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Diritto Immobiliare

Giurisdizione ordinaria su beni pubblici disponibili
Un cittadino ha contestato un ordine di rimozione emesso da un Comune riguardo a terreni da lui posseduti. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione ordinaria, chiarendo che quando la Pubblica Amministrazione agisce in relazione a beni del suo patrimonio disponibile, si comporta come un privato e le controversie spettano al giudice ordinario, indipendentemente dalla forma dell'atto emesso.
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Occupazione sine titulo: quando il danno non è dovuto
Un comune ha citato in giudizio un ministero per l'occupazione sine titulo di un immobile adibito a ufficio giudiziario. La Corte di Cassazione ha confermato l'obbligo di rilascio del bene ma ha negato il risarcimento del danno. La motivazione risiede nel fatto che, secondo una legge specifica, il comune era comunque tenuto a coprire i costi di locazione per tali uffici. Di conseguenza, non ha subito una perdita economica effettiva pari al canone non percepito, ribadendo che il danno da occupazione illegittima deve essere concretamente provato.
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Modifica Domanda Giudiziale: Cassazione chiarisce
In un caso di compravendita immobiliare tra ex conviventi, la Corte di Cassazione ha stabilito che la modifica domanda giudiziale da negozio fiduciario a simulazione è ammissibile. Si tratta di una precisazione (emendatio) e non di una domanda nuova (mutatio), poiché la vicenda sostanziale rimane la stessa. La Corte ha inoltre chiarito che la richiesta di prova testimoniale per lo smarrimento incolpevole della controdichiarazione, documento chiave per provare la simulazione, era stata erroneamente considerata tardiva. La sentenza d'appello è stata cassata con rinvio.
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Presunzione demanialità strada: quando si applica?
La Corte di Cassazione conferma che una strada, anche se non inserita negli elenchi comunali, si presume pubblica se funge da traversa di una via pubblica. Questa presunzione demanialità strada esonera i proprietari frontisti dal rispetto delle distanze legali tra costruzioni. La Corte ha rigettato il ricorso di due proprietari che chiedevano la demolizione di una costruzione vicina, poiché non sono riusciti a fornire la prova contraria sulla natura privata della stradella interposta.
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Distanze tra costruzioni: quando la legge prevale
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un costruttore che aveva edificato a una distanza inferiore a quella minima legale. La Corte ha stabilito che la deroga alle norme nazionali sulle distanze tra costruzioni è ammessa solo in presenza di piani urbanistici esecutivi (piani particolareggiati o lottizzazioni) per gruppi di edifici, e non per la costruzione di un singolo fabbricato in un'area già edificata, anche se il piano regolatore locale prevedeva distanze inferiori.
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Distanze legali: un balcone è sempre costruzione?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 239/2024, ha chiarito che, ai fini del rispetto delle distanze legali, un balcone va sempre considerato come 'costruzione'. La Corte ha rigettato il ricorso di alcuni proprietari che sostenevano la natura di 'camminamento' della loro opera, affermando che ciò che conta è lo stato di fatto dell'immobile al momento della decisione, rendendo irrilevanti sia i permessi di costruire ottenuti sia eventuali future modifiche per sanare l'illecito.
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Contratto preliminare: quando è definitivo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 229/2024, ha stabilito che un accordo scritto, pur usando termini come "cede e vende", va qualificato come contratto preliminare se prevede la successiva stipula di un rogito notarile. La Corte ha rigettato il ricorso dell'erede di un acquirente che chiedeva il riconoscimento del trasferimento di proprietà di un immobile, confermando che la volontà delle parti di rinviare l'effetto traslativo a un momento futuro è decisiva. Anche la domanda subordinata di acquisto per usucapione è stata respinta.
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Errore di fatto: quando è decisivo per la revocazione?
Un cittadino perdeva un appello perché il giudice credeva erroneamente che non avesse riproposto le sue richieste di prova. L'interessato chiedeva la revocazione della sentenza per questo errore di fatto. La Corte d'appello ammetteva l'errore, ma lo riteneva non decisivo. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la decisività di un errore di fatto si valuta unicamente sulla base del contenuto della sentenza viziata, senza poter considerare elementi esterni. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Azione revocatoria: vendita immobile per frode creditore
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società che aveva acquistato l'unico immobile di un'altra azienda debitrice. La Corte ha confermato la decisione di merito che, tramite un'azione revocatoria, aveva dichiarato la vendita inefficace nei confronti del creditore. Sono stati ritenuti sussistenti sia il pregiudizio per il creditore (eventus damni), dato che la vendita rendeva più difficile il recupero del credito, sia la consapevolezza del danno (consilium fraudis) da parte dell'acquirente, provata tramite presunzioni quali le particolari modalità di pagamento e la menzione del debito nell'atto di compravendita.
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Compenso CTU: come si calcola per incarichi plurimi
Una società immobiliare ha contestato la liquidazione del compenso CTU per una perizia su 95 lotti, ritenuta eccessiva. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che quando le attività peritali sono funzionalmente collegate e ripetitive, anche se su più beni, l'incarico è da considerarsi unitario. Pertanto, il compenso del CTU non può essere calcolato sommando singole prestazioni, ma va liquidato in modo complessivo, evitando duplicazioni. La decisione del tribunale è stata annullata con rinvio.
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Simulazione contratto: prova e nullità per reato
In un caso di compravendita immobiliare, i venditori si opponevano alla richiesta di adempimento sostenendo una simulazione contratto. Essi affermavano che l'accordo fosse fittizio e che l'acquirente si fosse appropriata indebitamente del documento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo che la prova della simulazione tra le parti richiede una controdichiarazione scritta e non può basarsi su testimonianze. Inoltre, ha stabilito che un contratto non è nullo se il reato collegato (in questo caso, l'appropriazione indebita) tutela interessi privati e non un interesse pubblico generale.
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Omessa pronuncia: Cassazione cassa per spese legali
In una controversia immobiliare per la restituzione di una villa, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso per omessa pronuncia. La Corte d'Appello aveva omesso di decidere sul motivo di gravame relativo alla liquidazione delle spese legali del primo grado. La Suprema Corte ha cassato la sentenza con rinvio, ribadendo che il giudice deve pronunciarsi su tutte le domande e le eccezioni proposte dalle parti. Gli altri motivi, relativi alla mediazione e all'usucapione, sono stati respinti.
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Indennità di asservimento: non è come l’esproprio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 195/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di espropriazione. L'indennità di asservimento per pubblica utilità, come nel caso di un parco eolico, non può essere automaticamente equiparata all'indennità di esproprio. La Corte ha chiarito che l'asservimento costituisce una compressione minore del diritto di proprietà rispetto alla sua totale ablazione, pertanto l'indennizzo deve essere proporzionalmente inferiore. La sentenza di merito che aveva parificato le due indennità è stata cassata con rinvio per mancanza di adeguata motivazione.
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Risarcimento occupazione illegittima: la Cassazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risarcimento per occupazione illegittima di un terreno da parte di un Comune, iniziato nel 1978. La sentenza chiarisce importanti principi: l'inapplicabilità della procedura di 'acquisizione sanante' (art. 42-bis) ai procedimenti avviati prima dell'entrata in vigore del Testo Unico sull'Espropriazione. La Corte ha rigettato il ricorso principale del Comune, confermando l'obbligo risarcitorio, e ha parzialmente accolto il ricorso incidentale del privato, specificando le corrette modalità di calcolo del danno e di detrazione di un acconto versato in passato. La decisione sottolinea che la richiesta di risarcimento non comporta un automatico trasferimento della proprietà.
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Interposizione fittizia: prova e motivazione del giudice
L'Amministrazione Finanziaria ha agito in giudizio per accertare un'interposizione fittizia in una compravendita immobiliare, sostenendo che il vero acquirente fosse un noto sportivo e non la società formalmente acquirente. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 151/2024, ha cassato la decisione di merito che aveva rigettato la domanda. La Corte ha ritenuto che i giudici d'appello avessero omesso di motivare il rigetto delle istanze istruttorie (interrogatori e testimonianze) decisive per provare la simulazione, violando così l'obbligo di motivazione.
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Specificità dell’appello: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello che aveva dichiarato inammissibili i reclami di un Comune e di un gruppo di cittadini in una causa su usi civici. L'ordinanza sottolinea che la specificità dell'appello non richiede formule sacramentali, ma una chiara critica alle motivazioni della prima sentenza. Viene inoltre riaffermato il diritto dei cittadini, in quanto membri della collettività, di agire e impugnare autonomamente le decisioni riguardanti i beni demaniali, qualificando il loro intervento come litisconsortile e non meramente adesivo.
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Estinzione del giudizio: rinuncia al ricorso e spese
Una società costruttrice, condannata in appello a risarcire alcuni acquirenti per vizi costruttivi, ricorre in Cassazione. Successivamente, la stessa società rinuncia al ricorso. La Corte Suprema dichiara l'estinzione del giudizio. La decisione si sofferma sulla regolamentazione delle spese processuali, omettendo la condanna per la parte rinunciante verso i controricorrenti, poiché la loro volontà di aderire alla rinuncia, sebbene non formalizzata con sottoscrizione, è emersa chiaramente da comunicazioni elettroniche tra i legali.
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Comodato d’azienda: la Cassazione esamina il caso
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza un caso complesso riguardante la gestione di un'attività commerciale familiare. La controversia nasce da un accordo che prevedeva sia una locazione che un comodato per lo stesso immobile. La Corte d'Appello aveva ritenuto legittima la detenzione dell'immobile da parte della gestrice anche dopo la scadenza della locazione, in virtù del contratto di comodato ancora valido per la quota maggioritaria del bene. La Cassazione ha sospeso la decisione, ritenendo di particolare rilevanza due questioni: la prima, di natura sostanziale, è se un'intera azienda possa formare oggetto di un contratto di comodato d'azienda; la seconda, di natura processuale, riguarda l'ammissibilità di un ricorso incidentale tardivo. La Corte attenderà la pronuncia delle Sezioni Unite su questioni analoghe prima di decidere.
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Competenza sezioni Cassazione: il caso rimesso
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha trasferito un caso riguardante l'indennizzo per miglioramenti su un fondo agricolo dalla Terza alla Seconda Sezione Civile. La decisione si basa sulla specifica competenza sezioni Cassazione in materia di riforma fondiaria e possesso, attribuita alla Seconda Sezione secondo le tabelle interne della Corte. La pronuncia è puramente procedurale e non entra nel merito della controversia.
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Sottoscala condominiale: quando è parte comune?
La Corte di Appello di Firenze ha rigettato l'impugnazione di una condomina contro l'installazione di un ascensore, confermando che il sottoscala condominiale è una parte comune. La decisione si fonda sull'interpretazione del primo atto di vendita dell'edificio, che definiva l'intero "vano scale" come bene comune. La condomina non è riuscita a fornire un "titolo contrario" idoneo a superare tale presunzione legale, rendendo legittima la delibera assembleare.
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