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Diritto Immobiliare

Termine ricorso cassazione: quando inizia a decorrere?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso poiché tardivo. Il caso chiarisce un punto cruciale sulla decorrenza del termine ricorso cassazione: quando viene proposto anche un ricorso per revocazione contro la stessa sentenza, il termine breve di 60 giorni per l'impugnazione in Cassazione decorre dalla data di deposito del ricorso per revocazione, e non dalla sua successiva notifica. Questo principio, già affermato per il rito locatizio, viene esteso anche al rito agrario, sottolineando che il deposito dell'atto costituisce conoscenza legale della sentenza impugnata.
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Ascensore in condominio: installazione e diritti
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un'impugnazione contro l'installazione di un ascensore in condominio. Alcuni condomini si opponevano lamentando un pregiudizio alle loro proprietà. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il diritto fondamentale alla rimozione delle barriere architettoniche prevale su lievi menomazioni della proprietà altrui, come un modesto disagio visuale o una minima diminuzione di valore, in applicazione del principio di solidarietà condominiale.
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Modifica regolamento condominiale: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni condomini contro la delibera di modifica del regolamento condominiale. La decisione non entra nel merito della necessità del voto unanime, ma si fonda su un vizio procedurale: la violazione del principio di autosufficienza. I ricorrenti non avevano trascritto nell'atto di ricorso le clausole del vecchio regolamento e il testo della delibera impugnata, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza delle loro censure. Viene così confermata la decisione dei giudici di merito che avevano respinto la domanda.
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Intervento del terzo: fino a quando si possono agire?
Una società immobiliare ha citato in giudizio alcuni condomini per rivendicare la proprietà di un'area comune. Altri 24 condomini sono intervenuti nel processo per difendere la natura condominiale del bene. La Corte d'Appello ha ritenuto il loro intervento tardivo, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che l'intervento del terzo è ammissibile fino all'udienza di precisazione delle conclusioni per proporre nuove domande, con limiti solo sulle prove.
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Uso cosa comune: limiti alla modifica della domanda
Un'ordinanza della Cassazione affronta il caso di una lite tra fratelli per un muretto su area comune. La Corte chiarisce i limiti alla modifica della domanda in appello, dichiarando inammissibile il passaggio da una richiesta di tutela di una servitù di passaggio a una basata sulla violazione delle norme sull'uso cosa comune (art. 1102 c.c.). Inoltre, ribadisce che per il risarcimento danni da infiltrazioni è onere di chi agisce provare la situazione dei luoghi prima della modifica contestata.
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Distanze tra edifici in centro storico: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d'Appello che aveva ignorato le norme sulle distanze tra edifici in un centro storico (Zona A). Il caso riguardava una costruzione realizzata su una scogliera troppo vicina a un magazzino preesistente. La Cassazione ha stabilito che il giudice di merito ha l'obbligo di esaminare tutti i motivi di appello, inclusi quelli relativi alla violazione delle specifiche normative urbanistiche come l'art. 9 del D.M. 1444/1968, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Distanze legali tubazioni: quando si applicano?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21827/2024, ha stabilito che le norme sulle distanze legali tubazioni si applicano a tutte le condutture collegate alla rete idrica, anche se destinate a un uso intermittente o di emergenza. Il caso riguardava due serbatoi e le relative tubature installate sul lastrico solare di un immobile. Mentre i serbatoi fuori terra non sono stati ritenuti soggetti alle distanze, le tubazioni sì, in quanto la costante presenza di acqua al loro interno, anche senza un flusso continuo, genera una presunzione di pericolosità per la proprietà confinante. La Corte ha respinto il ricorso, confermando la decisione d'appello che ne ordinava l'arretramento.
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Variazioni in appalto: prova scritta non sempre serve
Una società appaltatrice richiede il pagamento per lavori extra. Il committente si oppone, invocando una clausola contrattuale che esige l'autorizzazione scritta per le modifiche. La Corte d'Appello dà ragione al committente. La Cassazione ribalta la decisione, chiarendo che per le variazioni in appalto ordinate dal committente, la prova può essere fornita con ogni mezzo, incluse le presunzioni, e che la clausola sulla forma scritta può essere tacitamente derogata. Il caso viene rinviato per un nuovo esame.
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Distanze legali depositi pericolosi: la Cassazione
Una società di carburanti installava un serbatoio di gas vicino a un terreno non edificato. La Corte di Cassazione ha confermato l'ordine di rimozione, stabilendo che le distanze legali per depositi pericolosi, ai sensi dell'art. 890 c.c., devono essere sempre rispettate, indipendentemente dalla presenza di edifici sul fondo confinante. In assenza di regolamenti specifici, il giudice può usare come parametro normative tecniche di settore.
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Servitù Canna Fumaria: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un proprietario contro la decisione che riconosceva una servitù di canna fumaria a favore dei vicini. Il caso verteva sulla costituzione della servitù per destinazione del padre di famiglia, ovvero quando l'originario unico proprietario dell'edificio aveva predisposto la canna fumaria a servizio di un'unità immobiliare, facendola passare attraverso un'altra. La Corte ha confermato la decisione d'appello, basata sulle risultanze di una perizia tecnica, e ha chiarito importanti principi processuali sui limiti del giudicato interno e sui poteri del consulente tecnico d'ufficio (CTU).
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Imputazione pagamento amministratore: la Cassazione
Una società di ristrutturazioni e il suo amministratore unico, anche architetto, hanno citato in giudizio un cliente per un saldo non pagato. Il cliente ha sostenuto di aver pagato parte dell'importo direttamente all'amministratore. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in assenza di prove di un contratto professionale separato, l'imputazione del pagamento all'amministratore deve essere considerata un acconto per la società. L'onere della prova di un credito separato ricade sull'amministratore stesso.
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Rinuncia agli atti: chi paga le spese legali?
Un gruppo di condomini ha perso una causa contro una società costruttrice riguardo la proprietà di alcune aree. Alcuni hanno fatto appello, ma poi hanno effettuato la rinuncia agli atti. La Cassazione ha chiarito che chi rinuncia deve sempre pagare le spese, salvo diverso accordo, e non è possibile la compensazione da parte del giudice. Inoltre, ha stabilito i criteri per la condanna in solido.
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Detenzione per ospitalità: quando non c’è possesso
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21803/2024, ha chiarito la distinzione tra possesso e detenzione per ospitalità in ambito familiare. Nel caso esaminato, un fratello aveva convissuto per decenni con la sorella. Alla morte di lei, l'erede ha cambiato le serrature. La Corte ha stabilito che la lunga convivenza non costituiva possesso, ma mera detenzione per ospitalità, data la relazione di parentela e la situazione di bisogno del fratello. Di conseguenza, il cambio delle serrature non è stato considerato un atto di spoglio illegittimo.
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Servitù per destinazione del padre di famiglia: la prova
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che riconosceva una servitù per destinazione del padre di famiglia. Il caso riguardava un diritto di passaggio su una stradella creatasi quando due fondi, ora di proprietari diversi, appartenevano a un unico soggetto. La Corte ha stabilito che il giudice di rinvio ha correttamente valutato l'insieme di tutte le prove disponibili, incluse le dichiarazioni dei venditori originari, senza limitarsi a singoli elementi, per accertare la situazione di fatto esistente al momento della divisione dei fondi.
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Diritto di veduta: chi ha l’onere della prova?
Analisi di una decisione della Cassazione sul diritto di veduta. Una proprietaria fa causa alla vicina per una costruzione troppo vicina a una finestra. La Corte Suprema stabilisce che chi lamenta la violazione del diritto di veduta ha l'onere di provare l'esistenza di un titolo legale (es. contratto o usucapione) che lo costituisce, non essendo sufficiente la mera esistenza dell'apertura.
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Prescrizione decennale obbligo: quando si applica?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 21793/2024, chiarisce che l'impegno scritto di un venditore a eliminare i difetti di un immobile dà vita a una nuova obbligazione autonoma. Questa è soggetta alla prescrizione decennale ordinaria e non a quella biennale prevista per il contratto d'appalto. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso del venditore, confermando che la qualificazione giuridica dell'accordo come obbligazione di risultato rientra nel potere del giudice di merito.
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Distanze tra costruzioni: la legge nazionale prevale
La Corte di Cassazione ha affermato la prevalenza della normativa nazionale sulle distanze tra costruzioni rispetto ai regolamenti edilizi locali. Un proprietario aveva citato in giudizio la vicina perché il suo edificio non rispettava la distanza minima dal confine. La Corte d'Appello aveva respinto la domanda, applicando una norma locale che consentiva deroghe. La Cassazione ha cassato la sentenza, stabilendo che il D.M. 1444/1968, che impone una distanza minima di 10 metri tra pareti finestrate, prevale su qualsiasi norma locale contrastante e si applica automaticamente, anche nei rapporti tra privati. I regolamenti locali non possono ridurre tale distanza, ma solo aumentarla.
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Usucapione speciale: la prova dell’attività agricola
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21789/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per l'accertamento dell'usucapione speciale di un terreno agricolo. La Corte ha stabilito che, ai fini dell'applicazione dell'art. 1159 bis c.c., non è sufficiente che il fondo sia catastalmente rustico o destinato ad uso agricolo dal piano urbanistico. È invece indispensabile fornire la prova di un'effettiva e concreta destinazione del terreno all'attività agricola, intesa come attività produttiva. Nel caso di specie, il terreno era utilizzato solo come deposito di macchinari, un uso ritenuto non idoneo a integrare il requisito richiesto dalla norma.
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Nozione di veduta: quando si viola la distanza?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21778/2024, ha chiarito la nozione di veduta, specificando che un semplice spazio a piano terra, come un cortile non delimitato da parapetto, non costituisce veduta illegittima. Il caso riguardava una disputa tra proprietari confinanti, in cui uno negava l'accesso al fondo per lavori, lamentando la presenza di una veduta illegale. La Corte ha stabilito che per aversi veduta è necessaria un'opera costruita appositamente per consentire un affaccio comodo e sicuro, escludendo quindi la violazione delle distanze nel caso di specie e rigettando il ricorso.
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Inammissibilità ricorso cassazione: guida ai requisiti
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso di una debitrice contro una sentenza d'appello relativa a una procedura esecutiva immobiliare. Il motivo principale è la violazione del principio di autosufficienza: il ricorso era confuso e non esponeva chiaramente le vicende processuali e i motivi di doglianza, impedendo alla Corte di valutare il caso senza consultare altri atti. La Corte ha anche sanzionato la ricorrente per abuso del processo.
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