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Diritto Immobiliare

Rinuncia al ricorso: come si estingue il giudizio
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti. Il caso di origine riguardava un'azione revocatoria promossa da una società creditrice per la vendita di due immobili effettuata da una fideiubente a favore della figlia. A seguito dell'accettazione della rinuncia da parte della società resistente, il processo si è concluso con la compensazione delle spese legali, rendendo definitiva la sentenza d'appello sfavorevole ai ricorrenti.
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Rescissione divisione ereditaria: vendita quota e limiti
Un'erede ha agito in giudizio per la rescissione di una divisione ereditaria, sostenendo che la precedente vendita della quota del proprio dante causa a un altro coerede e la successiva divisione tra i coeredi rimanenti costituissero un'unica operazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la vendita della quota ereditaria è un atto autonomo e non equiparabile a una divisione. Pertanto, non è soggetta all'azione specifica di rescissione divisione ereditaria prevista dall'art. 764 c.c., ma alle regole generali sulla rescissione contrattuale, per le quali non sussistevano i presupposti di lesione.
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Nullità divisione immobiliare: il caso Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2062/2024, ha stabilito che un accordo di divisione di beni immobili è nullo se non riporta gli estremi del permesso di costruire. Questa nullità divisione immobiliare, definita "testuale", può essere rilevata d'ufficio dal giudice in ogni fase del processo, anche in Cassazione, a prescindere dai motivi specifici sollevati inizialmente dalle parti. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva confermato la validità di una scrittura privata tra due fratelli, rinviando la causa per un nuovo esame.
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Responsabilità committente: quando il comportamento prova
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un proprietario di immobile al pagamento di lavori di ristrutturazione, stabilendo la sua responsabilità del committente non da un contratto scritto, ma dal suo comportamento concludente, come la supervisione dei lavori. La Corte ha chiarito che la valutazione delle prove testimoniali spetta ai giudici di merito e ha confermato la sanzione per lite temeraria a causa del comportamento processuale contraddittorio della parte.
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Azione risarcitoria: quando non serve provare la servitù
Un proprietario ha citato in giudizio gli eredi del vicino per i danni causati dalla sostituzione di una ringhiera con pannelli di alluminio. Gli eredi sostenevano che si trattasse di una questione di servitù di veduta, richiedendo la partecipazione del nuovo proprietario dell'immobile. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la causa era una semplice azione risarcitoria per i danni materiali subiti e non un'azione reale per l'accertamento di una servitù (confessoria servitutis). Di conseguenza, non era necessario integrare il contraddittorio con il proprietario del fondo vicino.
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Onere della prova appaltatore: chi prova i difetti?
Una recente ordinanza della Cassazione affronta il tema dell'onere della prova dell'appaltatore in caso di lavori edili contestati. A seguito della richiesta di pagamento di un'impresa, il committente si opponeva lamentando gravi vizi. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell'impresa, confermando che, di fronte all'eccezione di inadempimento del cliente, spetta all'appaltatore dimostrare di aver eseguito i lavori a regola d'arte. Questo principio si applica anche e soprattutto quando l'opera non è stata formalmente consegnata.
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Interpretazione contratto compravendita: Cassazione
La Suprema Corte ha respinto il ricorso di alcuni acquirenti relativo al pagamento di oneri urbanistici. Il fulcro della controversia era l'interpretazione del contratto di compravendita. La Corte d'Appello aveva correttamente stabilito che il contratto definitivo, il quale addossava le spese agli acquirenti, prevaleva su accordi precedenti, dato che gli acquirenti erano consapevoli dei potenziali costi. La Cassazione ha ribadito che l'interpretazione contrattuale spetta ai giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se non per specifiche violazioni di legge, non dimostrate nel caso di specie.
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Indennità uso esclusivo: quando spetta al coniuge?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2047/2024, chiarisce le condizioni per ottenere un'indennità per l'uso esclusivo di un immobile in comunione da parte dell'ex coniuge. Il caso riguardava la richiesta di un uomo di sciogliere la comunione dell'ex casa coniugale e di ricevere un compenso per il mancato utilizzo. La Corte ha accolto la richiesta di indennità, stabilendo che è sufficiente manifestare l'intenzione di utilizzare il bene per averne diritto, anche se ha confermato il diniego alla divisione dell'immobile a causa di difformità catastali.
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Lucro cessante: prova e risarcimento del danno
A seguito di danni da infiltrazioni che hanno reso un appartamento inagibile, il proprietario ha richiesto il risarcimento per la mancata locazione. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito i principi per la prova del lucro cessante, specificando che è sufficiente dimostrare la potenziale redditività dell'immobile al momento del danno, senza necessità di provare una sua pregressa locazione. La sentenza di merito è stata annullata per aver erroneamente interpretato le prove e per vizi procedurali, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Comodato e successione: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di comodato e successione. Gli eredi del comodante che subentrano nel contratto non sono tenuti a dimostrare di aver materialmente consegnato il bene al comodatario se quest'ultimo ne aveva già la disponibilità. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che erroneamente richiedeva tale prova, affermando che il rapporto contrattuale prosegue automaticamente con gli eredi, i quali devono solo dimostrare la loro qualità di successori e l'esistenza del contratto originario.
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Priorità della trascrizione: vince chi registra prima
Un acquirente all'asta perde la proprietà perché, a seguito della cancellazione del pignoramento, altri acquirenti hanno registrato il loro acquisto prima del suo decreto di trasferimento. La Cassazione applica la regola della priorità della trascrizione, affermando che la cancellazione interrompe la tutela del pignoramento.
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Azione revocatoria: valida anche con ipoteche sul bene
La Corte di Cassazione ha confermato che un'azione revocatoria è ammissibile anche se l'immobile venduto dal debitore è gravato da ipoteche. Un debitore, convenuto in revocatoria, sosteneva che la rinuncia all'esecuzione forzata da parte di un creditore ipotecario eliminasse il pregiudizio per gli altri creditori. La Corte ha rigettato tale tesi, chiarendo che la rinuncia all'esecuzione non estingue il debito né la garanzia ipotecaria. Di conseguenza, il rischio di danno (eventus damni) per gli altri creditori permane, giustificando l'accoglimento dell'azione revocatoria.
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Litisconsorzio necessario: opposizioni esecutive e nullità
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza del Tribunale per un vizio procedurale fondamentale. In un caso di opposizione agli atti esecutivi, gli opponenti non avevano citato in giudizio il creditore procedente. La Corte ha ribadito che il principio del litisconsorzio necessario impone la partecipazione di tutte le parti del processo esecutivo al momento della proposizione della domanda, pena la nullità del giudizio. Il caso è stato rinviato per essere celebrato a contraddittorio integro.
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Usucapione servitù di scarico: i requisiti essenziali
La Corte di Cassazione analizza un caso di usucapione servitù di scarico, annullando la decisione di merito. Si sottolinea che, per acquisire tale diritto, l'opera non deve essere abusiva e deve possedere il requisito dell'"apparenza", ovvero devono esistere opere visibili e permanenti che manifestino l'asservimento del fondo. La mancanza di prove su questi due punti cruciali ha portato al rinvio del caso alla Corte d'Appello per un nuovo esame.
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Condizione sospensiva: quando il pagamento è legato a un evento
Un'ordinanza della Cassazione analizza la clausola di un contratto d'appalto che lega il pagamento alla 'ultimazione dei lavori'. La Corte stabilisce che si tratta di una condizione sospensiva e non di un termine, rendendo il credito inesigibile fino al verificarsi dell'evento. Il caso riguardava una controversia tra una società committente e una cooperativa appaltatrice per il saldo di lavori edili.
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Giudicato esterno: come provarlo in Cassazione
Un proprietario di un fondo ricorre in Cassazione in una disputa su una servitù di passaggio, invocando un separato e definitivo giudicato esterno a suo favore. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile perché, pur avendo prodotto la sentenza, il ricorrente non ha fornito la necessaria attestazione di cancelleria che ne comprovasse il passaggio in giudicato. Il caso sottolinea i rigidi oneri probatori per far valere un giudicato esterno.
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Usucapione detenzione: la Cassazione chiarisce la prova
La Cassazione rigetta il ricorso per usucapione di un immobile, chiarendo la distinzione tra possesso e detenzione. La presenza di una promessa di vendita e di rapporti societari tra le parti ha qualificato il godimento del bene come detenzione, escludendo l'animus possidendi necessario per l'acquisto a titolo originario.
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Accettazione Conto Finale: il silenzio vale assenso?
Una società di costruzioni ottiene decreti ingiuntivi contro i committenti per il saldo di un appalto. I committenti si oppongono, sostenendo che il prezzo fosse fisso. Il Tribunale, riformando la decisione di primo grado, stabilisce che i committenti hanno implicitamente approvato il conto finale, comprensivo di lavori extra, non sollevando contestazioni al momento della consegna delle opere al Comune. La Cassazione conferma questa linea, chiarendo che la conoscenza del consuntivo, unita all'assenza di riserve, integra una valida accettazione del conto finale, rendendo dovuto il pagamento.
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Vincolo ferroviario: quando il ricorso è inammissibile
In un caso di divisione giudiziale, la Cassazione ha esaminato un ricorso basato sulla presunta errata valutazione di un immobile a causa di un vincolo ferroviario. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l'appellante non ha specificato in modo dettagliato come tale vincolo incidesse concretamente sull'edificabilità e sul valore del bene, violando il principio di specificità del ricorso.
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Difformità immobile preliminare: quando il contratto cade
La Corte di Cassazione ha stabilito che una profonda difformità dell'immobile preliminare rispetto alla sua reale consistenza (dimensioni, orientamento, parti comuni) impedisce il trasferimento coattivo tramite sentenza. In questo caso, la discrepanza tra quanto promesso e quanto esistente era tale da rendere l'oggetto del contratto fondamentalmente diverso, rendendo inapplicabile il principio di conservazione del contratto.
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