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Diritto Immobiliare

Retrocessione beni: il prezzo di riacquisto è attuale

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di retrocessione di beni espropriati e non utilizzati per fini pubblici, il prezzo che l’originario proprietario deve pagare non è la vecchia indennità di esproprio, ma il valore di mercato attuale del bene. La retrocessione costituisce un nuovo trasferimento di proprietà, con efficacia ‘ex nunc’, e richiede una nuova stima del valore. La Corte ha inoltre chiarito le regole procedurali per l’appello dell’interveniente adesivo, cassando la decisione della Corte d’Appello e rinviando il caso per un nuovo esame.

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Prova Usucapione: Come Vincere Contro i Co-proprietari

La Corte di Cassazione chiarisce i requisiti per la prova usucapione tra co-proprietari. In una disputa familiare per un immobile, la Corte ha respinto il ricorso degli attori, sottolineando che non è sufficiente il semplice possesso prolungato. È necessario dimostrare un possesso esclusivo, con atti che impediscano agli altri comproprietari di godere del bene, manifestando in modo inequivocabile la volontà di possedere come unico proprietario. La mancanza di tale prova ha portato al rigetto della domanda.

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Negozio di accertamento: confine tra fondi e prove

La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha respinto la richiesta di due proprietari di rideterminare un confine basandosi sulle mappe catastali. Secondo la Corte, la presenza di una recinzione stabile e risalente nel tempo, insieme ad altri comportamenti delle parti, costituisce un valido negozio di accertamento per comportamento concludente. Tale accordo di fatto, volto a eliminare l’incertezza sul confine, prevale sulle risultanze catastali, che hanno solo un valore sussidiario. La Suprema Corte ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso volti a una rivalutazione delle prove e ha confermato la condanna dei ricorrenti al pagamento di tutte le spese processuali.

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Nullità donazione cosa altrui: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un soggetto che aveva ricevuto in donazione un bene appartenente solo in parte alla donante. La Corte ha stabilito che la domanda di nullità proposta dai comproprietari del bene mira a invalidare l’intero atto, non solo la loro quota. Ha inoltre chiarito che il litisconsorzio necessario in questi casi si limita alle parti del contratto di donazione (donante e donatari), senza dover includere tutti i potenziali comproprietari. L’ordinanza conferma quindi che la nullità donazione cosa altrui è totale se così richiesto dai terzi interessati.

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Responsabilità mediatore: limiti dovere d'informazione

Un acquirente cita in giudizio un’agenzia immobiliare per non averlo informato che la ditta costruttrice non aveva saldato il prezzo del terreno. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la responsabilità del mediatore, ai sensi dell’art. 1759 c.c., non si estende a verifiche sulla generica solvibilità del venditore. Tale obbligo sorge solo se l’insolvenza può compromettere la sicurezza dell’affare, come il rischio di perdere la caparra, circostanza non verificatasi nel caso di specie, dove l’acquirente aveva anzi recuperato una somma superiore.

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Responsabilità professionista delegato: la Cassazione fa il punto

Un aggiudicatario di un immobile all’asta perdeva la proprietà a causa di un’azione revocatoria non menzionata nell’avviso di vendita. La Corte d’Appello condannava il notaio per la responsabilità del professionista delegato. La Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sulla natura di tale responsabilità, ha rinviato la causa a pubblica udienza per una decisione di principio.

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Responsabilità del Comune: culpa in vigilando per danni

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità del Comune, in solido con un privato venditore, per i danni strutturali a un immobile. La decisione si fonda sulla ‘culpa in vigilando’, ovvero sull’omesso controllo da parte dell’ente locale sia sui lavori di ristrutturazione privati, seppur autorizzati, sia sulle opere fognarie pubbliche che hanno concorso a causare le lesioni all’edificio. La sentenza chiarisce che l’autorizzazione edilizia non esime il Comune dal dovere di vigilanza per prevenire danni a terzi.

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Usucapione comproprietà: uso esclusivo non basta

Un comproprietario costruisce un immobile su un terreno comune per la propria attività esclusiva, chiedendone poi l’usucapione. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che per l’usucapione della comproprietà non è sufficiente il semplice uso esclusivo del bene, ma è necessario un possesso che manifesti in modo inequivocabile l’intenzione di escludere gli altri contitolari dal loro diritto, rendendolo inconciliabile con il proprio.

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Legittimazione a impugnare: quando è provata?

In una causa di divisione immobiliare, la Corte di Cassazione ha stabilito che la legittimazione a impugnare di un erede può essere considerata provata non solo da documenti, ma anche dal comportamento processuale della controparte. Se la controparte si difende nel merito senza contestare la qualità di erede, non può sollevarla tardivamente. La Corte ha inoltre chiarito che il deposito di una copia dell’atto di appello (c.d. velina) non ne causa l’improcedibilità se la controparte si è comunque costituita e difesa.

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Regolamento competenza: no ricorso contro l'ATP

Un proprietario di un immobile contesta, tramite regolamento di competenza, un’ordinanza che rigettava la sua eccezione di litispendenza in un procedimento di accertamento tecnico preventivo (ATP) per danni da infiltrazioni. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che i provvedimenti di istruzione preventiva come l’ATP non sono impugnabili in Cassazione data la loro natura provvisoria e strumentale. Inoltre, la Corte sottolinea che non può esserci litispendenza tra un procedimento sommario e uno di merito.

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Successione del possesso: l'erede non è sempre reo

Il caso tratta una disputa ereditaria in cui alcuni coeredi chiedevano un risarcimento per l’occupazione abusiva di un immobile. La Corte di Cassazione, analizzando la regola della successione del possesso, ha stabilito che la continuazione del possesso in capo all’erede non comporta una sua automatica responsabilità per l’illecito commesso dal defunto. È necessario dimostrare che l’erede abbia personalmente proseguito nell’occupazione illegittima. La Corte ha inoltre affrontato temi procedurali, ribadendo l’inammissibilità di nuovi documenti in appello se non sussistono le condizioni previste dalla legge.

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Errore di fatto: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto. Il ricorrente, che si opponeva a un pignoramento immobiliare sostenendo di essere il vero proprietario di un bene intestato alla ex coniuge, ha contestato la decisione precedente della Corte. Tuttavia, i giudici hanno stabilito che le sue doglianze non costituivano un errore di fatto, bensì una critica al ragionamento giuridico della Corte, e quindi non erano idonee a giustificare la revocazione della sentenza.

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Certificato urbanistico: quando è vincolante?

Un cittadino ha acquistato un terreno basandosi su un certificato urbanistico comunale che ometteva nuovi vincoli di inedificabilità. La Corte di Cassazione ha negato il risarcimento, stabilendo che un piano urbanistico pubblicato ha efficacia generale (erga omnes) e si presume conosciuto da tutti, prevalendo su un certificato errato. La domanda del cittadino è stata ulteriormente indebolita dalla sua stessa ammissione che il terreno era già soggetto a vincoli preesistenti. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Obbligo parere antincendio: anche per i depositi

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di richiedere il parere preventivo antincendio sussiste anche per i locali adibiti a semplice deposito di merci, qualora la quantità di materiale combustibile superi determinate soglie. Il caso riguardava un incendio in un magazzino di abbigliamento, la cui società conduttrice è stata ritenuta responsabile per non aver richiesto il parere, nonostante nel locale non avvenisse alcuna attività di lavorazione. La Corte ha chiarito che la mera detenzione di oltre 5.000 kg di fibre tessili è sufficiente a far scattare tale obbligo, respingendo il ricorso dell’azienda.

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Divisione ereditaria: lotti a sorte con sentenza finale

In una causa di divisione ereditaria, un erede ha contestato la decisione della Corte d’Appello, lamentando la fissazione del sorteggio dei lotti prima che la sentenza fosse definitiva e vizi procedurali nella perizia tecnica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l’ordinanza che fissa il sorteggio, se prematura, va contestata separatamente e non rende nulla la sentenza. Ha inoltre stabilito che la procedura seguita dal perito era corretta secondo le norme applicabili al tempo dell’inizio della causa, confermando la validità della divisione ereditaria disposta.

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Responsabilità bancaria: truffa e obblighi di diligenza

La Corte di Cassazione ha esaminato un complesso caso di truffa immobiliare, confermando la responsabilità bancaria dell’istituto di credito che aveva negligentemente aperto un conto corrente utilizzato dai truffatori. La società proprietaria di un immobile era stata defraudata della sua proprietà attraverso documenti falsi. La Corte ha stabilito che l’apertura del conto senza un’adeguata verifica, in violazione delle norme antiriciclaggio, ha costituito un anello fondamentale nella catena causale che ha permesso il perfezionamento della truffa e il conseguente danno, rigettando le difese della banca.

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Principio dell'apparenza: la scelta errata dell'appello

Un caso di esecuzione immobiliare per debiti condominiali evidenzia l’importanza del principio dell’apparenza. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione, ribadendo che il mezzo di impugnazione corretto è determinato dalla qualificazione data dal primo giudice all’azione, anche se errata. L’errata scelta di proporre appello anziché ricorso diretto in Cassazione ha reso la decisione di primo grado definitiva, precludendo ogni ulteriore esame del merito sulla proprietà dell’immobile.

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Contestazione lavori: quando il ricorso è inammissibile

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce i limiti della contestazione lavori in sede di legittimità. Il caso riguarda un appalto per ristrutturazione, dove il committente ha impugnato la decisione della Corte d’Appello sul saldo dovuto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che non è possibile chiedere una nuova valutazione dei fatti, come il calcolo delle opere eseguite, ma solo lamentare violazioni di legge. La decisione si fonda sulla distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

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Responsabilità direttore lavori: quando scatta il termine

Un committente ha citato in giudizio il direttore dei lavori per i danni derivanti da un appalto. La Cassazione ha confermato la decisione di merito, qualificando la responsabilità direttore lavori come contrattuale e non extracontrattuale ex art. 1669 c.c. L’azione è stata respinta per prescrizione, decorrente dalla data in cui il committente ha avuto piena conoscenza dei vizi.

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Responsabilità del progettista: la Cassazione decide

Un progettista, condannato per gravi vizi strutturali di un immobile, ha fatto ricorso in Cassazione. Contestava l’applicazione di norme tecniche successive alla costruzione e le conclusioni del perito. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la responsabilità del progettista, poiché i difetti erano evidenti già con le norme all’epoca vigenti e le critiche alla perizia erano generiche e non supportate da prove oggettive.

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