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Diritto Immobiliare

Litisconsorzio necessario: appello e notifica tardiva
Un fratello ha impugnato una sentenza che dichiarava nulla una compravendita immobiliare stipulata con la madre. La Corte d'Appello ha respinto il ricorso per notifica tardiva alla sorella. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che nei casi di litisconsorzio necessario, la notifica tempestiva a una sola delle parti è sufficiente per avviare validamente il giudizio di appello, mentre la notifica tardiva alle altre parti va considerata come un'integrazione del contraddittorio.
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Delibera condominiale nulla: il limite dell’assemblea
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha confermato un principio fondamentale del diritto condominiale: una delibera è nulla se invade la sfera della proprietà privata dei singoli condòmini. Nello specifico, l'assemblea non può imporre a un proprietario di concedere il passaggio attraverso il suo appartamento per accedere a parti comuni (come il tetto), né può deliberare la creazione di una servitù di scolo delle acque su un fondo altrui. Tali decisioni, eccedendo le competenze gestionali dell'assemblea, rendono la delibera condominiale nulla per impossibilità giuridica dell'oggetto, confermando che per disporre di beni privati è necessario il consenso unanime dei proprietari.
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Modifica domanda sfratto: ecco quando è ammessa
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un procedimento di sfratto per morosità, il locatore può modificare la propria domanda iniziale dopo l'opposizione del conduttore. Se l'inquilino dimostra di aver pagato i canoni contestati, il locatore può, nella fase successiva del giudizio, basare la sua richiesta su altre mensilità non pagate relative allo stesso rapporto contrattuale. Questa modifica domanda sfratto è considerata un ammissibile adeguamento alle difese della controparte e non una domanda nuova. La Corte ha quindi respinto il ricorso del conduttore, confermando la risoluzione del contratto.
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Onere della prova nei danni da custodia: analisi caso
Una società commerciale ha citato in giudizio un condominio per ottenere il risarcimento dei danni causati dall'allagamento dei propri locali a seguito di forti piogge. La Corte di Cassazione, confermando la decisione della Corte d'Appello, ha rigettato il ricorso della società, chiarendo l'onere della prova in materia di danni da cose in custodia (art. 2051 c.c.). Ha stabilito che spetta al danneggiato dimostrare il nesso causale tra la cosa in custodia (le parti condominiali) e il danno subito. La Corte ha inoltre precisato che il principio di non contestazione non si applica alle valutazioni di un perito, ma solo alle allegazioni di fatto delle parti, e che il giudice può sempre valutare diversamente le prove acquisite.
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Estinzione canoni enfiteusi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato a udienza pubblica la decisione sulla questione dell'estinzione canoni enfiteusi derivanti da concessioni antecedenti al 1941, come previsto dalla legge n. 16/1974. La Corte ha ritenuto la questione di particolare importanza per l'uniforme interpretazione del diritto (rilievo nomofilattico), data l'assenza di precedenti specifici e la presenza di giurisprudenza contrastante presso la Corte d'Appello di Roma. La decisione sul ricorso è sospesa in attesa della pronuncia a udienza pubblica.
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Clausole vessatorie atto pubblico: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di tre acquirenti in una disputa sulla risoluzione di un contratto di vendita. La Corte chiarisce che le regole sulle clausole vessatorie in un atto pubblico (art. 1341 c.c.) non si applicano ai contratti stipulati davanti a un notaio, poiché si presume che le parti abbiano piena conoscenza e abbiano concordato ogni clausola. L'eccezione sull'incompetenza territoriale è stata inoltre dichiarata tardiva.
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Autoriduzione del canone: quando è illegittima?
Una recente ordinanza della Cassazione esamina il caso di una società conduttrice che aveva praticato l'autoriduzione del canone di locazione, ritenendo eccessiva la richiesta della nuova proprietaria dell'immobile. I giudici hanno stabilito che tale comportamento costituisce inadempimento contrattuale, poiché l'offerta di pagamento parziale non era né completa né formale. L'ordinanza chiarisce che il rifiuto del locatore di accettare una somma inferiore al dovuto è legittimo. Il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile per mancanza di specificità dei motivi, confermando la condanna al pagamento delle differenze maturate.
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Regolamento condominiale: limiti studio dentistico
La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un proprietario che intendeva aprire uno studio dentistico nel proprio appartamento, scontrandosi con il divieto del condominio basato sul regolamento. La Corte ha cassato la sentenza d'appello, favorevole al proprietario, ritenendo che l'interpretazione del divieto contenuto nel regolamento condominiale fosse stata superficiale. È stato stabilito che le limitazioni alla proprietà privata devono risultare da clausole chiare ed esplicite e che l'interpretazione non può discostarsi dal senso letterale e dalla comune intenzione delle parti.
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Sopraelevazione antisismica: quando è presunta pericolosa
La Corte di Cassazione conferma la demolizione di una veranda considerata una sopraelevazione antisismica realizzata in zona ad alto rischio. L'ordinanza ribadisce che, in assenza di conformità alle normative tecniche, opera una presunzione legale di pericolosità che non può essere superata da un'autorizzazione postuma, specialmente se basata su presupposti errati. La Corte sottolinea che la verifica di sicurezza deve riguardare l'intero edificio, non solo la nuova struttura.
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Estinzione del giudizio: quando è solo parziale?
La Corte di Cassazione ha chiarito che, in una causa con più parti e domande scindibili, la morte di un litisconsorte facoltativo e la mancata riassunzione nei confronti dei suoi eredi comportano l'estinzione del giudizio solo per quella specifica parte. Il processo deve proseguire tra le altre parti. Un'istanza di prosecuzione, anche se priva della richiesta formale di fissazione d'udienza, è sufficiente a impedire l'estinzione totale del giudizio. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello che aveva erroneamente dichiarato estinto l'intero processo.
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Termine riassunzione: le nuove norme non retroagiscono
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine riassunzione giudizio applicabile a un processo iniziato nel 2002 è quello annuale previsto dalla vecchia normativa, e non quello trimestrale introdotto dalla riforma del 2009. La Corte d'Appello aveva erroneamente dichiarato estinto il giudizio per tardiva riassunzione. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, affermando il principio di irretroattività delle norme processuali, secondo cui i processi continuano a essere regolati dalla legge in vigore al momento della loro instaurazione.
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Azione revocatoria: credito inesistente, salta tutto
Un creditore ottiene in primo e secondo grado la revoca di una compravendita immobiliare tra fratelli, ritenuta lesiva della sua garanzia patrimoniale. Tuttavia, la Corte di Cassazione ribalta la decisione. Un'altra sentenza, divenuta definitiva, ha infatti accertato l'inesistenza del credito originario, facendo crollare il presupposto fondamentale dell'azione revocatoria e portando al rigetto della domanda del creditore.
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Giudicato esterno e tasse: la Cassazione fa chiarezza
Un'amministrazione comunale richiedeva a un condominio il pagamento di un canone per l'occupazione di suolo pubblico (COSAP) per l'anno 2013. Il condominio si è opposto, invocando una precedente sentenza definitiva (giudicato esterno) che aveva già stabilito la non debenza del canone per l'anno 2009 per la medesima situazione di fatto. La Corte di Cassazione ha confermato la validità del giudicato esterno, rigettando il ricorso del Comune. Ha stabilito che, per le obbligazioni periodiche, una decisione su un fatto costitutivo immutato (la presenza di griglie e intercapedini) si estende anche alle annualità future, salvo modifiche normative o fattuali.
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Azione revocatoria: inammissibile il ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un acquirente contro una sentenza che aveva accolto l'azione revocatoria promossa da un creditore. Il creditore aveva ottenuto la dichiarazione di inefficacia della vendita di un immobile, poiché l'operazione pregiudicava le sue ragioni. La Suprema Corte ha stabilito che i motivi del ricorso miravano a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità, ribadendo che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito della controversia.
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Ricorso inammissibile: le sanzioni per abuso processo
Un caso di divisione immobiliare tra ex soci giunge in Cassazione. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per vizi procedurali e per la regola della "doppia conforme". L'appellante viene condannato per abuso del processo, con pesanti sanzioni economiche, per aver insistito in un'impugnazione palesemente infondata.
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Distanze tra costruzioni: la Cassazione e la nuova legge
Un proprietario ha ricostruito un immobile con un lieve aumento di volume, scatenando una causa con il vicino per le distanze tra costruzioni. La Corte d'Appello ha considerato l'opera una nuova costruzione, imponendo l'arretramento. La Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che i giudici avrebbero dovuto applicare le recenti riforme legislative che hanno ampliato la nozione di "ristrutturazione edilizia", la quale può consentire modifiche volumetriche mantenendo le distanze preesistenti. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.
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Azione revocatoria: vendita a familiari e presunzioni
La Cassazione conferma l'inefficacia di una vendita immobiliare tra figlio e genitori. L'azione revocatoria è legittima se basata su presunzioni gravi, precise e concordanti, come il ruolo del debitore in azienda e lo stretto legame familiare, che dimostrano la consapevolezza del danno ai creditori.
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Compensazione spese legali: quando è illegittima?
Una società creditrice intenta un'azione revocatoria contro una debitrice per annullare la vendita di un immobile. Il tribunale e la Corte d'Appello rigettano la domanda per mancanza di prova della frode dell'acquirente. Tuttavia, la Corte d'Appello dispone la compensazione spese legali, ritenendo la venditrice parzialmente soccombente in quanto debitrice. La Cassazione cassa questa decisione, affermando che il rigetto della domanda nel merito costituisce una vittoria piena, che dà diritto al rimborso integrale delle spese legali secondo il principio della soccombenza.
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Specificità motivi appello: la Cassazione decide
Una società utilizzatrice in un contratto di leasing ha impugnato la risoluzione del contratto, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla mancata specificità motivi appello, poiché le censure mosse non erano sufficientemente dettagliate per contestare efficacemente la sentenza di primo grado.
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Distanza dal confine: l’errore sulla zona urbanistica
Una disputa sulla corretta distanza dal confine tra due proprietà viene risolta dalla Corte di Cassazione. La Corte ha annullato la decisione di merito che, basandosi su una perizia tecnica errata, aveva applicato le norme per le zone rurali a un immobile sito in zona urbana. La sentenza sottolinea la prevalenza dei documenti urbanistici ufficiali (concessioni edilizie, certificati) sulla consulenza tecnica per stabilire la normativa applicabile in materia di distanze.
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