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Diritto Immobiliare

Servitù di passaggio: pedonale vs carrabile
Un proprietario ha contestato la natura della sua servitù di passaggio, rivendicandola come carrabile anziché solo pedonale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il diritto era limitato al transito a piedi. La decisione chiarisce che la larghezza fisica di un sentiero non modifica la natura della servitù definita dal titolo legale e che la titolarità del bene, se acquisita durante il processo, è sufficiente per la validità dell'azione legale.
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Principio di prevenzione e distanze: il ruolo dell’usucapione
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce che il principio di prevenzione in materia di distanze tra edifici non si applica se uno dei proprietari ha acquisito per usucapione il diritto di mantenere il proprio immobile a una distanza inferiore a quella legale. In questo caso, chi costruisce successivamente non può avvalersi della prevenzione ma deve arretrare la propria costruzione per rispettare la distanza complessiva tra i fabbricati.
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Patto Fiduciario: la dichiarazione unilaterale è prova
In una controversia tra ex coniugi su immobili intestati fiduciariamente, la Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1424/2024, ha stabilito che una dichiarazione scritta e unilaterale, con cui il fiduciario riconosce l'altrui diritto e si impegna a ritrasferire il bene, costituisce prova sufficiente dell'esistenza del patto fiduciario. Tale atto non crea un nuovo obbligo, ma ha un effetto confermativo che inverte l'onere della prova, costringendo il fiduciario a dimostrare l'inesistenza del rapporto sottostante.
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Deposito telematico: quando si perfeziona il deposito
La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel processo civile telematico, il deposito di un atto si considera perfezionato al momento della generazione della ricevuta di avvenuta consegna (PEC) da parte del sistema ministeriale, e non alla successiva data di accettazione da parte della cancelleria. La Corte ha accolto il ricorso di un cittadino il cui appello era stato erroneamente dichiarato improcedibile per tardiva iscrizione a ruolo, annullando la decisione e rinviando la causa al Tribunale per un nuovo esame nel merito. Il caso ha anche chiarito i limiti del mandato del difensore in caso di decesso della parte assistita.
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Impugnazione progetto divisionale: i termini per agire
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1422/2024, ha stabilito che l'impugnazione del progetto divisionale deve avvenire prima che questo venga approvato e reso esecutivo dal giudice. Nel caso di una divisione ereditaria, un erede aveva sollevato contestazioni sulla perizia del consulente solo dopo l'approvazione concorde del progetto. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che le contestazioni tardive sono inammissibili, poiché il procedimento è scandito da fasi con precise preclusioni.
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Infiltrazioni da terrazzo: chi paga i danni?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1421/2024, ha stabilito che per i danni da infiltrazioni da terrazzo di proprietà esclusiva, la responsabilità ricade unicamente sul proprietario e non sul condominio. Il caso riguardava infiltrazioni provenienti da un giardino e terrazzo privato che avevano danneggiato il box sottostante. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del proprietario del terrazzo, confermando che la responsabilità per i danni da cose in custodia (art. 2051 c.c.) non si estende al condominio se la fonte del danno non è una parte comune.
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Uso parti comuni condominio: limiti e sentenze
Un condomino ha esteso il portone del proprio box auto sull'area di manovra comune. La Corte di Cassazione ha confermato la sua condanna alla rimozione, chiarendo che qualsiasi modifica che riduca in modo apprezzabile la fruibilità dell'area per gli altri condomini costituisce un uso illegittimo delle parti comuni, a prescindere dall'entità dell'occupazione o dalla buona fede del condomino.
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Errore di fatto revocazione: quando è inammissibile
Una condomina, dopo aver perso in tutti i gradi di giudizio una causa relativa all'impugnazione di delibere condominiali, ha richiesto la revocazione della sentenza della Cassazione per un presunto errore di fatto revocazione. Sosteneva che la Corte avesse erroneamente percepito la natura temporanea, anziché permanente, di un criterio di ripartizione delle spese. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che un disaccordo sull'interpretazione di un punto già controverso e deciso nel merito non costituisce un errore di fatto, ma un tentativo di riesame della valutazione del giudice, escluso dall'ambito della revocazione.
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Istanze istruttorie appello: come riproporle?
In una causa possessoria per un diritto di passaggio, la Corte di Cassazione chiarisce un importante principio processuale. Quando le istanze istruttorie in appello vengono respinte in primo grado senza una specifica motivazione, è sufficiente riproporle nell'atto di appello senza una dettagliata e nuova articolazione. La Corte d'Appello non può dichiararle inammissibili per genericità, ma deve valutarne la rilevanza rispetto ai motivi di gravame. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio.
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Usucapione Immobile Familiare: No a Detenzione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva l'usucapione di un immobile familiare in cui viveva da decenni. La decisione si fonda sulla distinzione tra detenzione e possesso: l'originario rapporto con il bene era di detenzione qualificata, e non sono stati provati atti di interversione del possesso. L'uso prolungato è stato interpretato come tolleranza dovuta a vincoli familiari, e un acquisto congiunto del terreno da parte di tutti i coeredi ha ulteriormente negato l'esistenza di un possesso esclusivo. Il ricorso sull'usucapione immobile familiare è stato quindi respinto.
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Muro di cinta: quando il vicino deve pagare?
Una società costruttrice ha perso in Cassazione la causa per ottenere un'indennità per la costruzione di un muro di cinta. La Corte ha stabilito che, se il muro non raggiunge l'altezza minima prevista dalla legge o dai regolamenti locali, il vicino non è obbligato a contribuire alle spese, anche se l'altezza rispetta il limite massimo consentito.
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Procura speciale: ricorso nullo e l’avvocato paga
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a causa di una procura speciale rilasciata all'avvocato prima della data di pubblicazione della sentenza da impugnare. Secondo la Corte, la procura è radicalmente inesistente per quel giudizio, non potendo l'interesse a impugnare sorgere prima della decisione stessa. Di conseguenza, è l'avvocato, e non il cliente, a essere condannato al pagamento delle spese legali.
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Ricorso per cassazione: i requisiti formali essenziali
Una società commerciale ha presentato un ricorso per cassazione contro un ente pubblico di edilizia residenziale in una disputa su un contratto preliminare di locazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per carenza di un requisito formale essenziale: la mancata esposizione sommaria dei fatti di causa, come richiesto dall'art. 366 c.p.c. Questa omissione ha impedito alla Corte di comprendere la vicenda processuale senza dover consultare altri atti, violando il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione.
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Canone locazione commerciale: no al blocco unilaterale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1341/2024, ha chiarito che la sospensione unilaterale del pagamento del canone locazione commerciale durante il lockdown Covid-19 costituisce un grave inadempimento. Se il conduttore non dimostra di aver attivamente cercato una rinegoziazione del contratto con il locatore, la risoluzione del contratto è legittima. Nel caso di specie, il ricorso del conduttore è stato dichiarato inammissibile per motivi procedurali, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva già sancito la gravità della sua condotta.
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Divisione ereditaria: rendiconto e crediti tra coeredi
Un coerede ha intentato una causa per la divisione di un immobile, chiedendo una quota maggiore in virtù di pagamenti effettuati per saldare debiti comuni. I tribunali di merito e la Corte di Cassazione hanno respinto la sua richiesta, stabilendo un principio fondamentale: nell'ambito di una divisione ereditaria, le pretese di rimborso o i crediti verso gli altri coeredi devono essere oggetto di una specifica e autonoma domanda di rendiconto. Tale domanda non può essere considerata implicita nella richiesta di divisione e la sua assenza porta al rigetto delle pretese economiche. L'ordinanza chiarisce l'importanza della corretta procedura per far valere i propri diritti in sede di scioglimento della comunione.
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Indennità di occupazione: quando non è dovuta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1314/2024, ha stabilito che il comproprietario che cede a terzi il proprio diritto di usufrutto su un immobile rinuncia volontariamente al godimento del bene. Di conseguenza, non può richiedere l'indennità di occupazione all'altro comproprietario che lo utilizza in via esclusiva. La Corte ha inoltre chiarito che la proposizione di una domanda riconvenzionale per la divisione dei frutti civili di altri beni comuni è sufficiente a manifestare il dissenso verso l'uso esclusivo da parte dell'altro contitolare.
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Probatio diabolica: l’onere della prova e la pertinenza
La Corte di Cassazione chiarisce l'onere della prova in una controversia immobiliare. Un soggetto rivendicava la comproprietà di un'area cortilizia, mentre i proprietari di un capannone adiacente ne reclamavano la proprietà esclusiva come pertinenza. La Corte ha stabilito che la domanda di proprietà esclusiva configura un'azione di rivendicazione, che richiede la rigorosa "probatio diabolica", ovvero la prova di un acquisto a titolo originario, non essendo sufficiente dimostrare il solo vincolo pertinenziale.
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Usucapione in famiglia: quando la prova prevale
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che riconosceva l'usucapione di un immobile a favore del figlio, che lo aveva posseduto per oltre vent'anni. La madre sosteneva si trattasse di un semplice comodato d'uso, ma le prove testimoniali hanno dimostrato un possesso "uti dominus", ovvero con l'animo del proprietario. L'ordinanza chiarisce che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.
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Improcedibilità ricorso: deposito tardivo sentenza
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso di una società immobiliare in una causa di usucapione. La decisione si fonda sul mancato deposito, da parte della ricorrente, della copia della sentenza d'appello notificata entro i termini di legge. La Corte ha ribadito che tale adempimento è un requisito fondamentale, la cui omissione non può essere sanata dal deposito successivo effettuato dalla controparte, determinando l'inammissibilità dell'impugnazione.
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Domanda nuova in appello: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello in un caso di lite tra vicini per la rimozione di contatori da un muro di confine. La Corte ha stabilito che la parte attrice aveva illegittimamente modificato la base giuridica della propria richiesta in secondo grado, presentando una domanda nuova in appello. La richiesta, originariamente basata sulla comproprietà del muro, era stata trasformata in una basata sulla proprietà esclusiva per accessione. Tale modifica è vietata dalla legge e rende la domanda inammissibile.
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