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Diritto Immobiliare

Legittimazione passiva: firma incerta, contratto nullo
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che rigetta la domanda di un'acquirente volta a ottenere il trasferimento di un immobile. Il caso verteva su un preliminare di vendita la cui firma era contestata: l'acquirente sosteneva fosse stata apposta dal fratello gemello del legale rappresentante della società venditrice. In assenza di prove certe sulla sottoscrizione, la Corte ha confermato il difetto di legittimazione passiva del convenuto, rendendo inefficaci sia la richiesta di esecuzione del contratto sia quella di risarcimento del danno.
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Servitù padre di famiglia: la prova è decisiva
Una proprietaria agiva in giudizio per far dichiarare l'inesistenza di una servitù di passaggio sul suo fondo. La Corte d'Appello, in riforma della decisione di primo grado, riconosceva una servitù per destinazione del padre di famiglia. La Corte di Cassazione ha cassato tale decisione, stabilendo che per costituire tale servitù è indispensabile la prova di opere visibili e permanenti esistenti al momento della divisione del fondo originario, e non in un momento successivo.
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Proprietà corte comune: l’interpretazione del contratto
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un fratello contro la sorella in una disputa sulla proprietà di una corte comune. La Corte ribadisce che l'interpretazione di un contratto di divisione immobiliare, effettuata dal giudice di merito, non può essere messa in discussione in Cassazione se non è manifestamente illogica, confermando così la natura comune dell'area contesa.
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Titolo esecutivo: ricorso inammissibile per genericità
Una società e il suo garante si sono opposti a un'esecuzione forzata derivante da un mutuo, sostenendo che il contratto non fosse un valido titolo esecutivo per mancata erogazione delle somme. La Corte di Cassazione ha dichiarato il loro ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi inferiori. I motivi del ricorso sono stati giudicati troppo generici e non sufficientemente specifici, non riuscendo a contestare efficacemente l'accertamento di fatto che un'erogazione, almeno parziale, era avvenuta.
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Onere della prova: risarcimento negato per danni
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due proprietarie che chiedevano un risarcimento danni al loro immobile, asseritamente causati da lavori di scavo commissionati da un Comune. La decisione finale si fonda sulla mancata dimostrazione, secondo l'onere della prova, del nesso di causalità tra i lavori e i danni, e sull'assenza di prove relative a una colpa del Comune nella scelta o nella vigilanza dell'impresa appaltatrice.
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Assicurazione decennale: cosa copre la polizza?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito la natura e i limiti della polizza di assicurazione decennale postuma obbligatoria per legge. Il caso riguardava la richiesta di un costruttore di essere tenuto indenne dalla propria compagnia assicurativa per i danni lamentati da un condominio a causa di gravi difetti di costruzione. La Corte ha stabilito che l'assicurazione decennale postuma copre i danni materiali diretti all'immobile a beneficio dell'acquirente, ma non la responsabilità civile contrattuale del costruttore. Pertanto, il costruttore non può utilizzare tale polizza per essere manlevato dalle richieste di risarcimento dell'acquirente.
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Valore immobile abusivo: no indennizzo per la costruzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4781/2025, ha stabilito che nel calcolo del prezzo di riacquisto di un'area industriale, il valore dell'immobile abusivo, specificamente quello privo di autorizzazione paesaggistica, non deve essere considerato. Anche se la normativa sul riacquisto da parte dei consorzi industriali è autonoma rispetto a quella sull'espropriazione, si applica il principio generale per cui il proprietario non può trarre vantaggio dalla propria attività illecita. Di conseguenza, l'indennizzo si basa solo sul valore del terreno e non sulla costruzione.
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Occupazione abusiva demanio: la Cassazione decide
Un caso di occupazione abusiva demanio ha portato la Cassazione a chiarire il calcolo dell'indennizzo per opere realizzate senza titolo su suolo pubblico. La Corte ha confermato la retroattività di una legge più severa, che basa l'indennizzo sul valore di mercato quando le opere sono considerate 'inamovibili', come tettoie stabili. La decisione ha respinto i ricorsi di alcuni cittadini, condannandoli al pagamento di un importo maggiore rispetto a quello previsto dalla normativa precedente.
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Ricorso per cassazione: inammissibile senza i fatti
Una società immobiliare ha presentato ricorso per cassazione contro una decisione della Corte d'Appello relativa al risarcimento per l'occupazione abusiva di un terreno. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per un vizio di forma: la mancata e completa esposizione dei fatti di causa, violando così il principio di autosufficienza del ricorso. Di conseguenza, la Corte non ha potuto esaminare il merito della questione, condannando la società al pagamento delle spese legali.
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Occupazione suolo pubblico: delibera vs contratto
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in tema di occupazione suolo pubblico, il contratto di locazione stipulato tra un Comune e un privato prevale su una precedente delibera comunale. Se il contratto esclude un'area esterna, l'occupazione della stessa è illegittima e soggetta al pagamento del relativo canone (COSAP), anche se la delibera iniziale la includeva nell'assegnazione.
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Indennizzo beni demaniali: opere e cambio d’uso
La Corte di Cassazione ha stabilito che per calcolare l'indennizzo per l'occupazione di beni demaniali marittimi in base al valore di mercato, non è sufficiente un mero cambio di destinazione d'uso dell'immobile (da cabina balneare a residenza). È necessario che il giudice accerti l'effettiva realizzazione di opere inamovibili. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva ritenuto superfluo tale accertamento, rinviando la causa per una nuova valutazione basata su questo principio fondamentale.
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Acquisizione sanante termine: la Cassazione chiarisce
Un proprietario ha contestato l'indennità per un'acquisizione sanante del suo terreno da parte di un Comune. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che l'acquisizione sanante termine per l'impugnazione dell'indennizzo non è il termine di decadenza di 30 giorni, ma quello ordinario di prescrizione di dieci anni. La Corte ha cassato la precedente decisione di inammissibilità e ha rinviato il caso alla Corte d'Appello.
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Indennizzo beni demaniali: opere abusive e retroattività
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul calcolo dell'indennizzo beni demaniali per l'occupazione abusiva di aree marittime. L'ordinanza stabilisce che la norma che prevede un indennizzo pari al valore di mercato del bene, in caso di realizzazione di opere inamovibili, ha effetto retroattivo. Tuttavia, la Corte ha chiarito che il semplice mutamento della destinazione d'uso non è sufficiente per applicare tale criterio. È necessario un accertamento concreto dell'esistenza di tali opere abusive. La sentenza della Corte d'Appello è stata cassata con rinvio perché non aveva effettuato questa verifica cruciale.
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Travisamento della prova: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni cittadini contro un Comune in una causa per indennità di esproprio. I ricorrenti lamentavano un travisamento della prova, sostenendo che la Corte d'Appello avesse ignorato atti di compravendita da loro prodotti. La Suprema Corte ha chiarito che una mera svista del giudice su un fatto non costituisce un vizio di legittimità, ma un errore revocatorio, impugnabile con un diverso rimedio processuale. La decisione sottolinea i rigorosi limiti del sindacato della Cassazione sui fatti di causa.
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Litisconsorzio necessario: la guida completa
Una causa per usucapione è stata annullata dalla Cassazione per mancata integrazione del litisconsorzio necessario. Il giudice aveva ordinato di chiamare in causa tutti i comproprietari, ma le parti non hanno obbedito. La Corte ha stabilito che tale omissione causa l'estinzione automatica del processo, un vizio che il giudice deve rilevare d'ufficio, indipendentemente da chi abbia causato l'errore.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del giudizio in una controversia immobiliare relativa alla proprietà di una terrazza. La decisione segue la rinuncia reciproca al ricorso principale e a quello incidentale da parte di entrambi i contendenti, chiudendo così il procedimento senza una pronuncia nel merito. Il caso evidenzia come l'istituto della rinuncia possa porre fine a lunghe dispute legali.
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Giudicato e usucapione: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza passata in giudicato, che ha già deciso su un diritto di proprietà, interrompe il termine per l'usucapione. Di conseguenza, una nuova domanda di usucapione può essere fondata solo sul possesso esercitato a partire dal giorno successivo al passaggio in giudicato della precedente sentenza. Nel caso specifico, il tempo trascorso non era sufficiente a maturare il diritto, portando al rigetto della domanda. Questa decisione rafforza il principio del giudicato e usucapione, chiarendo i limiti temporali per far valere il possesso.
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Danno da occupazione abusiva: la prova del danno
La Cassazione stabilisce che il danno da occupazione abusiva di un immobile non è presunto ('in re ipsa'). Il proprietario deve dimostrare il pregiudizio economico subito, come la perdita di opportunità di locazione. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva liquidato il danno in automatico, rinviando la causa per una nuova valutazione basata su prove concrete.
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Occupazione sine titulo: restituzione del terreno
Un proprietario ha citato in giudizio un Condominio e un Comune per l'occupazione sine titulo di un suo terreno. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'autorizzazione a costruire del Comune non giustifica la violazione della proprietà privata e che il Condominio è tenuto alla restituzione della porzione di suolo illecitamente occupata, indipendentemente da un precedente risarcimento ottenuto dal proprietario nei confronti del Comune per un'altra opera.
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Priorità della trascrizione: pignoramento vince su 2932
La Corte di Cassazione risolve un conflitto tra un acquirente all'asta e il beneficiario di una sentenza ex art. 2932 c.c. per lo stesso immobile. La Corte stabilisce che il principio determinante è la priorità della trascrizione del pignoramento. Poiché l'atto di pignoramento era stato trascritto prima della trascrizione della sentenza, il titolo dell'acquirente all'asta prevale, rendendo inopponibile l'altro titolo di proprietà.
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