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Diritto Fallimentare

Irrisorietà pretesa: la Cassazione fissa i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21313/2025, ha stabilito che l'irrisorietà della pretesa, che esclude il diritto all'indennizzo per l'eccessiva durata di un processo, non può essere valutata solo in rapporto alla ricchezza del creditore. Un credito di oltre 82.000 euro non può essere considerato insignificante, anche se il titolare è una società con elevati profitti. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva negato l'indennizzo, riaffermando che la valutazione deve basarsi primariamente su un criterio oggettivo legato al valore assoluto della causa.
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Contratto preliminare e fallimento: tutela acquirente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito un principio cruciale a tutela del promittente acquirente di un immobile. Nel caso di specie, una società venditrice, dopo aver incassato l'intero prezzo ed immesso l'acquirente nel possesso del bene, era stata ammessa alla procedura di concordato preventivo, chiedendo poi lo scioglimento del contratto preliminare. La Suprema Corte ha chiarito che il contratto preliminare non può essere sciolto se una delle parti (in questo caso l'acquirente) ha già eseguito interamente la propria prestazione principale. La vicenda chiarisce la nozione di "contratto pendente" nel contesto del contratto preliminare e fallimento, rafforzando la posizione di chi adempie ai propri obblighi prima della crisi dell'altra parte.
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Patteggiamento esdebitazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato che una sentenza di patteggiamento per bancarotta fraudolenta è pienamente equiparabile a una sentenza di condanna ai fini della concessione dell'esdebitazione. Di conseguenza, tale sentenza impedisce al fallito di ottenere la liberazione dai debiti residui. La Corte ha inoltre chiarito che la recente "Riforma Cartabia", che attenua gli effetti extra-penali del patteggiamento, non è retroattiva. La decisione sottolinea che la condanna penale, anche se patteggiata, costituisce un "fatto storico" che dimostra la mancanza di meritevolezza del debitore, bloccando l'accesso al beneficio.
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Onere della prova: rivendica beni nel fallimento
Un soggetto rivendicava la proprietà di beni mobili presenti in un immobile locato da una società poi fallita. La Corte di Cassazione, pur avendo in precedenza escluso l'applicazione di un regime probatorio rigoroso, ha rigettato il ricorso. Si è chiarito che l'esclusione di una presunzione legale non esonera il rivendicante dall'onere della prova circa la proprietà dei beni. La valutazione delle prove offerte, inclusa quella per presunzioni, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logicamente coerente.
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Revocatoria pagamenti: quando la prassi salva i canoni
Una società in amministrazione straordinaria ha richiesto la revocatoria dei pagamenti dei canoni di locazione effettuati a favore della società locatrice nel cosiddetto 'periodo sospetto'. Il Tribunale ha rigettato la domanda, stabilendo che i pagamenti, sebbene avvenuti con un leggero ritardo rispetto alle scadenze contrattuali, erano esenti da revocatoria. La decisione si basa sulla dimostrazione di una prassi consolidata e tollerata tra le parti, che ha reso tali pagamenti conformi ai 'termini d'uso' previsti dalla legge fallimentare, assorbendo la questione della conoscenza dello stato di insolvenza.
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Ricorso inammissibile: Cassazione chiude il caso
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un'imprenditrice contro il decreto di chiusura del suo fallimento. L'appello, volto a contestare la validità della sentenza di fallimento originaria del 1999, è stato respinto per motivi procedurali: l'imprenditrice avrebbe dovuto usare un altro strumento legale (il reclamo). Inoltre, il ricorso è stato giudicato generico e confuso, violando il principio di specificità. La ricorrente è stata condannata a pagare le spese e a sanzioni per lite temeraria.
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Prescrizione concordato preventivo: la Cassazione chiarisce
Una società in liquidazione e in concordato preventivo ha agito in giudizio per far dichiarare la prescrizione dei crediti vantati nei suoi confronti. Sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno respinto la richiesta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo un importante principio sulla prescrizione nel concordato preventivo. La Corte ha chiarito che, dopo l'omologazione del concordato, si verifica una sospensione della prescrizione per tutti i crediti anteriori. Questo perché l'omologazione rende i crediti temporaneamente inesigibili, in attesa che vengano rispettate le modalità e i tempi di pagamento previsti dal piano. Tale inesigibilità costituisce un impedimento giuridico all'esercizio del diritto che, ai sensi dell'art. 2935 c.c., sospende il decorso del termine di prescrizione fino alla scadenza dei termini di pagamento fissati nel piano concordatario.
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Fondo di Garanzia INPS: titolo esecutivo necessario
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18970/2025, ha stabilito un principio fondamentale per l'accesso al Fondo di Garanzia INPS. Tre lavoratori, a seguito del fallimento e della successiva cancellazione della società datrice di lavoro, avevano chiesto al Fondo il pagamento del TFR e delle ultime mensilità. La Corte ha respinto la loro richiesta, affermando che è indispensabile ottenere preventivamente un titolo esecutivo che accerti il credito nei confronti del datore di lavoro (o dei suoi soci successori). Non è sufficiente un accertamento del credito effettuato 'incidenter tantum' nel corso della causa contro l'INPS.
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Risoluzione parziale del contratto: quando è dovuta?
Una società fornitrice di componenti industriali, poi fallita, si oppone alla risoluzione del contratto per inadempimento da parte di un'azienda di trasporti. La Corte di Cassazione, pur rigettando le critiche alla perizia tecnica, accoglie il ricorso su un punto cruciale: l'omessa pronuncia della Corte d'Appello sulla richiesta di risoluzione parziale del contratto. Viene stabilito che il giudice di merito deve valutare il diritto del fornitore a essere pagato per i beni già consegnati e utilizzati dalla committente, anche in caso di risoluzione. Il caso è rinviato per una nuova valutazione.
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Reclamo piano consumatore: competenza del Tribunale
La Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di giurisdizione, stabilendo che la competenza a decidere sul reclamo contro un decreto di inammissibilità di un piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore spetta al Tribunale in composizione collegiale e non alla Corte d'Appello. La decisione chiarisce una lacuna normativa nel Codice della Crisi d'Impresa, distinguendo tra il provvedimento preliminare di inammissibilità e il successivo diniego di omologa. Con questa ordinanza, si afferma che il primo riesame del provvedimento deve avvenire all'interno dello stesso ufficio giudiziario, garantendo coerenza e maggiori tutele.
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Fondo di Garanzia TFR: quando non serve il fallimento
La Corte di Cassazione interviene sul tema del Fondo di Garanzia TFR, gestito dall'ente previdenziale. Un'ex dipendente aveva ottenuto il pagamento del TFR dal Fondo dopo un pignoramento infruttuoso verso il datore di lavoro. La Corte d'Appello aveva confermato il suo diritto, ritenendo che si potesse accertare in via incidentale la non fallibilità del datore, il cui debito verso la sola lavoratrice era inferiore alla soglia legale. La Cassazione, pur confermando la possibilità di un accertamento incidentale, ha cassato la sentenza per un errore di valutazione: ai fini della fallibilità, non si deve considerare il singolo credito del lavoratore, ma l'ammontare complessivo dei debiti scaduti dell'impresa. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.
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Vendita beni in amministrazione straordinaria: il caso
Una banca creditrice ha impugnato la vendita di un immobile da parte di una società in amministrazione straordinaria, sostenendo l'errata applicazione delle norme sulla cessione d'azienda. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che si trattava di una vendita beni in amministrazione straordinaria, non di un'azienda in esercizio, e che le censure del creditore erano fuori tema e basate su questioni di fatto.
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Rinuncia al ricorso: guida all’estinzione del giudizio
Un liquidatore giudiziale impugnava la quantificazione del proprio compenso ritenendola incongrua. Successivamente, presentava una dichiarazione di rinuncia al ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia e della mancata costituzione della controparte, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, senza entrare nel merito della questione.
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Legittimazione passiva liquidatore: chi citare?
Un'impresa creditrice ha agito in giudizio per ottenere il riconoscimento della natura privilegiata del proprio credito nei confronti di una società in concordato preventivo, notificando l'atto solo al liquidatore giudiziale. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha rigettato il ricorso, chiarendo la distinzione di ruoli e la corretta legittimazione passiva liquidatore. L'azione di accertamento del credito deve essere promossa contro l'impresa debitrice, rappresentata dal suo legale rappresentante (o liquidatore sociale), e non contro il liquidatore giudiziale, il cui ruolo è limitato all'esecuzione del piano di riparto. Citare in giudizio il soggetto sbagliato comporta l'inammissibilità della domanda.
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Stato di insolvenza: non basta la crisi Covid
Una società, dichiarata fallita, ha impugnato la decisione sostenendo che le sue difficoltà fossero temporanee e causate dalla pandemia. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che lo stato di insolvenza era una condizione strutturale e preesistente, come dimostrato da debiti accumulati prima del 2020, revoca di affidamenti bancari e procedure esecutive già in corso. La crisi sanitaria, pertanto, non poteva essere usata come scudo per un dissesto già consolidato.
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Tassazione concordato fallimentare: la base imponibile
Una società ha contestato un avviso di liquidazione dell'Agenzia delle Entrate relativo all'imposta di registro su un decreto di omologa di concordato fallimentare. L'Amministrazione Finanziaria aveva calcolato l'imposta includendo nella base imponibile sia il corrispettivo pagato per l'acquisizione dell'attivo sia l'accollo dei debiti. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo un principio chiave sulla tassazione del concordato fallimentare: la base imponibile per l'imposta di registro deve essere calcolata solo sul valore dei beni e diritti trasferiti, escludendo il contestuale accollo dei debiti del fallimento.
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Estinzione del procedimento per rinuncia e accordo
Una società ecologica, inizialmente in fallimento, aveva citato in giudizio un'azienda sanitaria per danni derivanti da un ritardato pagamento. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, l'amministrazione fallimentare ha proposto ricorso in Cassazione. Successivamente, ha rinunciato al ricorso con l'accettazione della controparte. Poiché nel frattempo la società è tornata solvibile e ha raggiunto un accordo transattivo con l'azienda sanitaria, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del procedimento per cessato interesse delle parti a una decisione.
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Credito prededucibile: no al professionista del fallito
Un professionista ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare in prededuzione per un'attività svolta a favore del fallito dopo la dichiarazione di fallimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il credito prededucibile sorge solo da attività degli organi della procedura e non del fallito stesso. L'attività del fallito, seppur legittima, non genera costi opponibili alla massa dei creditori.
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Crediti prededucibili e tasso di interesse: la Cassazione
Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito che gli interessi sui crediti prededucibili, sorti nell'ambito di una procedura di amministrazione straordinaria, maturano fino al completo pagamento e al tasso di interesse pattuito tra le parti (convenzionale), e non a quello legale. La controversia vedeva un istituto di credito opporsi a una società in amministrazione straordinaria. La Corte ha chiarito che, in assenza di una lacuna normativa, si applica la regola generale dell'art. 1284 c.c., respingendo l'applicazione analogica delle norme sui crediti privilegiati. Questa decisione rafforza la tutela dei crediti sorti per sostenere le procedure concorsuali.
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Accordo transattivo: il rinvio in Cassazione
Una compagnia assicurativa ricorre in Cassazione dopo il rigetto della sua domanda di ammissione al passivo fallimentare di una società. Durante il giudizio, le parti raggiungono un accordo transattivo. La Corte, preso atto della volontà delle parti di definire bonariamente la controversia, dispone il rinvio della causa a nuovo ruolo per consentire la formalizzazione dell'accordo e la rinuncia al ricorso.
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