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Diritto Fallimentare

Patto fiduciario: la prova per presunzioni semplici
La curatela di un fallimento agisce per far dichiarare un patto fiduciario, sostenendo che una società avesse acquistato immobili per conto di due fratelli debitori al fine di sottrarli ai creditori. La Corte d'Appello conferma la decisione di primo grado, rigettando la domanda. La motivazione si fonda sull'insufficienza della prova per presunzioni: sebbene gli indizi suggerissero un'operazione elusiva, non dimostravano in modo univoco l'esistenza di un obbligo di ritrasferimento della proprietà, essendo i fatti compatibili anche con la mera volontà dei fratelli di godere dei beni attraverso lo schermo societario.
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Concordato in bianco: obblighi informativi e sanzioni
La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di fallimento di una società la cui domanda di concordato in bianco è stata respinta. La decisione sottolinea che l'omissione di un elenco completo e veritiero dei creditori costituisce una carenza informativa radicale che rende la proposta inammissibile, evidenziando l'importanza cruciale della trasparenza fin dalle prime fasi della procedura.
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Atto a titolo gratuito: caparra esagerata e fallimento
La Corte di Cassazione conferma che una caparra sproporzionata, versata da una società poi fallita in un contratto preliminare, può essere considerata un atto a titolo gratuito. La valutazione si basa sulla 'causa concreta' dell'operazione, ovvero sulla mancanza di un effettivo vantaggio patrimoniale per l'acquirente, che ha subito solo un depauperamento. In questo caso, il pagamento del 50% del prezzo totale come caparra, a soli sei mesi dal fallimento e senza che il contratto definitivo fosse mai stipulato, è stato ritenuto inefficace ai sensi della legge fallimentare.
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Derogabilità art. 2112 c.c.: la Cassazione decide
Un gruppo di dirigenti medici, esclusi da un trasferimento d'azienda a seguito di una procedura di amministrazione straordinaria, ha fatto ricorso in Cassazione. La Corte ha annullato la precedente sentenza d'appello, la quale aveva erroneamente ritenuto non contestata la questione sulla derogabilità art. 2112 c.c. La Cassazione ha stabilito che la Corte d'Appello ha commesso un errore di omessa pronuncia, non decidendo nel merito la questione centrale della controversia, e ha rinviato il caso per un nuovo esame.
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Privilegio credito pubblico: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20362/2024, ha stabilito che il privilegio del credito pubblico, derivante da finanziamenti agevolati, sussiste anche se non esplicitamente menzionato nel contratto. Il caso riguardava una società in concordato preventivo che contestava la natura privilegiata del credito vantato da un ente gestore di fondi pubblici. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando l'orientamento consolidato secondo cui il privilegio si applica a tutti gli interventi di sostegno pubblico rientranti nel D.Lgs. n. 123/1998, estendendosi oltre le sole ipotesi di revoca del beneficio per illeciti.
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Indennizzo durata irragionevole: il calcolo corretto
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennizzo per l'irragionevole durata di un processo fallimentare va calcolato sul credito residuo, non su quello originario, se nel frattempo sono intervenuti pagamenti parziali significativi (ad esempio, dal Fondo di Garanzia INPS). Questa decisione, che riforma una precedente pronuncia della Corte d'Appello, mira a evitare il rischio di una sovra-compensazione, allineando l'indennizzo all'effettivo pregiudizio subito dal creditore. La Suprema Corte ha quindi accolto il ricorso del Ministero della Giustizia e rideterminato gli importi dovuti ai creditori in base a questo principio.
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Irragionevole durata processo: limiti e onere prova
Una società ha richiesto un indennizzo per l'irragionevole durata processo di una procedura fallimentare durata quasi 24 anni. La Corte d'Appello aveva negato il risarcimento, citando l'eccezionale complessità del caso. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la complessità non può giustificare il superamento dei termini massimi di legge (6-7 anni) e che il danno non patrimoniale si presume, invertendo l'onere della prova a carico dello Stato.
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Irragionevole durata processo: limiti alla deroga
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di alcune società creditrici che lamentavano l'irragionevole durata di una procedura fallimentare durata quasi 24 anni. La Corte ha stabilito che la 'particolare complessità' del caso può giustificare un'estensione del termine di sei anni, ma solo fino a un massimo di sette. Inoltre, ha ribadito che il danno non patrimoniale si presume, invertendo l'onere della prova a carico dello Stato. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva negato l'indennizzo, è stata cassata con rinvio.
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Termine impugnazione fallimento: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione stabilisce che per un fallimento iniziato prima della riforma del 2009, il termine di impugnazione del decreto di chiusura è di un anno e non di sei mesi. La decisione si basa sul principio che la fase di reclamo è parte integrante del procedimento principale. La Corte ha inoltre accolto il ricorso per la liquidazione delle spese legali, ritenute inferiori ai minimi inderogabili.
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Equa riparazione: quando il creditore ha diritto
Una società, creditrice in una lunga procedura fallimentare, si è vista negare l'equa riparazione per l'irragionevole durata del processo. La corte inferiore aveva presunto la sua consapevolezza sulla scarsa possibilità di recupero del credito. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che l'ammissione al passivo fallimentare convalida la pretesa creditoria e che la consapevolezza non può essere presunta, ma deve essere provata concretamente, riaffermando il diritto del creditore all'indennizzo.
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Azione revocatoria fallimento: chi prova il danno?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito importanti aspetti dell'azione revocatoria in caso di fallimento. Quando il curatore subentra in un'azione iniziata da un singolo creditore, gli effetti si estendono a tutta la massa creditoria. Il pregiudizio (eventus damni) sussiste anche come mero pericolo di danno e la presenza di un'ipoteca sul bene venduto non lo esclude automaticamente. L'onere di provare la sufficienza del patrimonio residuo del debitore ricade sul convenuto che ha acquistato il bene, non sul curatore.
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Cram down fiscale: via libera anche senza il Fisco
Una società cooperativa in concordato preventivo ha ottenuto l'omologazione del piano nonostante il dissenso dell'Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'Agenzia, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il principio chiave è stato il 'cram down fiscale', applicato poiché la proposta concordataria è stata ritenuta più conveniente per i creditori rispetto all'alternativa del fallimento. La Corte ha sottolineato che le censure dell'Agenzia erano generiche e non contestavano adeguatamente la valutazione di convenienza effettuata dal tribunale.
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Responsabilità solidale ATI: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso complesso sulla responsabilità solidale ATI. La società capogruppo di un'associazione temporanea di imprese è stata chiamata a rispondere dei debiti di un'altra impresa associata verso un subappaltatore. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso principale della capogruppo, confermando la sua responsabilità e chiarendo i limiti procedurali del giudizio di rinvio. È stato inoltre dichiarato inammissibile il ricorso incidentale del subappaltatore fallito, che chiedeva l'applicazione di un tasso di interesse moratorio superiore.
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Impresa individuale: chi ha diritto al risarcimento?
La Corte di Cassazione conferma un principio fondamentale: l'impresa individuale non è un soggetto giuridico distinto dall'imprenditore. Di conseguenza, il titolare ha pieno diritto a richiedere l'equo indennizzo per l'irragionevole durata di un processo in cui l'impresa era creditrice, respingendo la tesi del Ministero della Giustizia che tentava di separare le due figure.
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Opposizione omologa concordato: limiti per creditori
La Cassazione chiarisce i limiti all'opposizione omologa concordato per un creditore appartenente a una classe consenziente. Il creditore non può contestare la convenienza del piano, ma solo la regolarità della procedura. L'appello è stato dichiarato inammissibile perché le censure riguardavano il merito e non la procedura.
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Scientia decoctionis: prova e valutazione in Cassazione
Una società di navigazione in amministrazione straordinaria agiva in revocatoria contro un istituto di credito per pagamenti ricevuti prima dell'insolvenza. La Corte d'Appello rigettava la domanda per assenza di prova della scientia decoctionis, cioè della consapevolezza dello stato di insolvenza da parte della banca. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che non è possibile, in sede di legittimità, richiedere una nuova valutazione dei fatti o degli elementi presuntivi già esaminati dal giudice di merito. La decisione sottolinea la distinzione tra un errore di diritto e una diversa interpretazione delle prove, che non può essere oggetto di ricorso in Cassazione.
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Classi di creditori: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro l'omologazione di un concordato preventivo. L'ente contestava l'inserimento dei propri crediti nella stessa classe dei crediti tributari. La decisione si fonda su un vizio processuale: il ricorrente non ha specificamente impugnato tutte le autonome ragioni (le 'ratio decidendi') su cui si basava la decisione della Corte d'Appello, in particolare quella relativa alla cosiddetta 'prova di resistenza'. Di conseguenza, la Corte non è entrata nel merito della corretta formazione delle classi di creditori.
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Indipendenza attestatore: stop a incarichi pregressi
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indipendenza dell'attestatore in un concordato preventivo è un requisito inderogabile. Anche una singola prestazione professionale retribuita, svolta per il debitore nei cinque anni precedenti, fa venir meno tale requisito, invalidando la relazione e compromettendo la procedura, indipendentemente dalla natura occasionale dell'incarico.
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Voto agenzia entrate: la giurisdizione è ordinaria
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20036/2024, ha risolto un conflitto di giurisdizione stabilendo che le azioni di risarcimento danni contro l'Agenzia delle Entrate per il suo voto negativo in un concordato preventivo rientrano nella competenza del giudice ordinario. La Suprema Corte ha chiarito che in tale contesto, il voto dell'Agenzia Entrate non costituisce esercizio di potere pubblico, ma un atto di natura privatistica compiuto in qualità di creditore, pertanto la controversia riguarda un diritto soggettivo.
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Data Certa e Prova del Credito: Cassazione Annulla
La Corte di Cassazione ha annullato un decreto del Tribunale che ammetteva un cospicuo credito professionale in una liquidazione coatta amministrativa. Il motivo dell'annullamento risiede nella motivazione solo apparente del giudice di merito riguardo alla prova della 'data certa' di una scrittura di riconoscimento di debito. Secondo la Suprema Corte, un riferimento generico ai documenti in atti non è sufficiente per superare la specifica contestazione sull'opponibilità del documento alla procedura concorsuale, rendendo necessaria una nuova valutazione.
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