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Diritto Immobiliare

Opposizione atti esecutivi: rigetto per motivi generici
Una società ha contestato l'aggiudicazione di un immobile in un'asta forzata tramite un'opposizione agli atti esecutivi, lamentando presunte irregolarità. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione di merito. I giudici hanno ritenuto i motivi di appello eccessivamente generici e hanno confermato la condanna della società per lite temeraria, ravvisando un abuso dello strumento processuale.
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Riparto di giurisdizione: Ordinario vs Amministrativo
Un privato cittadino ha citato in giudizio un Comune, un suo funzionario e una società immobiliare per danni legati a un permesso di costruire e a errori di pianificazione urbanistica. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito un chiaro riparto di giurisdizione: le domande contro il funzionario (in proprio) e la società privata spettano al giudice ordinario, trattandosi di illecito tra privati. Le domande contro il Comune, che riguardano l'esercizio del potere pubblico, rientrano invece nella giurisdizione del giudice amministrativo.
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Giurisdizione occupazione sine titulo: a chi spetta?
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha risolto un conflitto di giurisdizione stabilendo che le controversie relative all'indennità per l'occupazione sine titulo di beni del demanio pubblico rientrano nella competenza del giudice ordinario. La Corte ha chiarito che tale indennità non ha natura tributaria, ma costituisce un provento di natura patrimoniale derivante dall'utilizzo di un bene pubblico, escludendo così la giurisdizione del giudice tributario.
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Opposizione atti esecutivi: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società debitrice che aveva proposto opposizione atti esecutivi contro un decreto di trasferimento immobiliare. I motivi, basati su presunte anomalie procedurali e un prezzo di vendita incongruo, sono stati giudicati generici e non provati. La Corte ha confermato la condanna della società per lite temeraria, ravvisando un abuso del processo nell'aver intentato un'azione legale palesemente infondata.
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Domanda risarcitoria: quando il giudicato la blocca?
Una società ha intentato una seconda causa per ottenere un risarcimento danni (interessi passivi e spese condominiali) maturati dopo un primo processo già concluso con una sentenza definitiva. La Corte di Cassazione ha dichiarato la nuova domanda risarcitoria inammissibile, affermando che tutti i danni derivanti da un singolo illecito devono essere richiesti in un unico giudizio. Il precedente giudicato copre non solo le pretese avanzate, ma anche quelle che si sarebbero potute avanzare, impedendo così la frammentazione delle azioni legali.
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Ripartizione spese lastrico solare: il danneggiato paga?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il proprietario di un'unità immobiliare, danneggiata da infiltrazioni provenienti da un lastrico solare di uso esclusivo, deve comunque contribuire alle spese di riparazione. La sentenza chiarisce che l'obbligo di partecipazione alla spesa deriva non dalla colpa, ma dalla qualità di condomino che beneficia della copertura offerta dal lastrico. La ripartizione spese lastrico solare segue il criterio dell'art. 1126 c.c. (un terzo a carico dell'usuario esclusivo e due terzi a carico dei proprietari delle unità sottostanti, incluso il danneggiato per la sua quota).
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Prova presuntiva e azione revocatoria: il caso esaminato
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito che aveva dichiarato inefficace una compravendita immobiliare tramite azione revocatoria. La decisione è stata cassata perché basata su una prova presuntiva non valida: la precedente trascrizione di un sequestro conservativo, poi revocato e cancellato. La Suprema Corte ha chiarito che un singolo elemento indiziario, privo dei requisiti di gravità, precisione e concordanza, non è sufficiente a dimostrare la 'scientia fraudis' del terzo acquirente.
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Attestazione di conformità: se assente è inefficace
La Corte di Cassazione stabilisce che la mancata attestazione di conformità delle copie di titolo, precetto e pignoramento, depositate all'iscrizione a ruolo, causa l'inefficacia del pignoramento e l'estinzione del processo esecutivo. Questo vizio non è una mera irregolarità sanabile, ma un requisito essenziale da rispettare entro il termine perentorio previsto dalla legge.
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Continenza di cause: sospensione del processo
Una società agricola ha avviato un procedimento per l'affrancazione di un immobile. Il Tribunale ha erroneamente dichiarato la litispendenza, dato che una causa simile era già pendente in appello. La Corte di Cassazione ha corretto la decisione, qualificando la situazione come 'continenza di cause'. Invece di cancellare il nuovo procedimento, ha stabilito che deve essere sospeso ai sensi dell'art. 295 c.p.c., in attesa della definizione del primo, al fine di prevenire giudicati contraddittori.
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Migliorie su immobile altrui: spetta l’indennità?
Un uomo apporta migliorie sull'immobile di proprietà della compagna. La Cassazione nega l'indennità, chiarendo che il convivente non è possessore ma detentore qualificato e non ha quindi diritto al rimborso previsto dall'art. 1150 c.c. per le migliorie su immobile altrui. La sua posizione deriva da un rapporto di natura familiare e non da un potere di fatto sul bene assimilabile alla proprietà.
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Termine scadente di sabato: la proroga in appello
La Corte di Cassazione ha chiarito che, se il termine per impugnare una sentenza scade di sabato, esso è automaticamente prorogato al primo giorno non festivo successivo. In un caso riguardante un contratto preliminare, la Corte d'Appello aveva dichiarato un appello inammissibile perché la parte non aveva provato la data di comunicazione della sentenza di primo grado. La Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che, anche ipotizzando la data più sfavorevole per l'appellante, il termine scadente di sabato avrebbe comunque beneficiato della proroga legale, rendendo l'appello tempestivo e l'onere della prova irrilevante a tal fine.
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Giurisdizione canone edilizia residenziale: chi decide?
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, stabilisce la giurisdizione del giudice ordinario nelle controversie relative alla determinazione del canone di locazione per alloggi di edilizia residenziale pubblica. Anche se l'inquilino chiede la disapplicazione di un regolamento regionale, la natura del rapporto è contrattuale e la lite riguarda un diritto soggettivo di natura patrimoniale, non l'esercizio di un potere autoritativo della Pubblica Amministrazione. La questione sulla giurisdizione del canone di edilizia residenziale viene così risolta a favore del tribunale civile.
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Estinzione del processo: rinuncia e spese in Cassazione
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia al ricorso. La controversia, nata per la tutela possessoria di un terreno ad uso civico, si conclude con l'estinzione del processo. La Corte stabilisce che, data l'adesione della controparte alla rinuncia, non si procede alla statuizione sulle spese di lite e viene escluso l'obbligo del doppio contributo unificato.
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Azione revocatoria e vendita dell’unico immobile
La Corte di Cassazione conferma la revoca di una vendita immobiliare. L'operazione, riguardante gli unici beni dei debitori, è stata ritenuta inefficace perché compiuta dopo l'insorgere del debito e con la consapevolezza, presunta, di ledere le ragioni del creditore. L'azione revocatoria è stata accolta, poiché i debitori non hanno provato di avere un patrimonio residuo sufficiente a garantire il credito.
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Correzione errore materiale: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione interviene d'ufficio per la correzione errore materiale in un decreto che indicava una data errata per la trascrizione di una domanda giudiziale. L'ordinanza stabilisce la sostituzione della data sbagliata (12 settembre 2012) con quella corretta (1° agosto 2013), basandosi sulla documentazione in atti, senza disporre sulle spese.
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Possesso esclusivo: varco in recinzione e usucapione
La Corte di Cassazione ha stabilito che la presenza di un'apertura in una recinzione non è un dettaglio trascurabile in una causa di usucapione. Se tale varco permette l'accesso al legittimo proprietario, può mancare il requisito del possesso esclusivo, necessario per l'acquisto del bene. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva concesso l'usucapione, rinviando il caso per una nuova valutazione che tenga conto di questo elemento cruciale.
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Sospensione processo civile: quando non è necessaria
Una parte avviava una causa civile per ottenere il ripristino di un immobile con pozzo e la tutela di una servitù di passaggio, di cui si affermava comproprietaria. Il tribunale di primo grado disponeva la sospensione del processo civile in attesa della definizione di un procedimento penale a carico della controparte per fatti connessi. La Corte di Cassazione ha annullato tale sospensione, chiarendo che non sussiste un rapporto di pregiudizialità quando le pretese sono diverse: risarcitoria in sede penale e di accertamento di diritti reali in sede civile. La diversità degli obiettivi processuali esclude la necessità della sospensione del processo civile.
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Responsabilità P.A. per erosione: la Cassazione decide
La Cassazione conferma la condanna di una Regione e un Comune per i danni da erosione costiera subiti da un privato. La responsabilità P.A. non deriva dalla custodia diretta del mare (art. 2051 c.c.), ma dalla colpa per omessa vigilanza (art. 2043 c.c.) sull'operato dei concessionari balneari che hanno alterato le correnti marine. Anche il fatto illecito del terzo non esclude la colpa dell'ente pubblico.
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Usucapione servitù passaggio: tolleranza e parentela
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha riconosciuto l'usucapione di una servitù di passaggio tra parenti. La Corte ha stabilito che, sebbene l'uso del passaggio fosse inizialmente tollerato per via dei legami familiari, la situazione è cambiata quando sono sorti dei dissidi. Da quel momento, il possesso è diventato avverso e idoneo a far maturare l'usucapione, poiché esercitato per oltre vent'anni. La pronuncia chiarisce che l'opposizione del proprietario, anziché interrompere il possesso, può in realtà qualificarlo come utile all'usucapione, trasformando la mera tolleranza in possesso pieno. Viene inoltre confermata la natura 'apparente' della servitù, data la presenza di una corte e una scala esterna, opere visibili e permanenti destinate al suo esercizio.
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Servitù coattiva: il potenziale edificabile prevale
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6027/2024, ha chiarito due principi fondamentali in materia di diritto immobiliare. In primo luogo, ha stabilito che per la costituzione di una servitù coattiva di passaggio su un fondo intercluso, si deve tener conto del suo potenziale sviluppo futuro (in questo caso, edificabile), e non solo del suo stato attuale (agricolo o incolto). La Corte d'Appello aveva errato nel limitare la servitù a un uso agricolo, ignorando la richiesta originaria finalizzata all'urbanizzazione. In secondo luogo, la Corte ha precisato che la garanzia per evizione a carico del venditore non si applica per servitù coattive costituite dopo la vendita, poiché la causa dell'evizione (la costituzione della servitù) non preesisteva al contratto. Di conseguenza, la sentenza d'appello è stata cassata con rinvio.
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