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Diritto Immobiliare

Opposizione a decreto ingiuntivo: onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6005/2024, ha rigettato il ricorso di un'impresa edile, confermando che in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo spetta al creditore l'onere della prova del proprio credito. La radicale negazione da parte del debitore circa l'esecuzione dei lavori è sufficiente a contestare l'intera pretesa, compreso l'importo, senza che ciò cristallizzi il quantum richiesto. La Corte ha ritenuto la domanda del debitore di ridurre la condanna 'nei limiti del provato' non come una domanda nuova, ma come una mera limitazione della richiesta di rigetto totale.
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Ricorso inammissibile: deposito notifica tardivo
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa del mancato rispetto di un termine perentorio. Una locatrice ha impugnato una sentenza della Corte d'Appello in una controversia su un contratto di locazione ad uso diverso. Tuttavia, il suo ricorso è stato respinto non per il merito delle questioni sollevate, ma per un errore procedurale: il deposito della relata di notificazione della sentenza impugnata è avvenuto oltre il termine di venti giorni previsto dalla legge. La Corte ha ribadito la propria giurisprudenza consolidata, sottolineando che tale adempimento è essenziale e la sua omissione comporta la sanzione dell'improcedibilità, salvo rare eccezioni non verificatesi nel caso di specie.
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Responsabilità da contatto sociale: PA e risarcimento
Una società immobiliare ha citato in giudizio un Ente Regionale e un Comune per i danni subiti a causa di vincoli di inedificabilità imposti su terreni oggetto di una convenzione di lottizzazione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5990/2024, ha qualificato la responsabilità dell'ente pubblico come "responsabilità da contatto sociale", di natura contrattuale. Ha rigettato i motivi principali del ricorso dell'Ente Regionale, confermando il diritto al risarcimento della società, ma ha accolto il motivo relativo al calcolo degli interessi, stabilendo che decorrono dall'atto di citazione e non dalla data della sentenza.
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Prova della proprietà: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante la prova della proprietà di alcuni beni immobili (forno, cisterna, lavatoio). La ricorrente contestava la valutazione delle prove e l'interpretazione dei titoli di proprietà fatte dai giudici di merito. La Corte ha stabilito che il ricorso non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti, ma deve limitarsi a censure di legittimità. Poiché i motivi sollevati miravano a una nuova valutazione del compendio istruttorio, sono stati rigettati.
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Usi civici: l’esproprio non basta senza sdemanializzazione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due società energetiche che avevano realizzato un bacino idroelettrico su terreni di proprietà collettiva. La Corte ha stabilito che un decreto di esproprio per pubblica utilità non è sufficiente a estinguere i diritti di usi civici gravanti su un bene, poiché è necessario un preventivo e formale provvedimento di sdemanializzazione. L'assenza di tale atto rende invalido l'esproprio su questi beni, assimilabili al demanio pubblico.
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Condizione sospensiva mista: onere della prova
La Corte di Cassazione chiarisce l'onere della prova nel caso di mancato avveramento di una condizione sospensiva mista. In un contratto preliminare di vendita immobiliare, la cui efficacia era subordinata a un mutamento di destinazione urbanistica, la Corte ha stabilito che la parte che invoca la finzione di avveramento della condizione (art. 1359 c.c.) deve dimostrare il comportamento doloso o colposo della controparte, non essendo sufficiente il mero non verificarsi dell'evento.
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Usucapione lastrico solare: quando è possibile?
Una società immobiliare ha citato in giudizio due privati per la restituzione di un lastrico solare, ma questi hanno risposto con una domanda riconvenzionale per usucapione. I tribunali di merito hanno dato loro ragione. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5986/2024, ha rigettato il ricorso della società, confermando l'usucapione del lastrico solare. Il punto chiave è che la funzione del lastrico di dare luce e aria ai locali sottostanti non impedisce l'acquisto per usucapione, poiché il proprietario originario può comunque tutelare tali diritti tramite altri istituti, come le servitù.
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Servitù uso esclusivo: quando il ricorso è inammissibile
Una società immobiliare ha contestato una servitù di uso esclusivo su un suo lastrico solare, sostenendo che annullasse il suo diritto di proprietà. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione risiede in una parallela e definitiva sentenza che ha riconosciuto alla beneficiaria della servitù la piena proprietà dello stesso bene per usucapione, facendo così venire meno l'interesse ad agire della società.
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Successione societaria: continuità dei rapporti
In un caso di appalto per lavori di ristrutturazione, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della successione societaria da una società in nome collettivo a una ditta individuale. La Corte ha stabilito che i rapporti giuridici, inclusa la capacità di agire in giudizio per il recupero di un credito, proseguono in capo al socio superstite. La sentenza chiarisce anche i poteri del Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU) nell'acquisire documenti e la validità della prova presuntiva per dimostrare l'esistenza di lavori extra-capitolato, rigettando il ricorso del committente.
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Compenso CTU: la Cassazione sui criteri di liquidazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5991/2024, ha respinto sia il ricorso di una parte processuale che quello di un consulente tecnico d'ufficio (CTU) in merito alla liquidazione delle competenze. La Corte ha stabilito i principi per il corretto calcolo del compenso CTU, confermando che, in caso di indagini con valore economico determinabile, si applica la tariffa a scaglioni e non quella a vacazioni. Inoltre, ha ribadito la natura obbligatoria della sanzione per il ritardo nella consegna dell'elaborato e ha chiarito che, nel procedimento di opposizione, la riduzione del compenso non comporta automaticamente la condanna del CTU al pagamento delle spese legali.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: errore fatale
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità di un ricorso in un contenzioso edilizio per il mancato deposito della sentenza impugnata. Il caso, originato da una disputa sul pagamento del compenso per lavori di ristrutturazione, evidenzia come un vizio procedurale possa precludere l'esame nel merito della controversia, rendendo definitiva la decisione di secondo grado che aveva condannato i committenti al pagamento. Questa ordinanza sottolinea l'importanza cruciale del rispetto dei termini e degli adempimenti formali, come stabilito dall'art. 369 c.p.c., per evitare l'improcedibilità del ricorso in Cassazione.
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Specificità motivi appello: guida alla Cassazione
La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per mancata specificità dei motivi di appello. Il caso riguardava un presunto diritto di prelazione immobiliare, ma l'analisi si concentra sui requisiti formali dell'atto di impugnazione, confermando che la generica riproposizione delle difese di primo grado non è sufficiente a superare il vaglio di ammissibilità.
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Azione 2932 c.c.: preliminare nullo senza dati mutuo
La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto di una domanda di trasferimento immobiliare basata su un'azione 2932 c.c. La causa del rigetto risiede nella mancata specificazione, da parte della promissaria acquirente, degli elementi essenziali del mutuo fondiario che si sarebbe dovuta accollare come parte del prezzo. Secondo la Corte, l'assenza di dettagli come il piano di ammortamento e le rate residue impedisce al giudice di emettere una sentenza che rispecchi fedelmente l'accordo originale, requisito fondamentale per l'accoglimento della domanda.
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Clausola compromissoria consumatore: nulla se vessatoria
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5936/2024, ha stabilito un principio fondamentale a tutela dei consumatori. Una clausola compromissoria consumatore, se ritenuta vessatoria, può essere dichiarata nulla dal giudice anche in sede di impugnazione del lodo arbitrale, pure se il consumatore non aveva sollevato l'eccezione durante il procedimento arbitrale. La Corte ha affermato la prevalenza del diritto dell'Unione Europea sulla normativa procedurale nazionale, sottolineando che la tutela del consumatore è una questione di ordine pubblico e il giudice ha il dovere di rilevare d'ufficio la natura abusiva di tali clausole.
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Certificato di abitabilità: recesso ingiustificato
Una promissaria acquirente recede da un contratto preliminare di compravendita immobiliare a causa della mancanza del certificato di abitabilità. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5963/2024, ha respinto il suo ricorso, stabilendo che il recesso è illegittimo se il vizio è sanabile. Poiché il venditore ha successivamente ottenuto il certificato, l'inadempimento non è stato ritenuto 'grave' da giustificare la risoluzione del contratto, ma solo un ritardo formale, non incidendo sulla commerciabilità del bene.
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Responsabilità appaltatore: quando risponde dei vizi?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5934/2024, chiarisce i confini della responsabilità appaltatore in un contratto di costruzione. Il caso riguarda una committente che ha citato in giudizio sia l'impresa edile sia il progettista per gravi difetti emersi durante i lavori di demolizione e ricostruzione. La Corte ha stabilito che l'appaltatore è responsabile non solo per i vizi di esecuzione, ma anche per non aver rilevato e segnalato gli errori presenti nel progetto. Se l'opera non viene completata, si applicano le norme generali sull'inadempimento contrattuale e non quelle specifiche sulla garanzia per i vizi. Infine, il giudice può compensare d'ufficio il credito dell'appaltatore per i lavori svolti con il debito per il risarcimento dei danni causati alla committente.
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Divisione ereditaria: i beni devono essere in comunione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5920/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di divisione ereditaria: i beni da dividere devono appartenere alla comunione non solo all'inizio della causa, ma fino al momento della sua definizione. Nel caso specifico, alcuni beni erano stati trasferiti a due coeredi con una sentenza passata in giudicato, in esecuzione di un contratto preliminare stipulato dal defunto. La Corte ha chiarito che tale trasferimento è pienamente efficace tra i coeredi, rendendo impossibile includere detti beni nella divisione, indipendentemente dalla data di trascrizione della domanda giudiziale.
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Lavori extra-contratto: compenso senza accordo scritto
Un'impresa edile ha eseguito opere non previste dal contratto originario su richiesta verbale del committente. Quest'ultimo si è poi rifiutato di pagare, appellandosi al prezzo forfettario pattuito. La Corte di Cassazione ha confermato che i lavori extra-contratto danno diritto a un compenso aggiuntivo, in quanto costituiscono un nuovo accordo che può essere provato anche tramite testimoni. La Corte ha quindi respinto sia il ricorso del committente che quello incidentale dell'impresa, confermando la decisione d'appello.
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Erede apparente: acquisto valido e tutela del terzo
La Corte di Cassazione conferma la validità dell'acquisto di un immobile da un erede apparente. La controversia vedeva contrapposti gli eredi di un legatario testamentario e gli acquirenti che avevano comprato in buona fede dal fratello del defunto, il quale si era qualificato come unico erede legittimo. La Suprema Corte ha dato prevalenza alla tutela degli acquirenti, ritenendo provata la loro buona fede sulla base di una serie di elementi oggettivi, come la regolarità delle trascrizioni della successione. Viene rigettato il ricorso basato sulla titolarità effettiva del bene, applicando il principio di tutela dell'affidamento del terzo acquirente dall'erede apparente.
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Responsabilità appaltatore: difetti e onere prova
Una ditta edile contesta la propria responsabilità per una pavimentazione difettosa, sostenendo di aver seguito le errate istruzioni del committente. La Cassazione rigetta il ricorso della ditta, sottolineando che l'appaltatore ha l'onere di provare di aver informato il committente dei rischi. Accoglie invece il ricorso del committente per un errore di calcolo nel determinare il saldo dovuto, distinguendo l'errore materiale dall'errore di giudizio.
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