LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Fallimentare

Credito ereditario fallimento: quando è escluso
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un coerede che tentava di insinuare un credito ereditario personale nel passivo del fallimento di una società di fatto del fratello. Il credito è stato ritenuto estraneo all'attività sociale, confermando la sua esclusione. Il ricorrente è stato anche condannato per lite temeraria.
Continua »
Carenza di interesse: appello inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale che quello incidentale a causa di una sopravvenuta carenza di interesse. Le parti, dopo aver intrapreso un lungo contenzioso, hanno raggiunto un accordo transattivo che ha di fatto risolto la controversia, rendendo superfluo un pronunciamento della Corte. Tale accordo ha dimostrato la volontà delle parti di non proseguire con le rispettive richieste, portando la Corte a disporre la compensazione delle spese legali.
Continua »
Opposizione stato passivo: termini per i documenti
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16628/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di opposizione stato passivo. I documenti che provano gli elementi costitutivi del credito, come la titolarità, devono essere depositati dal creditore contestualmente al ricorso in opposizione, a pena di decadenza. Non è possibile ottenere un nuovo termine per produrli, neanche se la contestazione del curatore sorge per la prima volta in giudizio, poiché tale contestazione costituisce una mera difesa e non un'eccezione nuova.
Continua »
Rivendica beni fallimento: la prova della proprietà
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore che chiedeva la restituzione di beni da una società fallita, alla quale li aveva concessi in affitto d'azienda. La decisione si fonda sulla mancata prova della proprietà attraverso un documento con data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento. Questa ordinanza ribadisce il rigore probatorio necessario per la rivendica beni fallimento, sottolineando che la prova per testimoni o le sole scritture contabili sono generalmente inefficaci contro la procedura fallimentare.
Continua »
Pagamenti termini d’uso: l’esenzione dalla revocatoria
Una procedura di amministrazione straordinaria ha intentato un'azione revocatoria contro un'agenzia di marketing per recuperare due pagamenti effettuati da un'impresa prima della dichiarazione di insolvenza. Il Tribunale ha respinto la domanda, applicando l'esenzione prevista per i pagamenti termini d'uso. La decisione sottolinea che, in assenza di una prassi consolidata a causa di un rapporto commerciale recente, le condizioni contrattuali pattuite diventano il parametro di riferimento per valutare la normalità delle transazioni, escludendole dalla revocatoria.
Continua »
Data Certa nel Fallimento: Prova del Credito
Una società fornitrice di servizi informatici ha richiesto l'ammissione al passivo del fallimento di una sua cliente per crediti relativi a prestazioni, pagamenti a fornitori e retribuzioni di dipendenti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Il motivo centrale è la mancanza di prove documentali con data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento, un requisito fondamentale per rendere un credito opponibile alla massa dei creditori. La sentenza ribadisce che l'onere di fornire tale prova certa grava interamente sul creditore istante.
Continua »
Cessione banche venete: esclusi i debiti estinti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15682/2025, ha stabilito un principio fondamentale riguardo alla cessione banche venete. Un istituto di credito che acquisisce rami d'azienda di una banca in liquidazione non subentra nelle passività relative a rapporti bancari già estinti al momento della cessione, anche se su di essi pende un contenzioso. La Corte ha chiarito che il criterio per l'inclusione di una passività non è la mera pendenza della lite, ma la sua inerenza e funzionalità all'esercizio dell'impresa bancaria dell'acquirente, come specificato nel contratto di cessione. Di conseguenza, le pretese relative a rapporti conclusi devono essere rivolte alla procedura di liquidazione e non all'istituto cessionario.
Continua »
Estinzione del giudizio: guida completa
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del giudizio perché la parte ricorrente non ha richiesto una decisione sul ricorso entro 40 giorni dalla comunicazione della proposta di definizione. Questa inattività, equiparata a una rinuncia, ha comportato la chiusura del procedimento e la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese legali.
Continua »
Fondo spese concordato minore: non è improcedibile
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17721/2025, ha stabilito un importante principio di diritto in materia di crisi d'impresa. Un professionista aveva avviato una procedura di concordato minore, ma il Tribunale l'aveva dichiarata improcedibile per il mancato versamento di un fondo spese. La Cassazione, pur dichiarando inammissibile il ricorso per ragioni processuali, ha affermato che nel concordato minore il mancato deposito del fondo spese non può determinare l'automatica improcedibilità o revoca della procedura. Tale inadempimento, tuttavia, può essere valutato dal giudice ai fini della fattibilità complessiva del piano presentato dal debitore.
Continua »
Cessione in blocco: onere della prova del cessionario
La richiesta di ammissione al passivo di una società di gestione crediti, basata su un credito acquisito tramite cessione in blocco, è stata respinta. La Cassazione ha confermato che la sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente. Sul cessionario grava l'onere della prova di dimostrare che lo specifico credito rientra nel perimetro della cessione.
Continua »
Legittimazione liquidatore concordato: i limiti d’azione
La Corte di Cassazione ha stabilito che la legittimazione del liquidatore nel concordato preventivo è limitata agli atti di liquidazione. Non può agire per un risarcimento danni derivante da un'occupazione abusiva iniziata prima dell'omologa del concordato, poiché tale diritto appartiene all'imprenditore. Il caso riguardava una società in concordato che, tramite il suo liquidatore, aveva citato in giudizio due società per l'occupazione illegittima di un immobile. La Corte ha cassato la sentenza d'appello, che aveva condannato le società occupanti, per difetto di legittimazione processuale del liquidatore.
Continua »
Notifica estero nulla: quando è a rischio il processo
La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di un intero giudizio a causa di una notifica eseguita all'estero presso un indirizzo errato. Il caso riguardava un'azione revocatoria promossa da una curatela fallimentare contro una società con sede a Cipro. Poiché la notifica iniziale era viziata, la società non ha potuto partecipare al primo grado di giudizio. La Suprema Corte ha stabilito che una notifica estero nulla compromette il diritto di difesa e che l'onere di verificare la correttezza dell'indirizzo grava sempre sulla parte notificante, ribadendo un principio fondamentale per la validità dei processi transfrontalieri.
Continua »
Requisiti di fallibilità: inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'imprenditrice contro la dichiarazione di fallimento della sua ditta individuale. L'imprenditrice contestava la sussistenza dei requisiti di fallibilità, ma la Corte ha stabilito che la sua richiesta implicava una nuova valutazione dei fatti (come l'ammontare dei debiti e il valore del patrimonio), un'attività preclusa al giudice di legittimità. La decisione riafferma che il ricorso in Cassazione può basarsi solo su errori di diritto e non su un riesame del merito della causa.
Continua »
Data Certa: Prova del Credito nel Fallimento
Una società creditrice ha richiesto l'ammissione al passivo di un fallimento per un credito derivante da un accordo commerciale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del tribunale. La motivazione principale è la mancanza di una prova della 'data certa' dell'accordo anteriore alla dichiarazione di fallimento. La Corte ha ribadito che, nei confronti della massa dei creditori, la prova non può basarsi su elementi provenienti dalla sola parte creditrice (come fatture o registri contabili non vidimati), ma richiede fatti oggettivi e incontestabili.
Continua »
Azione revocatoria: quando è inefficace la vendita?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16852/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza che aveva accolto un'azione revocatoria fallimentare. La Corte ha ribadito principi fondamentali: il termine di prescrizione dell'azione decorre dal contratto definitivo e non dal preliminare; le eccezioni non sollevate in primo grado, come quella sull'adempimento di un debito scaduto, sono inammissibili in appello. La decisione evidenzia come la consapevolezza del danno ai creditori possa essere provata tramite presunzioni basate su elementi come il prezzo vile e le anomale modalità di pagamento.
Continua »
Legittimazione processuale fallito: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito i contorni della legittimazione processuale del fallito. Nel caso specifico, i soci di una società fallita avevano impugnato un avviso di accertamento fiscale dopo che il curatore aveva deciso di non procedere. Le corti di merito avevano negato la loro legittimazione, distinguendo tra 'inerzia' e 'scelta consapevole' del curatore. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando, sulla scia di una sentenza delle Sezioni Unite, che la legittimazione processuale del fallito sorge in via sussidiaria ogni qualvolta il curatore non agisca, indipendentemente dalle ragioni di tale inazione. È l'inerzia oggettiva, e non le sue motivazioni, a far rivivere il diritto del fallito di difendersi.
Continua »
Cessazione materia del contendere: effetti dell’accordo
La Corte di Cassazione dichiara la cessazione della materia del contendere in una controversia immobiliare-fallimentare a seguito di un accordo transattivo tra le parti. L'ordinanza stabilisce che tale accordo, intervenuto durante il giudizio di legittimità, comporta la perdita di efficacia della sentenza impugnata, evidenziando il potere delle parti di definire la lite in ogni fase del processo. La decisione chiarisce inoltre che in questi casi non si applica il raddoppio del contributo unificato.
Continua »
Prova non fallibilità: Cassazione su onere e prove
Una società in liquidazione, dichiarata fallita, ha presentato ricorso sostenendo di non possedere i requisiti dimensionali per essere assoggettata alla procedura. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la prova non fallibilità spetta al debitore. Secondo la Corte, documenti alternativi ai bilanci, come le dichiarazioni fiscali, sono ammissibili, ma solo se ritenuti attendibili e non contraddittori dal giudice di merito. La loro inaffidabilità non può essere superata tramite i poteri istruttori d'ufficio del giudice.
Continua »
Omesso esame fatto decisivo: la Cassazione chiarisce
Una società finanziaria ha impugnato in Cassazione il rigetto della sua opposizione in un fallimento, lamentando un omesso esame di un fatto decisivo. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il "fatto decisivo" è un evento storico-naturalistico e non un mero elemento istruttorio. L'omessa valutazione di specifici documenti, come dei prospetti di calcolo, non integra tale vizio se il fatto principale (l'esistenza del credito) è stato comunque considerato dal giudice, il quale resta libero nel suo prudente apprezzamento delle prove.
Continua »
Obbligo restituzione immobile e curatore fallimentare
Un fondo immobiliare ha affittato un bene a una società, poi fallita. Prima del fallimento, il contratto era stato risolto per morosità e l'immobile sequestrato per inquinamento ambientale. Il fondo ha chiesto al curatore fallimentare la restituzione del bene bonificato. La Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che l'obbligo di restituzione immobile non si trasferisce al curatore se il contratto è cessato prima del fallimento e il bene non è mai entrato nella massa fallimentare. Il proprietario può solo chiedere il risarcimento dei danni.
Continua »