LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Immobiliare

Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio
L'ordinanza analizza il caso di una rinuncia al ricorso per Cassazione in una controversia su canoni di locazione. A seguito della rinuncia, accettata dalla controparte, la Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando le spese. La decisione chiarisce che l'estinzione per rinuncia non comporta l'obbligo per il ricorrente di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, a differenza dei casi di rigetto o inammissibilità.
Continua »
Provvedimento di riunione: quando non è impugnabile
Un condomino ha impugnato un'ordinanza meramente procedurale che avviava la valutazione per unire la sua causa ad un'altra pendente. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'appello inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. La sentenza chiarisce che il provvedimento di riunione, essendo un atto ordinatorio e non decisorio, non è appellabile. L'appellante è stato inoltre condannato per colpa grave, avendo intrapreso un'azione legale superflua.
Continua »
Diritto di riscatto: la prova del contratto locazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società commerciale che intendeva esercitare il diritto di riscatto su un immobile. La decisione si fonda sulla mancata prova dell'esistenza di un valido contratto di locazione, considerato presupposto essenziale per l'esercizio di tale diritto. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove spetta al giudice di merito e ha chiarito importanti aspetti procedurali, come la legittimazione a sollevare l'eccezione di mancata interruzione del processo.
Continua »
Ricorso inammissibile: condanna per lite temeraria
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro una decisione della Corte d'Appello che negava la revocazione di una precedente sentenza. L'appello, ritenuto carente nei requisiti formali e basato su un rimedio giuridico errato (revocazione anziché ricorso per cassazione per violazione di giudicato), ha portato alla condanna dei ricorrenti per lite temeraria, con sanzioni economiche sia verso la controparte che verso la cassa delle ammende.
Continua »
Ricorso inammissibile: le ragioni della Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in una complessa causa tra ex coniugi relativa alla proprietà di un immobile. L'ordinanza analizza sette distinti motivi di ricorso, rigettandoli tutti per vizi procedurali, come la mancata impugnazione di una autonoma ratio decidendi, o per infondatezza nel merito. La decisione finale conferma le sentenze dei gradi precedenti sulla proprietà del bene, la divisione e il risarcimento del danno, condannando il ricorrente anche per abuso del processo.
Continua »
Danno da omessa manutenzione: la PA paga i danni
Un proprietario di un immobile ha citato in giudizio una Regione e un Comune per i danni subiti dalla sua abitazione a causa dell'erosione costiera, attribuita a un'omessa manutenzione del litorale. La Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione spetta al giudice ordinario, il quale può condannare la Pubblica Amministrazione non solo al risarcimento economico, ma anche all'esecuzione dei lavori necessari per eliminare la causa del danno. La decisione si fonda sul principio che la PA, quando non esercita poteri autoritativi ma gestisce beni pubblici, è tenuta a rispettare il dovere generale di non recare danno a terzi, proprio come un privato cittadino.
Continua »
Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?
Un ente pubblico, dopo aver proposto ricorso in Cassazione contro due cittadini per una disputa su oneri urbanistici, ha presentato una rinuncia al ricorso. I cittadini non hanno accettato la rinuncia. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il procedimento ma, in base al principio di soccombenza, ha condannato l'ente pubblico a pagare le spese legali, equiparando la rinuncia non accettata alla sconfitta nel giudizio.
Continua »
Occupazione senza titolo: il danno è presunto
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna al risarcimento del danno per occupazione senza titolo di un immobile, ribadendo un principio fondamentale: il pregiudizio per il proprietario è presunto e deriva dalla semplice indisponibilità del bene. In questo caso, una società immobiliare aveva citato in giudizio alcuni privati per l'occupazione illegittima di una porzione di terreno. Dopo due sentenze conformi nei gradi di merito, la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso degli occupanti, chiarendo che il danno può essere liquidato dal giudice in via presuntiva, basandosi sul potenziale valore locativo dell'immobile, senza necessità di una prova specifica del mancato guadagno da parte del proprietario.
Continua »
Servitù di non costruire: validità e interpretazione
Una proprietaria immobiliare ha impugnato una decisione che confermava una servitù di non costruire derivante da un contratto di compravendita del 1983. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che l'interpretazione del contratto da parte del giudice di merito era plausibile e che le nuove argomentazioni legali proposte erano inammissibili. La servitù di non costruire è stata quindi ritenuta validamente costituita a beneficio delle proprietà adiacenti.
Continua »
Impresa familiare: no alla comproprietà automatica
Una moglie ha rivendicato la comproprietà di un'abitazione intestata al marito, basandosi sul suo contributo all'impresa familiare di quest'ultimo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la partecipazione a un'impresa familiare non conferisce diritti di proprietà automatici sui beni acquistati dal titolare, ma può generare, al massimo, un diritto di credito che deve essere rigorosamente provato.
Continua »
Spese comuni: differenze tra comunione e condominio
Una proprietaria ha contestato il pagamento di spese comuni, sostenendo che l'area condivisa fosse una semplice comunione e non un condominio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che le norme condominiali possono applicarsi anche a una comunione d'uso (condominio orizzontale) e che le tabelle di ripartizione delle spese, se accettate contrattualmente negli atti di acquisto, sono pienamente valide e vincolanti, prevalendo sui criteri legali generali.
Continua »
Uso esclusivo bene comune: quando spetta il risarcimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2365/2025, ha rigettato il ricorso di una comproprietaria che chiedeva un risarcimento per l'uso esclusivo di un immobile ereditario da parte degli altri coeredi. La Corte ha stabilito che l'uso esclusivo del bene comune non genera automaticamente un diritto all'indennità. È necessario che il comproprietario escluso dimostri di aver manifestato una concreta intenzione di utilizzare il bene e che tale utilizzo gli sia stato attivamente impedito dagli altri. In assenza di questa prova, la domanda risarcitoria non può essere accolta.
Continua »
Modifica parti comuni: l’unanimità è necessaria
Una nuova proprietaria ha citato in giudizio i vicini per aver modificato illecitamente le parti comuni, chiudendo l'accesso alla soffitta e annettendo una cantina. La Corte di Cassazione ha stabilito che una tale modifica delle parti comuni non è una semplice innovazione, ma un atto di disposizione dei diritti di proprietà. Di conseguenza, è richiesto il consenso unanime e scritto di tutti i comproprietari, e non una semplice delibera a maggioranza. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
Continua »
Cancellazione società: cosa succede ai contratti?
Una società che ha acquistato un immobile all'asta ha intentato una causa contro l'inquilino e la società locatrice originale. Quest'ultima, tuttavia, era stata cancellata dal registro delle imprese. La Corte di Cassazione ha confermato che, a seguito della cancellazione della società, i suoi rapporti giuridici, incluso il contratto di locazione, si trasferiscono ai suoi ex soci. La causa iniziale è stata quindi dichiarata nulla perché non includeva questi soci, considerati parti necessarie nel processo.
Continua »
Impugnazione delibera: come opporsi alle spese
Una condomina si opponeva a un decreto ingiuntivo per spese condominiali, sostenendo la falsità di una fattura. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che per contestare le spese è necessaria una formale impugnazione della delibera condominiale che le ha approvate. La semplice contestazione della fattura nel giudizio di opposizione non è sufficiente a invalidare il credito del condominio.
Continua »
Impugnazione ordinanza 702-ter: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un'ordinanza ex art. 702-ter c.p.c. che ordinava il rilascio di un immobile in comproprietà. L'ordinanza in questione, avendo carattere decisorio, doveva essere contestata tramite appello e non con ricorso diretto in Cassazione. La Corte ha sanzionato il ricorrente per colpa grave, condannandolo al pagamento delle spese e a un risarcimento ulteriore, sottolineando l'importanza di scegliere il corretto mezzo di impugnazione ordinanza 702-ter.
Continua »
Agevolazione prima casa: la responsabilità solidale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2505/2025, ha stabilito che in caso di decadenza dall'agevolazione prima casa, tutti i comproprietari sono solidalmente responsabili per l'intero debito fiscale, indipendentemente dalla loro quota di proprietà. Nel caso esaminato, una contribuente con una quota dell'1% è stata ritenuta responsabile per l'intera imposta dovuta dopo la rivendita dell'immobile entro il quinquennio. La Corte ha chiarito che la ripartizione delle quote ha valore solo nei rapporti interni tra i comproprietari e non verso l'Agenzia delle Entrate.
Continua »
Cessione crediti in blocco: la prova in giudizio
Una società veicolo, intervenuta in un giudizio di opposizione a precetto in qualità di cessionaria di un credito bancario, si vede negare la legittimazione dalla Corte d'Appello per mancata prova della cessione. La Corte di Cassazione interviene chiarendo i requisiti probatori per la cessione crediti in blocco, specificando che l'iscrizione nel Registro delle Imprese non è necessaria. Tuttavia, il ricorso viene rigettato per altre ragioni procedurali legate al difetto di autosufficienza.
Continua »
Danno da ritardo contrattuale: onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribadito un principio fondamentale in materia di risarcimento del danno da ritardo contrattuale. Nel caso di specie, alcuni inquilini, dopo aver ottenuto una sentenza per il trasferimento di proprietà degli immobili locati, avevano richiesto i danni per il ritardo. La richiesta è stata rigettata in tutti i gradi di giudizio perché i ricorrenti non hanno fornito una prova specifica del pregiudizio economico subito. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, sottolineando che l'atto di appello deve contenere censure specifiche contro la motivazione della sentenza di primo grado, non limitarsi a riproporre le medesime argomentazioni.
Continua »
Risarcimento danni utilizzatore leasing: chi paga?
Una società utilizzatrice di un fondo edificatorio in leasing scopre un'occupazione abusiva del sottosuolo da parte del confinante, preesistente al contratto. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2523/2025, affronta il tema del risarcimento danni utilizzatore leasing. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'utilizzatore contro la società di leasing, confermando la decisione d'appello. La motivazione centrale (ratio decidendi) è che il diritto al risarcimento spetta a chi era proprietario al momento del danno, e non si trasferisce automaticamente con il bene. L'utilizzatore non può agire per un danno sorto prima di acquisire la detenzione del bene.
Continua »