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Diritto Fallimentare

Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio
Una società ha presentato ricorso in Cassazione contro il fallimento di un'altra S.r.l. unipersonale. In seguito, la società ricorrente ha formalizzato la rinuncia al ricorso e la controparte l'ha accettata. La Corte di Cassazione, verificati i requisiti di legge, ha dichiarato l'estinzione del giudizio con decreto, senza statuire sulle spese processuali data l'accettazione della controparte.
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Compenso commissario giudiziale: quando è inammissibile
Un commissario giudiziale impugna un decreto del Tribunale che, da un lato, gli concede un acconto, ma dall'altro revoca una precedente e più favorevole liquidazione del suo compenso. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che né i decreti che concedono acconti sul compenso del commissario giudiziale, né quelli che revocano precedenti liquidazioni, hanno carattere decisorio e definitivo, pertanto non sono impugnabili con ricorso straordinario.
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Procedura prefallimentare: coordinamento con concordato
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società dichiarata fallita, la quale aveva avviato una procedura di concordato preventivo in un tribunale diverso da quello dove era già pendente la procedura prefallimentare. La Corte ha stabilito che, per garantire il coordinamento tra i due procedimenti, era onere della società debitrice presentare la domanda di concordato dinanzi al primo giudice adito per il fallimento, anche se ritenuto incompetente. La mancata adozione di tale condotta procedurale preclude la possibilità di lamentare la prevalenza della dichiarazione di fallimento.
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Giudizio di rinvio: i poteri del giudice
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21090/2025, ha chiarito i limiti dei poteri del giudice nel giudizio di rinvio. Nel caso esaminato, gli eredi di un amministratore rivendicavano la proprietà di una collezione d'arte sita nei locali di una società in amministrazione straordinaria. La Corte ha stabilito che, sebbene una precedente pronuncia di legittimità avesse ammesso in astratto la possibilità della prova testimoniale, il giudice del rinvio conserva piena autonomia nel valutare l'ammissibilità concreta dei singoli capitoli di prova, potendo rigettarli se ritenuti generici, irrilevanti o valutativi. L'impugnazione è stata quindi respinta.
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Revocatoria ordinaria: vincolo di destinazione e onere
Un fallimento agisce in revocatoria ordinaria contro un vincolo di destinazione e una donazione posti in essere da un ex sindaco della società fallita a favore delle figlie. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei familiari, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva qualificato gli atti come gratuiti. La Suprema Corte ha sanzionato la proposizione di questioni nuove in sede di legittimità e la mancata impugnazione di tutte le ragioni fondanti la decisione di merito sulla consapevolezza del pregiudizio (scientia damni) in capo al disponente.
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Creditor colpevole: quando può opporsi al piano
Una società finanziaria, considerata 'creditor colpevole' per aver contribuito al sovraindebitamento di un consumatore, si è vista dichiarare inammissibile il reclamo contro il piano di ristrutturazione del debito. La Corte di Cassazione ha chiarito che il creditor colpevole può sempre contestare la legittimità del piano (es. la mancanza di buona fede del debitore), essendo preclusa solo l'opposizione basata sulla mera convenienza economica. La sentenza è stata annullata con rinvio.
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Estinzione giudizio Cassazione: cosa accade?
Un imprenditore ha impugnato in Cassazione una sentenza della Corte d'Appello relativa al proprio fallimento. La Suprema Corte ha formulato una proposta di definizione del giudizio, ma il ricorrente non ha richiesto una decisione entro 40 giorni. Di conseguenza, il ricorso è stato considerato rinunciato, portando alla declaratoria di estinzione del giudizio Cassazione per inattività della parte, come previsto dal codice di procedura civile.
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Opposizione stato passivo: ricorso inammissibile
Una società creditrice ha presentato ricorso in Cassazione contro il rigetto della sua opposizione allo stato passivo di un fallimento. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, evidenziando la genericità dei motivi, la mancata specificazione di fatti storici decisivi e l'incapacità di censurare la ratio decidendi del provvedimento impugnato. In particolare, la Corte ha sottolineato come nell'opposizione stato passivo sia necessario indicare con precisione i documenti su cui si fonda la pretesa, anche se già depositati in precedenza.
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TFR non versato: chi può agire in caso di fallimento?
Un lavoratore si è visto negare l'insinuazione al passivo per il TFR non versato al fondo pensione dal datore di lavoro poi fallito. I giudici di merito ritenevano che il diritto di agire spettasse solo al fondo. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che, di regola, il conferimento del TFR al fondo pensione costituisce una delegazione di pagamento e non una cessione del credito. Pertanto, la legittimazione attiva a recuperare le somme rimane in capo al lavoratore, a meno che non sia provata una specifica cessione del credito. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame.
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Credito in prededuzione: quando è inammissibile?
Una società si è vista negare un ingente credito in prededuzione per lavori effettuati su un immobile di un'azienda poi fallita. La richiesta, già respinta in primo grado, è stata dichiarata inammissibile dalla Cassazione. La motivazione principale risiede nella mancanza di autorizzazione da parte degli organi della procedura concorsuale e nell'assenza di prova sulla necessità e urgenza degli interventi. La Corte ha sottolineato che il ricorso mirava a un riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.
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Dichiarazione di insolvenza: i criteri per le banche
La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di un ex amministratore contro la dichiarazione di insolvenza di un noto istituto di credito. Il ricorso è stato respinto, confermando la decisione della Corte d'Appello. La sentenza chiarisce importanti principi procedurali, come l'individuazione dei soggetti da convocare in giudizio, e di merito, relativi alla corretta valutazione del patrimonio della banca in un'ottica liquidatoria, con particolare attenzione alle Attività Fiscali Differite (DTA).
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Revoca curatore fallimentare: no risarcimento danni
Un ex curatore fallimentare ha impugnato la sua revoca, chiedendo il risarcimento dei danni. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il provvedimento di revoca del curatore fallimentare è un atto organizzativo non soggetto a sindacato. Di conseguenza, la richiesta di risarcimento è stata respinta e il ricorrente è stato condannato a pagare sanzioni per abuso del processo.
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Azione revocatoria e fallimento estero: la Cassazione
Un ente creditore agisce in revocatoria per la vendita di un immobile tra società collegate. Nonostante il fallimento e la cancellazione della società debitrice in Svizzera, la Cassazione conferma la validità dell'azione revocatoria. La Corte stabilisce che, in assenza di automatico riconoscimento della sentenza straniera e data l'inerzia degli organi fallimentari, il creditore individuale mantiene l'interesse e la legittimazione a procedere per tutelare le proprie ragioni.
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Specificità motivi appello: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati contro una sentenza di Corte d'Appello che aveva confermato l'inefficacia di alcuni atti di disposizione patrimoniale. La decisione si fonda sulla violazione del principio di specificità motivi appello, poiché i ricorrenti non hanno adeguatamente indicato e trascritto negli atti le censure mosse alla decisione impugnata, rendendo impossibile per la Corte valutarne la fondatezza.
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Errore di fatto: quando la Cassazione non lo ammette
Una società, dopo aver perso un appello in Cassazione per una fornitura energetica, ha chiesto la revocazione della decisione per un presunto errore di fatto. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che un disaccordo sulla valutazione giuridica del giudice (errore di giudizio) non costituisce un errore di fatto, che è una mera svista percettiva. Il caso solleva anche questioni sulla legittimazione ad agire della società, essendo stata dichiarata fallita.
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Opposizione omologa concordato: le regole formali
L'Amministrazione Finanziaria ha impugnato un decreto di omologa di un concordato preventivo, approvato nonostante il suo dissenso tramite "cram down". La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la formale opposizione omologa concordato, presentata tramite avvocato e depositata in cancelleria, è un requisito indispensabile per poter contestare la decisione. Una semplice comunicazione al commissario giudiziale non è sufficiente.
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Responsabilità precontrattuale PA: risarcimento danni
Il Tribunale di Venezia ha condannato un Comune per responsabilità precontrattuale a causa della mancata finalizzazione di un appalto pubblico dopo l'aggiudicazione provvisoria. La Corte ha stabilito che l'ente pubblico, pur essendo a conoscenza di vincoli di bilancio, ha generato un legittimo affidamento nell'impresa, violando i doveri di buona fede. Di conseguenza, ha liquidato un risarcimento per le spese inutilmente sostenute (interesse negativo), escludendo però il mancato guadagno (interesse positivo).
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Annotazione sentenza simulazione: opponibilità al fallimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'annotazione di una sentenza che accerta la simulazione assoluta di una vendita immobiliare è opponibile al fallimento del simulato acquirente, anche in assenza di una precedente trascrizione della domanda giudiziale. L'annotazione, se anteriore alla dichiarazione di fallimento, svolge una funzione dichiarativa autonoma che rende la sentenza efficace nei confronti dei terzi, come la curatela fallimentare, dal momento della sua esecuzione. Il caso è stato rinviato al tribunale di merito per verificare la corretta redazione della nota di annotazione.
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Azione revocatoria: il potere del giudice sul credito
Una curatela fallimentare agisce in revocatoria per rendere inefficaci due donazioni che pregiudicavano un credito derivante da una promessa di pagamento. La Cassazione chiarisce che il giudice può qualificare la domanda basandosi sui fatti allegati, anche se inquadra il credito in modo diverso da quanto prospettato dalla parte, senza incorrere nel vizio di ultrapetizione. Il ricorso è stato quindi rigettato, confermando la piena validità dell'azione revocatoria.
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Termine perentorio concordato: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società la cui proposta di concordato preventivo era stata respinta per tardività. L'ordinanza conferma che il termine perentorio concordato, fissato dal giudice per il deposito del piano, è inderogabile e la sua violazione determina l'inammissibilità della domanda, senza che il giudice sia obbligato a sollecitare integrazioni.
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