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Diritto Immobiliare

Errore materiale: Cassazione chiarisce la differenza
La Corte di Cassazione chiarisce la netta distinzione tra un appello e una richiesta di correzione di errore materiale. Nel caso di specie, un giudice di primo grado aveva omesso di inserire nel dispositivo un ordine inibitorio, pur avendolo concesso in motivazione. La Corte d'Appello aveva erroneamente trattato la richiesta di integrazione del dispositivo come un appello incidentale, rigettandolo. La Cassazione ha annullato tale decisione, specificando che si trattava di un palese errore materiale da correggere e non di un capo della sentenza da impugnare, con importanti conseguenze anche sulla ripartizione delle spese legali.
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Danno da affidamento: la nuova giurisdizione
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, stabilisce un importante cambiamento in materia di danno da affidamento. A seguito dell'annullamento di un permesso di costruire illegittimo, la richiesta di risarcimento danni da parte dei cittadini non rientra più nella giurisdizione del giudice ordinario, ma in quella esclusiva del giudice amministrativo. La Corte ha ritenuto che la condotta della Pubblica Amministrazione che genera l'affidamento del privato sia inestricabilmente connessa all'esercizio del potere pubblico, soprattutto in materie come l'urbanistica.
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Azione revocatoria: la prova della consapevolezza
Una società immobiliare ha impugnato in Cassazione la decisione che rendeva inefficace l'acquisto di un immobile, tramite azione revocatoria promossa da una creditrice del venditore. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ribadendo che la consapevolezza del terzo acquirente del pregiudizio arrecato ai creditori può essere provata anche tramite presunzioni, come un prezzo di vendita irrisorio e la mancanza di prova del pagamento. L'azione revocatoria è stata quindi confermata.
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Tasso leasing: valido il contratto se determinabile
Una società utilizzatrice di un immobile in leasing ha contestato la validità del contratto per l'omessa indicazione del tasso leasing. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il contratto è valido se il tasso, pur non essendo esplicitato, è oggettivamente determinabile per relationem, ossia tramite altri elementi contrattuali certi come l'importo dei canoni, la loro durata e il prezzo di riscatto. La trasparenza economica, secondo la Corte, è garantita quando il cliente può comprendere il costo complessivo dell'operazione.
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Danno da cose in custodia: il condominio è responsabile
Analisi di una recente ordinanza della Cassazione sul danno da cose in custodia. Il condominio è stato ritenuto responsabile per la caduta di calcinacci da un balcone, poiché il forte vento non è stato considerato un caso fortuito idoneo a escludere la responsabilità ex art. 2051 c.c.
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Clausola compromissoria: quando è nulla nei contratti
Un gruppo di multiproprietari contesta la gestione del proprio residence, ma si scontra con una clausola del regolamento che impone l'arbitrato. La Corte di Cassazione interviene stabilendo che tale clausola compromissoria è nulla perché vessatoria. Inserita dal costruttore-professionista nel contratto con l'acquirente-consumatore senza una specifica trattativa, la clausola limita ingiustamente l'accesso alla giustizia ordinaria. La competenza a decidere la controversia, pertanto, spetta al Tribunale e non a un collegio arbitrale.
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Azione revocatoria: ricorso inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un acquirente di un immobile commerciale, la cui compravendita era stata resa inefficace tramite un'azione revocatoria intentata dai creditori del venditore. La Corte ha rigettato i motivi di ricorso basati sull'omesso esame di un fatto decisivo (in presenza di una "doppia conforme"), sulla richiesta di risarcimento per occupazione illegittima e sulla garanzia per evizione, evidenziando gravi carenze procedurali nell'impugnazione.
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Riassunzione giudizio di rinvio: il termine annuale
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d'Appello che aveva erroneamente dichiarato l'estinzione di un processo. Il caso riguardava la riassunzione giudizio di rinvio dopo la morte di una delle parti. La Cassazione ha chiarito che, essendo la causa stata avviata prima del 2009, il termine per la riassunzione non era di tre mesi, ma di un anno. Poiché il ricorrente aveva notificato l'atto agli eredi entro l'anno, il processo non era estinto e deve proseguire.
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Impugnazione lodo arbitrale: effetti sentenza cassata
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società conduttrice contro la decisione della Corte d'Appello che aveva confermato un lodo arbitrale. Il caso verteva sulla corretta procedura di impugnazione lodo arbitrale, chiarendo che la successiva cassazione di una sentenza, posta a fondamento del lodo stesso, non costituisce un valido motivo per un'impugnazione tardiva o per introdurre nuove censure. La Suprema Corte ribadisce che i vizi del lodo devono essere contestati tempestivamente e unicamente sulla base dei motivi tassativamente previsti dalla legge.
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Agevolazione prima casa: cambio d’uso e nuovo acquisto
Una contribuente ha modificato la destinazione d'uso della sua prima casa in ufficio. Poco dopo, ha acquistato un nuovo immobile richiedendo l'agevolazione prima casa. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto al beneficio, stabilendo che il criterio determinante è la classificazione catastale al momento del nuovo acquisto. Poiché il primo immobile non era più accatastato come abitazione, la contribuente soddisfaceva i requisiti di legge.
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Risarcimento danno morale per abuso edilizio altrui
La Corte di Cassazione conferma il diritto al risarcimento del danno morale a favore di un proprietario immobiliare, ingiustamente sottoposto a processo penale per abusi edilizi commessi da un terzo sul suo fondo. La Corte ha stabilito che la denuncia di terzi non interrompe il nesso causale tra l'illecito e il danno patito, essendo il procedimento penale una conseguenza prevedibile dell'abuso.
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Diritto alle chiavi: quando non spetta all’acquirente
Un'acquirente di un immobile all'asta ha citato in giudizio il curatore e il debitore per non aver ricevuto le chiavi di un cancello di accesso. La sua richiesta di risarcimento è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la ricorrente non aveva provato di possedere un titolo giuridico che le conferisse il diritto alle chiavi, soprattutto in presenza di un accesso alternativo all'immobile. La Corte ha inoltre confermato la condanna per responsabilità processuale aggravata.
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Domanda di risarcimento: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un proprietario che aveva richiesto al vicino una somma di denaro per riparare i danni al proprio immobile. La Corte ha stabilito che la domanda di risarcimento era mal formulata: invece di chiedere un indennizzo, il ricorrente avrebbe dovuto chiedere al giudice di ordinare alla controparte l'esecuzione diretta dei lavori (una condanna ad un 'facere'). Questa distinzione è cruciale e ha determinato l'esito del giudizio.
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Demanio marittimo: darsena privata diventa pubblica
Una società nautica realizza una darsena sul proprio terreno, collegandola alla foce di un fiume. La Cassazione stabilisce che la darsena, essendo funzionalmente inseparabile dalla foce, acquisisce la natura di demanio marittimo per accessione. Di conseguenza, viene negato alla società il diritto a un indennizzo per la perdita della proprietà, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Interversione del possesso: la prova per l’usucapione
Un soggetto ha richiesto l'usucapione di un immobile occupato per oltre vent'anni grazie alla tolleranza della madre. La sua domanda è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato che, quando la relazione con un bene inizia come mera detenzione, è necessario un atto di 'interversione del possesso' – un'azione inequivocabile contro il proprietario – per iniziare a possedere utilmente ai fini dell'usucapione. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mirava a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
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Sopraelevazione abusiva: sanatoria salva la demolizione
La Corte di Cassazione ha stabilito che una sopraelevazione abusiva non deve essere demolita se il costruttore ottiene una sanatoria edilizia, anche dopo la sentenza di primo grado. La Corte ha chiarito che se la sanatoria attesta l'assenza di pregiudizio per la stabilità dell'edificio, la richiesta di demolizione non può essere accolta. In questo caso, al proprietario del piano sottostante spetta solo un'indennità economica per la sopraelevazione, come previsto dalla legge.
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Opposizione di terzo: quando l’acquirente è escluso
La Cassazione chiarisce che l'acquirente di un immobile oggetto di una controversia giudiziaria non può proporre opposizione di terzo se l'acquisto è avvenuto dopo l'inizio del procedimento, anche se questo è iniziato con una fase sommaria come la denuncia di nuova opera. In tal caso, l'acquirente è considerato un successore a titolo particolare e la sentenza emessa contro il venditore è vincolante anche per lui. L'ordinanza dichiara inammissibili i ricorsi.
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Riduzione penale: quando il giudice può intervenire?
La Corte di Cassazione conferma il potere del giudice di merito di operare la riduzione penale di una clausola contrattuale manifestamente eccessiva. Il caso riguarda un diritto di passaggio negato, dove la corte ha valutato l'interesse del creditore e l'esistenza di percorsi alternativi per diminuire l'importo della penale pattuita, respingendo il ricorso della parte lesa.
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Usucapione tra soci: quando la tolleranza esclude?
Una società a responsabilità limitata, i cui soci erano anche comproprietari di un immobile adiacente, ha agito in giudizio per vedersi riconoscere l'acquisto della proprietà per usucapione. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha respinto la domanda. Il principio chiave affermato è che, in presenza di vincoli societari o di parentela, l'uso prolungato di un bene non configura automaticamente un possesso 'uti dominus', ma può essere considerato semplice detenzione basata sulla tolleranza degli altri soci-proprietari. Di conseguenza, l'usucapione tra soci è stata esclusa.
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Reconventio reconventionis: la domanda ammissibile
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della 'reconventio reconventionis'. In un caso di contratto preliminare di vendita immobiliare non concluso, la richiesta di restituzione della caparra da parte dell'attore, formulata dopo la domanda riconvenzionale di risoluzione del convenuto, non costituisce una domanda nuova e tardiva, ma una legittima 'reconventio reconventionis', in quanto conseguenza diretta della domanda avversaria.
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