LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Fallimentare

Prova non fallibilità: Cassazione su onere e prove
Una società in liquidazione, dichiarata fallita, ha presentato ricorso sostenendo di non possedere i requisiti dimensionali per essere assoggettata alla procedura. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la prova non fallibilità spetta al debitore. Secondo la Corte, documenti alternativi ai bilanci, come le dichiarazioni fiscali, sono ammissibili, ma solo se ritenuti attendibili e non contraddittori dal giudice di merito. La loro inaffidabilità non può essere superata tramite i poteri istruttori d'ufficio del giudice.
Continua »
Omesso esame fatto decisivo: la Cassazione chiarisce
Una società finanziaria ha impugnato in Cassazione il rigetto della sua opposizione in un fallimento, lamentando un omesso esame di un fatto decisivo. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il "fatto decisivo" è un evento storico-naturalistico e non un mero elemento istruttorio. L'omessa valutazione di specifici documenti, come dei prospetti di calcolo, non integra tale vizio se il fatto principale (l'esistenza del credito) è stato comunque considerato dal giudice, il quale resta libero nel suo prudente apprezzamento delle prove.
Continua »
Obbligo restituzione immobile e curatore fallimentare
Un fondo immobiliare ha affittato un bene a una società, poi fallita. Prima del fallimento, il contratto era stato risolto per morosità e l'immobile sequestrato per inquinamento ambientale. Il fondo ha chiesto al curatore fallimentare la restituzione del bene bonificato. La Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che l'obbligo di restituzione immobile non si trasferisce al curatore se il contratto è cessato prima del fallimento e il bene non è mai entrato nella massa fallimentare. Il proprietario può solo chiedere il risarcimento dei danni.
Continua »
Competenza giudice fallimentare: quando agire?
La Cassazione chiarisce la competenza del giudice fallimentare per le pretese economiche del lavoratore verso un'azienda in liquidazione coatta. L'azione è improcedibile davanti al giudice del lavoro se non riguarda lo 'status' del dipendente, ma solo un credito, che deve essere insinuato al passivo fallimentare.
Continua »
Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?
Una società immobiliare presenta una rinuncia al ricorso contro la curatela di una società in liquidazione. La Cassazione dichiara estinto il processo e condanna la parte rinunciante a pagare le spese legali della controparte, anche in assenza di accettazione della rinuncia.
Continua »
Deposito telematico: errore scusabile? La Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15909/2025, ha stabilito che l'errore commesso dal difensore durante un deposito telematico, come l'inversione tra atto principale e allegati, non costituisce un errore scusabile. Tale negligenza non permette la rimessione in termini per sanare la decadenza processuale. La Corte ha ribadito che la sola ricevuta di avvenuta consegna (seconda PEC) non prova il buon fine del deposito, essendo necessaria l'accettazione finale della cancelleria (quarta PEC) per la sua efficacia.
Continua »
Pegno su quote di fondo: chi prova la validità?
Una società in concordato preventivo ha contestato l'escussione di un pegno su quote di un fondo di investimento da parte di una banca. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere di provare la validità del pegno su quote di fondo spetta al creditore. Poiché la banca non ha dimostrato la corretta costituzione della garanzia, che in assenza di certificati individuali va trattata come pegno su diritti di credito, l'escussione è stata ritenuta illegittima e l'istituto di credito condannato alla restituzione delle somme.
Continua »
Compenso commissario giudiziale: motivazione apparente
Una società ha impugnato la liquidazione del compenso spettante ai commissari giudiziali, lamentando una motivazione nulla perché solo apparente. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la determinazione del compenso del commissario giudiziale richiede una giustificazione concreta e non può basarsi su frasi generiche e stereotipate. Il decreto è stato annullato con rinvio al tribunale per una nuova valutazione motivata.
Continua »
Debito postergato: conta per la liquidazione?
Una società ha contestato l'apertura della liquidazione controllata, sostenendo che un debito postergato verso un socio non dovesse essere conteggiato nella soglia minima di indebitamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che un debito è "scaduto" al termine del contratto, anche se la sua postergazione lo rende temporaneamente non esigibile. Pertanto, il debito postergato rientra nel calcolo per l'avvio della procedura, e il ricorso è stato respinto.
Continua »
Estinzione del giudizio: la guida completa
Una società di securitizzazione ha presentato ricorso in Cassazione contro un decreto del Tribunale. A seguito della proposta di definizione del giudizio formulata dalla Corte, la società ricorrente non ha richiesto la decisione entro il termine di 40 giorni. Di conseguenza, il ricorso è stato considerato rinunciato, portando all'estinzione del giudizio e alla condanna della società al pagamento delle spese processuali.
Continua »
Finanziamento discendente e postergazione nel gruppo
La Corte di Cassazione chiarisce che il finanziamento erogato dalla società capogruppo a una sub-controllata, tramite una società intermediaria, è soggetto a postergazione in caso di fallimento. Questa forma di "finanziamento discendente" viene equiparata a un finanziamento soci diretto per evitare l'elusione delle norme a tutela dei creditori. La decisione sottolinea che la sostanza economica dell'operazione prevale sulla forma giuridica, estendendo l'applicazione dell'art. 2467 c.c. ai finanziamenti infragruppo realizzati attraverso una catena di controllo.
Continua »
Concordato preventivo: inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una debitrice in concordato preventivo che contestava il piano di riparto del liquidatore. La Corte ha stabilito che, una volta omologato il concordato, le controversie sulla sua esecuzione non possono essere decise con ricorso straordinario, ma devono essere affrontate in un separato e ordinario giudizio civile. La decisione sottolinea la natura non decisoria dei provvedimenti emessi dal giudice delegato in fase esecutiva.
Continua »
Errore materiale: quando la correzione non è ammessa
Un avvocato ha richiesto la correzione di un'ordinanza per un presunto errore materiale nel calcolo delle spese legali a suo carico. La Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato la richiesta inammissibile, specificando che la quantificazione delle spese legali, anche se ritenuta errata, costituisce un errore di giudizio e non un errore materiale. Quest'ultimo è solo una svista nella redazione del testo, mentre il primo riguarda la sostanza della decisione e non può essere corretto con questa procedura.
Continua »
Abuso del diritto: no a concordati per ritardare il fallimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20182/2025, ha stabilito che la presentazione di una nuova domanda di concordato preventivo, al solo scopo di eludere le conseguenze negative di una precedente procedura destinata all'insuccesso, costituisce un abuso del diritto. La Corte ha rigettato il ricorso di una società, confermando sia la sua dichiarazione di fallimento sia l'estensione dello stesso a un'altra società, riconosciuta come socia di una supersocietà di fatto. La decisione ribadisce che gli strumenti di risoluzione della crisi non possono essere usati in modo strumentale e dilatorio per paralizzare le legittime istanze dei creditori.
Continua »
Notificazione inesistente: quando si rinnova l’atto
Un socio di una società fallita ha impugnato la dichiarazione di fallimento per una notificazione inesistente dell'atto introduttivo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello di rimettere la causa al primo giudice. Il principio chiave è che nei procedimenti avviati con ricorso, come quello fallimentare, la mancata notifica è un vizio sanabile che non comporta la nullità assoluta della sentenza, ma la sua regressione alla fase viziata.
Continua »
Improcedibilità ricorso: onere della prova notifica
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da due coniugi avverso una sentenza della Corte d'Appello. La decisione si fonda su un vizio procedurale insuperabile: i ricorrenti, pur affermando che la sentenza impugnata fosse stata loro notificata, non hanno depositato la relativa relata di notifica entro il termine perentorio previsto dalla legge. La Suprema Corte ha ribadito che tale adempimento è essenziale per consentire la verifica d'ufficio della tempestività dell'impugnazione e che la sua omissione determina l'improcedibilità del ricorso, senza possibilità di sanatoria, neanche in caso di non contestazione da parte della controparte.
Continua »
Legittimazione TFR fallimento: chi può agire?
Un lavoratore si vede negare l'insinuazione al passivo per le quote di TFR trattenute ma non versate al fondo pensione dal datore di lavoro, poi fallito. Le corti di merito ritenevano che la legittimazione ad agire spettasse solo al fondo. La Corte di Cassazione ribalta la decisione, stabilendo che la regola generale sulla legittimazione TFR fallimento spetta al lavoratore. Il conferimento del TFR al fondo si presume una delegazione di pagamento, non una cessione del credito. Sarà il curatore fallimentare a dover provare l'eventuale esistenza di una cessione. La causa viene rinviata per un nuovo esame.
Continua »
Impugnazione bilancio fallimento: domanda inammissibile
Un socio ha impugnato i bilanci di una società per violazione dei principi di chiarezza e veridicità, chiedendo anche l'accertamento di un credito. Durante la causa, la società è stata dichiarata fallita. Il Tribunale ha dichiarato entrambe le domande inammissibili. La prima per carenza di interesse ad agire, poiché l'azione di responsabilità spetta al curatore fallimentare. La seconda perché l'accertamento dei crediti verso un'impresa fallita è di competenza esclusiva del giudice fallimentare. Questa sentenza chiarisce i limiti procedurali per un socio in caso di impugnazione bilancio fallimento.
Continua »
Concordato fallimentare: tassazione per il terzo
Una società, terza assuntrice in un concordato fallimentare, ha impugnato un avviso di liquidazione dell'imposta di registro. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la trattazione del caso per permettere alle parti di finalizzare un accordo transattivo, sospendendo la decisione sui complessi motivi di ricorso relativi alla base imponibile e al principio di alternatività IVA/registro.
Continua »
Termini d’uso: pagamenti salvi dalla revocatoria
Una società in amministrazione straordinaria ha richiesto la revoca dei pagamenti dei canoni di locazione effettuati a favore del locatore prima della dichiarazione di insolvenza. Il Tribunale ha respinto la domanda, stabilendo che i pagamenti, sebbene avvenuti con un leggero e costante ritardo rispetto alle scadenze contrattuali, rientravano nei 'termini d'uso' consolidatisi tra le parti. Questa prassi commerciale prevale sul contratto, rendendo i pagamenti non soggetti a revocatoria fallimentare.
Continua »