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Diritto Immobiliare

Occupazione sine titulo: risarcimento anche senza agibilità
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna al risarcimento del danno per un'occupazione sine titulo pluriennale di un immobile. La Corte ha stabilito che la prova del danno non è in re ipsa, ma può consistere nella dimostrazione della concreta intenzione del proprietario di locare il bene, frustrata dall'occupante. Inoltre, la mancanza del certificato di agibilità è stata ritenuta irrilevante ai fini risarcitori, dato che l'occupante stesso, godendo del bene per anni, ne aveva dimostrato la fruibilità.
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Competenza demanio idrico: quando decide il TRAP
Un cittadino ha contestato i confini della sua proprietà con un'area lacustre demaniale, ritenendo che fossero chiaramente definiti da atti storici. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, stabilendo che la controversia sulla reale estensione del demanio idrico, data la presenza di atti amministrativi contrastanti, richiede una valutazione che potrebbe necessitare di indagini tecniche. Di conseguenza, ha confermato la competenza del Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche, in quanto giudice specializzato in materia.
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Accessione invertita: la prova rigorosa della buona fede
Un privato cittadino ha rivendicato la proprietà di un terreno demaniale su cui aveva parzialmente costruito, invocando l'istituto dell'accessione invertita. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: nell'accessione invertita, la buona fede del costruttore non si presume mai, ma deve essere provata in modo rigoroso. La mancanza di tale prova rende la domanda infondata, a prescindere da altre questioni come la prescrizione del diritto.
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Responsabilità amministratori: vendita sotto costo
Un socio ha citato in giudizio gli amministratori di una S.r.l., accusandoli di aver venduto il patrimonio immobiliare della società a un prezzo notevolmente inferiore al suo valore di mercato. Le corti di merito hanno accertato la cattiva gestione (mala gestio) e condannato gli amministratori al risarcimento del danno. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di uno degli amministratori, ribadendo un principio fondamentale: la discrezionalità gestionale, tutelata dalla "business judgment rule", non si applica in casi di palese irragionevolezza e grave negligenza. La vendita di beni a un prezzo molto inferiore al valore, senza alcuna giustificazione economica, integra la responsabilità amministratori per i danni causati alla società.
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Effetto espansivo interno: quando si applica?
Una proprietaria viene condannata a risarcire la vicina per averle impedito il diritto di sopraelevazione. In appello, ottiene ragione sulla qualificazione del muro divisorio ma, non avendo impugnato specificamente la condanna al risarcimento, questa diventa definitiva. La Cassazione chiarisce che l'effetto espansivo interno non opera automaticamente ma solo in caso di nesso di dipendenza inderogabile tra i capi della sentenza, confermando la condanna al risarcimento.
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Prova usucapione: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d'Appello, rigettando una domanda di usucapione per insufficienza della prova. Il caso evidenzia come il giudizio di Cassazione non possa riesaminare nel merito le prove testimoniali. La mancanza di una prova usucapione certa e inequivocabile, che dimostri un possesso esercitato come se si fosse proprietari (uti dominus), ha portato al rigetto del ricorso e alla condanna del ricorrente per lite temeraria.
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Indennità occupazione d’urgenza: fino a quando?
Una società concessionaria autostradale ha espropriato un terreno per lavori di ampliamento. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6961/2025, ha stabilito che l'indennità di occupazione d'urgenza spetta al proprietario non solo fino al decreto di esproprio, ma fino al momento dell'effettivo deposito dell'indennità definitiva. Secondo la Corte, l'espropriazione è una fattispecie complessa che si perfeziona solo con il pagamento, garantendo così al proprietario un ristoro completo per tutto il periodo di mancato godimento del bene.
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Distanza canna fumaria: quando si applica l’art. 890
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso riguardante la corretta distanza di una canna fumaria dal confine. La sentenza chiarisce che, in assenza di regolamenti locali e al di fuori dei casi previsti da norme speciali anti-inquinamento, la disciplina di riferimento è l'art. 890 c.c., che richiede di osservare le distanze necessarie a preservare i fondi vicini da danni a solidità, salubrità e sicurezza. La Corte ha rigettato il ricorso dei proprietari che lamentavano l'illegittimità della canna fumaria del vicino, confermando la decisione d'appello che aveva escluso la presunzione di pericolosità.
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Regolamento di confini: il muretto prevale sulla mappa
La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito in un caso di violazione delle distanze legali. La controversia verteva su quale fosse il reale confine tra due proprietà: un vecchio muretto a secco, come sostenuto dagli attori, o la linea risultante dalle mappe catastali, come sostenuto dai convenuti. La Suprema Corte ha stabilito che, nel regolamento di confini, il giudice può dare prevalenza a prove materiali e visibili come un muretto esistente da oltre cinquant'anni, relegando le mappe catastali a un ruolo sussidiario. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto.
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Procura speciale Cassazione: quando è inammissibile
Un cittadino ha impugnato una sentenza d'appello dinanzi alla Corte di Cassazione. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile a causa della totale assenza della necessaria procura speciale cassazione, un requisito fondamentale per questo tipo di giudizio. La Corte ha ribadito che la procura deve essere conferita specificamente per il giudizio di legittimità e dopo l'emissione della sentenza da impugnare.
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Distanze legali tra costruzioni: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato l'obbligo di arretramento per una nuova costruzione che violava le distanze legali tra costruzioni. L'ordinanza chiarisce che la distanza minima di 10 metri, prevista dal D.M. 1444/1968, prevale sui regolamenti locali, i balconi devono essere inclusi nel calcolo e la norma si applica anche se una sola delle pareti frontistanti è finestrata.
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Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti
Una società di costruzioni ha citato in giudizio un Comune per i danni subiti a seguito dell'annullamento in autotutela di permessi di costruire. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta di risarcimento. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, che è stato però giudicato inammissibile per vizi procedurali, in quanto mirava a un riesame dei fatti anziché a denunciare vizi di legittimità. Di conseguenza, anche il ricorso incidentale del Comune è stato dichiarato inefficace. La vicenda sottolinea l'importanza di una corretta formulazione del ricorso in Cassazione.
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Agevolazione prima casa: la Cassazione e la retroattività
La Corte di Cassazione ha stabilito che la modifica dei criteri per l'agevolazione prima casa ai fini IVA, introdotta dal D.Lgs. 175/2014, non ha efficacia retroattiva. Per un acquisto immobiliare avvenuto nell'ottobre 2014, si applicano ancora i vecchi criteri basati sulla superficie (D.M. 1969), che definivano "di lusso" un'abitazione superiore a 240 mq, escludendola dal beneficio. La Corte ha quindi confermato la richiesta di maggiore imposta da parte dell'Agenzia delle Entrate, respingendo l'applicazione delle nuove e più favorevoli norme basate sulla categoria catastale.
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Sconfinamento opere pubbliche: giudice ordinario
La Corte di Cassazione, con ordinanza del 16/03/2025, risolve un conflitto di giurisdizione in un caso di sconfinamento opere pubbliche. Dei proprietari terrieri avevano citato in giudizio un ente pubblico per aver occupato un'area più vasta di quella autorizzata dai decreti di esproprio. La Corte ha stabilito che tale condotta costituisce un illecito di mero fatto, perpetrato in carenza assoluta di potere, e non l'esercizio di una potestà amministrativa. Di conseguenza, la competenza a decidere sulla richiesta di risarcimento danni spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo.
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Valore probatorio email: la Cassazione fa chiarezza
Una società locatrice ha citato in giudizio un'avvocata conduttrice per canoni di locazione non pagati, presentando un'email come riconoscimento del debito. L'avvocata ha contestato l'autenticità del documento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi inferiori. La Corte ha ribadito il valore probatorio dell'email ai sensi dell'art. 2712 c.c., specificando che una generica contestazione non è sufficiente a privarla di efficacia, specialmente se il suo contenuto è coerente con altre prove processuali. La ricorrente è stata anche condannata per lite temeraria.
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Interpretazione del contratto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di tre società acquirenti che lamentavano un ritardo nella consegna di immobili. La Corte ha stabilito che l'interpretazione del contratto e delle scritture private coeve è un apprezzamento di merito insindacabile in sede di legittimità, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I motivi basati sulla valutazione delle prove e sull'errata interpretazione dei fatti sono stati dichiarati inammissibili, ribadendo i limiti del giudizio di Cassazione.
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Rideterminazione prezzo appalto: quando è inammissibile
Una società edile ha chiesto la rideterminazione del prezzo di un appalto, sostenendo un errore nel contratto. La Corte d'Appello ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Cassazione ha confermato la decisione, respingendo il ricorso perché la società non ha contestato correttamente la dichiarazione di inammissibilità e ha invocato norme non pertinenti al contratto di appalto. La parola chiave è rideterminazione prezzo appalto.
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Responsabilità appaltatore progettista: la Cassazione
Un condominio cita in giudizio l'impresa costruttrice per gravi vizi dell'immobile. L'impresa, a sua volta, chiama in causa il progettista e direttore dei lavori chiedendo di essere manlevata. La Cassazione chiarisce la distinzione tra la responsabilità dell'appaltatore verso il committente (ex art. 1669 c.c.) e quella, di natura contrattuale, nei confronti del progettista. La Suprema Corte rigetta i ricorsi, confermando la ripartizione della responsabilità e la condanna in solido, e spiegando perché i termini di decadenza e prescrizione dell'art. 1669 c.c. non si applicano al rapporto interno tra costruttore e professionista.
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Decadenza garanzia vizi: quando scatta il termine
La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d'Appello, rigettando il ricorso di due committenti. Il caso riguarda la decadenza garanzia vizi in un contratto d'appalto. I giudici hanno stabilito che la denuncia dei difetti, effettuata oltre i termini di legge e solo con l'atto di citazione, ha causato la perdita del diritto alla garanzia. È stato inoltre chiarito che la contestazione da parte del direttore dei lavori non è sufficiente, in quanto spetta al committente l'onere di denunciare formalmente e tempestivamente i vizi all'appaltatore.
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Accordo transattivo e giudicato: la Cassazione chiarisce
Una confraternita e un'azienda sanitaria locale stipulano un accordo transattivo per un'espropriazione. Prima del pagamento finale, un tribunale emette una sentenza sulla stessa questione, che diventa definitiva. La Corte di Cassazione stabilisce che l'accordo transattivo perde efficacia perché la sentenza passata in giudicato (giudicato) prevale, anche se l'accordo non era stato menzionato in quel processo.
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