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Diritto Immobiliare

Interruzione usucapione e azione di confine: la guida
In una controversia tra fratelli per un confine conteso, la Corte di Cassazione chiarisce che l'azione di regolamento dei confini è sufficiente a determinare l'interruzione usucapione. Questo perché tale azione legale include implicitamente la richiesta di restituzione della porzione di terreno indebitamente occupata, tutelando così il diritto del proprietario.
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Usucapione servitù di passaggio: l’apparenza è chiave
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di usucapione servitù di passaggio, confermando la decisione della Corte d'Appello. La controversia riguardava il diritto di passare su un terreno altrui per accedere al proprio. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, stabilendo che la servitù era stata correttamente acquisita per usucapione. La decisione si è basata sulla presenza di opere visibili e permanenti, come un cancello con lucchetto all'inizio della stradella, che dimostravano in modo inequivocabile l'esistenza di un peso sul fondo servente, soddisfacendo così il requisito dell'apparenza richiesto dalla legge.
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Accordo transattivo: l’impugnazione del Comune
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Comune contro un accordo transattivo stipulato per regolarizzare l'acquisizione di un terreno privato. La Corte ha stabilito che i motivi di ricorso erano basati su un'errata interpretazione della decisione d'appello e su critiche di fatto, non ammissibili in sede di legittimità. La qualifica dell'atto come accordo transattivo, volto a risolvere una complessa vicenda di occupazione acquisitiva, è stata confermata.
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Rinuncia al giudizio: come estingue il processo?
Un contenzioso per violazione delle distanze e immissioni rumorose, giunto in Cassazione, si conclude con l'estinzione del processo. Le parti hanno presentato una formale rinuncia al giudizio, accettata da controparte, portando la Corte a dichiarare la fine del procedimento senza decidere nel merito e compensando le spese legali.
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Ripartizione della giurisdizione: il caso del G.A.
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4044/2024, si è pronunciata sul tema della ripartizione della giurisdizione in una controversia tra un Comune e alcuni privati per il risarcimento dei danni da occupazione di un terreno. Nonostante l'occupazione fosse avvenuta di fatto e la dichiarazione di pubblica utilità fosse scaduta, la Corte ha stabilito la giurisdizione del giudice amministrativo, poiché il comportamento dell'amministrazione era comunque riconducibile, anche solo indirettamente, all'esercizio di un potere pubblico iniziale.
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Dismissione immobili pubblici: gli sconti si sommano
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4032/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di dismissione immobili pubblici. Il caso riguardava alcuni acquirenti di immobili di un ente previdenziale che avevano già beneficiato di uno sconto locale dell'8%. Successivamente, una legge nazionale ha introdotto un ulteriore coefficiente di abbattimento del prezzo. La Corte ha chiarito che i due benefici sono cumulabili, in quanto operano su piani diversi: lo sconto locale era legato a condizioni specifiche degli immobili, mentre quello nazionale mirava a ristabilire equità a livello generale. Pertanto, il nuovo sconto deve essere calcolato sul prezzo già ridotto dell'8%, garantendo un rimborso maggiore agli acquirenti.
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Querela di falso: prova e inammissibilità. Analisi
La Corte di Cassazione chiarisce i requisiti per l'ammissibilità della querela di falso contro le relate di notificazione. Il ricorso è stato respinto perché le prove fornite dai ricorrenti, volte a dimostrare la presunta falsità delle attestazioni dell'ufficiale giudiziario sulla consegna degli atti, sono state ritenute generiche e non decisive. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione preliminare non è meramente formale, ma deve accertare la potenziale concludenza delle prove a sostegno della querela.
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Riconoscimento dei vizi: effetti sulla prescrizione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4035/2024, ha stabilito che il riconoscimento dei vizi da parte del venditore non solo interrompe la prescrizione annuale della garanzia, ma fa sorgere una nuova obbligazione autonoma di eliminare i difetti, soggetta alla prescrizione ordinaria decennale. Nel caso di specie, una società costruttrice, tramite un fax, aveva ammesso i difetti in alcune aree condominiali, impegnandosi a porvi rimedio. La Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando le decisioni dei giudici di merito e ribadendo un principio consolidato a tutela dell'acquirente.
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Riesame del merito: ricorso in Cassazione inammissibile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4056/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante una disputa su confini di proprietà. L'appello è stato respinto perché mirava a un riesame del merito dei fatti, criticando la perizia tecnica (CTU) e l'interpretazione di un atto notarile, attività preclusa al giudice di legittimità, soprattutto in presenza di una doppia decisione conforme dei tribunali di grado inferiore.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: oneri procedurali
Una società ha presentato ricorso contro due sentenze, una non definitiva e una definitiva, relative a un'indennità di esproprio. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'intero ricorso inammissibile. Le ragioni principali sono state la mancata allegazione della sentenza non definitiva impugnata e la formulazione generica dei motivi, che non rispettavano i principi di autosufficienza e specificità, elementi che portano all'inammissibilità ricorso cassazione.
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Usucapione e tolleranza: il conflitto tra parenti
In una controversia tra fratelli per l'usucapione di un immobile, la Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice esistenza di un rapporto di parentela non è sufficiente a presumere la tolleranza che impedisce l'usucapione. Se tra le parti esiste una comprovata e pregressa conflittualità, il giudice deve valutarla attentamente, poiché tale conflitto può indicare che la permanenza sull'immobile non era tollerata, ma costituiva un vero e proprio possesso utile ai fini dell'usucapione. La Corte ha quindi cassato con rinvio la decisione d'appello che aveva respinto la domanda basandosi unicamente sul legame familiare.
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Divisione e servitù: la Cassazione chiarisce
Una disputa immobiliare nasce dalla divisione di beni. Gli eredi ricorrenti contestano la costituzione di una servitù di passaggio su un'area comune, sostenendo che il giudice sia andato oltre le richieste. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che in un giudizio di divisione e servitù, il giudice può accertare la comunione e imporre un passaggio coattivo se la divisione stessa crea un fondo intercluso, rendendo necessario l'accesso alla via pubblica.
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Usucapione immobiliare: possesso pubblico e pacifico
Il Tribunale di Trieste ha riconosciuto l'usucapione immobiliare di un terreno a favore di due coniugi. Hanno dimostrato di aver posseduto il fondo, parte integrante del loro giardino, per oltre vent'anni in modo esclusivo, pubblico e pacifico, senza alcuna contestazione da parte degli eredi dei proprietari formali, rimasti contumaci.
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Difformità urbanistiche: quando si applica l’art. 1489 c.c.?
Un acquirente scopre significative difformità urbanistiche in un immobile dopo l'acquisto. La Corte d'Appello condanna la venditrice a un cospicuo risarcimento, qualificando il problema come onere non apparente ex art. 1489 c.c. (prescrizione decennale) e non come vizio (prescrizione annuale). La Corte di Cassazione annulla la decisione, stabilendo che per applicare l'art. 1489 c.c. è fondamentale accertare la reale conoscenza delle irregolarità da parte dell'acquirente, non essendo sufficiente la sola conoscenza della venditrice. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Azione di rivendica: quando si applica e differenze
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3996/2024, chiarisce la distinzione fondamentale tra l'azione di rivendica e l'azione di regolamento di confini. Il caso riguarda una disputa tra vicini per l'occupazione di una striscia di terreno. La Corte ha stabilito che, anche in presenza di una richiesta di restituzione, l'azione è di regolamento di confini se il conflitto verte sull'incertezza della linea di demarcazione e non su un contrasto tra titoli di proprietà. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso principale su questo punto, ma ha accolto il ricorso incidentale relativo all'azione negatoria di servitù, ritenendo illogica la decisione della Corte d'Appello che, pur negando l'usucapione di una servitù di passaggio, non ne aveva dichiarato l'inesistenza.
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Azione negatoria: la prova della proprietà è decisiva
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore che, tramite un'azione negatoria, contestava la demanialità di un suolo. La Corte ribadisce che chi agisce deve prima dimostrare il proprio titolo di proprietà, altrimenti manca la legittimazione attiva, a prescindere dalle prove della controparte.
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Giuramento decisorio: il suo valore vincolante
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello per "motivazione apparente". La corte di merito aveva ignorato la mancata prestazione di un giuramento decisorio da parte dei convenuti, un atto che costituisce prova legale e che avrebbe dovuto determinare l'esito della causa a favore degli attori che chiedevano l'usucapione di un immobile. La Cassazione ha ribadito che il giudice non può ignorare l'esito di un giuramento decisorio e decidere sulla base di altre prove.
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Intervento del terzo: quando è ammissibile in giudizio
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'intervento del terzo acquirente di un immobile è ammissibile nel processo tra il venditore originario e i danti causa dell'acquirente (inquilini che avevano esercitato il riscatto). L'intervento del terzo è legittimo poiché il suo diritto è dipendente dal titolo dedotto in giudizio, specificamente dalla contestazione sul prezzo di vendita legato alla cancellazione di un'ipoteca. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva dichiarato l'intervento inammissibile, riaffermando i principi degli articoli 105 e 111 del codice di procedura civile.
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Azione di rivendicazione: la prova della proprietà
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3994/2024, interviene su un caso di occupazione senza titolo di un terreno. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva erroneamente qualificato la domanda come azione personale di restituzione, esentando gli attori dalla prova rigorosa della proprietà. La Cassazione ha ribadito che, in assenza di un pregresso rapporto contrattuale, l'azione corretta è quella di rivendicazione, che richiede la cosiddetta 'probatio diabolica' a carico di chi reclama il bene.
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Contratto preliminare bene in comunione: cosa succede
Un acquirente ha cercato di far valere un contratto preliminare per un bene in comunione, firmato da un solo comproprietario per conto di tutti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la mancanza della procura scritta di un comproprietario rende l'intero contratto preliminare bene in comunione inefficace. La Corte ha ribadito che tale accordo è un'operazione giuridica indivisibile e non è possibile il trasferimento forzoso delle sole quote dei comproprietari consenzienti.
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