LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Fallimentare

Onere della prova: Cassazione e limiti al riesame
Un Ente Regionale ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare di una società per oltre 160 milioni di euro per inadempimenti contrattuali. La domanda è stata respinta in primo grado per carenza di prove. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, ribadendo che la valutazione dei fatti e l'onere della prova non possono essere riesaminati in sede di legittimità, la quale non costituisce un terzo grado di merito.
Continua »
Errore percettivo: firma leggibile e revoca in Cassazione
La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente ordinanza a causa di un errore percettivo. Inizialmente, un ricorso era stato dichiarato inammissibile perché la firma del legale rappresentante sulla procura era stata ritenuta 'illeggibile'. Con la nuova ordinanza, la Corte ha ammesso l'errore, giudicando la firma perfettamente chiara, e ha proceduto a decidere nel merito il ricorso originario. Quest'ultimo, riguardante un'azione revocatoria fallimentare, è stato comunque respinto, confermando la decisione d'appello che aveva dichiarato inefficace una vendita immobiliare per danno ai creditori (eventus damni).
Continua »
Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una società finanziaria, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro il fallimento di una farmacia, ha deciso di rinunciare all'azione. La controparte ha accettato la rinuncia. La Corte di Cassazione, di conseguenza, ha dichiarato l'estinzione del giudizio. In virtù dell'accettazione, la Corte ha stabilito che la società rinunciante non dovesse essere condannata al pagamento delle spese legali, applicando il principio della rinuncia al ricorso con adesione della controparte.
Continua »
Revocatoria fallimentare: mutuo per debito pregresso
Una banca ha concesso un mutuo ipotecario a una società per coprire un debito preesistente non garantito. Dopo il fallimento della società, il Tribunale ha accolto l'eccezione del curatore, sottoponendo la garanzia a revocatoria fallimentare e ammettendo il credito solo in via chirografaria. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso della banca in quanto volto a un riesame del merito e non alla denuncia di un'omissione di un fatto decisivo.
Continua »
Azione revocatoria ordinaria: la prova del danno
Un istituto di credito aveva concesso un mutuo fondiario a una società, poi fallita, per estinguere un debito chirografario preesistente. Il tribunale aveva revocato l'ipoteca, ritenendola una garanzia per debito preesistente lesiva della par condicio creditorum. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha cassato la decisione, specificando che per l'azione revocatoria ordinaria non basta dimostrare la trasformazione del credito da chirografario a privilegiato. Il curatore fallimentare ha l'onere di provare il concreto pregiudizio, ovvero che il patrimonio residuo del debitore è diventato insufficiente a soddisfare gli altri creditori a seguito dell'atto. La Corte ha inoltre stabilito che, in caso di nullità della clausola sugli interessi per indeterminatezza, non si azzerano gli interessi ma si applica il tasso sostitutivo previsto dall'art. 117 TUB.
Continua »
Opponibilità al fallimento: la trascrizione è decisiva
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20798/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto immobiliare e fallimentare: la compravendita di un immobile, formalizzata con scrittura privata solo registrata ma non trascritta, non ha efficacia contro i creditori del venditore fallito. L'opponibilità al fallimento richiede inderogabilmente la trascrizione dell'atto nei registri immobiliari in data anteriore alla dichiarazione di fallimento. Di conseguenza, il bene è stato considerato ancora parte del patrimonio del fallito e gli acquirenti sono stati condannati al rilascio.
Continua »
Revoca finanziamento: il credito sopravvive chirografo
Una banca concede un nuovo finanziamento garantito da ipoteca a una società, che utilizza i fondi per estinguere precedenti debiti non garantiti verso la stessa banca. In seguito al fallimento della società, l'operazione viene revocata. La Corte di Cassazione chiarisce che, sebbene la garanzia ipotecaria sia inefficace, il credito derivante dal finanziamento effettivamente erogato deve essere ammesso al passivo fallimentare come credito chirografario.
Continua »
Revocatoria fallimentare: quando l’operazione è valida
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di revocatoria fallimentare riguardante un'operazione di finanziamento contestata. La curatela sosteneva che un nuovo finanziamento garantito fosse stato concesso solo per estinguere un precedente debito chirografario verso una banca collegata, danneggiando gli altri creditori. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. La motivazione principale si basa su un principio processuale: il ricorso non ha efficacemente contestato la prima ratio decidendi della sentenza, ovvero la mancata prova di un accordo fraudolento a tre. Poiché questa motivazione era sufficiente a sostenere la decisione, le censure sulle altre motivazioni sono diventate irrilevanti.
Continua »
Azione revocatoria fallimentare: onere della prova
Una società di gestione crediti ricorre in Cassazione contro una decisione che negava il privilegio ipotecario su un credito, a seguito di un'azione revocatoria del curatore fallimentare. La Suprema Corte, accogliendo parzialmente il ricorso, stabilisce che nell'azione revocatoria fallimentare l'onere di provare il danno ai creditori (eventus damni) spetta interamente al curatore. Quest'ultimo deve dimostrare la consistenza dei crediti preesistenti e l'impatto negativo dell'atto contestato sul patrimonio del debitore. La sentenza di merito viene cassata per aver erroneamente invertito tale onere probatorio.
Continua »
Onere della prova fallimento: chi deve dimostrarlo?
Una società dichiarata fallita ricorre in Cassazione sostenendo di non superare le soglie di debito. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova nel fallimento, per dimostrare la non fallibilità, grava sul debitore. La mancata presentazione di bilanci o altre prove contabili è decisiva, soprattutto quando la decisione impugnata si fonda su più motivazioni autonome e il ricorrente ne contesta solo una.
Continua »
Azione revocatoria fallimentare: no se atto del terzo
Una società costruttrice stipula un preliminare per una villa, pagando quasi tutto subito. Il venditore concede ipoteca sulla villa a garanzia di un debito della società. Quando la società fallisce, il curatore completa l'acquisto e la villa entra nell'attivo fallimentare. La Cassazione ha negato l'uso dell'azione revocatoria fallimentare contro l'ipoteca, perché concessa da un terzo su un bene all'epoca suo, e non dal debitore poi fallito. La valutazione va fatta al momento dell'atto, non ex post.
Continua »
Garanzia su debiti scaduti: quando è revocabile?
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza una causa cruciale. Il caso riguarda la qualificazione giuridica di una garanzia su debiti scaduti, concessa contestualmente a un piano di rientro. La Corte deve stabilire se tale atto rientri nella revocatoria fallimentare ai sensi del n. 3 o del n. 4 dell'art. 67 della Legge Fallimentare. Data l'importanza della questione per l'uniformità del diritto, la Corte ha ritenuto necessaria una trattazione approfondita invece di una decisione in camera di consiglio.
Continua »
Decadenza aggiudicazione: pagamento e compensazione
Un Ente Comunale si è visto confermare la decadenza dall'aggiudicazione di un immobile in un'asta fallimentare per non aver versato il saldo del prezzo. L'Ente intendeva pagare tramite compensazione con crediti tributari, ma questi non erano certi e liquidi. La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza aggiudicazione e la perdita della cauzione sono automatiche in caso di mancato pagamento, senza alcuna discrezionalità del giudice, anche se l'offerta prevedeva la compensazione.
Continua »
Appello inammissibile: l’omessa impugnazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società contro la propria dichiarazione di fallimento. L'appello è stato respinto perché la società ha contestato solo una delle due motivazioni autonome e sufficienti della sentenza d'appello, ovvero l'inattendibilità dei bilanci. Questo caso di appello inammissibile sottolinea l'importanza di impugnare tutte le 'ratio decidendi' di una decisione.
Continua »
Soglia di fallibilità e debito leasing: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20671/2024, ha stabilito che per la verifica della soglia di fallibilità, un debito derivante da un contratto di leasing risolto prima del fallimento non può essere conteggiato per intero. Il giudice deve calcolare l'effettivo debito residuo, tenendo conto del ricavato dalla vendita del bene, prima di poter dichiarare il fallimento di un imprenditore. La Corte ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
Continua »
Azione revocatoria fallimentare: la prova richiesta
In un caso di opposizione allo stato passivo, la Corte di Cassazione ha analizzato i presupposti dell'azione revocatoria fallimentare. La Corte ha stabilito che, per revocare una garanzia, il curatore deve provare la specifica conoscenza del pregiudizio arrecato ai creditori (scientia damni) da parte della banca, non essendo sufficiente la mera conoscenza dello stato di insolvenza del debitore. Viene così cassata con rinvio la decisione di merito che aveva confuso i due concetti, accogliendo il ricorso della banca su questo punto cruciale.
Continua »
Leasing traslativo: le regole prima della riforma 2017
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20653/2024, ha stabilito che per i contratti di leasing traslativo risolti prima dell'entrata in vigore della Legge 124/2017, continua ad applicarsi in via analogica l'art. 1526 c.c. La società concedente è quindi tenuta a restituire i canoni riscossi, salvo il diritto a un equo compenso. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso principale della società di leasing e accolto quello incidentale del fallimento sulla liquidazione delle spese legali, ritenute inferiori ai minimi tariffari.
Continua »
Indennizzo eccessiva durata: come si calcola?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20637/2024, ha stabilito un principio cruciale per il calcolo dell'indennizzo per eccessiva durata del processo (Legge Pinto) nell'ambito delle procedure fallimentari. La Corte ha chiarito che il parametro per determinare il valore della causa non è la somma effettivamente ricevuta dal creditore nel piano di riparto, ma il valore del credito per cui è stato ammesso al passivo. Questa decisione annulla la precedente sentenza che aveva limitato l'indennizzo, riconoscendo che l'aspettativa del creditore si basa sull'intero diritto accertato, non sull'esito, spesso parziale, della liquidazione fallimentare.
Continua »
Concordato Preventivo Appalti: Pagamenti Sospesi
Analisi dell'ordinanza della Cassazione sul tema del concordato preventivo appalti. La Corte ha stabilito che la stazione appaltante può legittimamente sospendere i pagamenti all'appaltatore in concordato se questo non fornisce prova di aver pagato i subappaltatori, come previsto dalla normativa sui contratti pubblici. Il meccanismo di sospensione, a differenza del fallimento, resta compatibile con la procedura di concordato.
Continua »
Ricorso tardivo in Cassazione: i termini perentori
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile l'appello di un istituto di credito contro una decisione fallimentare. Il motivo è un ricorso tardivo in Cassazione, presentato oltre il termine perentorio di 30 giorni dalla comunicazione via PEC del provvedimento. La Corte ha verificato autonomamente la data della notifica, stabilendo un importante principio sulla prova della tempestività dell'impugnazione.
Continua »