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Diritto Fallimentare

Compenso liquidatore: la Cassazione conferma la riduzione
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un tribunale di merito che aveva drasticamente ridotto il compenso di un liquidatore giudiziale. La riduzione era motivata dalla scarsa diligenza del professionista nella vendita di alcuni immobili, che ha causato una grave svalutazione e un aumento dei costi procedurali. La Corte ha chiarito che il compenso liquidatore giudiziale deve essere commisurato ai risultati e all'efficienza, e che l'utilizzo di coadiutori giustifica una riduzione discrezionale della parcella, non una mera detrazione.
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Estinzione Giudizio Cassazione: analisi del decreto
Una società in nome collettivo ha rinunciato al proprio ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello. Il ricorso era stato presentato nei confronti di una società a responsabilità limitata in fallimento. La Suprema Corte, verificata la regolarità della rinuncia, ha dichiarato l'estinzione del giudizio di Cassazione con decreto, senza disporre sulle spese poiché la controparte non si era costituita in giudizio.
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Indennizzo procedura fallimentare: no alla riduzione
Una società ha richiesto un indennizzo per l'eccessiva durata (13 anni) di una procedura fallimentare in cui era creditrice. La Corte d'Appello ha concesso l'indennizzo ma lo ha ridotto a causa dell'elevato numero di creditori. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che la riduzione dell'indennizzo per un alto numero di parti non è applicabile alle procedure fallimentari, poiché la pluralità di creditori è una caratteristica intrinseca e non un'anomalia. Di conseguenza, il calcolo dell'indennizzo per procedura fallimentare deve seguire regole specifiche che non prevedono tale decurtazione.
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Liquidazione compenso curatore: il contraddittorio è sacro
La Corte di Cassazione ha annullato un decreto di liquidazione del compenso di un curatore fallimentare dimissionario perché emesso senza la sua piena partecipazione al procedimento. Il caso riguarda la richiesta di compenso di un ex curatore, a cui è seguita un'istanza autonoma da parte dei curatori subentranti. La Corte ha stabilito che la violazione del principio del contraddittorio rende nullo il provvedimento, poiché a tutti i professionisti che si sono succeduti nell'incarico deve essere garantita la possibilità di interloquire sulla determinazione e ripartizione del compenso. La decisione sulla liquidazione compenso curatore è stata rinviata al tribunale per un nuovo esame nel rispetto del contraddittorio.
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Rinuncia al ricorso: come estingue il giudizio
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte della società ricorrente e della contestuale accettazione della controparte, un fallimento societario. La decisione evidenzia come l'accordo tra le parti, formalizzato secondo le norme procedurali, porti alla chiusura del processo senza una pronuncia sul merito e senza statuizioni sulle spese legali.
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Stato di insolvenza: quando è crisi irreversibile?
La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di fallimento di una società immobiliare, respingendo il ricorso del suo amministratore. Secondo la Corte, lo stato di insolvenza deve essere valutato come una condizione strutturale e non una mera difficoltà temporanea, anche se causata da eventi esterni come una pandemia. La decisione chiarisce che l'incapacità di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni, e non la causa del dissesto, è l'elemento chiave per la dichiarazione di fallimento. Anche il ritiro dell'istanza da parte del creditore non è sufficiente a provare il superamento della crisi.
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Competenza territoriale crisi d’impresa: sede effettiva
La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra due Tribunali in materia di crisi d'impresa. Viene stabilito che, per individuare il giudice competente, la presunzione di coincidenza tra la sede legale e il centro degli interessi principali (COMI) del debitore non è assoluta, ma relativa. Pertanto, se vi sono prove univoche che la sede effettiva, dove si svolge l'attività direttiva e amministrativa, è in un luogo diverso e tale circostanza è riconoscibile dai terzi, la competenza territoriale per la crisi d'impresa spetta al Tribunale di quel luogo.
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Estinzione del giudizio: la guida completa
Un decreto della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze dell'inerzia del ricorrente di fronte a una proposta di definizione accelerata del processo. La mancata richiesta di una decisione entro 40 giorni ha portato alla dichiarazione di estinzione del giudizio, con condanna del ricorrente al pagamento di tutte le spese legali. Questo caso sottolinea l'importanza cruciale del rispetto delle scadenze processuali.
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Dolosa preordinazione: la Cassazione sul dolo specifico
La Cassazione affronta il tema della dolosa preordinazione in un'azione revocatoria contro un atto di disposizione patrimoniale anteriore al sorgere del credito. Richiamando un recente intervento delle Sezioni Unite, la Corte stabilisce che non è sufficiente il dolo generico (mera previsione del pregiudizio), ma è necessario il dolo specifico, ovvero l'intento fraudolento di sottrarre il bene alla garanzia del futuro creditore. Sulla base di questo principio, ha rigettato i ricorsi presentati.
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Omologazione concordato: la Cassazione sui limiti
Una società holding impugna la revoca della sua omologazione concordato preventivo. La Corte d'Appello aveva riscontrato un'operazione sospetta, in cui gli attivi erano stati trasferiti a un'entità correlata che poi forniva i fondi per il concordato. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, poiché le censure della società miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, anziché contestare la ratio decidendi della sentenza sulla non fattibilità del piano.
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Compenso CTU collegiale: obblighi e diritti nel fallimento
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un professionista contro il rigetto della sua richiesta di ammissione al passivo fallimentare. La Corte ha stabilito che la maggiorazione del 40% per il compenso CTU collegiale è obbligatoria e non discrezionale. Inoltre, ha riaffermato che il creditore ha diritto di insinuarsi per l'intero credito nel fallimento del coobbligato, anche se ha ricevuto pagamenti parziali da un altro debitore solidale dopo la dichiarazione di fallimento.
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Immutabilità del giudice: quando è valida la sentenza?
Una società immobiliare viene condannata a restituire somme ricevute da una società di logistica, poi fallita, in quanto pagamenti non dovuti. La Cassazione rigetta il ricorso della società immobiliare, chiarendo i limiti del principio di immutabilità del giudice nel contesto delle udienze scritte emergenziali e confermando l'onere probatorio a carico di chi agisce per la ripetizione dell'indebito.
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Appello e fallimento: si può proseguire il giudizio?
Un'impresa creditrice si oppone alla decisione della Corte d'Appello che aveva dichiarato improcedibile il suo appello a seguito del fallimento della società debitrice. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo un principio chiave sul rapporto tra appello e fallimento: il giudizio di impugnazione, se iniziato prima della dichiarazione di fallimento, deve proseguire. La sentenza di primo grado, anche se non definitiva, costituisce titolo per l'insinuazione al passivo con riserva, e l'appello è lo strumento corretto per il curatore per contestarla o per il creditore per riformarla.
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Patrocinio a spese dello Stato: correzione errore costi
La Corte di Cassazione ha corretto un proprio precedente provvedimento che conteneva un errore materiale. L'ordinanza aveva erroneamente condannato la parte soccombente a pagare le spese processuali direttamente alla parte vincitrice, una curatela fallimentare, nonostante quest'ultima fosse stata ammessa al patrocinio a spese dello Stato. La Corte ha ribadito che, per legge, in questi casi il pagamento deve essere eseguito a favore dello Stato. Di conseguenza, ha disposto la correzione del dispositivo, specificando che il versamento delle spese deve essere effettuato a favore dello Stato.
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Atti di frode: revoca del concordato anche con voto ok
Una società in liquidazione ha visto revocato il suo concordato preventivo a causa di atti di frode, consistenti nella duplicazione di beni immobili nel piano. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la semplice potenzialità decettiva dell'atto giustifica la revoca, indipendentemente dal successivo voto favorevole dei creditori. La sentenza sottolinea che la tutela della legalità e della correttezza della procedura prevale sull'approvazione dei creditori.
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Responsabilità banca modello 231: il caso in Cassazione
Il fallimento di una società ha citato in giudizio un istituto di credito, accusandolo di concorso negli illeciti commessi dai suoi ex amministratori per la violazione delle norme antiriciclaggio. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la rilevanza della questione sulla responsabilità banca modello 231, rinviando il caso alla pubblica udienza per la mancanza di precedenti specifici e l'importanza di stabilire un principio di diritto.
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Concordato Preventivo: la relazione giurata è cruciale
La Corte di Cassazione conferma l'inammissibilità di una domanda di concordato preventivo a causa di una relazione giurata inadeguata. Il documento presentato era una mera perizia di stima immobiliare e non conteneva l'analisi sulla liquidabilità dei beni e sulla percentuale di soddisfacimento dei creditori privilegiati, come richiesto dalla legge. La Corte ha ribadito che la corretta redazione di tale relazione è un presupposto essenziale e non surrogabile per l'accesso alla procedura.
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Credito prededucibile: la Cassazione fa chiarezza
Un istituto di credito si è visto negare lo status di credito prededucibile per una somma vantata verso un'impresa in amministrazione straordinaria. Il credito era sorto durante una precedente fase di amministrazione giudiziaria antimafia. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della banca, stabilendo che non esiste continuità tra le due procedure, che hanno finalità diverse. Pertanto, lo status di credito prededucibile non si trasferisce automaticamente dall'una all'altra, e in assenza di un esplicito subentro del commissario nel contratto, il credito resta chirografario.
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Reclamo giudice delegato: 8 o 10 giorni? Analisi
La Corte di Cassazione esamina un caso cruciale sul termine per il reclamo al giudice delegato quando agisce in sostituzione del comitato dei creditori. Una banca si era opposta a un accordo che cancellava la sua ipoteca. La questione centrale è se applicare il termine di 8 giorni (atti del comitato) o 10 giorni (atti del giudice). Data l'incertezza e la rilevanza della questione, la Corte ha rinviato il caso a un'udienza pubblica per una decisione definitiva.
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Liquidazione controllata: quando si avvia la procedura?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice nomina di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) non costituisce un procedimento giudiziario pendente e, pertanto, non può impedire l'apertura di una liquidazione controllata. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di una debitrice, chiarendo che la procedura di esdebitazione inizia solo con il deposito della domanda al giudice competente tramite l'OCC, non con il solo conferimento dell'incarico. Inoltre, per bloccare la liquidazione non basta una generica assenza di beni, ma è necessaria la certezza assoluta che non vi siano attivi da liquidare, neanche in futuro.
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