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Diritto Fallimentare

Prova della consegna: la fattura non basta da sola
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un fornitore che chiedeva l'ammissione al passivo fallimentare di un credito per merce asseritamente consegnata. La Corte ha confermato la decisione di merito, stabilendo che la semplice fattura con la dicitura 'ok consegnato' non costituisce idonea prova della consegna, specialmente in assenza dei documenti di trasporto (DDT). La prova per testi è stata ritenuta inammissibile perché generica.
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Rinvio pregiudiziale: quando è inammissibile?
Una Corte d'Appello ha sollevato un rinvio pregiudiziale per sapere se, revocata una liquidazione giudiziale, potesse decidere su una domanda subordinata di liquidazione controllata assorbita in primo grado. La Corte di Cassazione ha dichiarato il rinvio inammissibile, poiché il quesito non presentava i requisiti di rilevanza, grave difficoltà interpretativa e novità, riaffermando il dovere primario del giudice di merito di interpretare la legge.
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Termine Reclamo Fallimentare: La Cassazione Chiarisce
Una società, aggiudicataria di un immobile in un'asta nell'ambito di un concordato preventivo, si è vista revocare l'aggiudicazione dal giudice. Il suo reclamo è stato dichiarato inammissibile per tardività. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che il termine reclamo fallimentare breve di dieci giorni decorre dalla data di ricezione della comunicazione integrale del provvedimento via PEC, anche se il destinatario, come l'aggiudicatario, non è una parte formale del procedimento che ha portato all'emissione del decreto.
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Insolvenza di gruppo: estensione alla società figlia
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità dell'estensione della procedura di amministrazione straordinaria da una società controllante a un consorzio da essa controllato. Il ricorso delle società consorziate, che contestavano la sussistenza del rapporto di controllo e la procedura seguita, è stato rigettato. La Corte ha stabilito che lo stato di insolvenza della controllante non dissolve il rapporto di controllo ai fini della disciplina sull'insolvenza di gruppo e che la richiesta di estensione rientra nei poteri dei commissari, senza necessità di parere preventivo del Comitato di Sorveglianza. Inoltre, la valutazione dello stato di insolvenza e la decisione di non disporre una C.T.U. sono considerate questioni di merito non sindacabili in sede di legittimità.
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Scissione parziale: responsabilità e fallimento
La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di fallimento di una società turistica a seguito di una scissione parziale. Nonostante il trasferimento di importanti asset a una società beneficiaria, la società scissa è rimasta insolvente e responsabile per ingenti debiti tributari. La Corte ha ritenuto che la scissione non fosse totale, dato che alla scissa era rimasto un ramo d'azienda con valore economico. Di conseguenza, ha dichiarato inammissibile il ricorso della società beneficiaria, sottolineando che la valutazione della natura della scissione è un accertamento di fatto e che la rateizzazione dei debiti da parte di terzi non esclude lo stato di insolvenza della debitrice originaria priva di patrimonio.
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Cram-down fiscale: il diritto di opposizione è sacro
Una società chiede l'omologazione forzosa (cram-down fiscale) di un concordato preventivo nonostante il voto contrario dell'Agenzia delle Entrate. Il Tribunale omologa senza avviare una formale procedura di opposizione. La Corte di Cassazione annulla la decisione, stabilendo che la mancata notifica al creditore dissenziente per consentirgli di opporsi formalmente viola il diritto al contraddittorio e causa la nullità assoluta del decreto di omologazione.
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Estinzione del processo in Cassazione: il caso
Un professionista aveva presentato ricorso in Cassazione contro una decisione che respingeva una sua pretesa creditoria nei confronti di una procedura fallimentare. Prima della decisione nel merito, lo stesso professionista ha rinunciato al ricorso, con l'accettazione della controparte. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l'estinzione del processo. La decisione chiarisce che, in tali circostanze e in presenza di un accordo tra le parti per compensare le spese, la parte rinunciante non è tenuta al versamento del doppio del contributo unificato.
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Cessione bancaria: debiti esclusi dalla cessione
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in una cessione bancaria regolata dal D.L. 99/2017, le passività verso azionisti e obbligazionisti subordinati della banca ceduta non vengono trasferite all'istituto acquirente. Gli eredi di un investitore avevano citato in giudizio la banca cessionaria per la presunta nullità di contratti di investimento, ma la Corte ha confermato la carenza di legittimazione passiva dell'acquirente, poiché tali passività sono esplicitamente escluse per legge dall'accordo di cessione. Il ricorso è stato quindi rigettato.
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Data certa: prova del credito verso società fallita
Un creditore ha visto respinta la sua richiesta di ammissione al passivo di una società in liquidazione perché i contratti prodotti erano privi di data certa. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, sottolineando che non può riesaminare le prove e che la data certa di un documento è un requisito fondamentale per la sua opponibilità alla procedura concorsuale. Questa non può essere provata tramite altri documenti a loro volta privi di data certa.
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Accordo transattivo: rinvio udienza in Cassazione
La Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria con cui ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo. La decisione scaturisce dal raggiungimento di un accordo transattivo tra una compagnia assicurativa e la procedura fallimentare di una società. Le parti attendono di formalizzare la rinuncia al ricorso, rendendo opportuno il differimento dell'udienza per consentire la definizione bonaria della controversia.
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Querela di falso: inammissibile se non contesti tutto
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società che contestava la notifica di un atto tramite una querela di falso. La decisione si fonda sul principio che, se la sentenza impugnata si basa su più motivazioni autonome (rationes decidendi), il ricorrente deve contestarle tutte. In questo caso, la società ha omesso di criticare una delle ragioni della Corte d'Appello, rendendo il ricorso inammissibile poiché la decisione sarebbe rimasta valida anche solo sulla base della motivazione non contestata.
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Impugnazione tardiva: le conseguenze del ricorso
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un provvedimento emesso in una procedura concorsuale, in quanto presentato oltre il termine di 60 giorni dalla comunicazione integrale del decreto. Questa decisione su una impugnazione tardiva comporta l'inefficacia del ricorso incidentale e l'assorbimento di quello condizionato, stabilendo un principio fondamentale sul rispetto dei termini processuali.
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Data certa e prova del credito: limiti in Cassazione
Un risparmiatore ha visto respinta la sua richiesta di ammissione al passivo di una società cooperativa in liquidazione perché i contratti a sostegno del suo credito non avevano data certa. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che la valutazione delle prove per stabilire la data certa è di competenza esclusiva del giudice di merito e non può essere oggetto di un nuovo esame in sede di legittimità.
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Responsabilità professionale advisor: compenso negato
La Corte di Cassazione ha confermato il diniego del compenso a un professionista per grave inadempimento. L'advisor non aveva informato una società, in procinto di presentare domanda di concordato preventivo, del divieto di pagare debiti pregressi senza autorizzazione giudiziale. Tale omissione, che ha violato la parità dei creditori, ha reso la prestazione professionalmente inutile, giustificando il mancato pagamento. Il caso sottolinea la cruciale importanza della diligenza e della responsabilità professionale dell'advisor nelle procedure concorsuali.
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Decreti tassi soglia: il giudice deve conoscerli
Una banca ha contestato la parziale reiezione del suo credito in una procedura fallimentare. Durante il processo, è stato omologato un concordato e il debitore è tornato solvibile. La banca ha riassunto la causa, ma il debitore ha sollevato un'eccezione di usura. La Corte di Cassazione ha stabilito che il tribunale ha errato sia nel condannare il debitore al pagamento (invece di decidere solo sulla distribuzione dei fondi accantonati), sia nell'addossare al debitore l'onere di produrre i decreti ministeriali sui tassi soglia. La Corte ha ribadito che i decreti tassi soglia sono atti normativi che il giudice è tenuto a conoscere e applicare.
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Errore materiale: correzione d’ufficio della Corte
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito i limiti e i poteri della correzione di un errore materiale. Nonostante abbia dichiarato inammissibili le istanze di correzione presentate da due società per vizi procedurali, la Corte ha proceduto d'ufficio a rettificare diversi errori evidenti presenti in un suo precedente decreto. La decisione ha riguardato la corretta identificazione dei difensori delle parti e l'inclusione di una parte che era stata erroneamente omessa dalla condanna alle spese. Questo intervento sottolinea il principio secondo cui la necessità di rimediare a un'incoerenza formale prevale sulla declaratoria di inammissibilità dell'istanza di parte, quando l'errore è palese e non incide sulla volontà decisionale del giudice.
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Azione di arricchimento: quando è ammissibile?
Una società creditrice, dopo il fallimento della propria richiesta di restituzione di un finanziamento per mancanza di prova del contratto, ha agito con un'azione di arricchimento senza causa. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale azione è ammissibile. La Corte ha chiarito che il rigetto della domanda principale per difetto di prova del titolo contrattuale non preclude la domanda sussidiaria, che dovrà quindi essere esaminata nel merito.
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Ricorso cassazione inammissibile per acconto compenso
Una professionista ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo il rigetto della sua richiesta di un acconto sui compensi maturati nell'ambito di una procedura fallimentare. La Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile, specificando che i provvedimenti relativi alla gestione e amministrazione dei beni del fallimento, come il diniego di un acconto, mancano dei requisiti di decisorietà e definitività necessari per questo tipo di impugnazione. La decisione ha chiarito che il diritto al compenso della professionista non è stato negato in via definitiva, potendo la stessa riproporre la sua istanza in un momento successivo.
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Transcrizione domanda giudiziale e fallimento: guida
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di fallimento del promittente venditore, la sola trascrizione della domanda giudiziale ex art. 2932 c.c. non è sufficiente a rendere l'acquisto opponibile alla massa dei creditori. È indispensabile procedere anche alla trascrizione della sentenza che accoglie tale domanda. In assenza di questo secondo adempimento, il curatore fallimentare conserva il diritto di sciogliere il contratto preliminare, vanificando le pretese dell'acquirente.
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Azione revocatoria: quando la vendita è a rischio?
La Corte di Cassazione conferma la revoca di una vendita immobiliare effettuata da un amministratore di una società poi fallita. L'azione revocatoria è stata accolta poiché la vendita, avvenuta a un prezzo irrisorio (1/3 del valore di mercato) a una persona legata al debitore, pregiudicava le ragioni dei creditori. La Corte ha ribadito che per agire è sufficiente una 'plausibile ragione di credito', non un credito già accertato, e che la consapevolezza del danno può essere desunta da molteplici indizi, come i legami familiari e il prezzo di vendita.
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