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Diritto Fallimentare

Onere della prova fallimento: chi deve dimostrarlo?
Una società dichiarata fallita ricorre in Cassazione sostenendo di non superare le soglie di debito. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova nel fallimento, per dimostrare la non fallibilità, grava sul debitore. La mancata presentazione di bilanci o altre prove contabili è decisiva, soprattutto quando la decisione impugnata si fonda su più motivazioni autonome e il ricorrente ne contesta solo una.
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Azione revocatoria fallimentare: no se atto del terzo
Una società costruttrice stipula un preliminare per una villa, pagando quasi tutto subito. Il venditore concede ipoteca sulla villa a garanzia di un debito della società. Quando la società fallisce, il curatore completa l'acquisto e la villa entra nell'attivo fallimentare. La Cassazione ha negato l'uso dell'azione revocatoria fallimentare contro l'ipoteca, perché concessa da un terzo su un bene all'epoca suo, e non dal debitore poi fallito. La valutazione va fatta al momento dell'atto, non ex post.
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Garanzia su debiti scaduti: quando è revocabile?
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza una causa cruciale. Il caso riguarda la qualificazione giuridica di una garanzia su debiti scaduti, concessa contestualmente a un piano di rientro. La Corte deve stabilire se tale atto rientri nella revocatoria fallimentare ai sensi del n. 3 o del n. 4 dell'art. 67 della Legge Fallimentare. Data l'importanza della questione per l'uniformità del diritto, la Corte ha ritenuto necessaria una trattazione approfondita invece di una decisione in camera di consiglio.
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Decadenza aggiudicazione: pagamento e compensazione
Un Ente Comunale si è visto confermare la decadenza dall'aggiudicazione di un immobile in un'asta fallimentare per non aver versato il saldo del prezzo. L'Ente intendeva pagare tramite compensazione con crediti tributari, ma questi non erano certi e liquidi. La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza aggiudicazione e la perdita della cauzione sono automatiche in caso di mancato pagamento, senza alcuna discrezionalità del giudice, anche se l'offerta prevedeva la compensazione.
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Appello inammissibile: l’omessa impugnazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società contro la propria dichiarazione di fallimento. L'appello è stato respinto perché la società ha contestato solo una delle due motivazioni autonome e sufficienti della sentenza d'appello, ovvero l'inattendibilità dei bilanci. Questo caso di appello inammissibile sottolinea l'importanza di impugnare tutte le 'ratio decidendi' di una decisione.
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Soglia di fallibilità e debito leasing: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20671/2024, ha stabilito che per la verifica della soglia di fallibilità, un debito derivante da un contratto di leasing risolto prima del fallimento non può essere conteggiato per intero. Il giudice deve calcolare l'effettivo debito residuo, tenendo conto del ricavato dalla vendita del bene, prima di poter dichiarare il fallimento di un imprenditore. La Corte ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Azione revocatoria fallimentare: la prova richiesta
In un caso di opposizione allo stato passivo, la Corte di Cassazione ha analizzato i presupposti dell'azione revocatoria fallimentare. La Corte ha stabilito che, per revocare una garanzia, il curatore deve provare la specifica conoscenza del pregiudizio arrecato ai creditori (scientia damni) da parte della banca, non essendo sufficiente la mera conoscenza dello stato di insolvenza del debitore. Viene così cassata con rinvio la decisione di merito che aveva confuso i due concetti, accogliendo il ricorso della banca su questo punto cruciale.
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Leasing traslativo: le regole prima della riforma 2017
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20653/2024, ha stabilito che per i contratti di leasing traslativo risolti prima dell'entrata in vigore della Legge 124/2017, continua ad applicarsi in via analogica l'art. 1526 c.c. La società concedente è quindi tenuta a restituire i canoni riscossi, salvo il diritto a un equo compenso. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso principale della società di leasing e accolto quello incidentale del fallimento sulla liquidazione delle spese legali, ritenute inferiori ai minimi tariffari.
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Indennizzo eccessiva durata: come si calcola?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20637/2024, ha stabilito un principio cruciale per il calcolo dell'indennizzo per eccessiva durata del processo (Legge Pinto) nell'ambito delle procedure fallimentari. La Corte ha chiarito che il parametro per determinare il valore della causa non è la somma effettivamente ricevuta dal creditore nel piano di riparto, ma il valore del credito per cui è stato ammesso al passivo. Questa decisione annulla la precedente sentenza che aveva limitato l'indennizzo, riconoscendo che l'aspettativa del creditore si basa sull'intero diritto accertato, non sull'esito, spesso parziale, della liquidazione fallimentare.
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Concordato Preventivo Appalti: Pagamenti Sospesi
Analisi dell'ordinanza della Cassazione sul tema del concordato preventivo appalti. La Corte ha stabilito che la stazione appaltante può legittimamente sospendere i pagamenti all'appaltatore in concordato se questo non fornisce prova di aver pagato i subappaltatori, come previsto dalla normativa sui contratti pubblici. Il meccanismo di sospensione, a differenza del fallimento, resta compatibile con la procedura di concordato.
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Ricorso tardivo in Cassazione: i termini perentori
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile l'appello di un istituto di credito contro una decisione fallimentare. Il motivo è un ricorso tardivo in Cassazione, presentato oltre il termine perentorio di 30 giorni dalla comunicazione via PEC del provvedimento. La Corte ha verificato autonomamente la data della notifica, stabilendo un importante principio sulla prova della tempestività dell'impugnazione.
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Revocatoria ordinaria: la conoscenza della crisi
Una società fallita aveva ottenuto finanziamenti garantiti da ipoteca nell'ambito di un piano di risanamento. Il curatore ha agito in revocatoria ordinaria, sostenendo che gli istituti di credito fossero a conoscenza dello stato di insolvenza. La Cassazione ha cassato la decisione di merito, ritenendo che il giudice non avesse considerato un fatto decisivo: la mancata iniezione di liquidità da parte dei soci, sostituita da un'operazione contabile, era un elemento noto alle banche fin dall'inizio e cruciale per dimostrare la loro consapevolezza della crisi (scientia decoctionis), rendendo l'ipoteca potenzialmente inefficace.
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Corrispondenza chiesto pronunciato e fallimento
Una società in liquidazione, dichiarata fallita, aveva impugnato la decisione sostenendo di non superare le soglie di fallibilità previste dalla legge. La Corte d'Appello, ignorando questo specifico motivo, aveva confermato il fallimento basandosi sullo stato di insolvenza generale. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione per violazione del principio di corrispondenza chiesto pronunciato, stabilendo che il giudice d'appello avrebbe dovuto esaminare il motivo specifico sollevato, relativo alle soglie dimensionali, e non sostituirlo con una valutazione autonoma sull'insolvenza.
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Soglie di fallibilità e onere della prova: la Cassazione
Una società creditrice chiedeva il fallimento di un imprenditore. Dopo una prima dichiarazione di fallimento, la Corte d'Appello la revocava, ritenendo non superate le soglie di fallibilità. La creditrice ricorreva in Cassazione, ma il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Suprema Corte ha precisato che questioni relative alle soglie di fallibilità non discusse in appello non possono essere introdotte per la prima volta in Cassazione, cristallizzando la decisione di merito.
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Concordato Preventivo: quando il fallimento è certo
La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 20538/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società e dei suoi soci, falliti nonostante un concordato preventivo omologato. La Corte ha stabilito che l'effetto liberatorio del concordato era condizionato all'effettivo pagamento di una percentuale minima (45%) ai creditori. Avendo la società pagato solo il 3,94% in quasi dieci anni, la successiva dichiarazione di fallimento è stata ritenuta legittima, poiché la promessa di pagamento non è un mero auspicio, ma un risultato da garantire.
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Consecuzione tra procedure: la Cassazione decide
Una società creditrice si è vista revocare un'ipoteca iscritta su beni di un'azienda poi finita in amministrazione straordinaria. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20536/2024, ha confermato la decisione, stabilendo che il principio di consecuzione tra procedure si applica anche in questo caso. Il periodo sospetto per la revoca degli atti pregiudizievoli va quindi calcolato a ritroso dalla data della domanda di concordato preventivo, anche se questa è stata poi abbandonata, e non dall'avvio della successiva amministrazione straordinaria.
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Fallimento appaltatore: no pagamento diretto al sub
Un'impresa subappaltatrice ha richiesto il pagamento diretto dei suoi crediti a una stazione appaltante pubblica a seguito del fallimento dell'appaltatore principale. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che in caso di fallimento appaltatore, il contratto si scioglie e il subappaltatore non può bypassare la procedura fallimentare. Il suo credito deve essere insinuato nel passivo del fallimento per rispettare il principio della par condicio creditorum (parità di trattamento dei creditori).
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Cessione crediti futuri: inopponibile al fallimento?
Una società finanziaria, cessionaria di crediti futuri derivanti da canoni di locazione, ha tentato di insinuarsi tardivamente nel passivo del fallimento del locatore per recuperare i canoni riscossi dal curatore. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la cessione crediti futuri non è opponibile alla procedura fallimentare se, al momento della dichiarazione di fallimento, i crediti non sono ancora sorti. L'effetto traslativo del credito non si era ancora verificato, pertanto i canoni maturati post-fallimento rientrano legittimamente nell'attivo da distribuire tra tutti i creditori secondo il principio della par condicio creditorum.
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Equa riparazione e abuso del processo: spese ridotte
La Corte di Appello ha concesso un'equa riparazione a diversi creditori per l'eccessiva durata di una procedura fallimentare, superata di oltre 6 anni. Tuttavia, ha drasticamente ridotto le spese legali liquidate, ravvisando un abuso del processo nella scelta dei ricorrenti di avviare cause separate ma identiche, invece di un'unica azione collettiva, con il fine di moltiplicare gli onorari.
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Patto fiduciario: la prova per presunzioni semplici
La curatela di un fallimento agisce per far dichiarare un patto fiduciario, sostenendo che una società avesse acquistato immobili per conto di due fratelli debitori al fine di sottrarli ai creditori. La Corte d'Appello conferma la decisione di primo grado, rigettando la domanda. La motivazione si fonda sull'insufficienza della prova per presunzioni: sebbene gli indizi suggerissero un'operazione elusiva, non dimostravano in modo univoco l'esistenza di un obbligo di ritrasferimento della proprietà, essendo i fatti compatibili anche con la mera volontà dei fratelli di godere dei beni attraverso lo schermo societario.
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