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Diritto Immobiliare

Responsabilità notaio: l’obbligo di informare
Un acquirente ha perso un immobile a causa di un'ipoteca non correttamente comunicata dal notaio. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione d'appello, affermando la responsabilità del notaio. La sentenza si fonda sul "principio di non contestazione": il notaio non aveva tempestivamente negato che il pagamento del prezzo fosse avvenuto contestualmente al rogito. Questo principio è stato decisivo per stabilire il nesso causale tra la negligenza del professionista e il danno subito dall'acquirente. La Corte ha rinviato il caso per una nuova valutazione.
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Azione di rivendicazione e onere della prova
La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra azione di accertamento della proprietà e azione di rivendicazione. Il caso riguarda una disputa su terreni in cui i proprietari originari hanno citato in giudizio i vicini, i quali avevano frazionato e donato parte dei terreni ai propri figli, sostenendo di averli usucapiti. La Corte d'Appello aveva erroneamente qualificato l'azione come un semplice accertamento negativo, alleggerendo l'onere della prova. La Cassazione ha corretto questa interpretazione, stabilendo che, poiché gli attori non erano in possesso del bene e ne chiedevano il riconoscimento della proprietà erga omnes, si trattava di una vera e propria azione di rivendicazione, che impone la rigorosa 'probatio diabolica'. Di conseguenza, la sentenza d'appello è stata annullata con rinvio.
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Improcedibilità del ricorso: errore fatale in Cassazione
Un caso di disputa ereditaria giunge in Cassazione, ma l'appello viene respinto senza esame del merito. La Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso perché l'appellante non ha depositato la copia della sentenza impugnata entro i termini di legge, sottolineando l'importanza cruciale del rispetto delle norme procedurali.
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Condominio minimo: decoro e opere, la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 361/2024, ha chiarito importanti principi sul condominio minimo. Il caso riguardava l'installazione di una scala esterna in una villa bifamiliare, ritenuta lesiva del decoro architettonico. La Corte ha confermato la decisione, respingendo le censure sulla natura condominiale dei muri perimetrali e sulla presunta nullità della consulenza tecnica. L'ordinanza ribadisce che anche un edificio con due soli proprietari è soggetto alle norme condominiali se condivide parti strutturali.
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Distanza tra costruzioni: quando una porta è veduta?
Una società immobiliare ha citato in giudizio i vicini, chiedendo l'arretramento della loro costruzione per violazione della distanza tra costruzioni, sostenendo che una grande porta sul proprio capannone costituisse una 'veduta'. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha respinto il ricorso. Ha chiarito che una porta non può essere qualificata come veduta, a meno che la sua struttura specifica non consenta di affacciarsi e guardare sul fondo altrui (come una porta-finestra). Di conseguenza, la norma che impone una distanza di 10 metri per le 'pareti finestrate' non era applicabile al caso di specie.
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Legittimazione passiva condominio: chi può ricorrere?
Un gruppo di condomini impugnava una sentenza che annullava una delibera sulla ripartizione di spese legali. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per difetto di legittimazione attiva. La decisione ribadisce il principio della legittimazione passiva del condominio: solo l'amministratore, e non i singoli condomini, può resistere in giudizio e impugnare sentenze relative a controversie sulle spese comuni.
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Contributo ricostruzione sisma: sì al doppio beneficio
La Corte di Cassazione ha stabilito che un cittadino, pur facendo parte di un nucleo familiare che ha già beneficiato di un aiuto per la casa principale, ha diritto a un autonomo contributo ricostruzione sisma per un'altra unità immobiliare di sua proprietà. La Corte chiarisce che il beneficio è legato alla titolarità del diritto reale sull'immobile e non al nucleo familiare, distinguendo nettamente tra abitazione principale e altri immobili.
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Competenza tabellare: la Cassazione rinvia la causa
Una società edile ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello. La Suprema Corte, con ordinanza interlocutoria, non ha deciso nel merito della questione ma ha rilevato un vizio procedurale. Nello specifico, ha stabilito che la materia del contendere rientrava nella competenza tabellare della Prima Sezione Civile e non della Terza. Di conseguenza, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo per la riassegnazione alla sezione competente, evidenziando l'importanza delle corrette procedure interne agli uffici giudiziari.
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Distanze tra costruzioni: area pubblica non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 337/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di distanze tra costruzioni. Il caso riguardava una scala esterna costruita in violazione delle norme. I proprietari sostenevano che la successiva cessione dell'area intermedia al Comune, destinata a verde pubblico, rendesse inapplicabili tali norme. La Corte ha rigettato il ricorso, precisando che l'esenzione prevista dall'art. 879 c.c. vale solo se l'area interposta è una via o una piazza pubblica, e non una generica area di proprietà comunale come un parco o un parcheggio.
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Distanze costruzioni: la piscina va arretrata
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna alla demolizione di una piscina e del relativo muro di contenimento costruiti in violazione delle distanze dal confine. La sentenza chiarisce che una piscina, anche se parzialmente interrata ma dotata di solidità e stabilità, rientra nella nozione di 'costruzione' ai fini del rispetto delle distanze legali. Le norme locali possono solo aumentare tali distanze, non derogare alla definizione civilistica. Pertanto, le eccezioni previste dal piano urbanistico comunale per piscine 'inserite nella morfologia del terreno' non si applicano a strutture realizzate con terrapieni artificiali e opere in cemento armato, che devono rispettare le norme sulle distanze costruzioni.
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Vincolo bene culturale: può bloccare uno sfratto?
La Corte di Cassazione esamina il caso di uno sfratto per finita locazione di un immobile storico. Il conduttore si oppone, sostenendo che un vincolo bene culturale protegge non solo i muri, ma l'intera attività commerciale, rendendola inseparabile dall'immobile. Data la particolare rilevanza della questione, che contrappone il diritto di proprietà alla tutela del patrimonio culturale, la Corte ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una decisione approfondita, senza ancora definire il merito della controversia.
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Diritto di Superficie: la conversione in proprietà
Una società, titolare di un diritto di superficie gravato da un pignoramento trascritto anni prima, acquista la piena proprietà dell'area dal Comune. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che tale acquisto è inefficace nei confronti dei creditori procedenti. La facoltà di convertire il diritto di superficie in proprietà piena non è un diritto autonomo, ma accessorio al diritto principale. Pertanto, essendo il trasferimento del diritto di superficie inopponibile ai creditori, anche il successivo acquisto della proprietà è inefficace, e la facoltà di acquisto si trasferisce all'aggiudicatario del bene pignorato.
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Usucapione e proprietà: conflitto con acquisto derivativo
Un ente pubblico, dopo aver acquistato un immobile con atto non trascritto, agisce per usucapione. Nel frattempo, l'immobile viene pignorato al venditore originario e trasferito a un terzo. La Corte d'Appello dà ragione all'ente, affermando la prevalenza dell'acquisto per usucapione. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide il merito ma rimette la causa a pubblica udienza, ritenendo di fondamentale importanza la questione se chi è già proprietario possa comunque agire per usucapione.
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Danno mancata consegna: no risarcimento senza prova
Un promissario acquirente ha citato in giudizio la parte venditrice per ottenere il trasferimento di un immobile e il risarcimento per la mancata consegna anticipata, pattuita nel contratto preliminare. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 318/2024, ha respinto la richiesta di risarcimento. I giudici hanno chiarito che il danno da mancata consegna non è automatico. L'acquirente deve dimostrare di aver attivamente richiesto la consegna del bene e di aver subito un pregiudizio economico concreto. La clausola di consegna anticipata, infatti, non è un'obbligazione diretta del preliminare, ma si configura come un contratto di comodato collegato, che richiede la consegna materiale del bene per perfezionarsi.
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Provvigione mediatore: quando è dovuta secondo la Corte
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto alla provvigione del mediatore immobiliare, stabilendo che è sufficiente dimostrare il nesso causale tra l'attività dell'intermediario e la conclusione dell'affare, anche se quest'ultima avviene dopo la scadenza dell'incarico formale. La sentenza ha inoltre chiarito che, nel regime processuale applicabile, la produzione in appello di documenti nuovi, come l'iscrizione all'albo dei mediatori, è ammissibile se ritenuta indispensabile per la decisione, respingendo così il ricorso del venditore e dell'acquirente.
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Procura speciale Cassazione: quando è invalida?
La Corte di Cassazione, con ordinanza 317/2024, dichiara inammissibile un ricorso in una complessa causa ereditaria. La decisione si fonda su due vizi procedurali: l'invalidità della procura speciale Cassazione per due ricorrenti, in quanto rilasciata prima della sentenza impugnata, e la tardività del ricorso per il terzo ricorrente. La Corte chiarisce che la notifica di un'impugnazione, anche se errata, fa decorrere il termine breve per proporre quella corretta.
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Impugnazione ordinanze: quando il silenzio costa caro
Una parte debitrice si opponeva a un precetto per il rilascio di un immobile, sostenendo che un precedente ordine di sospensione dell'esecuzione fosse ancora valido. La sua tesi si basava sulla presunta nullità degli ordini che avevano revocato tale sospensione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: la nullità di un provvedimento giudiziario deve essere fatta valere attraverso gli specifici mezzi di impugnazione previsti dalla legge. In assenza di una tempestiva impugnazione delle ordinanze di revoca, queste sono diventate definitive ed efficaci, legittimando la successiva azione esecutiva. Il caso sottolinea l'importanza di contestare tempestivamente i provvedimenti sfavorevoli.
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Giurisdizione usi civici: il TAR è competente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 263/2024, ha chiarito la ripartizione della giurisdizione usi civici. Un Comune aveva revocato l'autorizzazione al mutamento di destinazione d'uso di un terreno, concesso a una società energetica per un elettrodotto. La società ha impugnato la revoca al TAR. La Corte ha stabilito che la giurisdizione spetta al giudice amministrativo, e non al Commissario per gli Usi Civici, perché l'oggetto della controversia è la legittimità dell'atto amministrativo di revoca e non l'accertamento della natura del terreno o dei diritti di uso civico stessi.
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Giurisdizione usi civici: la competenza del Commissario
In una controversia su terreni soggetti a usi civici, un Comune ha impugnato un atto regionale di ricognizione catastale. La Corte di Cassazione, con ordinanza del 4 gennaio 2024, ha stabilito che la giurisdizione usi civici spetta in via esclusiva al Commissario specializzato, e non al giudice amministrativo. La decisione si fonda sul principio che ogni questione, anche se presentata come vizio di un atto, che incide sulla natura pubblica dei terreni ('qualitas soli'), rientra nella competenza del Commissario.
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Giurisdizione ordinaria su beni pubblici disponibili
Un cittadino ha contestato un ordine di rimozione emesso da un Comune riguardo a terreni da lui posseduti. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione ordinaria, chiarendo che quando la Pubblica Amministrazione agisce in relazione a beni del suo patrimonio disponibile, si comporta come un privato e le controversie spettano al giudice ordinario, indipendentemente dalla forma dell'atto emesso.
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