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Diritto Immobiliare

Distanze tra costruzioni: no alle intercapedini
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio in materia di distanze tra costruzioni. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva ritenuto legittima la costruzione di un garage a 20 cm dal fabbricato del vicino. Secondo i giudici, creare un'intercapedine, per quanto piccola, non equivale a costruire in aderenza e viola le norme sulle distanze legali, in particolare il principio di prevenzione, che mira proprio ad evitare la creazione di spazi dannosi tra edifici. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Opposizione di terzo: quando è ammissibile?
Un soggetto, rivendicando la proprietà di un immobile ricevuto in donazione, ha presentato opposizione di terzo contro un'ordinanza di sfratto emessa nei confronti di un suo genitore. Le corti di merito avevano dichiarato l'azione inammissibile, considerandola un pregiudizio di mero fatto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che l'esecuzione dello sfratto causa un pregiudizio giuridico al diritto di proprietà del terzo, rendendo l'opposizione di terzo lo strumento corretto per tutelarsi.
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Espropriazione parziale: indennizzo e danno all’immobile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11887/2024, ha stabilito che in caso di espropriazione parziale di un bene unitario (come una villa con giardino), l'indennità dovuta al proprietario deve comprendere non solo il valore dell'area espropriata, ma anche il deprezzamento subito dalla parte residua dell'immobile a causa dell'opera pubblica. La Corte ha chiarito la distinzione tra l'ipotesi di espropriazione parziale (art. 33 T.U. Espropriazione) e quella di danno a proprietà non espropriate (art. 44), affermando la competenza della Corte d'Appello a liquidare l'intero pregiudizio patrimoniale.
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Mancato guadagno: come si calcola il risarcimento?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11885/2024, ha stabilito i criteri per la quantificazione del danno da mancato guadagno in seguito alla revoca illegittima di un incarico di mediazione immobiliare. Il risarcimento non può basarsi su una mera possibilità di profitto (la vendita di tutti gli immobili), ma deve fondarsi su un giudizio di 'alta probabilità', considerando solo le trattative che avevano concrete possibilità di concludersi positivamente. La Corte ha confermato la decisione del giudice di rinvio che aveva liquidato un importo inferiore a quello richiesto, ritenendo che ciò non violi il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato.
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Responsabilità appaltatore: il dies a quo decennale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11906/2024, si è pronunciata sulla responsabilità appaltatore per gravi difetti costruttivi. Il caso riguardava vizi manifestatisi oltre dieci anni dopo il completamento delle opere strutturali. La Corte ha chiarito che il termine decennale di garanzia previsto dall'art. 1669 c.c. decorre dal 'compimento' delle singole opere che hanno causato il difetto, e non dal completamento dell'intero edificio o dalla scoperta della causa del vizio. Di conseguenza, ha accolto il ricorso dell'appaltatore, stabilendo che la sua responsabilità era prescritta.
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Polizza tutela legale condominio: è legittima?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la delibera di un'assemblea condominiale che approva la stipula di una polizza tutela legale condominio è pienamente legittima. Questa decisione non viola il diritto del singolo condomino di dissentire da una specifica lite futura, come previsto dall'art. 1132 c.c. Il costo della polizza è una spesa di gestione comune e non una spesa di lite, pertanto tutti i condomini sono tenuti a contribuire pro quota.
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Edificabilità legale: la Cassazione sui vincoli urbanistici
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11848/2024, ha cassato una sentenza della Corte d'Appello che aveva erroneamente qualificato come interamente edificabile un'area soggetta a esproprio. La Corte ha stabilito che la valutazione dell'indennità deve basarsi sulla cosiddetta 'edificabilità legale', tenendo conto di tutti i vincoli urbanistici (cimiteriali, stradali, idraulici) che precludono la costruzione. L'omesso esame dei certificati di destinazione urbanistica da parte del giudice di merito ha viziato la decisione, portando al rinvio della causa per una nuova valutazione.
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Indennizzo per vincolo espropriativo: guida pratica
Due proprietarie citano in giudizio un Comune per aver mantenuto vincoli su alcuni loro terreni per oltre 25 anni senza mai procedere all'esproprio. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito un principio fondamentale: quando la Pubblica Amministrazione reitera un vincolo preordinato all'esproprio, il proprietario ha diritto a un indennizzo per vincolo espropriativo in modo quasi automatico. Il danno, infatti, è considerato 'in re ipsa', cioè insito nella prolungata compressione del diritto di proprietà, senza che sia necessaria una rigorosa prova specifica del pregiudizio subito. La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello che negava il risarcimento per mancata prova del danno.
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Azione di rivendicazione: la prova della proprietà
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due comproprietari che agivano per l'accertamento del loro diritto su una corte comune. La decisione si fonda sulla mancata fornitura della cosiddetta "probatio diabolica", ovvero la prova rigorosa della proprietà richiesta nell'azione di rivendicazione. I ricorrenti non sono riusciti a dimostrare il loro diritto risalendo a un acquisto a titolo originario, rendendo il loro ricorso infondato e portando a una condanna per abuso del processo.
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Diritto di accessione: il contratto può escluderlo?
Una società costruisce un impianto industriale su un terreno di proprietà di un'altra società, concesso in comodato. Al fallimento della società costruttrice, sorge una disputa sulla proprietà dell'impianto. La Corte di Cassazione stabilisce che il diritto di accessione, per cui la costruzione appartiene al proprietario del suolo, non è assoluto e può essere derogato da un accordo contrattuale. La Corte annulla la decisione precedente, che non aveva analizzato il contratto di comodato, e rinvia il caso al Tribunale per una nuova valutazione basata sull'interpretazione dell'accordo tra le parti.
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Violazione distanze legali: danno presunto e oneri
Un caso riguardante un edificio costruito in violazione delle distanze legali e con sconfinamento su un terreno vicino. La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze dei gradi precedenti, ordinando l'arretramento della costruzione e il risarcimento del danno. La Corte ha ribadito che in caso di violazione delle distanze legali, il danno è presunto (in re ipsa) e l'obbligazione risarcitoria è legata all'immobile stesso (propter rem), gravando sull'attuale proprietario. Il ricorso è stato quindi respinto.
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Usucapione servitù: il diritto acquisito si trasferisce
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce il principio di trasferimento della servitù di passaggio acquisita per usucapione. Il caso riguardava una proprietaria che rivendicava una servitù usucapita dal padre prima della vendita del terreno. La Corte di Appello aveva erroneamente richiesto alla nuova proprietaria la prova di un possesso autonomo. La Cassazione ha cassato la sentenza, stabilendo che se l'usucapione servitù è già perfezionata dal dante causa, il diritto si trasferisce automaticamente con il fondo dominante. Non è necessaria una prova di possesso da parte del nuovo acquirente, applicandosi il principio di ambulatorietà delle servitù.
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Dicatio ad patriam: strada privata e uso pubblico
Una proprietaria di un terreno ha citato in giudizio un Comune per l'utilizzo di una sua area come strada pubblica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Il punto centrale è l'istituto della "dicatio ad patriam", secondo cui un bene privato può essere assoggettato a uso pubblico non tramite un atto formale, ma attraverso il comportamento concludente del proprietario che, in modo continuativo, lo mette a disposizione della collettività, manifestando così una volontà implicita di soddisfare un'esigenza pubblica.
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Nota di trascrizione: i requisiti di validità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11213/2024, ha chiarito i requisiti di validità della nota di trascrizione. In una disputa ereditaria, una parte aveva trascritto una domanda giudiziale generica, senza specificare gli immobili. Successivamente, un bene ereditario veniva venduto. La Corte ha stabilito che tale trascrizione è inefficace. Per essere opponibile a terzi, la nota di trascrizione deve essere autosufficiente e contenere tutti gli elementi per identificare con certezza i beni immobili, non essendo sufficiente il mero rinvio all'atto di citazione.
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Servitù di passaggio: come si definisce l’estensione?
La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per determinare l'estensione di una servitù di passaggio acquisita per usucapione. In un caso riguardante il transito di mezzi agricoli, la Corte ha stabilito che, in assenza di prove specifiche sulle dimensioni originarie del passaggio, il contenuto del diritto è definito dalle indicazioni presenti in un contratto precedente, anche se l'acquisto è avvenuto per usucapione. L'appello della società ricorrente è stato respinto per mancanza di prove sul danno effettivo e sulla pretesa ampiezza del passaggio.
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Vendita non domino: inefficace la vendita di beni altrui
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza che aveva sancito la nullità di alcuni contratti di vendita. Il caso riguardava la vendita di beni (un lastrico solare e dei box-auto) che, secondo i giudici di merito, erano di proprietà condominiale e non esclusiva del venditore. La Suprema Corte ribadisce che la vendita non domino è un atto inefficace nei confronti del vero proprietario e che il ricorso non può limitarsi a contestare la ricostruzione dei fatti operata nei gradi precedenti.
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Obbligo acquirente immobile: pagare i lavori condominiali
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'obbligo dell'acquirente di un immobile di farsi carico dei costi di ristrutturazione, previsto in una scrittura privata, persiste anche se l'impresa appaltatrice cambia. La decisione si fonda sull'interpretazione della volontà delle parti, che mirava a porre a carico dell'acquirente il costo oggettivo dei lavori, a fronte di un prezzo di acquisto vantaggioso. Viene così confermato l'obbligo acquirente immobile di rimborsare al venditore le somme anticipate al nuovo appaltatore.
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Disconoscimento firma: la scrittura privata non vale
La Corte di Cassazione chiarisce che una scrittura privata perde ogni efficacia probatoria se la firma viene disconosciuta dalla controparte e non viene presentata un'istanza di verificazione. In un caso di usucapione tra fratelli, la pretesa basata su un accordo privato è stata respinta proprio per questo motivo. La Corte ha sottolineato che l'onere di provare l'autenticità della firma ricade su chi intende avvalersi del documento, rendendo irrilevante la produzione di una copia anche da parte di chi disconosce la firma.
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Distanze tra costruzioni: ricostruzione e regole
Una società edilizia cita in giudizio un'altra impresa per la costruzione di un edificio a distanza non regolamentare dal confine. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11193/2024, ha chiarito due principi fondamentali sulle distanze tra costruzioni. Primo, le norme locali che impongono una distanza minima dal confine si applicano sempre, anche se gli edifici non si fronteggiano. Secondo, un intervento di demolizione e ricostruzione non è automaticamente una 'nuova costruzione' solo perché presenta un aumento di volumetria. Il giudice deve verificare la normativa locale e nazionale, anche sopravvenuta, che potrebbe consentire il mantenimento delle distanze preesistenti. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello e rinviato il caso per un nuovo esame.
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Usucapione tra parenti: quando è solo tolleranza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11201/2024, ha rigettato il ricorso degli eredi di un uomo che chiedevano l'usucapione di un locale appartenente al fratello. La Corte ha stabilito che nell'ambito dell'usucapione tra parenti, una lunga durata del godimento di un bene non è sufficiente a provare il possesso, potendosi configurare come mera tolleranza. Inoltre, ha ribadito che l'onere della prova per chi agisce in rivendica è attenuato se la controparte non contesta il titolo di proprietà originario.
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