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Diritto Immobiliare

Giudicato sulla competenza: no usucapione fuori sede
Una ricorrente tenta di ottenere la proprietà di un immobile per usucapione contro un fallimento. La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso, confermando che il giudicato sulla competenza, formatosi a seguito di una precedente decisione non impugnata che indicava il tribunale fallimentare come unico foro competente, preclude la riproposizione della domanda in sede ordinaria.
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Prezzo massimo di cessione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello relativa a una controversia sul prezzo massimo di cessione di un immobile in edilizia convenzionata. La Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno errato nel non applicare una nuova legge (ius superveniens) che consente al venditore di rimuovere il vincolo di prezzo tramite la procedura di 'affrancazione', la quale sospende la richiesta di rimborso dell'acquirente. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Prova della proprietà: la Cassazione fa il punto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5261/2024, ha rigettato il ricorso di un cittadino che rivendicava la proprietà di una cavità sotterranea a Napoli. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: nell'azione di accertamento, l'onere della prova della proprietà grava interamente su chi agisce in giudizio. Documenti come un testamento o comunicazioni di enti terzi non sono stati ritenuti sufficienti a fornire tale prova. La decisione sottolinea che le argomentazioni della parte convenuta, anche se deboli, non esonerano l'attore dal suo onere probatorio.
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Delibera consortile: se non impugnata è vincolante
La Corte di Cassazione ha stabilito che una delibera consortile, anche se approva cumulativamente spese di anni precedenti, è un titolo valido per ottenere un decreto ingiuntivo se non viene formalmente impugnata. In un giudizio di opposizione, il giudice non può entrare nel merito della correttezza della delibera, ma solo verificarne l'esistenza e l'efficacia. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva revocato l'ingiunzione, sottolineando che l'onere di contestare la delibera spetta al consorziato tramite un'azione specifica, non con la semplice opposizione al pagamento.
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Mutuo titolo esecutivo: valido anche con deposito
Un debitore si opponeva all'esecuzione forzata sostenendo che il suo contratto di mutuo non fosse un valido titolo esecutivo, poiché la somma non era stata materialmente consegnata ma depositata a garanzia. La Corte d'Appello ha respinto l'appello, confermando che per la validità del mutuo come titolo esecutivo è sufficiente la disponibilità giuridica della somma, non la sua consegna fisica. La sentenza si allinea ai principi stabiliti dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite.
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Competenza tabellare: quando la Cassazione rimette
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha disposto la trasmissione di un ricorso in materia di scioglimento di comunione immobiliare. La Corte ha ritenuto che la questione rientrasse nella competenza tabellare di un'altra Sezione, senza entrare nel merito dei motivi di impugnazione. La decisione evidenzia l'importanza delle regole interne di ripartizione del lavoro giudiziario.
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Delibera condominiale: nullità e annullabilità
Una controversia per danni da allagamento in un seminterrato solleva una questione cruciale sulla validità della delibera condominiale che autorizza l'amministratore a stare in giudizio. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma rimette la questione alla Prima Presidente per una possibile riassegnazione alla sezione competente, data l'importanza di stabilire un principio di diritto definitivo sulla possibilità per il giudice di rilevare d'ufficio i vizi della delibera.
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Inammissibilità ricorso Cassazione per mancata notifica
Un locatore ha impugnato un'ordinanza di sospensione di un procedimento di sfratto. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso cassazione non per motivi di merito, ma a causa di un vizio procedurale fondamentale: il ricorrente non ha fornito la prova di aver notificato il ricorso alla controparte. Questa decisione sottolinea l'importanza cruciale del rispetto delle formalità processuali, che prevalgono sull'analisi delle ragioni sostanziali della controversia.
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Servitù di passaggio: non basta un piano regolatore
La Corte di Cassazione ha stabilito che una servitù di passaggio non può essere considerata estinta solo perché un nuovo piano urbanistico non la prevede più. Per eliminare un diritto reale privato è necessario dimostrare un interesse pubblico specifico e funzionale a tale eliminazione. In assenza di ciò, e senza che sia trascorso il termine di prescrizione di vent'anni per non uso, il diritto di passaggio rimane valido. Il ricorso di una società costruttrice, che sosteneva l'estinzione della servitù a seguito dell'urbanizzazione di un'area, è stato quindi respinto.
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Errore materiale nel contratto: calcolo del danno
Una società sanitaria acquista un immobile da una società immobiliare, ma a causa di un errore materiale nel contratto, l'atto di vendita include più terreno del previsto. L'acquirente si rifiuta di correggere l'atto. La Corte di Cassazione conferma la responsabilità dell'acquirente per il rifiuto, ma annulla la decisione dei giudici di merito sulla quantificazione del danno. La Corte chiarisce che il danno da perdita di chance non può essere liquidato in via equitativa se la parte danneggiata ha la possibilità di fornire prove concrete dell'opportunità economica persa, rinviando il caso alla Corte d'Appello per un nuovo calcolo.
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Identità soggettiva associazione: la Cassazione decide
La Cassazione chiarisce l'onere della prova sull'identità soggettiva di un'associazione. Un'associazione si opponeva a una sentenza, sostenendo di essere un ente diverso da quello coinvolto in una causa sulla proprietà di immobili. Il ricorso è stato respinto perché non è stata provata l'esistenza di un'entità giuridica distinta al momento dell'acquisto dei beni.
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Cessione del credito: prova e legittimazione attiva
Una recente ordinanza della Cassazione ha chiuso, per rinuncia al ricorso, una causa su una cessione del credito. La controversia verteva sulla prova della titolarità del credito da parte di una banca in un'esecuzione immobiliare. La Corte d'Appello aveva ritenuto sufficiente un documento interno non pubblicato, contrariamente al Tribunale. La Suprema Corte, a causa dell'estinzione del giudizio, non si è pronunciata nel merito, lasciando aperti importanti interrogativi sulla prova della cessione.
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Clausola esonero spese: quando è vessatoria?
La Corte di Cassazione interviene su una controversia relativa alla clausola di esonero spese condominiali a favore del costruttore per le unità invendute. L'ordinanza chiarisce due punti cruciali: primo, tale clausola, inserita nei contratti di compravendita tra costruttore-professionista e acquirente-consumatore, deve essere valutata per la sua potenziale vessatorietà, anche se stipulata prima del Codice del Consumo. Secondo, una delibera assembleare che ripartisce le spese in violazione di una convenzione è annullabile, non nulla. Di conseguenza, l'impugnazione deve avvenire tramite domanda riconvenzionale entro i termini di legge, non con una semplice eccezione in sede di opposizione a decreto ingiuntivo.
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Regolamento di confini: la Cassazione fa chiarezza
Una controversia su un regolamento di confini e l'asserita occupazione di una stradina privata arriva in Cassazione. La Corte rigetta il ricorso, chiarendo la differenza tra integrazione del contraddittorio in cause scindibili e inscindibili e ribadendo il proprio limite a riesaminare nel merito le prove, come la posizione di alcune piante usate per definire il confine.
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Recesso per gravi motivi: oneri del conduttore
Un'azienda di trasporti ha tentato di terminare un contratto di locazione commerciale invocando il recesso per gravi motivi, legati a nuove sfide economiche. I tribunali, inclusa la Corte di Cassazione, hanno respinto la richiesta. La decisione sottolinea che il conduttore non solo deve indicare i gravi motivi, ma deve anche fornire elementi concreti che ne dimostrino la reale incidenza economica, tale da rendere la prosecuzione del rapporto eccessivamente onerosa. L'appello è stato dichiarato inammissibile per vizi procedurali, confermando l'importanza di provare la gravità delle ragioni addotte.
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Garanzia vizi immobile cooperativa: la Cassazione
Un socio di una cooperativa edilizia ha citato in giudizio la società per vizi e difformità dell'immobile assegnatogli, chiedendo una riduzione del prezzo. La cooperativa si è opposta, sostenendo che dovessero applicarsi solo le regole societarie interne e non quelle sulla compravendita. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della cooperativa, confermando un principio fondamentale: il rapporto tra socio e cooperativa è duplice. Oltre al legame associativo, esiste un rapporto di scambio (sinallagmatico) che fa sorgere in capo al socio il diritto alla garanzia vizi immobile cooperativa, tipico del contratto di vendita. Le delibere assembleari, pur vincolanti, non possono annullare questo diritto individuale.
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Prelazione agraria: quando si è coltivatore diretto?
Una coppia di coniugi si vede negare il diritto di prelazione agraria su un fondo confinante. La Corte d'Appello di Ancona conferma la decisione, stabilendo che la loro attività agricola, finalizzata unicamente all'autoconsumo per l'allevamento di pochi animali, non soddisfa i requisiti di stabilità, continuità e finalità economica necessari per la qualifica di 'coltivatore diretto'. La sentenza sottolinea che la coltivazione deve essere l'attività principale e non meramente strumentale all'allevamento.
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Accessione su fondi confinanti: la Cassazione decide
Una recente ordinanza della Cassazione affronta il caso di due ex coniugi che avevano costruito un immobile su due lotti di terreno adiacenti, di proprietà esclusiva di ciascuno. La Corte ha stabilito che, in assenza di un accordo contrario, il principio di accessione su fondi confinanti prevale: ciascuno diventa proprietario della porzione di edificio che insiste sul proprio terreno. Viene così respinto il ricorso della ex moglie che rivendicava la comproprietà basandosi sulla legislazione post-sisma e sul contributo comune alla costruzione.
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Usucapione coerede: guida alla Cassazione 5109/2024
Un co-erede ricorre in Cassazione dopo che la Corte d'Appello ha negato la sua richiesta di usucapione coerede su una proprietà condivisa con un altro erede residente all'estero. La Corte d'Appello aveva evidenziato che la vendita parziale della loro quota (2/3) implicava il riconoscimento dei diritti del terzo erede. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che per l'usucapione tra coeredi è necessaria la prova di una volontà inequivocabile di possedere in via esclusiva, prova che in questo caso non è stata fornita.
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Presunzione di comunione: la prova della proprietà
Due co-proprietari rivendicavano la proprietà esclusiva di un pozzo nero condominiale, in contrasto con la presunzione di comunione legale. La Corte di Cassazione ha respinto il loro ricorso, riaffermando che per superare tale presunzione è indispensabile presentare un "titolo contrario", ovvero l'atto originario che ha costituito il condominio. La Corte ha chiarito che l'onere della prova spetta a chi rivendica il diritto esclusivo e che le attuali norme sulle parti comuni si applicano anche agli edifici costruiti prima del 1942.
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