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Diritto Immobiliare

Fondo patrimoniale: ipoteca volontaria vince tutela
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3742/2024, ha chiarito un punto cruciale sul fondo patrimoniale. Se i coniugi concedono volontariamente un'ipoteca su un bene del fondo per garantire un debito, il creditore ipotecario può pignorare quel bene, anche se il debito non è stato contratto per i bisogni della famiglia. L'atto di concedere l'ipoteca, secondo la Corte, prevale sulla generale impignorabilità dei beni del fondo, rappresentando una rinuncia specifica a quella tutela nei confronti del creditore garantito.
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Risoluzione del contratto per inadempimento: il rinvio
In una lunga controversia tra vicini sorta da un accordo transattivo, la Corte di Cassazione interviene per la seconda volta, chiarendo i limiti del giudice del rinvio. La Corte stabilisce che, una volta accertata la gravità dell'inadempimento in un precedente giudizio di legittimità, il giudice a cui la causa è stata rinviata non può riesaminare tale gravità, ma deve limitarsi a dichiarare la risoluzione del contratto come conseguenza giuridica necessaria. Viene così cassata la sentenza della Corte d'Appello che aveva erroneamente rivalutato i fatti, violando il principio di diritto enunciato dalla Cassazione.
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Attività estrattiva abusiva: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 3712/2024, ha confermato una sanzione amministrativa a carico di un'impresa per attività estrattiva abusiva. Il caso riguardava scavi eccedenti i limiti autorizzati, qualificati come attività di cava non autorizzata anziché semplice movimento terra. La Corte ha stabilito che tale illecito è di natura permanente, con la prescrizione che decorre solo dalla cessazione della condotta. Inoltre, ha rigettato la difesa basata sulla buona fede, sottolineando la maggiore responsabilità richiesta agli operatori professionali del settore.
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Clausola risolutiva: quando è valida e opera?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di risoluzione di un contratto preliminare di compravendita immobiliare. La sentenza chiarisce che, in presenza di una clausola risolutiva espressa, la risoluzione del contratto avviene automaticamente a seguito dell'inadempimento e della dichiarazione della parte di volersene avvalere, senza che il giudice possa valutare la gravità dell'inadempimento stesso. La Corte ha inoltre respinto le accuse di usura relative all'aumento del prezzo e ha dichiarato inammissibili le censure relative a una decisione non definitiva del giudice d'appello.
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Garanzia vizi appalto: clausole e interpretazione
Una società committente ha citato in giudizio l'impresa costruttrice per gravi vizi in un capannone prefabbricato. I tribunali di merito hanno respinto la domanda, interpretando una clausola contrattuale come un'esclusione totale della garanzia per vizi non strutturali. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3659/2024, ha accolto il ricorso, stabilendo che la corte d'appello ha errato nell'interpretare la clausola, non considerandola nel suo contesto. La Corte ha chiarito che la limitazione della garanzia vizi appalto era riferita solo ai componenti prefabbricati e non ai difetti derivanti dall'attività di costruzione, come le infiltrazioni. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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Contratto d’opera: differenze e responsabilità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3682/2024, chiarisce la distinzione fondamentale tra contratto d'appalto e contratto d'opera. La qualificazione dipende dalla struttura dell'impresa esecutrice. Nel caso di specie, i lavori eseguiti da un piccolo artigiano sono stati qualificati come contratto d'opera, comportando l'applicazione di un termine di prescrizione più breve (un anno) per la denuncia dei vizi, con conseguente rigetto della domanda di risarcimento danni per infiltrazioni.
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Incarico professionale nullo: senza albo niente compenso
Un committente aveva affidato a un ingegnere uno studio di fattibilità per un complesso immobiliare. Sorta una controversia sul pagamento, il caso è giunto in Cassazione. La Corte ha stabilito che l'incarico professionale è nullo se il tecnico non è iscritto al relativo albo professionale. Tale nullità, essendo assoluta e rilevabile d'ufficio in ogni fase del giudizio, impedisce al professionista di pretendere qualsiasi compenso per l'attività svolta, anche se ha collaborato con altri tecnici iscritti.
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Rinunzia al ricorso: estinzione del giudizio
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un giudizio a seguito della rinunzia al ricorso presentata da tutte le parti. Il caso, originato da un'azione revocatoria per la vendita di una nuda proprietà, si è concluso prima della decisione di merito grazie all'accordo raggiunto tra i contendenti. La decisione sottolinea come la rinunzia al ricorso sia uno strumento processuale definitivo per porre fine a una lite.
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Responsabilità extracontrattuale professionista: il caso
Un cliente ha incaricato un professionista per un progetto di costruzione. Il contratto è stato successivamente dichiarato nullo perché il professionista non era qualificato per le mansioni specifiche. La Corte di Cassazione ha chiarito che, nonostante la nullità del contratto, il professionista può comunque essere ritenuto responsabile per i danni secondo i principi della responsabilità extracontrattuale professionista (responsabilità da fatto illecito). Di conseguenza, il tribunale di grado inferiore deve riesaminare il caso applicando questo principio.
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Prova del danno: la Cassazione sul nesso causale
Una proprietaria terriera ha citato in giudizio una società energetica per un presunto danno permanente di perdita di edificabilità, a seguito di un'occupazione temporanea del suo terreno per l'estrazione di gas. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo che la prova del danno spetta a chi lo lamenta. In questo caso, la perdita di edificabilità e il fenomeno di subsidenza erano rimasti a livello di mera ipotesi, non supportati da prove concrete e accertate, rendendo infondata la richiesta di risarcimento.
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Azione revocatoria: vendita al figlio è inefficace
Un fornitore agisce con azione revocatoria contro un proprio debitore che aveva venduto diversi immobili a una società agricola amministrata dal figlio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso del figlio e della società. La Suprema Corte ha ribadito che per l'azione revocatoria è sufficiente un credito anche se contestato e che la consapevolezza del danno arrecato al creditore può essere presunta dal legame familiare tra venditore e acquirente.
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Restituzione deposito cauzionale: a chi chiederla?
Una promissaria acquirente ha versato un deposito cauzionale a un'agenzia immobiliare per l'acquisto di un immobile. A seguito dell'inadempimento del venditore, la compravendita non si è conclusa. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3596/2024, ha stabilito che la richiesta di restituzione del deposito cauzionale deve essere rivolta all'agenzia immobiliare che ha materialmente ricevuto la somma, e non al promittente venditore. Quest'ultimo, infatti, non avendo mai incassato il denaro, è privo di legittimazione passiva.
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Spese legali correzione errore: decide la Cassazione
Un avvocato si oppone alla drastica riduzione del suo compenso professionale disposta da un tribunale in una causa contro un condominio. La Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sulla questione delle spese legali per la correzione di errore materiale, ha deciso di non pronunciarsi e di rimettere la decisione alle Sezioni Unite per un verdetto definitivo.
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Termine breve impugnazione: appello inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso relativo a una compravendita immobiliare. La decisione si fonda sulla tardività dell'impugnazione, presentata oltre il termine breve di impugnazione decorrente dalla data in cui la sentenza di appello era stata formalmente notificata ai ricorrenti presso la loro residenza. Questo caso evidenzia l'importanza cruciale del rispetto delle scadenze processuali.
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Nullità contratto preliminare: oggetto e risarcimento
Una società immobiliare e gli eredi di un promissario acquirente erano in lite per un contratto preliminare di vendita di una villa. Gli eredi chiedevano la nullità del contratto preliminare per indeterminatezza dell'oggetto, mentre la società chiedeva la risoluzione per inadempimento e il risarcimento per l'occupazione senza titolo e la restituzione di mobili. La Corte di Cassazione ha rigettato la domanda di nullità, ritenendo l'oggetto sufficientemente determinabile, ma ha cassato la sentenza d'appello sul rigetto delle domande di risarcimento e restituzione, ravvisando vizi di motivazione.
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Onere della prova: il CTU non può supplire la parte
A seguito del crollo parziale di un immobile causato da lavori edili, la Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito che aveva risarcito il danno. La Suprema Corte ha stabilito che il Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU) non può acquisire d'iniziativa documenti per provare l'entità del danno, poiché ciò violerebbe l'onere della prova che grava esclusivamente sulla parte danneggiata.
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Ripartizione spese condominiali: il regolamento vince
Una condomina ha impugnato una delibera che le addebitava costi per la manutenzione di tetti di edifici da cui non traeva utilità. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo la prevalenza del regolamento condominiale di natura contrattuale. Tale regolamento, accettato da tutti i proprietari al momento dell'acquisto, prevedeva una singola tabella millesimale per ogni tipo di spesa, derogando legittimamente ai criteri legali sulla ripartizione spese condominiali basati sull'uso differenziato.
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Affitto ramo d’azienda: quando non è locazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3550/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'impresa turistica che chiedeva di riqualificare un contratto di affitto ramo d'azienda in locazione commerciale per ottenere l'indennità di avviamento. La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano stabilito che l'oggetto del contratto non era il solo immobile, ma un complesso di beni organizzati per l'attività ricettiva. Il ricorso è stato giudicato un tentativo di riesaminare i fatti, compito precluso alla Corte di legittimità.
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Notifica ricorso cassazione: l’indirizzo corretto
La Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria in un caso riguardante la richiesta di risarcimento danni per un frazionamento immobiliare invalido. La questione centrale non era il merito, ma un vizio procedurale: la notifica del ricorso per Cassazione era stata effettuata all'indirizzo PEC di una delle parti anziché al domicilio eletto presso il difensore nel precedente grado di giudizio. La Corte ha dichiarato la notifica nulla e ha ordinato la sua rinnovazione, rinviando la causa. Il caso evidenzia l'importanza del rispetto delle formalità sulla notifica ricorso cassazione.
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Responsabilità notaio: visure ventennali sufficienti?
In un caso di compravendita immobiliare viziata da un pignoramento non rilevato, la Corte di Cassazione esamina la responsabilità del notaio. Pur essendo prassi comune limitare le visure ipotecarie a 20 anni, la Corte ha ritenuto che la presenza di indizi su titoli di provenienza più antichi possa imporre al professionista un obbligo di maggiore diligenza. Riconoscendo la questione come di "particolare rilevanza", ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una decisione approfondita, senza ancora definire il merito della controversia.
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