LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Fallimentare

Decreto liquidazione compenso: sì al reclamo in appello
Un consulente tecnico ha impugnato il decreto di liquidazione del proprio compenso emesso dal tribunale a seguito della revoca di un fallimento. La Corte d'Appello ha erroneamente dichiarato il reclamo inammissibile, confondendolo con un secondo grado di giudizio. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del professionista, chiarendo che il decreto liquidazione compenso emesso ai sensi dell'art. 18 l.fall. è un provvedimento di primo grado, pienamente reclamabile in appello come previsto dall'art. 26 l.fall. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
Continua »
Compenso coadiutore fallimentare: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito i criteri per il calcolo del compenso del coadiutore fallimentare. Nel caso esaminato, due professionisti avevano richiesto un onorario basato sulle tariffe professionali per una perizia svolta per la curatela. La Corte ha rigettato il ricorso, qualificando l'incarico come attività di ausiliario del curatore e non come prestazione d'opera professionale autonoma. Di conseguenza, ha confermato l'applicazione delle tariffe giudiziali, inferiori a quelle professionali, poiché l'attività era finalizzata al perseguimento degli scopi istituzionali della procedura concorsuale.
Continua »
Compenso avvocato: come si calcola in caso di accordo
Un avvocato contesta la liquidazione del suo compenso dopo una transazione. La Cassazione accoglie il ricorso, chiarendo che il compenso avvocato include la fase decisionale più un aumento, anche se non svolta. Il Tribunale aveva errato, omettendo di pronunciarsi sul punto e decidendo su questioni non contestate.
Continua »
Estinzione del giudizio: rinuncia e conseguenze
Un imprenditore individuale ha impugnato un decreto emesso dal Tribunale, ma ha successivamente rinunciato al ricorso per cassazione. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, ha dichiarato l'estinzione del giudizio. Non è stata emessa alcuna pronuncia sulle spese, data la mancata attività difensiva della società fallita resistente. La decisione sottolinea come la rinuncia comporti la chiusura definitiva del processo.
Continua »
Accordo compenso curatore: quando è vincolante?
Un avvocato aveva pattuito un compenso forfettario con il curatore di un fallimento. Il giudice delegato, tuttavia, liquidava una somma inferiore, decisione confermata in sede di reclamo. La Corte di Cassazione ha cassato il provvedimento, chiarendo che l'accordo compenso curatore, se stipulato in forma scritta, è vincolante. La Corte ha precisato che l'accettazione scritta del curatore può essere validamente contenuta anche nella procura difensiva rilasciata all'avvocato, se in essa si fa espresso riferimento al preventivo.
Continua »
Compenso avvocato fallimento: quale tabella usare?
Un avvocato ha contestato la liquidazione del suo compenso per un'attività di insinuazione al passivo fallimentare. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il compenso dell'avvocato nel fallimento deve essere calcolato utilizzando la tabella dei parametri forensi per i 'giudizi ordinari e sommari di cognizione' (Tabella 2 D.M. 55/2014) e non quella per i 'procedimenti per dichiarazione di fallimento' (Tabella 20). La Corte ha chiarito che la verifica del passivo è un procedimento contenzioso e giurisdizionale, assimilabile a un giudizio di cognizione, e non a un atto di volontaria giurisdizione.
Continua »
Compenso avvocato: quando il valore è indeterminabile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un legale che contestava la liquidazione del suo compenso. Il professionista chiedeva che il suo onorario fosse calcolato sul valore milionario dei beni oggetto di una causa amministrativa, ma la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito: in assenza di una prova precisa della perdita economica subita dalla curatela fallimentare assistita, il valore della controversia deve considerarsi indeterminabile. La decisione sottolinea il principio dell'onere della prova e le conseguenze della mancata impugnazione di tutte le 'ratio decidendi' della sentenza di primo grado, rendendo inammissibile il ricorso e consolidando un importante principio sul calcolo del compenso avvocato.
Continua »
Compenso avvocato: limiti del potere del giudice
Un avvocato ha impugnato la liquidazione del suo compenso, ritenuta troppo bassa dalla Corte d'Appello. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, riaffermando che il giudice di merito gode di potere discrezionale nel determinare il compenso avvocato tra i minimi e i massimi tariffari. Tale decisione non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata, come nel caso di specie, dove la liquidazione minima era giustificata dall'esito sfavorevole del giudizio per il cliente.
Continua »
Compenso professionale avvocato: limiti nel rinvio
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del giudizio di rinvio in materia di compenso professionale avvocato. Se un professionista ha inizialmente richiesto una somma specifica, non può successivamente chiederne una maggiore in sede di rinvio, anche se basata sulle tariffe professionali. La domanda originaria, infatti, costituisce un'autolimitazione che definisce il perimetro della controversia (thema decidendum), che il giudice del rinvio non può superare. La sentenza ribadisce che il giudizio di rinvio è un procedimento "chiuso", finalizzato a riesaminare la questione solo entro i confini stabiliti dalla sentenza di cassazione e dalle domande iniziali delle parti.
Continua »
Liquidazione compenso avvocato: il valore effettivo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un legale contro la liquidazione del suo compenso professionale. La decisione conferma che, per la liquidazione compenso avvocato, il giudice può discostarsi dal valore iniziale della domanda (petitum) e considerare l'effettivo valore della controversia, la sua complessità e il risultato ottenuto, applicando un principio di proporzionalità. Nel caso specifico, il rigetto della domanda di risarcimento patrocinata dal legale ha giustificato l'uso dei minimi tariffari e la valutazione della causa come di valore indeterminabile.
Continua »
Liquidazione compenso: il Giudice non può rinviare
La Corte di Cassazione ha stabilito che, nell'ambito di una procedura fallimentare, il Giudice Delegato non può semplicemente rinviare la decisione sulla liquidazione compenso di un professionista. Deve emettere un provvedimento di accoglimento o di rigetto, contro cui è possibile fare reclamo. La Corte ha cassato la decisione del Tribunale che aveva dichiarato inammissibile il reclamo del professionista contro il rinvio, affermando il suo diritto a una pronuncia definita.
Continua »
Compenso avvocato: il calcolo include gli interessi
Un legale ha impugnato la liquidazione del suo compenso professionale, ritenuto troppo basso. La Corte di Cassazione ha accolto uno dei motivi del ricorso, stabilendo un principio fondamentale per il calcolo del compenso avvocato: il valore della controversia, ai fini della determinazione dello scaglione tariffario, deve includere non solo la somma capitale ma anche gli interessi maturati. La Corte ha invece rigettato gli altri motivi relativi alla valutazione discrezionale del giudice sull'adeguatezza del compenso entro i parametri medi.
Continua »
Spese fallimento revocato: chi paga? Decide la Cass.
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito un principio fondamentale riguardo alle spese del fallimento revocato. Anche qualora alla revoca segua una nuova dichiarazione di fallimento della stessa impresa, la responsabilità per i compensi dei professionisti della prima procedura resta a carico dello Stato (Erario). La Corte ha chiarito che si tratta di due procedure distinte e autonome, e la responsabilità erariale, derivante dalla natura officiosa della procedura revocata, non può essere trasferita sul patrimonio del secondo fallimento.
Continua »
Liquidazione onorari avvocato: sì al calcolo separato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 836/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di liquidazione onorari avvocato. Quando un legale assiste lo stesso cliente in più cause separate, sebbene identiche per questioni di fatto e di diritto, il compenso deve essere calcolato singolarmente per ciascun procedimento, a meno che non sia stata disposta la loro riunione formale. La Corte ha respinto il ricorso di una procedura fallimentare che chiedeva un calcolo unitario, confermando la decisione del tribunale e ribadendo l'orientamento delle Sezioni Unite.
Continua »
Azione revocatoria fallimentare: la Cassazione chiarisce
Un creditore avvia un'azione revocatoria per annullare delle vendite immobiliari. La società debitrice fallisce e la curatela subentra nel processo. La Cassazione conferma che l'azione prosegue a beneficio di tutti i creditori, senza che la domanda si modifichi, e corregge il calcolo delle spese legali, che va basato sul valore del credito e non su quello degli immobili.
Continua »
Istanza di fallimento P.M.: legittimità e prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro la propria dichiarazione di fallimento, richiesta dal Pubblico Ministero. L'ordinanza chiarisce che l'istanza di fallimento del P.M. è legittima anche se basata su informazioni emerse durante indagini penali preliminari. Inoltre, la Corte ha ribadito che la denuncia di vizi procedurali richiede la prova di un pregiudizio concreto al diritto di difesa, non essendo sufficiente una lamentela generica.
Continua »
Termine dichiarazione fallimento: la Cassazione chiarisce
Una società in liquidazione ha impugnato la propria dichiarazione di fallimento, lamentando errori procedurali e il superamento del termine annuale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo principi chiave sul termine dichiarazione fallimento. È stato chiarito che i giudici possono correggere errori normativi nelle istanze, l'urgenza può giustificare l'abbreviazione dei termini di difesa e, soprattutto, l'anno per dichiarare il fallimento decorre dalla data di iscrizione della cancellazione al registro imprese, concludendosi con la data di pubblicazione della sentenza.
Continua »
Inopponibilità ipoteca fallimento: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un creditore relativo alla inopponibilità ipoteca fallimento. L'ipoteca era stata iscritta sulla base di un decreto ingiuntivo provvisorio, divenuto esecutivo solo dopo la dichiarazione di fallimento. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile per un mutamento della causa petendi, ovvero un cambio di argomentazione giuridica non consentito tra i gradi di giudizio, impedendo l'esame nel merito della questione.
Continua »
Sospensione prescrizione COVID: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che la sospensione prescrizione COVID, introdotta dalla legislazione emergenziale, deve essere applicata ai termini per la riscossione dei crediti da parte dell'Agenzia delle Entrate. In un caso riguardante l'insinuazione al passivo di una società fallita, la Suprema Corte ha annullato la decisione di un tribunale che aveva dichiarato prescritti i crediti senza considerare il periodo di sospensione. Il principio è rilevabile d'ufficio e sposta in avanti la scadenza dei termini.
Continua »
Terzo datore di ipoteca: diritti nel fallimento
Una società creditrice si è vista negare il diritto di partecipare alla ripartizione dei proventi dalla vendita di un immobile ipotecato, di proprietà di un terzo datore di ipoteca fallito. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il creditore non è tenuto a presentare domanda di insinuazione al passivo nel fallimento del terzo garante. Può invece intervenire direttamente nella fase di ripartizione dell'attivo per soddisfare il proprio credito, in virtù del principio di "responsabilità senza debito" che caratterizza la figura del terzo datore di ipoteca.
Continua »