canoni residui fino a scadenza) a quello dei canoni richiesti. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente limitato il valore della causa alla sola morosità accertata, incidendo sulla corretta liquidazione delle spese legali.
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Azione revocatoria: un solo indizio è prova sufficiente?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di azione revocatoria intentata da una società finanziaria contro un garante che, prima del sorgere del debito, aveva trasferito un immobile a una società da lui amministrata. La Corte ha stabilito che la prova della dolosa preordinazione, necessaria in questi casi, può basarsi anche su un singolo indizio, purché grave e preciso. Il fatto che il garante fosse anche amministratore della società debitrice è stato ritenuto un indizio sufficiente a presumere l'intento di sottrarre il bene alla garanzia del futuro creditore, rigettando così il ricorso.
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Responsabilità socio uscente: quando si estingue?
In un caso di inadempimento di un contratto preliminare di vendita, la Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità del socio uscente di una società di persone. La Corte ha stabilito che la responsabilità per un'obbligazione sociale sorge nel momento in cui questa diventa esigibile e viene violata, non quando viene contratta. Pertanto, il socio che ha lasciato la compagine sociale prima della scadenza dell'obbligazione non risponde del successivo inadempimento della società.
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Presunzione parti comuni: la prova spetta a chi nega
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30713/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di condominio: la presunzione di proprietà comune delle parti elencate nell'art. 1117 c.c., come il lastrico solare. A seguito dell'acquisto di un immobile, i nuovi proprietari richiedevano il riconoscimento dei loro diritti sulle parti comuni. La Corte d'Appello aveva rigettato la domanda relativa al lastrico solare, invertendo l'onere della prova e ponendolo a carico degli acquirenti. La Cassazione ha cassato tale decisione, chiarendo che spetta a chi rivendica la proprietà esclusiva di un bene, e non a chi ne sostiene la natura comune, fornire la prova contraria alla presunzione legale. Il medesimo principio è stato esteso anche alle parti comuni del supercondominio.
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Istanze istruttorie: quando si considerano abbandonate?
Un soggetto chiedeva il riconoscimento della proprietà di un fondo per usucapione. La Corte d'Appello rigettava la domanda, ritenendo le istanze istruttorie del richiedente abbandonate perché non reiterate nelle conclusioni. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la rinuncia alle istanze istruttorie non può essere presunta dalla semplice omissione, ma deve emergere da una volontà inequivocabile della parte, che il giudice di merito ha il dovere di accertare. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.
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Azione revocatoria: la prova del debito tra coniugi
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di azione revocatoria intentata da un creditore contro trasferimenti immobiliari tra un debitore-garante e sua moglie. La coppia sosteneva che gli atti servissero a estinguere un debito preesistente tra loro. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando l'inefficacia dei trasferimenti. La motivazione si fonda sulla mancata prova, da parte dei coniugi, dell'esistenza di tale debito. È stato ribadito che spetta al convenuto dimostrare la natura solutoria dell'atto e la preesistenza del debito, non essendo sufficiente la mera allegazione. Inoltre, la consapevolezza della moglie del pregiudizio arrecato al creditore è stata desunta da elementi concreti, come la notifica del decreto ingiuntivo.
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Integrazione del contraddittorio: l’ordine della Corte
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha disposto l'integrazione del contraddittorio in un giudizio di legittimità. Il ricorso, presentato contro una sentenza di appello in materia di esecuzione immobiliare, non era stato notificato a uno dei co-obbligati in solido, parte necessaria del processo. La Corte ha quindi concesso al ricorrente un termine perentorio di 30 giorni per sanare il difetto e garantire la corretta costituzione del rapporto processuale.
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Vincolo Paesaggistico: Indennità di Espropriazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30690/2024, ha stabilito che un'area soggetta a vincolo paesaggistico permanente è considerata legalmente non edificabile ai fini della determinazione dell'indennità di espropriazione. La Corte ha rigettato sia il ricorso di un Comune per un vizio procedurale, sia quello dei proprietari che contestavano la valutazione, confermando che il valore del bene va calcolato in base al suo uso effettivo, compatibile con il vincolo, e non su un potenziale edificatorio inesistente.
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Difetto di interesse: ricorso inammissibile in Cassazione
Un gruppo di acquirenti di immobili ha presentato ricorso in Cassazione. Durante il processo, il loro avvocato ha depositato una dichiarazione di rinuncia al ricorso senza essere munito del necessario mandato speciale. La Suprema Corte ha stabilito che, sebbene l'atto di rinuncia fosse formalmente inefficace, dimostrava un sopravvenuto difetto di interesse da parte dei ricorrenti a proseguire la causa. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, compensando le spese legali tra le parti.
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