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Diritto Immobiliare

Caducazione sentenza definitiva: effetti del ricorso
La Corte di Cassazione chiarisce il principio della caducazione della sentenza definitiva. In una complessa causa ereditaria, i giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza finale, poiché la precedente sentenza non definitiva, che ne costituiva il presupposto logico-giuridico, era stata annullata in un separato giudizio di legittimità. Questo effetto automatico, previsto dall'art. 336 c.p.c., svuota di contenuto e interesse l'impugnazione successiva, che viene quindi respinta in rito.
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Contratto mediazione: la firma non basta
Una società di mediazione immobiliare ha perso in Cassazione la causa per il pagamento di una penale. La Corte ha stabilito che, in caso di firme non contestuali su un contratto di mediazione, la parte che propone l'accordo deve comunicare formalmente la propria accettazione. In assenza di tale prova, il contratto non si perfeziona e nessuna pretesa può essere avanzata. L'onere di dimostrare la valida conclusione del contratto spetta a chi ne rivendica gli effetti.
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Contratto preliminare e ipoteca: la decisione in P.U.
Una società venditrice, dopo aver stipulato un contratto preliminare, non addiveniva alla stipula del definitivo a causa di un'ipoteca gravante sull'immobile e veniva ammessa a concordato preventivo. I promissari acquirenti agivano in giudizio ex art. 2932 c.c. ottenendo nei primi due gradi di giudizio il trasferimento del bene e l'ordine di cancellazione dell'ipoteca. La Cassazione, investita della questione, data la complessità dei principi di diritto coinvolti nel rapporto tra esecuzione specifica e procedura concorsuale, ha emesso un'ordinanza interlocutoria rimettendo la decisione a una pubblica udienza.
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Indennità di occupazione: calcolo della quota
La Corte di Appello di Firenze chiarisce i criteri per il calcolo dell'indennità di occupazione di un immobile in comproprietà. La sentenza corregge una decisione di primo grado, stabilendo che il comproprietario che agisce in giudizio ha diritto a ricevere solo la quota di indennità corrispondente alla sua proprietà, e non l'intero importo. Viene inoltre definito il corretto arco temporale per il calcolo, escludendo condanne per periodi futuri non ancora maturati.
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Spese condominiali: delibera nulla senza unanimità
Una condomina impugna una delibera per l'illegittima ripartizione delle spese condominiali. La Corte d'Appello le dà ragione, dichiarando nulla la delibera approvata a maggioranza perché la modifica dei criteri legali richiede un accordo unanime, non essendo sufficiente un regolamento non contrattuale o un'accettazione per fatti concludenti.
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Servitù coattiva: onere della prova su cortili
La richiesta di una proprietaria per una servitù coattiva di passaggio sul cortile di un vicino è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato che spetta a chi richiede la servitù l'onere di dimostrare che il proprio fondo è completamente intercluso e che non esistono altre vie di accesso alternative, requisito fondamentale per superare l'esenzione legale prevista per i cortili. La Corte ha inoltre chiarito che un'azione possessoria precedente, poi estinta, non impedisce l'interruzione del termine utile per l'usucapione.
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Ricorso inammissibile: le regole per un appello valido
In un caso originato da una disputa su un diritto di passaggio, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile a causa della formulazione confusa e disorganizzata dei motivi di appello. Questa decisione sottolinea l'importanza di presentare impugnazioni chiare e specifiche, evidenziando come la mancanza di rigore possa portare non solo al rigetto, ma anche alla condanna per lite temeraria e al pagamento di ulteriori sanzioni.
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Distanza tra fabbricati: la regola dei 10 metri
Una società costruttrice violava la distanza tra fabbricati di 10 metri. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la norma si applica anche se una sola delle due pareti frontistanti è finestrata. Ha inoltre chiarito che la distanza va misurata tra i muri degli edifici e non dal confine di proprietà, rendendo irrilevante la contestazione sui limiti del fondo.
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Prescrizione manleva assicurativa: la decisione della Corte
In un complesso caso di danni da infiltrazioni, un'impresa appaltatrice ha richiesto la manleva alle proprie assicurazioni. La Cassazione interviene sulla questione della prescrizione manleva assicurativa, stabilendo che il termine va calcolato separatamente per ogni singola fonte di responsabilità (contrattuale ed extracontrattuale). La Corte cassa la sentenza d'appello che aveva erroneamente unificato la decorrenza della prescrizione, rinviando per una nuova valutazione.
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Danno occupazione sine titulo: come si prova in giudizio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26995/2025, ha chiarito le modalità di prova del danno da occupazione sine titulo. Un'amministrazione statale aveva richiesto il risarcimento per l'occupazione illegittima di un suo bene da parte di una società. La Corte d'Appello aveva negato il risarcimento per mancanza di prova. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il danno è insito nella perdita della disponibilità del bene e può essere provato tramite presunzioni, basando la quantificazione sul valore locativo di mercato. Viene quindi alleggerito l'onere probatorio a carico del proprietario.
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Usucapione: la divisione ereditaria interrompe i termini
Una coppia rivendicava l'usucapione di un fondo agricolo posseduto per decenni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che un precedente giudizio di divisione ereditaria aveva interrotto i termini necessari per l'usucapione. Inoltre, è stato accertato che il possesso non era esclusivo, ma esercitato in 'compossesso' con altri familiari, elemento che osta all'acquisto della proprietà.
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Distanza dal confine: la deroga vale solo in aderenza
Una lunga controversia sulla distanza dal confine tra due proprietà si conclude con la Cassazione che rigetta il ricorso dei proprietari di un manufatto. La Corte stabilisce che una norma del regolamento locale, che consente di costruire a meno di 5 metri dal confine, va interpretata restrittivamente. La deroga è applicabile solo se la nuova costruzione avviene 'in aderenza' a una parete preesistente sul confine, non come opzione indipendente. La congiunzione 'e' nel testo della norma è decisiva per legare le due condizioni.
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Distanza dalle vedute: la Cassazione fa chiarezza
Un proprietario costruisce una tettoia violando la distanza dalle vedute del vicino. La Cassazione conferma la demolizione, ribadendo che la norma sulla distanza dalle vedute (art. 907 c.c.) prevale sui regolamenti edilizi locali e che la domanda di tutela non si considera 'nuova' in appello se il bene protetto è lo stesso.
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Litisconsorzio necessario: la Cassazione chiarisce
Un caso di servitù di passaggio arriva in Cassazione. La Corte annulla le decisioni precedenti per un vizio procedurale: la mancata partecipazione di uno dei proprietari dei fondi interessati. Viene ribadito il principio del litisconsorzio necessario, che impone di citare in giudizio tutti i soggetti coinvolti per una decisione valida.
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Prelievo abusivo energia: chi paga se l’immobile è in affitto?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di prelievo abusivo di energia in un immobile locato. Una società di fornitura elettrica ha richiesto il pagamento dei consumi al proprietario, nonostante l'immobile fosse affittato a una società terza. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della società elettrica, confermando la decisione dei giudici di merito. È stato stabilito che la responsabilità non ricade automaticamente sul proprietario, il quale aveva fornito prova del contratto di locazione, dimostrando che la detenzione e la custodia dell'immobile, e quindi la responsabilità per l'allaccio abusivo, erano in capo al conduttore.
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Distanza tra fabbricati: la Cassazione chiarisce
Una complessa disputa immobiliare sulla distanza tra fabbricati giunge in Cassazione. Al centro del caso, la violazione della distanza minima di dieci metri da parte di alcuni balconi. La Corte d'Appello aveva ordinato la demolizione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, applicando una norma di interpretazione autentica del 2019. Questa legge chiarisce che il limite dei dieci metri si applica solo alle zone C (di nuova espansione) e non alle zone B (tessuto urbano consolidato), dove si trovavano gli immobili. La sentenza è stata cassata con rinvio, stabilendo un principio fondamentale per l'edilizia in zone già urbanizzate.
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Danno da mediazione: serve la prova concreta del danno
Un acquirente ha citato in giudizio un'agenzia immobiliare per non averlo informato di un abuso edilizio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'acquirente, stabilendo che per ottenere un risarcimento per danno da mediazione non è sufficiente dimostrare la negligenza dell'agente, ma è necessario provare di aver subito un danno economico concreto e non altrimenti risarcito. Nel caso specifico, l'acquirente aveva già ottenuto uno sconto sul prezzo di acquisto proprio a causa dell'irregolarità, annullando di fatto il danno patrimoniale.
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Clausola di esclusiva: valida senza doppia firma?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola di esclusiva in un contratto di mediazione immobiliare, sebbene potenzialmente vessatoria, è valida anche senza una specifica doppia sottoscrizione qualora sia stata oggetto di una trattativa individuale tra le parti. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva ignorato la prova testimoniale su tale trattativa, rinviando il caso per un nuovo esame del fatto decisivo.
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Responsabilità mediatore: obblighi informativi
Un acquirente cita in giudizio un'agenzia immobiliare per non averlo informato che la parte venditrice non era piena proprietaria dell'immobile. Le corti di merito rigettano la richiesta di risarcimento, legando il danno alla mancata risoluzione del contratto preliminare. La Corte di Cassazione, invece, accoglie il ricorso, stabilendo un principio chiave sulla responsabilità del mediatore immobiliare: la sua responsabilità per violazione degli obblighi informativi è autonoma e distinta da quella del venditore. Il danno risarcibile non è legato solo alla risoluzione del contratto, ma può consistere nel minor vantaggio o maggior aggravio patrimoniale subito dall'acquirente a causa delle informazioni omesse, come la provvigione pagata per un affare viziato.
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Improcedibilità ricorso: onere deposito notifica
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da alcuni condomini in una causa relativa alla proprietà di un sottotetto. La decisione si fonda su un vizio procedurale: i ricorrenti, pur avendo dichiarato che la sentenza d'appello era stata loro notificata, non hanno depositato tempestivamente la relativa relata di notifica. La Corte ha ribadito che tale adempimento è un onere imprescindibile a carico del ricorrente per dimostrare la tempestività dell'impugnazione, e la sua omissione non può essere sanata tardivamente, determinando l'inevitabile improcedibilità del ricorso.
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